martedì 29 maggio 2018

ALTRIMENTI CI ARRABBIAMO











“La rivoluzione è bella che zompata, nun la potete fa’ più”. (Nino Manfredi, “Nell’anno del Signore” (Luigi Magni, 1969).


















Gran parte dei problemi che oggi ha l’Italia sono dovuti a noi italiani, alla nostra pochezza, alla nostra incapacità a riconoscere un uomo da un pagliaccio, al nostro scarso senso della democrazia, che non ha mai allignato adeguatamente da queste parti, abbiamo sempre invocato un protettore (italiano o straniero), un tutore, un padrone alle cui spalle poter fare i fatti nostri indisturbatamente, pur sapendo in caso di difficoltà di poter contare sulla protezione di questo padrone o, male che andasse, di scaricare ogni colpa su di lui.


Abbiamo sviluppato l’arte della pseudo-furbizia, in cui tutto ciò che conta siamo noi, la nostra famiglia e i nostri  amici (qualsiasi cosa queste parole significhino), a curare il nostro orticello fregandocene degli altri, ad arricchirlo anzi a spese altrui, meglio se collettive, è per questo che truffare, frodare la comunità ed evadere il fisco sono azioni considerate con una certa simpatia, se non con ammirazione.
Siamo abituati a scaricare le colpe della nostra pochezza e della nostra incapacità sempre e comunque sugli altri: che si trattasse della Boldrini o della Merkel, su cui si è scagliato un attacco senza precedenti solo perché l’incapace non poteva tollerare di avere a fianco una persona capace che gli ricordava continuamente la sua incapacità, o su Mattarella che osa stoppare un progetto di governo talmente assurdo da apparire persino paradossale.
Un governo che avrebbe visto insieme due gruppi rivali, che si sono contrastati fortemente alle ultime elezioni, e tanto più aspramente quanto più erano accomunati dal populismo e dall’inettitudine istituzionale; un governo che si voleva dire politico, ma si presentava non un presidente non eletto politicamente.









Un governo i cui esponenti avrebbero fatto storcere il naso a molti in Europa e nel mondo, un governo pericoloso perché rischiava di portarci fuori da tutti gli accordi internazionali contratto dal dopoguerra in poi, che ci fanno appartenere ad istituzioni più grandi di noi in cui noi possiamo contare molto più di quanto potremmo mai contare da soli, accordi vitali per vivere e prosperare, alleanze da cui non possiamo prescindere.
Un governo in cui la diffidenza reciproca fra le due forze che avrebbero dovuto costituirlo era elevatissima e che sarebbe bastato un niente per buttare tutto all’aria; un governo il cui programma comune era stato costruito (male) in pochi giorni e che non avrebbe trovato facilmente accordi sui fatti imprevisti.
Un governo che non aveva avuto alcun vaglio (serio) dal popolo, dai loro stessi elettori (in Germania almeno è stato fatto un serio referendum interno fra gli elettori socialdemocratici della Spd prima di presentarsi al governo del Paese con la Cdu-Csu di Angela Merkel), qui da noi sono bastate poche parole dei rispettivi leader per far digerire ai rispettivi elettori un accordo (lo hanno chiamato contratto) con una forza considerata persino pericolosa fino a qualche giorno precedente e con cui avevano giurato di non allearsi giammai.
Il problema da noi è il populismo, perché quando non c’è più serietà, quando mancano le proposte vere, quando le persone in gamba tacciono o emigrano altrove, quando restano solo i cialtroni e gli opportunisti, quando volano solo parole in libertà non contrastate più seriamente da nessuno.










