Giovanni Falcone |
Ventuno anni fa sull’autostrada che da Punta Raisi va verso
Palermo, nel pressi di Capaci, veniva ucciso Giovanni Falcone, cinquantasette
giorni dopo in via D’Amelio veniva eliminato anche Paolo Borsellino; entrambi
vengono uccisi in maniera spettacolare, con dosi massicce di tritolo, in
entrambi i casi non si elimina chirurgicamente la singola persona, ma si compie
una strage, saltano in aria con loro le rispettive scorte e la moglie di
Giovanni.
La mafia ha sempre ucciso chi la infastidiva, chi la
ostacolava, chi la umiliava, prima e dopo Falcone e Borsellino, se questi due
nomi sono diventati il simbolo stesso della lotta contro la mafia lo si deve
allo scacco autentico che le inflissero.
Per la prima volta con l’istituzione del “maxiprocesso”,
terminato nel dicembre del 1987, 360 dei 475 imputati vennero condannati con
pene molto pesanti, fra cui 19 ergastoli comminati a boss di primo piano come
Michele Greco, Giuseppe Marchese, Giovan Battista Pullarà e - in contumacia -
Salvatore Riina, Giuseppe Lucchese Miccichè e Bernardo Provenzano.
Vennero confiscati, per la prima volta beni e proprietà
mafiose intestate a prestanome in Italia e all’estero (con rogatorie internazionali
e con accordi fra le polizie che si occupavano di questi crimini di diversi
Paesi fra Europa, Stati Uniti e America del Sud).
Avevano compreso molte cose nel pool palermitano che si era
costituito per combattere la mafia a cui Falcone e Borsellino appartenevano: la
prima era che le informazioni e le indagini devono essere condivise da più
persone, in modo tale che l’eliminazione del singolo magistrato non riusciva
più a bloccare o a vanificare tutto il lavoro; la seconda era di lanciare un
messaggio forte che lo Stato c’era, era efficiente ed era capace di punire
dissolvendo quell’aura di impunibilità che si era creata intorno ad alcuni boss
mafiosi e che andava a toccare i loro beni (con i quali potevano corrompere chiunque);
l’ultima era l’uso dei “pentiti” (c’era stata una feroce e sanguinosa guerra di
mafia, che aveva creato degli sconfitti eccellenti, che attendevano solo di
essere uccisi dalla mafia vincente, queste persone potevano essere le alleate
migliori perché conoscevano fatti, luoghi, persone, segreti e il modo di
pensare della mafia).
C’era un’altra cosa che il pool di Palermo aveva compreso,
ed era il fatto che la mafia ha dei referenti politici di primo piano che la
favoriscono con leggi, con la garanzia di impunità, con appalti e con l’ignorare
i crimini da essa commessi che la rete mafiosa si estenda anche nei meandri
della struttura burocratica e organizzativa dello Stato e che ne ricava
consenso e favori.
Un intrico di poteri che coinvolgeva la mafia siciliana, la
banda della Magliana, alcuni discussi banchieri e affaristi internazionali come
Sindona e Calvi, alcune banche e i porporati di primo piano come il cardinal
Poletti e il Cardinal Marcinkus, quest’ultimo gestiva lo Ior, la Banca Vaticana,
attraverso la quale fiumi di denaro di provenienza illecita diventava pulito,
spendibile e investibile, che se fosse frutto degli affari più onesti.
Marcinkus, nonostante fosse molto chiacchierato e persino
dopo la morte dei due banchieri e di Giorgio Ambrosoli, commissario liquidatore
della Banca Privata Italiana di Sindona, non fu mai rimosso: rimase pro-presidente
della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano, su incarico
di Giovanni Paolo II, fino al 1990 (anno in cui si dimise), nonostante fosse
rimasto invischiato nello scandalo del crack del Banco Ambrosiano e un mandato
di cattura emesso nel 1987 dal giudice istruttore del tribunale di Milano, che
riuscì ad evitare grazie al suo passaporto diplomatico vaticano.
La mafia uccide Falcone e Borsellino perché non ha
alternative per ripristinare quel “rispetto” che si è guadagnata con le armi in
pugno e spargendo terrore (oltre che elargendo benefici a chiunque tornasse
comodo avere dalla propria parte).
