giovedì 23 maggio 2013

SUSSURRI E GRIDA

Giovanni Falcone


Ventuno anni fa sull’autostrada che da Punta Raisi va verso Palermo, nel pressi di Capaci, veniva ucciso Giovanni Falcone, cinquantasette giorni dopo in via D’Amelio veniva eliminato anche Paolo Borsellino; entrambi vengono uccisi in maniera spettacolare, con dosi massicce di tritolo, in entrambi i casi non si elimina chirurgicamente la singola persona, ma si compie una strage, saltano in aria con loro le rispettive scorte e la moglie di Giovanni.
La mafia ha sempre ucciso chi la infastidiva, chi la ostacolava, chi la umiliava, prima e dopo Falcone e Borsellino, se questi due nomi sono diventati il simbolo stesso della lotta contro la mafia lo si deve allo scacco autentico che le inflissero.
Per la prima volta con l’istituzione del “maxiprocesso”, terminato nel dicembre del 1987, 360 dei 475 imputati vennero condannati con pene molto pesanti, fra cui 19 ergastoli comminati a boss di primo piano come Michele Greco, Giuseppe Marchese, Giovan Battista Pullarà e - in contumacia - Salvatore Riina, Giuseppe Lucchese Miccichè e Bernardo Provenzano.
Vennero confiscati, per la prima volta beni e proprietà mafiose intestate a prestanome in Italia e all’estero (con rogatorie internazionali e con accordi fra le polizie che si occupavano di questi crimini di diversi Paesi fra Europa, Stati Uniti e America del Sud).
Avevano compreso molte cose nel pool palermitano che si era costituito per combattere la mafia a cui Falcone e Borsellino appartenevano: la prima era che le informazioni e le indagini devono essere condivise da più persone, in modo tale che l’eliminazione del singolo magistrato non riusciva più a bloccare o a vanificare tutto il lavoro; la seconda era di lanciare un messaggio forte che lo Stato c’era, era efficiente ed era capace di punire dissolvendo quell’aura di impunibilità che si era creata intorno ad alcuni boss mafiosi e che andava a toccare i loro beni (con i quali potevano corrompere chiunque); l’ultima era l’uso dei “pentiti” (c’era stata una feroce e sanguinosa guerra di mafia, che aveva creato degli sconfitti eccellenti, che attendevano solo di essere uccisi dalla mafia vincente, queste persone potevano essere le alleate migliori perché conoscevano fatti, luoghi, persone, segreti e il modo di pensare della mafia).
C’era un’altra cosa che il pool di Palermo aveva compreso, ed era il fatto che la mafia ha dei referenti politici di primo piano che la favoriscono con leggi, con la garanzia di impunità, con appalti e con l’ignorare i crimini da essa commessi che la rete mafiosa si estenda anche nei meandri della struttura burocratica e organizzativa dello Stato e che ne ricava consenso e favori.
Un intrico di poteri che coinvolgeva la mafia siciliana, la banda della Magliana, alcuni discussi banchieri e affaristi internazionali come Sindona e Calvi, alcune banche e i porporati di primo piano come il cardinal Poletti e il Cardinal Marcinkus, quest’ultimo gestiva lo Ior, la Banca Vaticana, attraverso la quale fiumi di denaro di provenienza illecita diventava pulito, spendibile e investibile, che se fosse frutto degli affari più onesti.
Marcinkus, nonostante fosse molto chiacchierato e persino dopo la morte dei due banchieri e di Giorgio Ambrosoli, commissario liquidatore della Banca Privata Italiana di Sindona, non fu mai rimosso: rimase pro-presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano, su incarico di Giovanni Paolo II, fino al 1990 (anno in cui si dimise), nonostante fosse rimasto invischiato nello scandalo del crack del Banco Ambrosiano e un mandato di cattura emesso nel 1987 dal giudice istruttore del tribunale di Milano, che riuscì ad evitare grazie al suo passaporto diplomatico vaticano.
La mafia uccide Falcone e Borsellino perché non ha alternative per ripristinare quel “rispetto” che si è guadagnata con le armi in pugno e spargendo terrore (oltre che elargendo benefici a chiunque tornasse comodo avere dalla propria parte).