Quando qualsiasi cazzata ha diritto di cittadinanza e viene creduta al pari delle proposte decenti, quando non si distingue più da queste, anzi le sommerge perché il cazzaro grida più forte, o ha come cassa di risonanza pseudo-giornalisti e turiferai che la propagano, allora il populismo e la demagogia imperano, allora ai gattopardi si sostituiscono le iene.
Il populista nemmeno immagina quale baratro sta aprendo, se dovesse giungere al potere sarà lui il padrone, sarà lui quello che ha la responsabilità e le sorti dello Stato, ci sarà sempre qualcuno più populista di lui che lo attaccherà per scalzarlo, percorrerà la stessa strada che lui ha percorso in precedenza per attaccare a sua volta gente migliore di lui e prenderne il posto, ma più di ogni altra cosa non comprenderà che attaccando l’autorità sminuisce il valore stesso dell’autorità, attaccando chi governa come “casta”, quando governerà lui, sarà lui la casta
Ci vuole poco a diventare casta, i leghisti avevano cavalcato inizialmente la questione morale subito dopo Tangentopoli, sono stati loro in gran parte a lanciare monetine a Craxi all’Hotel Raphael, sono passati solo una manciata di anni e già i loro leader speculavano in diamanti, compravano lauree a Tirana ai loro figli, spadroneggiavano in Rai, truffavano parecchi soldi dei rimborsi elettorali allo Stato e si ristrutturavano ville a Gemonio.
Bisogna stare molto attenti, perché dopo il populismo in genere c’è sempre una dittatura, e dalla dittatura ti liberi soltanto con una guerra sanguinosa, seguita da una guerra civile altrettanto sanguinosa e da Piazzale Loreto.











P.S. La cosa che mi sconvolge di più oggi è sentite un cumulo enorme di cazzate scritte non soltanto dai soliti idioti, che esistono soltanto in quanto idioti, sulla Costituzione, ma che queste cazzate vengano diffuse senza critica alcuna da giornalisti, da politici, da tuttologhi improvvisati, da persone dello spettacolo a cui viene concesso un clic o aperto un microfono … nessuno sembra chiarire con certezza come stanno le cose e le voci che dovrebbero difendere Mattarella. e dunque lo Stato stesso, sono troppo flebili, poco incisive o poco autorevoli.
Signori, non ci possiamo fare le regole secondo i nostri interessi, non possiamo lodare un Presidente della Repubblica quando sta dalla nostra parte e chiederne l’impeachment quando ci critica o ci stoppa, non siamo in uno stadio a gridare: “Arbitro cornuto!”, la democrazia ha regole diverse da quelle dal campionato italiano. 
Il Presidente della Repubblica, visti i risultati elettorali, tiene conto dei partiti che hanno prevalso e su suggerimento di detti partiti nomina un presidente incaricato affinché formi un governo. Sta alle forze politiche raccogliere una maggioranza di parlamentari nelle due Camere affinché sostengano il governo e sta al presidente incaricato portare al Presidente della Repubblica una rosa di nomi che saranno i futuri ministri e i futuri sottosegretari. È prerogativa del Presidente della Repubblica accettare o rifiutare tali nomine, fa parte dei suoi pieni poteri
E il rifiuto di Mattarella di accettare Savona non ha niente di strano, non è senza precedenti, già in passato il presidente Pertini bocciò nel 1979 il nome di Darida alla Difesa, proposto da Cossiga; Scalfaro non volle Ceasare Previti alla Giustizia nel 1994, dicendo no a Berlusconi che l’aveva proposto; Ciampi bocciò Maroni alla Giustizia nel 2001, voluto da Berlusconi; e Napolitano disse di no a Renzi nel 2014 quando gli propose Gratteri come ministro della Giustizia.