Giovanni Falcone - Paolo Borsellino - Antonino Caponnetto |
A più di vent’anni di distanza e dopo una breve lotta contro
la mafia che portò all’arresto di Totò Riina e di Bernardo Provenzano cosa
rimane del sacrificio della vita stessa di questi due solerti funzionari dello
Stato (e di quello di tanti altri che, come loro, credevano in un Paese più
onesto dove esistesse il diritto e non l’arbitrio del pensiero mafioso, che
favorisce l’amico seppure incapace piuttosto che la persona capace e preparata,
anzi quest’ultima se troppo zelante viene persino eliminata, come è accaduto a
Falcone e Borsellino, fra i migliori magistrati ad occuparsi di lotta alla
mafia).
La mafia facilita l’incapace non solo per dimostrare la
propria potenza, mettendo al posto che vuole persone che mai ci sarebbero
arrivate da sole o dimostrando che senza rivolgersi a lei non arriverai mai ad
ottenere quella cosa, ma perché uno Stato inefficiente è proprio lo Stato
ideale dove essa può affondare le sue radici, la mafia e antitetica all’efficienza
e al buon funzionamento delle cose.
Dove niente funziona le persone cominciano a rivolgersi altrove per ottenere ciò che desiderano, ma anche ciò che spetterebbe loro per diritto (i diritti diventano favori in uno Stato mafioso), dove niente funziona un incapace, un imbecille, un'oca impennata, possono aspirare a posti e a ruoli di rilievo, ad avere grandi responsabilità e grandi retribuzioni, completamente al di fuori dal loro merito e diventare persino ministri.
Dove niente funziona le persone cominciano a rivolgersi altrove per ottenere ciò che desiderano, ma anche ciò che spetterebbe loro per diritto (i diritti diventano favori in uno Stato mafioso), dove niente funziona un incapace, un imbecille, un'oca impennata, possono aspirare a posti e a ruoli di rilievo, ad avere grandi responsabilità e grandi retribuzioni, completamente al di fuori dal loro merito e diventare persino ministri.
Oggi non abbiamo ancora dipanato del tutto i misteri di
quelle due morti eccellenti, dopo qualche arresto, ricostruzioni più o meno
credibili della dinamica dei delitti, non sappiamo bene chi li ha voluti, come
furono possibili, quali innominabili accordi fra lo Stato e la mafia fecero si
che si sacrificassero quelle due vite e per cosa.
Il processo per la morte di Borsellino sembra tutto da rifare,
è in dubbio anche l’identità degli esecutori materiali e non abbiamo mai saputo
l’identità dei mandanti (non l’abbiamo accertata a livello processuale, perché
a livello di buon senso ci arriva chiunque a comprendere a chi dessero fastidio
questi due magistrati e il loro pool antimafia). Dopo più di vent’anni l’agenda
rossa di Paolo Borsellino risulta ancora introvabile, e la sensazione che non
si sia voluta trovare ha assunto ormai una certa consistenza; e ci fanno
assistere ancora a quelle pagliacciate in cui un filmato la vedrebbe in mano ad
un carabiniere, il quale si discolpa dicendo che non sapeva che fosse
importante, dopo vent’anni di ricerche, e che alla fine risulta tutta una
bufala, perché non era un’agenda, ma un parasole … riuscite a pensare a
qualcosa di più assurdo?
Giovanni Falcone e la sua scorta, aeroporto di Roma |
La Sicilia, dopo Piersanti Mattarella ucciso dalla mafia nel
1980 e dopo l’indignazione seguita alla morte di Falcone e Borsellino, elegge
come presidenti di Regione Totò Cuffaro e Raffaele Lombardo, non vi pare ancora
più assurdo della vicenda dell’agenda rossa di Borsellino? Siciliani, ma non vi
sono cadute le mani, non vi si sono paralizzate, mentre mettevate la vostra
croce nel segreto della cabina elettorale su nomi tanto indegni?