Giovanni Falcone - Paolo Borsellino - Antonino Caponnetto


A più di vent’anni di distanza e dopo una breve lotta contro la mafia che portò all’arresto di Totò Riina e di Bernardo Provenzano cosa rimane del sacrificio della vita stessa di questi due solerti funzionari dello Stato (e di quello di tanti altri che, come loro, credevano in un Paese più onesto dove esistesse il diritto e non l’arbitrio del pensiero mafioso, che favorisce l’amico seppure incapace piuttosto che la persona capace e preparata, anzi quest’ultima se troppo zelante viene persino eliminata, come è accaduto a Falcone e Borsellino, fra i migliori magistrati ad occuparsi di lotta alla mafia).
La mafia facilita l’incapace non solo per dimostrare la propria potenza, mettendo al posto che vuole persone che mai ci sarebbero arrivate da sole o dimostrando che senza rivolgersi a lei non arriverai mai ad ottenere quella cosa, ma perché uno Stato inefficiente è proprio lo Stato ideale dove essa può affondare le sue radici, la mafia e antitetica all’efficienza e al buon funzionamento delle cose.
Dove niente funziona le persone cominciano a rivolgersi altrove per ottenere ciò che desiderano, ma anche ciò che spetterebbe loro per diritto (i diritti diventano favori in uno Stato mafioso), dove niente funziona un incapace, un imbecille, un'oca impennata, possono aspirare a posti e a ruoli di rilievo, ad avere grandi responsabilità e grandi retribuzioni, completamente al di fuori dal loro merito e diventare persino ministri.
Oggi non abbiamo ancora dipanato del tutto i misteri di quelle due morti eccellenti, dopo qualche arresto, ricostruzioni più o meno credibili della dinamica dei delitti, non sappiamo bene chi li ha voluti, come furono possibili, quali innominabili accordi fra lo Stato e la mafia fecero si che si sacrificassero quelle due vite e per cosa.
Il processo per la morte di Borsellino sembra tutto da rifare, è in dubbio anche l’identità degli esecutori materiali e non abbiamo mai saputo l’identità dei mandanti (non l’abbiamo accertata a livello processuale, perché a livello di buon senso ci arriva chiunque a comprendere a chi dessero fastidio questi due magistrati e il loro pool antimafia). Dopo più di vent’anni l’agenda rossa di Paolo Borsellino risulta ancora introvabile, e la sensazione che non si sia voluta trovare ha assunto ormai una certa consistenza; e ci fanno assistere ancora a quelle pagliacciate in cui un filmato la vedrebbe in mano ad un carabiniere, il quale si discolpa dicendo che non sapeva che fosse importante, dopo vent’anni di ricerche, e che alla fine risulta tutta una bufala, perché non era un’agenda, ma un parasole … riuscite a pensare a qualcosa di più assurdo?