Anche per le leggi esiste lo stesso iter costituzionale, una legge nasce come “proposta di legge” che viene sottoposta alle camere, anche dopo l’approvazione non è esecutiva se prima non viene firmata dal Presidente della Repubblica, il quale può approvarla, chiederne la modifica o rifiutarla in toto … naturalmente spiegandone le ragioni, perché non esistono poteri assoluti e definitivi nella nostra Costituzione e nella nostra Repubblica.
Se il Presidente non avesse potere di veto, non si capisce perché portare le legge da lui a firmare o perché presentargli una lista dei ministri: nel primo caso l’approvazione della camere dovrebbe bastare e nel secondo basterebbe il risultato elettorale per avere automaticamente un governo, ma non è così.
 Il presidente Sergio Mattarella si è laureato in giurisprudenza presso l'università La Sapienza di Roma con il massimo dei voti e la lode, ha esercitato per anni l’avvocatura presso il foro di Palermo, nel suo studio legale specializzato in diritto amministrativo, ha intrapreso la carriera accademica presso l’Istituto di Diritto Pubblico dell’Università di Palermo, divenendo professore associato di diritto parlamentare, fino al 1983, anno in cui iniziò la carriera politica.
Luigi Di Maio e Matteo Salvini: titoli accademici non pervenuti, mai conseguiti e mai conseguibili, competenze in diritto parlamentare o in diritto costituzionale prossime allo zero assoluto, capacità di esprimersi in lingua italiana piuttosto dubbie, esperienze e capacità dimostrate nella pubblica amministrazione tendenti al nulla, precedenti lavorativi nessuno.











venerdì 25 maggio 2018

SUR LE BANC LA CHÈVRE CAMPE, SOUS LE BANC LA CHÈVRE CRÈVE



“Fiorire – è lo scopo – chi incontra un fiore e lo guarda senza pensare a malapena potrà sospettare la circostanza minore / Partecipare alla faccenda della luce così complicata che poi al meriggio come una farfalla viene donata – / Disporre il bocciolo – combattere il verme – ottenere la giusta rugiada – mitigare il calore – eludere il vento – sfuggire all’ape furfante / Non deludere la grande Natura che quel giorno l’attenderà – essere un fiore, è una profonda responsabilità –”
(Emily Dickinson, Essere un fiore).