Siamo stati governati da vent’anni da un tizio che, a capo
di un partito azienda di persone il cui potere dipende esclusivamente da lui, ha
depenalizzato il falso in bilancio, è stato condannato a 4 anni per evasione
fiscale in appello, per rivelazione di informazioni coperte da segreto
istruttorio relative all'inchiesta Bnl-Unipol (in primo grado è stato
condannato a un anno di reclusione) e attende la condanna definitiva, più altre
possibili condanne per concussione aggravata e prostituzione minorile, è stato
chiesto il rinvio a giudizio per aver corrotto dei sanatori perché passassero
nel suo schieramento, per corruzione e finanziamento illecito ai partiti, per
compravendita di diritti televisivi, per diffamazione aggravata nei confronti
di Antonio Di Pietro, avendo dichiarato che quest’ultimo avesse ottenuto la
laurea grazie ai servizi segreti.
E non sto a parlarvi dei moltissimi procedimenti archiviati,
prescritti, amnistiati e alle sentenze di assoluzione perché nel frattempo il
governo presieduto da Silvio Berlusconi faceva una legge che depenalizzava il
reato dell’imputato Silvio Berlusconi.
Tralascio le innumerevoli leggi in materia di giustizia che i
solerti avvocati parlamentari al suo servizio hanno elaborato, proposto e fatto
approvare per salvare il proprio capo e i suoi amici dai problemi giudiziari in
cui può incorrere qualunque “galantuomo”.
Ma è vergognoso tutto questo minacciare Enrico Letta (o meglio, Ricoletta, come viene spesso condensato dai media) di far cadere il governo se non si fa qualcosa di urgente sul fronte della giustizia per arrestare questo accanimento giudiziario che i giudici in un complotto cosmico che va da Palermo, a Milano, passando per Napoli e per Roma, mostrano di avere verso il libero cittadino Silvio Berlusconi, il quale in un complotto cosmico contro se stesso commette dei reati così come respira, e poi commette altri reati per coprire i primi, in una catena che nemmeno la dipendenza da eroina o da alcol è paragonabile.
Ma è vergognoso tutto questo minacciare Enrico Letta (o meglio, Ricoletta, come viene spesso condensato dai media) di far cadere il governo se non si fa qualcosa di urgente sul fronte della giustizia per arrestare questo accanimento giudiziario che i giudici in un complotto cosmico che va da Palermo, a Milano, passando per Napoli e per Roma, mostrano di avere verso il libero cittadino Silvio Berlusconi, il quale in un complotto cosmico contro se stesso commette dei reati così come respira, e poi commette altri reati per coprire i primi, in una catena che nemmeno la dipendenza da eroina o da alcol è paragonabile.
Marcello Pera, Presidente del Senato celebra Falcone |
Avete sentito quella barzelletta, raccontata di recente, del
tizio (importa davvero come si chiama? Già solo coprirlo di insulti sarebbe un onore per lui, è soltanto uno dei peones berlusconiani, uno che senza Berlusconi sarebbe nessuno o centomila ...) che in Senato ha proposto un ddl in cui si volevano diminuire
notevolmente le pene per i condannati per concorso esterno in associazione
mafiosa? Già il “concorso esterno” è difficilissimo da dimostrare, anche se sei
testimone di nozze di un boss mafioso nessuno può accusarti di concorso esterno,
devi dimostrare con prove inoppugnabili che hai favorito la mafia e che ne hai
ricevuto in cambio qualcosa … e, si sa, la mafia non rilascia ricevuto per i
favori avuti, né è facile dimostrare che una legge è stata fatta esclusivamente
per favorire il mafioso o che quell’appalto fosse truccato.
Tempo prima il ministro alle finanze aveva varato un
provvedimento vergognoso, lo “scudo fiscale”, che in sintesi sanava ogni
illecito fiscale e permetteva il rientro di capitali italiani all’estero
garantendo l’anonimato, la non perseguibilità penale e pagando la sanzione
minima (dal 5% al 25%) in caso di scoperta della violazione delle norme sul monitoraggio
dei capitali e non intaccando il rendimento fruttato dai capitali all'estero
nel periodo in cui non vi sono state pagate imposte dovute in Italia.