Giovanni Falcone e la sua scorta, aeroporto di Roma


La Sicilia, dopo Piersanti Mattarella ucciso dalla mafia nel 1980 e dopo l’indignazione seguita alla morte di Falcone e Borsellino, elegge come presidenti di Regione Totò Cuffaro e Raffaele Lombardo, non vi pare ancora più assurdo della vicenda dell’agenda rossa di Borsellino? Siciliani, ma non vi sono cadute le mani, non vi si sono paralizzate, mentre mettevate la vostra croce nel segreto della cabina elettorale su nomi tanto indegni?
Siamo stati governati da vent’anni da un tizio che, a capo di un partito azienda di persone il cui potere dipende esclusivamente da lui, ha depenalizzato il falso in bilancio, è stato condannato a 4 anni per evasione fiscale in appello, per rivelazione di informazioni coperte da segreto istruttorio relative all'inchiesta Bnl-Unipol (in primo grado è stato condannato a un anno di reclusione) e attende la condanna definitiva, più altre possibili condanne per concussione aggravata e prostituzione minorile, è stato chiesto il rinvio a giudizio per aver corrotto dei sanatori perché passassero nel suo schieramento, per corruzione e finanziamento illecito ai partiti, per compravendita di diritti televisivi, per diffamazione aggravata nei confronti di Antonio Di Pietro, avendo dichiarato che quest’ultimo avesse ottenuto la laurea grazie ai servizi segreti.
E non sto a parlarvi dei moltissimi procedimenti archiviati, prescritti, amnistiati e alle sentenze di assoluzione perché nel frattempo il governo presieduto da Silvio Berlusconi faceva una legge che depenalizzava il reato dell’imputato Silvio Berlusconi.
Tralascio le innumerevoli leggi in materia di giustizia che i solerti avvocati parlamentari al suo servizio hanno elaborato, proposto e fatto approvare per salvare il proprio capo e i suoi amici dai problemi giudiziari in cui può incorrere qualunque “galantuomo”.
Ma è vergognoso tutto questo minacciare Enrico Letta (o meglio, Ricoletta, come viene spesso condensato dai media) di far cadere il governo se non si fa qualcosa di urgente sul fronte della giustizia per arrestare questo accanimento giudiziario che i giudici in un complotto cosmico che va da Palermo, a Milano, passando per Napoli e per Roma, mostrano di avere verso il libero cittadino Silvio Berlusconi, il quale in un complotto cosmico contro se stesso commette dei reati così come respira, e poi commette altri reati per coprire i primi, in una catena che nemmeno la dipendenza da eroina o da alcol è paragonabile.

Marcello Pera, Presidente del Senato celebra Falcone


Avete sentito quella barzelletta, raccontata di recente, del tizio (importa davvero come si chiama? Già solo coprirlo di insulti sarebbe un onore per lui, è soltanto uno dei peones berlusconiani, uno che senza Berlusconi sarebbe nessuno o centomila ...) che in Senato ha proposto un ddl in cui si volevano diminuire notevolmente le pene per i condannati per concorso esterno in associazione mafiosa? Già il “concorso esterno” è difficilissimo da dimostrare, anche se sei testimone di nozze di un boss mafioso nessuno può accusarti di concorso esterno, devi dimostrare con prove inoppugnabili che hai favorito la mafia e che ne hai ricevuto in cambio qualcosa … e, si sa, la mafia non rilascia ricevuto per i favori avuti, né è facile dimostrare che una legge è stata fatta esclusivamente per favorire il mafioso o che quell’appalto fosse truccato.
Tempo prima il ministro alle finanze aveva varato un provvedimento vergognoso, lo “scudo fiscale”, che in sintesi sanava ogni illecito fiscale e permetteva il rientro di capitali italiani all’estero garantendo l’anonimato, la non perseguibilità penale e pagando la sanzione minima (dal 5% al 25%) in caso di scoperta della violazione delle norme sul monitoraggio dei capitali e non intaccando il rendimento fruttato dai capitali all'estero nel periodo in cui non vi sono state pagate imposte dovute in Italia.
Immaginate la gioia dei contribuenti onesti che pagano quasi la metà (in alcuni casi anche più della metà) dei loro ricavi al fisco nel venire a sapere che gli evasori pagheranno una cifra irrisoria per far rientrare il loro capitale, immaginate come verrà rinforzato il senso dello Stato e quello dell’onestà se l’evasore viene premiato e il contribuente onesto beffato e stritolato da un sistema contributivo fra i più elevati in Europa e fra i più squilibrati, immaginate quale grande regalo alla criminalità organizzata, la quale (evasione o no) può far rientrare una massa enorme di capitali illeciti pagando le cifre più basse che si siano mai viste nell’ambito del riciclaggio del denaro sporco e con l’avallo legale dello Stato e di un governo legittimo può investire sul nostro territorio denaro che proviene dal traffico di droga, di armi, e di chissà quale altra attività di questo genere.