Sono troppo impegnato in questi giorni, tanti lavori da portare a termine prima dell’estate, tante cose da chiudere, da definire, prima delle ferie; per me, come per molti, l’anno non si chiude col 31 dicembre, ma ciò che fa da spartitraffico sono piuttosto le ferie estive, con quelle si chiudono tutte le occupazioni intraprese e a settembre si ricomincia con le nuove sessioni.
E oltretutto fa pure caldo, e col caldo mi si alza il Pil, e quando questo succede mi tocca fare tutte le manovre possibili per abbassarlo e riportarlo a livelli tollerabili, e per questo occorre tempo; per tutti questi motivi quest’anno credo di non farcela a finire per tempo tutto ciò che ho iniziato, mi dispiace, sarebbe la prima volta che non rispetto i termini stabiliti … dovrò chiedere un rinvio a Mattarella, in fondo i tedeschi ci hanno messo sei mesi per concludere un accordo fra partiti.
Comunque vada a finire, niente mi impedirà quest’estate di andare a perfezionare i miei studi nella prestigiosa Aeolian University of Panarea, in veste di visiting doctor, ma anche holidaying, swimming, sunbathing, relaxing, spinning and enjoying doctor, poi scriverò quest’esperienza nel mio curriculum, così andrà a dar lustro alla mia laurea conseguita “cun laude” (sic)…anzi, “magna cun laude", perché per magnare se magna!
Ma il problema non è Conte, non importa se metti Conte, Ventura, Di Biagio o Mancini, tanto con quella manica di brocchi che ci ritroviamo non ci saremmo qualificati comunque ai mondiali; è che oggi le squadre italiane non allevano più i futuri campioni nazionali, preferiscono quando possono comprare all’estero campioni già belli e fatti e vincere subito, o almeno tentare.
Oggi tutti coloro che saprebbero cosa fare per dar lavoro vero, per risolvere la crisi finanziaria, per fare le riforme e per incrementare il benessere della Nazione purtroppo guidano un taxi o tagliano i capelli, o ancora sono troppo occupati a scrivere nella loro pagina facebook, così al governo del Paese e nei posti chiave siamo costretti a metterci gli incapaci.
Gente senz’arte né parte, eterni vitelloni che stavano parcheggiati da nessuna parte, senza obiettivi, senza ambizioni, eterni fuori corso della vita che si trovano a passare dal Quirinale proprio quando lo Stato necessita di un Presidente del Consiglio, gente che esce direttamente dalle fucine infernali dei reality, dei talk show, dall’Isola dei Fumosi, dal Grande Bordello, dalla Prova del Fuoco, da Vicine da Incubo, Alici, Mai dire daua, The Buois, Hell’s Chicken, Ballando con le stampelle, X Mortor, Tú sí que males .
Vi rendete conto che potremmo avere Cristiano Malgioglio al Quirinale e Barbara D’Urso o Selvaggia Lucarelli a Palazzo Chigi? E se estendessero il metodo al Vaticano, invece del conclave, chi potrebbe essere il nuovo papa, Mario Adinolfi, Fiorello, Tom Cruise, George Clooney? È così che Rocco Casalino è stato reclutato, semplicemente perché Davide Casaleggio voleva un Casalino, mentre ha posto il veto su tutti i Casagrande, i Casamonica, i Casal di Principe, i Casalpalocco e i Casanova.
Il vero problema è Savona, ridente città sulla riviera ligure di ponente, famosa per le spiagge di Varazze e di Spotorno e per il turtellassu … scherzo, intendevo dire Paolo Savona, l’economista che Salvini vorrebbe a tutti i costi come ministro; Salvini, Di Maio e lo stesso Savona erano così convinti di questo ministero che il futuro ministro ha già deciso di dimettersi da tutti i ruoli di responsabilità ricoperti nel fondo di investimento Euklid "per sopravvenuti importanti impegni pubblici in Italia".
Niente da dire sulle competenze professionali di Paolo Savona in campo economico, né sulla sua esperienza politica (è stato già ministro di Carlo Azeglio Ciampi), il problema è che Savona negli anni ha maturato un certo euroscetticismo e un certo antiteutonicismo, se qualcuno gli parla di euro (paga solo in conchiglie e francobolli), di Europa, di UE, o se sente parlare tedesco, spara!!!
Ora, sull’antiteutonicismo di Savona potrei essere pure d’accordo, i tedeschi girano per le nostre spiagge in calzoncini corti sandali e calze bianche corte che non si possono guardare, già a marzo,  e hanno svalutato la qualità del frico, delle sarde in saor e della piadina, visto che sono di bocca buona.
Nel tempo grazie a loro sulla riviera friulana, veneta ed emiliana sono stati selezionati cuochi, pizzaioli e paninari capaci appena di soddisfare il livello tedesco di ristorazione, con la triste conseguenza che anche noi italiani ci siamo dovuti adattare allo stesso livello, perché non è che possiamo avere i cuochi per l’estate e quelli per l’inverno, o quelli per gli italiani e quelli per i tedeschi.