Immaginate la gioia dei contribuenti onesti che pagano quasi
la metà (in alcuni casi anche più della metà) dei loro ricavi al fisco nel venire
a sapere che gli evasori pagheranno una cifra irrisoria per far rientrare il
loro capitale, immaginate come verrà rinforzato il senso dello Stato e quello
dell’onestà se l’evasore viene premiato e il contribuente onesto beffato e
stritolato da un sistema contributivo fra i più elevati in Europa e fra i più
squilibrati, immaginate quale grande regalo alla criminalità organizzata, la
quale (evasione o no) può far rientrare una massa enorme di capitali illeciti
pagando le cifre più basse che si siano mai viste nell’ambito del riciclaggio
del denaro sporco e con l’avallo legale dello Stato e di un governo legittimo
può investire sul nostro territorio denaro che proviene dal traffico di droga,
di armi, e di chissà quale altra attività di questo genere.
Strage di Capaci |
Ma, Berlusconi è egli stesso mafia, e non sto parlando di
tutti i processi in cui era implicato e che lo vedevano vicino ad ambienti
mafiosi, non sto parlando di Mangano, di Dell’Utri, della presunta alleanza con
la mafia che avrebbe fatto cessare le stragi e che nel 2001 gli regalò in
Sicilia 61 collegi elettorali su 61; no, parlo della situazione anomala che
contraddistingue la sua attività politica.
Vedete, quando due uomini discutono per affermare se stessi,
il loro diritto, il loro punto di vista, in un Paese democratico con simpatie
liberali la consuetudine e il diritto pretenderebbero che avessero lo stesso
spazio, le stesse opportunità di partenza e che, in mancanza di un accordo, si
ricorra ad un ente super partes per dirimere la questione fra di loro.
La mafia agisce in maniera diversa, se ne frega di partire
alla pari con i suoi avversari, di non avere alcun vantaggio, in maniera tale
che vengano premiate le ragioni e gli argomenti più solidi oppure la capacità
di espressione di uno dei contendenti; la mafia vuole vincere ad ogni costo, ne
va della propria sopravvivenza, e per far questo ricorre a qualsiasi cosa, dal
ricatto all’intimidazione, e nei casi più estremi può spuntare fuori anche una
pistola (o diversi chili di tritolo).
Ora, la “pistola” di Berlusconi è il suo impero economico e
mediatico, non s’è mai visto in nessuno dei Paesi civili e democratici che chi
possiede un impero economico e una concentrazione di media di quelle
proporzioni possa entrare in politica senza che questo non costituisca un
problema democratico, e non s’è mai visto nemmeno nelle dittature che un
singolo uomo sia proprietario dei media, persino nel fascismo, nel nazismo o nelle
peggiori dittature sudamericane o africane era il partito a controllare i media,
non il singolo dittatore a possedere televisioni e giornali.
Qual'è la differenza, chiedete? Semplice, nel primo caso un dittatore e il suo partito controllano i media e i cittadini conoscono ciò che oro vogliono che conoscano, nel secondo caso il dittatore oltre all'opinione pubblica controlla anche il suo partito.
Qual'è la differenza, chiedete? Semplice, nel primo caso un dittatore e il suo partito controllano i media e i cittadini conoscono ciò che oro vogliono che conoscano, nel secondo caso il dittatore oltre all'opinione pubblica controlla anche il suo partito.
E che dire di quella farsa vergognosa che va sotto il nome
di “accordo Stato-Mafia”? Che almeno le quattro principali regioni del sud
siano domini mafiosi non credo sia un segreto per nessuno, tutto il sud è
tenuto stretto sotto il tallone del bisogno e del sotto-sviluppo, per qualsiasi
cosa devi rivolgerti a qualcuno o rischi di non ottenere mai ciò che vorresti,
e si sono inventati un mucchio di idiozie finanziate dallo Stato o dalla
Comunità Europea che non producono nulla che abbia un vero mercato e che non
possono neppure dirsi “servizi” perché servono solo a tenere le persone
eternamente precarie, eternamente in stato di bisogno, eternamente sotto scopa per
il rinnovo, in una condizione miserevole (perché il compenso mensile è sotto i
mille euro mensili) e come bacino di utenza elettorale.
Peppino Impastato |
Che la mafia da qualche decennio sia fortemente radicata nel
nord del Paese, con appalti e con ogni cosa che si muove e fa muovere denaro
soltanto Roberto Maroni fa finta di non saperlo (forse che lui non sappia può raccontarlo ancora a qualche leghista della val Brembana, di quelli che mangiano formaggio di malga e vanno ai raduni a Ponte di Legno con le corna celtiche in testa, uno di quelli che crede ancora che: "La Lega ghe l'ha dür!"), ma se ne accorgerà senza ombra di dubbio come commissario
unico dell’expò di Milano del 2015 … e in ogni caso ci rivedremo alla fine del
suo mandato come presidente della regione Lombardia.