Strage di Capaci


Ma, Berlusconi è egli stesso mafia, e non sto parlando di tutti i processi in cui era implicato e che lo vedevano vicino ad ambienti mafiosi, non sto parlando di Mangano, di Dell’Utri, della presunta alleanza con la mafia che avrebbe fatto cessare le stragi e che nel 2001 gli regalò in Sicilia 61 collegi elettorali su 61; no, parlo della situazione anomala che contraddistingue la sua attività politica.
Vedete, quando due uomini discutono per affermare se stessi, il loro diritto, il loro punto di vista, in un Paese democratico con simpatie liberali la consuetudine e il diritto pretenderebbero che avessero lo stesso spazio, le stesse opportunità di partenza e che, in mancanza di un accordo, si ricorra ad un ente super partes per dirimere la questione fra di loro.
La mafia agisce in maniera diversa, se ne frega di partire alla pari con i suoi avversari, di non avere alcun vantaggio, in maniera tale che vengano premiate le ragioni e gli argomenti più solidi oppure la capacità di espressione di uno dei contendenti; la mafia vuole vincere ad ogni costo, ne va della propria sopravvivenza, e per far questo ricorre a qualsiasi cosa, dal ricatto all’intimidazione, e nei casi più estremi può spuntare fuori anche una pistola (o diversi chili di tritolo).
Ora, la “pistola” di Berlusconi è il suo impero economico e mediatico, non s’è mai visto in nessuno dei Paesi civili e democratici che chi possiede un impero economico e una concentrazione di media di quelle proporzioni possa entrare in politica senza che questo non costituisca un problema democratico, e non s’è mai visto nemmeno nelle dittature che un singolo uomo sia proprietario dei media, persino nel fascismo, nel nazismo o nelle peggiori dittature sudamericane o africane era il partito a controllare i media, non il singolo dittatore a possedere televisioni e giornali.
Qual'è la differenza, chiedete? Semplice, nel primo caso un dittatore e il suo partito controllano i media e i cittadini conoscono ciò che oro vogliono che conoscano, nel secondo caso il dittatore oltre all'opinione pubblica controlla anche il suo partito. 
E che dire di quella farsa vergognosa che va sotto il nome di “accordo Stato-Mafia”? Che almeno le quattro principali regioni del sud siano domini mafiosi non credo sia un segreto per nessuno, tutto il sud è tenuto stretto sotto il tallone del bisogno e del sotto-sviluppo, per qualsiasi cosa devi rivolgerti a qualcuno o rischi di non ottenere mai ciò che vorresti, e si sono inventati un mucchio di idiozie finanziate dallo Stato o dalla Comunità Europea che non producono nulla che abbia un vero mercato e che non possono neppure dirsi “servizi” perché servono solo a tenere le persone eternamente precarie, eternamente in stato di bisogno, eternamente sotto scopa per il rinnovo, in una condizione miserevole (perché il compenso mensile è sotto i mille euro mensili) e come bacino di utenza elettorale.

Peppino Impastato


Che la mafia da qualche decennio sia fortemente radicata nel nord del Paese, con appalti e con ogni cosa che si muove e fa muovere denaro soltanto Roberto Maroni fa finta di non saperlo (forse che lui non sappia può raccontarlo ancora a qualche leghista della val Brembana, di quelli che mangiano formaggio di malga e vanno ai raduni a Ponte di Legno con le corna celtiche in testa, uno di quelli che crede ancora che: "La Lega ghe l'ha dür!"), ma se ne accorgerà senza ombra di dubbio come commissario unico dell’expò di Milano del 2015 … e in ogni caso ci rivedremo alla fine del suo mandato come presidente della regione Lombardia.
Se è per questo ormai la mafia fa affari in tutta Europa, investe ovunque riesce ad entrare ed è un interlocutore e un ottimo partner economico in molte zone del mondo: dalle Americhe, all’Africa, all’Asia e in Australia … difficile dunque che si sia fatta intimorire dei leghisti lombardi, fra l’altro sensibili a feste, yacht, diamanti, investimenti africani e lauree senza sudore.

