Un seul sourire disputait
Chaque étoile à la nuit montante
Un seul sourire pour nous deux
Et l’azur en tes yeux ravis
Contre la masse de la nuit
Trouvait sa flamme dans mes yeux
J’ai vu par besoin de savoir
La haute nuit créer le jour
Sans que nous changions d’apparence.
*
(Paul Eluard, Un seul sourire).
Un solo sorriso contendeva
Ogni stella alla notte nascente
Un solo sorriso per noi due
E l’azzurro nei tuoi occhi estatici
Contro la massa della notte
Nei miei occhi trovava la sua fiamma
Perché volevo sapere ho veduto
La notte alta dare la vita al giorno
Senza che la nostra immagine mutasse.
(Paul Eluard, Un solo sorriso).
Le vent tirait au faisan
Un œil fermé l'autre en bonds clairs
Bulle d'orage hors chemins
Dépassait la pluie embourbée
Un grand frisson ridait d'acier
La poursuite au fil de son sang
La ville folle qui remet tous les jours ses souliers
N'ai-je pas appris à franchir
D'un climat à l'autre les mois
A la suite les années
J'ai mesuré mon impatience
Aux femmes que j'imaginais
On ne mesure pas le désordre
Pourtant
C'est par la femme que l'homme dure
La forge son vin sous la glace
Au carrefour domptait la nuit
Avide fascinée soumise
Comme aux pointes des seins la robe
Comme la proie à son amant
Ailleurs au contraire
Une vague noire qui comble le cœur
Dans des souterrains infinis
Sensible retour à tâtons
Des serpents continuent leur course
Vers le lait lisse d'un seul jour
Vers la verdure du ciel fixe
Qu'un enfant montrera du doigt
Une aile une seule aile rien qu'une aile
Inutile pénible
J'avais des rêves que les femmes Éparpillaient de leurs
caresses
Pour me reprendre dans leur ombre
Si j'ai commencé par les femmes
Je ne finirai pas par moi.
(Paul Eluard, Un soir courbé).
Il vento tirava al fagiano
Una pupilla chiusa l'altra a scatti chiari
Bolla di burrasca fuori rotta
Sormontava il pantano della pioggia
Un brivido profondo corrugava l'acciaio
La rincorsa a filo del suo sangue
La città pazza che ogni giorno rimette i calzari
Non ho imparato a valicare
Da un clima all'altro i mesi
Quindi gli anni?
Ho misurato la mia impazienza
Dalle donne che inventavo
Il disordine non si misura
Perciò
È nella donna che l'uomo dura
La forgia riposto il suo vino sotto ghiaccio
Al crocevia domava la notte
Avida incantata sottomessa
Come la veste alla punta dei seni
Come la preda al suo amante
Altrove invece
Un nero maroso che colma il cuore
In sotterranei senza fine
Sensibile ritorno a tastoni
Dei serpenti proseguono la loro corsa
Verso il latte liscio di un solo giorno
Verso le verdi radure del cielo fisso
Che un bimbo mostrerà col dito
Un'ala una sola nient'altro che un'ala
Inutile penosa
Facevo sogni che le donne
Con le loro carezze sparpagliavano
Per riassorbirmi nella loro ombra
Se ho cominciato con le donne
Non finirò da me.
(Paul Eluard, Una sera curva).
"D’una seule caresse
Je te fais briller de tout ton éclat".
(Paul Éluard, XVII).
Avrò notizie di te
se entro nel sole.
Nel magma dei vulcani
coglierò il tuo colore.
Ti cercherò
nel fondo degli abissi,
nel mormorio del vento.
T'ascolterò
adagiati sulla luna,
ci parleremo,
ci culleremo nell'occhio del ciclone,
Perché nel mondo dei sogni
io t'ho incontrato...
(Paul Eluard, Avrò notizie di te).
"Nous vivons dans l’oubli de nos métamorphoses".
(Paul Eluard, Le dur désir de durer, 1946).
Quei tuoi capelli d'arance nel vuoto del mondo,
Nel vuoto dei vetri grevi di silenzio e
D'ombra dove con nude mani cerco i tuoi riflessi,
Chimerica è la forma del tuo cuore
E al mio desiderio perduto il tuo amore somiglia.
O sospiri di ambra, sogni, sguardi.
Ma non sempre sei stata con me, tu. La memoria
Mia oscurata è ancora d'averti vista giungereE sparire. Ha parole il tempo, come l'amore.
E Incantevole questo post... Davvero.
RispondiEliminaTi lascio un abbraccio.
Pochi hanno saputo leggere l'estate come van Gogh, i suoi gialli sono unici e tra i miei preferiti..