Se è per questo ormai la mafia fa affari in tutta Europa,
investe ovunque riesce ad entrare ed è un interlocutore e un ottimo partner
economico in molte zone del mondo: dalle Americhe, all’Africa, all’Asia e in
Australia … difficile dunque che si sia fatta intimorire dei leghisti lombardi,
fra l’altro sensibili a feste, yacht, diamanti, investimenti africani e lauree
senza sudore.
Ilda Boccassini |
Ma che ci sia stato nel 1993 un vero e proprio patto, un
accordo, fra Stato e Mafia sarebbe davvero vergognoso, anche perché la politica
che emerse in quegli anni è la stessa che ci governa il questo momento,
significherebbe dire che ci siamo consegnati incaprettati come democrazia alle
bombe e all’arroganza dei Riina, dei Provenzano e dei Messina Denaro.
Sarebbe inaccettabile, sarebbe un’onta intollerabile,
richiederebbe le dimissioni immediate di chiunque ne fosse coinvolto e lo
scioglimento dei partiti che su questo patto si sono costituiti. Si sciolgono comuni
per collusione mafiosa, ma uno Stato si può sciogliere per mafia?
Di fronte ad un’accusa così infamante uno Stato serio
reagisce non con ulteriore arroganza, la stessa che caratterizza la mafia, non
invocando il rispetto per la carica e il ruolo, uno Stato serio reagisce con la
trasparenza, se ci sono (e ci sono) fondati motivi per indagare su questo
famigerato accordo, bisognerebbe facilitare le indagini, perché un’accusa così
va sfatata al più presto, bisognerebbe augurarsi che non corrisponda al vero,
bisognerebbe invocare il massimo della trasparenza.
Già è un sospetto forte il fatto che siano intercorse delle
telefonate segrete a questo proposito fra Nicola Mancino, all’epoca dei fatti
Ministro dell’Interno e che ha di recente rivestito la carica di vicepresidente
del Consiglio Superiore della Magistratura, e Giorgio Napolitano, Presidente
della Repubblica.
Nel nome della trasparenza più assoluta e data la gravità
dell’accusa io avrei declinato alle prerogative della mia carica (al posto di
Napolitano) e avrei permesso che queste telefonate fossero di dominio pubblico
e, come Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, avrei fatto
tutto ciò che è in mio potere perché le indagini procedano e non siano ostacolate
da alcuno.
Roberto Scarpinato |
Invece, in questo Paese la magistratura viene bollata come
complottista ed eversiva, ci si permette di fare manifestazioni in piazza (si
porta un intero partito in piazza) per proteste contro una sentenza, si cerca
di intimidire in ogni modo, si costruiscono dossier sui singoli magistrati
nella speranza di trovare qualche elemento di ricatto, si fanno dichiarazioni
avventate, si falsifica la realtà dei fatti e si rende il loro lavoro più complicato
possibile, tanto che è difficile istituire un processo che sfocerà in una
condanna indipendentemente dall’accertamento della colpevolezza.
Infine, oggi Falcone e Borsellino saranno celebrati in molte
città d’Italia, molti degli esponenti delle istituzioni che presiederanno alle
celebrazioni saranno gli stessi che in vita li hanno ostacolati o che
ostacolano la magistratura e la sua piena autonomia, pensateci quando vi
troverete in qualche corteo, in qualche sfilata, in qualcuna di queste
celebrazioni o quando vi verrà data notizia di questo carnevale, di questa
fiera dell’ipocrisia che è la celebrazione in commemorazione di Falcone e
Borsellino.
La mia solidarietà a Ilda Boccassini, che ha ricevuto numerose lettere minatorie anonime con minacce gravi e nell’ultima due proiettili.
La mia solidarietà a Ilda Boccassini, che ha ricevuto numerose lettere minatorie anonime con minacce gravi e nell’ultima due proiettili.
21 anni, sembra ieri eppur son passati 21 anni. In questi post ciò che mi riesce solo dire è : ... Grazie di questa condivisione Garbo.
RispondiEliminaA presto, Paola.