Ilda Boccassini


Ma che ci sia stato nel 1993 un vero e proprio patto, un accordo, fra Stato e Mafia sarebbe davvero vergognoso, anche perché la politica che emerse in quegli anni è la stessa che ci governa il questo momento, significherebbe dire che ci siamo consegnati incaprettati come democrazia alle bombe e all’arroganza dei Riina, dei Provenzano e dei Messina Denaro.
Sarebbe inaccettabile, sarebbe un’onta intollerabile, richiederebbe le dimissioni immediate di chiunque ne fosse coinvolto e lo scioglimento dei partiti che su questo patto si sono costituiti. Si sciolgono comuni per collusione mafiosa, ma uno Stato si può sciogliere per mafia?
Di fronte ad un’accusa così infamante uno Stato serio reagisce non con ulteriore arroganza, la stessa che caratterizza la mafia, non invocando il rispetto per la carica e il ruolo, uno Stato serio reagisce con la trasparenza, se ci sono (e ci sono) fondati motivi per indagare su questo famigerato accordo, bisognerebbe facilitare le indagini, perché un’accusa così va sfatata al più presto, bisognerebbe augurarsi che non corrisponda al vero, bisognerebbe invocare il massimo della trasparenza.
Già è un sospetto forte il fatto che siano intercorse delle telefonate segrete a questo proposito fra Nicola Mancino, all’epoca dei fatti Ministro dell’Interno e che ha di recente rivestito la carica di vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, e Giorgio Napolitano, Presidente della Repubblica.
Nel nome della trasparenza più assoluta e data la gravità dell’accusa io avrei declinato alle prerogative della mia carica (al posto di Napolitano) e avrei permesso che queste telefonate fossero di dominio pubblico e, come Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, avrei fatto tutto ciò che è in mio potere perché le indagini procedano e non siano ostacolate da alcuno.

Roberto Scarpinato


Invece, in questo Paese la magistratura viene bollata come complottista ed eversiva, ci si permette di fare manifestazioni in piazza (si porta un intero partito in piazza) per proteste contro una sentenza, si cerca di intimidire in ogni modo, si costruiscono dossier sui singoli magistrati nella speranza di trovare qualche elemento di ricatto, si fanno dichiarazioni avventate, si falsifica la realtà dei fatti e si rende il loro lavoro più complicato possibile, tanto che è difficile istituire un processo che sfocerà in una condanna indipendentemente dall’accertamento della colpevolezza.
Infine, oggi Falcone e Borsellino saranno celebrati in molte città d’Italia, molti degli esponenti delle istituzioni che presiederanno alle celebrazioni saranno gli stessi che in vita li hanno ostacolati o che ostacolano la magistratura e la sua piena autonomia, pensateci quando vi troverete in qualche corteo, in qualche sfilata, in qualcuna di queste celebrazioni o quando vi verrà data notizia di questo carnevale, di questa fiera dell’ipocrisia che è la celebrazione in commemorazione di Falcone e Borsellino.   

La mia solidarietà a Ilda Boccassini, che ha ricevuto numerose lettere minatorie anonime con minacce gravi e nell’ultima due proiettili.


6 commenti:

  1. 21 anni, sembra ieri eppur son passati 21 anni. In questi post ciò che mi riesce solo dire è : ... Grazie di questa condivisione Garbo.
    A presto, Paola.

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  2. La Mafia non sarà mai sconfitta con questo Stato di cose!

    Lo dico da meridionale (calabro, oramai trapiantato nella Capitale - anche della Mafia politica -) intristito nel vedere lo Stivale preda della Mafia e della mala Politica.

    Ciao da luigi


    P.S.:
    Perchè non torni su Il Cannocchiale?

