mercoledì 21 febbraio 2024

AFFIORANO RICORDI LONTANISSIMI







Questo è un risotto alla zucca con finferli, semi di zucca, ricotta affumicata, burro e tartufo. Era molto profumato e anche molto buono.

Già, ma perché postarlo? Che messaggio è farvi vedere cosa mangio? Saranno affari miei, non vostri, a meno che non voglia farmi bello e stimolare la vostra invidia con le mie abilità culinarie o con la mia possibilità di frequentare posti esclusivi.

Ma voi, perché commentate, mettete “mi piace”o rebbloggate post simili? Perché rendete merito a chi è bravo a fare, perché essere amici di chi può permettersi certe cose è meglio che esserlo di chi non può permettersele, perché guardare un piatto simile è quasi come mangiarlo, oppure per puro e semplice gusto estetico?

Per quale strano motivo fotografiamo certi piatti a casa o al ristorante? Perché li condividiamo? Perché molti fatti che un tempo erano personali (mangiare, passeggiare, spogliarsi, fare l’amore, praticare qualche hobby, e persino ammalarsi) ora vengono divulgate come se non esistessero se non appaiono in qualche social, in qualche media, se nessuno ne parla?






Una mia amica molto critica mi domandava perché ogni tanto fotografo qualche piatto quando andiamo a mangiare in qualche posto, la sua era una domanda tendenziosa, perché non voleva conoscere il mio motivo, credeva già di saperlo e voleva che io lo ammettessi e basta e mi guardava con uno sguardo deluso, tipo: “Anche tu!”.

Le ho risposto che da qualche tempo mi sono accorto che inizio a dimenticare alcune cose, non i nomi di persona o i numeri di telefono, che non ho mai ricordato, ma cose avvenute, nomi di oggetti di uso comune, questa cosa mi preoccupa. 

Per cui prima di essere colto dall’Alzheimer o da una qualsiasi altra forma di demenza, documento in immagini e in parole scritte tutto quanto di bello mi succede, così quando la memoria non mi soccorrerà più e il fisico mi abbandonerà, potrò consolarmi guardando almeno le immagini di ciò che in tempo godevo felicemente.






"Che cosa resterà di me, del transito terreste?
Di tutte le impressioni che ho avuto in questa vita?".
Franco Battiato, Mesopotamia, da Giubbe Rosse, EMI, 1989.


8 commenti:

  1. E beh, ti capisco! Fai bene creare un archivio visivo per i tempi che verranno, non si sa mai. Bella la frase: "Vecchie abitudini non apriranno nuove porte"
    I piatti che hai postato fanno venir fame e molte belle le foto...
    Un salutone e alla prossima

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    1. La nostra struttura cerebrale ci permette di provare le stesse emozioni, sensazioni e sentimenti sia facendo qualcosa, sia ricordandola o osservandola attraverso una foto o un filmato.
      Non sempre sarò in grado di farmi quelle lunghe e impegnative passeggiate in montagna, cercando di raggiungere qualche rifugio o qualche cima, ma forse mi consolerò guardando le foto che ho scattato.
      E, prima di essere costretto a nutrirmi di minestrine ed omogeneizzati, cerco di documentare le mie esperienze gastronomiche migliori, per poterne godere in seguito.
      Al di la di questo motivo, ti dirò che mi piace tutto ciò che è bello e, non volendo alterarlo, l’unico modo per portarlo un po’ con me è fotografarlo.
      Ciao

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  2. Pensandoci credo di fare inconsciamente la stessa cosa quando creo cartelle con foto che ho fatto e che amo, di momenti, di figure, di colori che non potevo non salvare dalla nebbia del tempo.
    Sarò banale ma il tuo lavoro di geografia del passato mi rimanda a Proust. Non alla povera e strapazzata madeleine, più semplicemente alla memoria volontaria, quella che agisce da un preciso atto della nostra volontà, perché vogliamo, abbiamo bisogno di ricordare…
    Ciao
    Julia

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    1. Hai contagiato anche me con la tua rilettura di Proust, in libreria ho scorto La colomba pugnalata, di Pietro Citati e, naturalmente non ho resistito.
      È bello lasciarsi andare ai ricordi non soltanto quando li ricerchi attivamente, ma soprattutto quando giungono spontanei alla mente, senza una precisa volontà o direzione della memoria, con la freudiana “attenzione fluttuante”, che non cerca di preciso alcuna cosa e dove ciascun ricordo ha il valore di qualunque altro e rimane nella tua rete alla fine ciò che ha colpito di più la tua immaginazione e non quello che ha colpito il tuo intelletto.
      Ciao

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    2. https://www.raiplaysound.it/playlist/lasolavitapienamentevissutamarcelproustelarecherche

      Quando hai tempo….
      Julia

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  3. E' una moda quella di fotografare pietanze impiattate che però son belle a vedersi oltre che a mangiarsi. In questo caso poi, il piatto sembra davvero appetitoso. Ma, ritornando al perché fotografiamo tante cose, è chiaro che ciò dipende dal fatto che abbiamo sempre a disposizione lo smart phone che è un po' il coltellino svizzero multiuso dei nostri tempi e , altre volte, un po' come la colt per Tex Willer. Un salutone a te.

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    1. Abbiamo sempre con noi lo smartphone tanto da non poterne più fare a meno, come la colt per Tex Willer o la coperta per Linus; viviamo ormai di contatti prevalentemente virtuali, mediati da voci di persone lontane o da immagini o filmati inviati e ricevuti. Un abbraccio? E chi se lo ricorda più, in tanti ti inviano un emoticon che lo simboleggia.
      Non sto sindacando sul fatto che questo sia buono o cattivo, talvolta è buono se vuoi entrare in contatto con persone che vivono lontano, talvolta è meno buono se il messaggio sostituisce un incontro e se l’emoticon sostituisce un abbraccio.
      Ciao

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