La Mafia non sarà mai sconfitta con questo Stato di cose!
RispondiEliminaLo dico da meridionale (calabro, oramai trapiantato nella Capitale - anche della Mafia politica -) intristito nel vedere lo Stivale preda della Mafia e della mala Politica.
Ciao da luigi
P.S.:
Perchè non torni su Il Cannocchiale?
@ Paola,
RispondiEliminasembra ieri ... si, ma nello stesso tempo avverto lo scorrere del tempo nel crepuscolo di ogni speranza, nel naufragio di ogni possibilità di lotta contro la mafia e del restauro di una Stato di diritto. Sono cresciuto fra mafia, politica andreottiana, porporati che celebravano e suggellavano lo status quo e, dall'altra parte, il PCI ... no, non tutto, alcuni esponenti coraggiosi, qualche sindacalista, persone che hanno tentato, hanno fallito, molti sono stati uccisi solo per averci provato. Poi spuntano loro, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, insieme ad Antonino Caponnetto ... non hai idea di quale ventata di freschezza si respirava in quegli anni, di quali enormi speranze noi giovani addensavamo sul loro operato ... finalmente qualcosa di pulito, la mafia vista come fenomeno storico che è nata, si è insediata, ma può anche sparire, può anche essere vinta ... e i tempi sembravano maturi per una nuova palingenesi. E quanta tristezza dopo che vengono uccisi con quel dispiegamento enorme di potenza, quanta dopo le parole di Caponnetto: "E' finito tutto!". Oggi guardo quali politici esprime la mia Sicilia, chi governa il Paese e come lo governa e credo che la via giudiziaria da sola non sia sufficiente, l'italiano è profondamente mafioso, ecco perché vota per la mafia; ci vuole una battaglia culturale, educativa per combattere la mafia, a partire dalle famiglie e dalle scuole. Fortunatamente non tutta l'Italia i trova in queste pessime condizioni, esistono molti italiani "puliti" con cui condividere nuove e più fondate speranze.
Ciao
@ Luigi,
RispondiEliminala risposta precedente vale anche per te, ti dice come la penso e accenna un po' anche alla mia esperienza. Perché non torno sul Cannocchiale? Perché non mi permette di inserire immagini, talvolta cancella dei post già scritti nel momento dell'invio e decide lui che tipo di carattere devo usare quando scrivo, la sua grandezza e tante altre cose ... insomma è una piattaforma arrogante, anche un po' mafiosa da questo punto di vista. Ti chiedo: "Perché sembra essere così importante "dove" scrivo?". Non è la stessa cosa leggermi qui o la?
Ciao
« La mafia non è affatto invincibile; è un fenomeno umano..." parole di Giovanni Falcone.
RispondiEliminaSono convinta che avesse ragione.
La tua analisi lucida ed esauriente non può che trovarmi d'accordo, se questo fenomeno terribile che sta distruggendo il nostro paese non viene sconfitto è solo perchè troppa disonestà e connivenza sono ancora le caratteristiche che squalificano chi dovrebbe occuparsi della cosa pubblica...
P.S. Le caratteristiche negative che stai attribuendo al Cannocchiale,sono in gran parte corrette, riprova e vedrai. Ciao :-)
SPECCHIO
@ Specchio,
RispondiEliminasono convinto che quella che oggi chiamiamo "casta" sia mafia, il consorzio fra "maggioranza" e "opposizione" per amministrare comuni, province, regioni e Stato sia mafia, l'attuale governo che nessuno degli elettori nel momento in cui votava avrebbe voluto sia mafia, sono convinto che la ri-elezione di Napolitano sia mafia, la discesa nelle piazze in difesa di Berlusconi sia mafia, l'arroganza verso i processi e l'atteggiamento nei confronti della magistratura ... MAFIA! Non giustifico più l'imbecillità di chi difende tutto ciò più o meno in buona fede, magari evadendo un po' di tasse o chiedendo all'amico di togliergli la multa, o al politico di sistemargli il figlio in quell'impresa. Ci riprovo? Ogni tanto lo faccio, purtroppo le immagini continuano a non andare ... e fossero solo quelle ... il Cannocchiale? E' mafia anche quello, almeno a giudicare dall'omertà che tiene nel non pronunciarsi sui problemi della piattaforma :-)
Ciao