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  3. @ Paola,
    sembra ieri ... si, ma nello stesso tempo avverto lo scorrere del tempo nel crepuscolo di ogni speranza, nel naufragio di ogni possibilità di lotta contro la mafia e del restauro di una Stato di diritto. Sono cresciuto fra mafia, politica andreottiana, porporati che celebravano e suggellavano lo status quo e, dall'altra parte, il PCI ... no, non tutto, alcuni esponenti coraggiosi, qualche sindacalista, persone che hanno tentato, hanno fallito, molti sono stati uccisi solo per averci provato. Poi spuntano loro, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, insieme ad Antonino Caponnetto ... non hai idea di quale ventata di freschezza si respirava in quegli anni, di quali enormi speranze noi giovani addensavamo sul loro operato ... finalmente qualcosa di pulito, la mafia vista come fenomeno storico che è nata, si è insediata, ma può anche sparire, può anche essere vinta ... e i tempi sembravano maturi per una nuova palingenesi. E quanta tristezza dopo che vengono uccisi con quel dispiegamento enorme di potenza, quanta dopo le parole di Caponnetto: "E' finito tutto!". Oggi guardo quali politici esprime la mia Sicilia, chi governa il Paese e come lo governa e credo che la via giudiziaria da sola non sia sufficiente, l'italiano è profondamente mafioso, ecco perché vota per la mafia; ci vuole una battaglia culturale, educativa per combattere la mafia, a partire dalle famiglie e dalle scuole. Fortunatamente non tutta l'Italia i trova in queste pessime condizioni, esistono molti italiani "puliti" con cui condividere nuove e più fondate speranze.
    Ciao

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  4. @ Luigi,
    la risposta precedente vale anche per te, ti dice come la penso e accenna un po' anche alla mia esperienza. Perché non torno sul Cannocchiale? Perché non mi permette di inserire immagini, talvolta cancella dei post già scritti nel momento dell'invio e decide lui che tipo di carattere devo usare quando scrivo, la sua grandezza e tante altre cose ... insomma è una piattaforma arrogante, anche un po' mafiosa da questo punto di vista. Ti chiedo: "Perché sembra essere così importante "dove" scrivo?". Non è la stessa cosa leggermi qui o la?
    Ciao

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  5. « La mafia non è affatto invincibile; è un fenomeno umano..." parole di Giovanni Falcone.
    Sono convinta che avesse ragione.
    La tua analisi lucida ed esauriente non può che trovarmi d'accordo, se questo fenomeno terribile che sta distruggendo il nostro paese non viene sconfitto è solo perchè troppa disonestà e connivenza sono ancora le caratteristiche che squalificano chi dovrebbe occuparsi della cosa pubblica...

    P.S. Le caratteristiche negative che stai attribuendo al Cannocchiale,sono in gran parte corrette, riprova e vedrai. Ciao :-)
    SPECCHIO

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  6. @ Specchio,
    sono convinto che quella che oggi chiamiamo "casta" sia mafia, il consorzio fra "maggioranza" e "opposizione" per amministrare comuni, province, regioni e Stato sia mafia, l'attuale governo che nessuno degli elettori nel momento in cui votava avrebbe voluto sia mafia, sono convinto che la ri-elezione di Napolitano sia mafia, la discesa nelle piazze in difesa di Berlusconi sia mafia, l'arroganza verso i processi e l'atteggiamento nei confronti della magistratura ... MAFIA! Non giustifico più l'imbecillità di chi difende tutto ciò più o meno in buona fede, magari evadendo un po' di tasse o chiedendo all'amico di togliergli la multa, o al politico di sistemargli il figlio in quell'impresa. Ci riprovo? Ogni tanto lo faccio, purtroppo le immagini continuano a non andare ... e fossero solo quelle ... il Cannocchiale? E' mafia anche quello, almeno a giudicare dall'omertà che tiene nel non pronunciarsi sui problemi della piattaforma :-)
    Ciao

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