giovedì 10 ottobre 2024

COME PIETRE

Charles Louis Müller - Pinel fa togliere le catene ai malati mentali a Bicȇtre nel 1793.


Tony Robert Fleury - Pinel libera i malati mentali nell'ospedale della Salpȇtrière nel 1795.




Franco Basaglia, neurologo e psichiatra.

Nel 1793 Philippe Pinel toglie le catene ai malati mentali a Bicêtre, nel 1795 libera i malati mentali  dell’ospedale della Salpêtrière, inaugurando una rivoluzione in ambito psichiatrico: questi malati andavano curati e non custoditi.

Nasce la “terapia morale”, che condurrà più tardi alla psicoterapia.

Dall’esperienza presso il manicomio di Gorizia e, soprattutto di Trieste, lo psichiatra e neurologo Franco Basaglia giunge a maturare l’idea che molti dei sintomi attivi dei pazienti psichiatrici non derivino direttamente dalla loro malattia, ma sono epifenomeni della vita alienante che vivono in manicomio.

Insieme ad altre persone illuminate si batte per abolire i manicomi e per attuare una forma di terapia in cui il paziente sia quanto più possibile inserito nel suo tessuto familiare e culturale; l’idea geniale è quella di portare la cura a domicilio.

Il 13 maggio 1978 vide la luce in Italia la legge 180, che aboliva i manicomi (eccetto quelli criminali) e prevedeva il sorgere di centri di salute mentale e di diagnosi e cura in ogni quartiere cittadino, con gli operatori sanitari che si rechino nel domicilio del paziente.

Questa legge è stata considerata la più illuminata, la più all’avanguardia fra quelle che nel mondo regolamentano questa materia, da ogni parte del mondo venivano in Italia operatori sanitari dell’ambito psichiatrico e psicoterapeutico per capire come venisse attuata.

Purtroppo questa legge ebbe fin da subito un problema esiziale, voluta dalla sinistra, dalla “psichiatria democratica”, e dai movimenti riformatori più all’avanguardia del nostro paese, fu poi di fatto gestita e attuata dai conservatori, dai democristiani e dalle forze più retrive, che non l’avevano mai voluta.

Oggi c’è ancora chi vorrebbe ritornare ai manicomi, dimostrando così di essere i primi ad avere la necessità di esservi internati; io dico che non soltanto la Legge Basaglia andrebbe applicata nella sua totalità, con tutte le professionalità e tutte le strutture che prevede, ma che dovremmo anche “liberare” le persone con disagio mentale dalle catene degli psicofarmaci, che li fanno vivere in uno stato di perenne inebetimento. 

Perdonate la semplicità con cui scrivo di questo argomento, col rischio di banalizzarlo, il fatto è che ho ascoltato il discorso del ministro della Cultura Giuli e mi sono spaventato e non volevo proporvi un’ “ontologia intonata alla rivoluzione permanente dell’infosfera globale”.



2 commenti:

  1. Le pietre, simbolo di forza e durezza, sembrano essere usate per rappresentare la capacità dell’essere umano di affrontare le difficoltà, ma anche il peso delle esperienze che ci segnano. Il contrasto tra immobilità e resistenza offre un'ottima base per pensare al rapporto tra ciò che ci forma e ciò che tentiamo di superare. Un lavoro davvero stimolante! Ciao!

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    1. Condivido la tua lettura, Giuseppe, l’essere umano si fa pietra per affrontare difficoltà insostenibili, questa corazza diventa la sua follia, se non ne è più capace di uscirne e ritornare carne; chi ha un serio disagio mentale si trasforma da persona a cosa, e le parole diventano pietre, non solo nel senso che feriscono, ma nel senso che sono reali e concrete come cose palpabili, come macigni che ci schiacciano e ci opprimono, come tiranni che ci dominano e ci determinano.
      Il fatto è che l’involucro roccioso che queste persone costruiscono intorno a sé per proteggere la loro fragilità, viene preso sul serio anche dagli altri, che iniziano a trattarti come se tu fossi una cosa priva di una tua volontà e ad usare le parole come se fossero cose.
      Ciao

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