RispondiEliminaIl tuo nuovo lay out è molto "marino", un vero richiamo al mare, anche della tua Sicilia...
Ci sono due poesie che amo sull'estate, te ne lascio una, quella di Rimbaud:
Le sere blu d'estate andrò per i sentieri
graffiato dagli steli, sfiorando l'erba nuova:
ne sentirò freschezza, assorto nel mistero.
Farò che sulla testa scoperta il vento piova.
Io non avrò pensieri, tacendo nel profondo:
ma l'infinito amore l'anima mia avrà colmato,
e me ne andrò lontano, lontano e vagabondo,
guardando la Natura, come un innamorato.
Buon luglio
Julia
Che tu sia andato alla mostra di cui ho scritto in un post, che ti sia piaciuta e che gentilmente me lo hai riferito è qualcosa di veramente bello :-)
Tra le tele che mi godo, appese alle pareti, ci sono tre falsi di Vincent; girasole inclusi.
RispondiEliminaCiao da luigi dentro il mare Jonio.
Mentecatti come Garbo
RispondiEliminavengono sul mio blog, amorevolmente ed umilmente,
a correggermi ed indicarmi la via.
Prima me metto a ride,
poi penso, seriamente,
a quale delirio di arroganza
e di paura dell' altro e della sua libertà
ci sia in quei poveracci
Provate ad immaginare quale delirio e quanta follia
ci sia in un esemplare della specie Homo sapiens Sapiens,
uno come te,
un essere vivente tra altri esseri viventi,
che si mette in testa
l'idea folle ed assurda
di "dover correggere gli altri",
di "dovere indicare la retta via",
e poi cerchi concretamente di mettere in atto quell' idea,
amorevolmente ed umilmente,
ma anche violentemente ed arrogantemente,
non fa alcuna differenza.
Provate poi a cercare le motivazioni
di quel delirio e di quella follia,
e le troverete sicuramente
nella paura dell' altro e della sua libertà,
nella conseguente ossessione di omologarlo a se stesso
per non avere più paura.
Abbiate comprensione umana
per questi mentecatti,
perlomeno all' inizio,
e cercate di fargli comprendere
fino a che punto sia folle
il loro delirio
di "dover correggere gli altri",
di "dovere indicare la retta via",
in modo che smettano.
Se continuano,
purtroppo,
non c'è altro da fare
che fermarli in ogni modo,
per impedire che riescano nel loro scopo
con qualche cervelletto debole.
La malattia, fisica e mentale,
RispondiEliminaè l'epilogo finale
di chi smarrisce il solo senso della vita
e il solo valore della vita, che è la vita stessa,
per sostituirlo con qualcosa che non sia la vita:
Dio, il Denaro, l'Umanità o altro.
La malattia, fisica e mentale,
è l'epilogo finale,
necessario e inevitabile,
di un processo che inizia
perdendo la innata e naturale sintonia
col proprio corpo, con la propria vita,
con la Natura e con la Terra,
che dà istintivamente il senso della vita
e fa comprendere istintivamente
qual è il senso della vita:
la vita stessa.
A quel punto,
avendo smarrito
la innata e naturale sintonia
col proprio corpo, con la propria vita,
con la Natura e con la Terra,
e con essa il senso della vita,
che è la vita stessa,
si inizia a cercare
il senso della vita
in qualcosa che non sia la vita,
di esterno alla vita,
e qualunque sia il valore
che si ritiene di adottare
e di avere come riferimento per la vita,
Dio, Denaro, Umanità, Amore o altro,
ci si infila in un tunnel
che aliena sempre più
dalla innata e naturale sintonia
col proprio corpo, con la propria vita,
con la Natura e con la Terra,
che aliena sempre di più
dal proprio corpo dalla propria vita,
dalla Natura e dalla Terra.
L'epilogo finale,
necessario ed inevitabile,
di questo processo di alienazione
dal proprio corpo, dalla vita,
dalla Natura e dalla Terra
che inizia smarrendo il senso della vita,
che è la vita,
e continua cercando altri valori esterni alla vita
come riferimento per la vita,
è la malattia fisica e mentale.
Il corpo è la mia grande ragione.
Esso non dice IO.
Esso fa IO.
C'è più verità nel corpo
che in tutte le religioni e le filosofie
della Terra.
Scommetto che ti stai godendo l'estate ... magari davanti al mare della tua splendida Sicilia, o in qualche sperduta isoletta di chissà quale parte del mondo, eh? E io ho invidia. Ufffff!
RispondiEliminaComunque vabbè, un buona domenica e un abbraccio te li lascio ugualmente.
La Cri