E poi, cosa gli costava mettere una bella ragazzona tedesca al posto della Merkel, invece no, l’hanno rivotata per la quarta volta consecutiva, non hanno proprio stile, dovrebbero imparare da Silvio Berlusconi, che ogni volta che esce è circondato da belle donne, di classe, ora lo si vede solo con i suoi due angeli custodi, la Gelmini e la Trevi … “Aspetta paisà, qui dice che è dello scultore Bernini”. “Appunto, siccome veniva da Berna ed era piccoletto, lo chiamavano il Bernini”.
Anche alcune delle critiche che fa alla UE non sono peregrine, ad esempio è vero che nell’Unione chi è più virtuoso gode di più, il primo della classe ha tutti i privilegi e gli ultimi della classe godono di meno, e se non hai fatto i compiti ti mettono dietro la troika, come in Grecia, la famosa Elena di Troika, che è come il maestro di sostegno, come andare a ripetizione.
Si è fatta un’unione monca, solo monetaria e non politica o economica o sociale, in molti (Savona compreso, mi era parso di capire, almeno fino a qualche tempo fa) auspicavano un’unione politica, con un governo europeo centrale che delibera e decide in fatto di economia, di politica interna e di politica estera, uno stato federale, dove gli stati e le regioni più forti aiutino quelle più deboli, come accade negli USA, o nella federazione elvetica, o come è accaduto durante l’unificazione delle due germanie.
Pensate a come sarebbe stato meglio affrontare il problema immigrazione complessivamente come Europa, un problema cioè che ci riguarda tutti, e non come: “Sbarcano da te? Cazzi tuoi!. Al massimo ti diamo la mancia, la paghetta per gestire le spese di sbarco e gli alloggi e le pratiche per decidere chi ha diritto all’asilo politico ”.
Pensate a come sarebbe un esercito europeo, un’Europa che decide collettivamente e con una voce sola la sua politica estera, come comportarsi, come intervenire, come affrontare certi problemi internazionali, invece di andare in ordine sparso, guardando soltanto i propri interessi di parte e non quelli collettivi, succubi del grande Satana (così lo chiamano i paesi islamici) dell’Occidente, che ha attuato (più o meno scopertamente) una politica predatoria e noi come alleati ne raccogliamo le briciole, o se preferite, ne spolpiamo la carcasse dopo che il re leone Bush, Obama o Trump ne hanno spolpato i bocconi più prelibati e succulenti.
Pensate a come potrebbe essere contare di più invece di non contare un cazzo. Trump decide senza consultare nessuno di spostare la sua ambasciata in Israele a Gerusalemme, riconoscendo di fatto questa città come capitale di Israele e non come città aperta alle tre più grandi religioni monoteiste, Trump ha deciso di riconoscere le recenti occupazioni israeliane nei territori del Golan, di fatto permettendo ad Israele di annettersi territori che in precedenza erano siriani, Trump col suo diritto di veto impedisce all’ONU di deliberare sanzioni contro Israele per i massacri a Gaza e impedisce di processare il suo boia  Benjamin Netanyahu e di rispondere di crimini contro l’umanità. Trump minaccia un giorno la Corea del nord, l’altro l’Iran e l’altro ancora la Russia, in base ai suoi umori e agli interessi della cordata di inserzionisti che lo mantiene al potere.
E noi europei cosa facciamo? Gli opportunisti assecondando la più grande democrazia del mondo a saccheggiare il resto del mondo, oppure ce ne stiamo a guardare perché in fondo non ci riguarda e tutto sommato quelle bombe non sono dirette a noi e ci lasciano una sovranità limitata.  
L’idea che abbiamo oggi è quella di essere periferia del potere, servi sciocchi di due o più padroni, sempre pronti ad assecondare chi comanda o chi può darci qualche moneta di mancia, sempre col dito umido alzato a scrutare da che parte soffia il vento … siamo abituati a farlo all’interno dei nostri confini, con potenti da operetta come sono stati Berlusconi, D’Alema, Fini, Renzi e come lo sono adesso Salvini e Di Maio, ancor di più chiniamo il capo con i potenti del mondo.
La nostra religione cristiana in fondo ci invita ad essere pecore e ad invocare il “buon pastore”, ma anche il lupo non è male se vogliamo essere un po’ trasgressivi.
Non so se Paolo Savona spingerebbe la sua critica all’Europa fino a questo punto o in che direzione vada il suo pensiero, siamo però d’accordo che l’Europa così com’è non serve a niente, solo a dare un certo agio ai due capiclasse, la Francia e la Germania, e un briciolo di effimera sicurezza a tutti gli altri; ma questo non vuol dire che ne possiamo fare a meno.
Pensate a cosa ne sarebbe stato della Grecia senza il paracadute dell’euro, avrebbero annunciato il default, il fallimento e si sarebbero aperti per loro anni di duri sacrifici per saldare il debito pubblico, altro che troika; e cosa sarebbe avvenuto di tutti gli stati europei ad economia debole e fortemente corrotti come l’Italia, il Portogallo, la Spagna e l’Irlanda, la tanto vituperata austerità invocata dalla Merkel ha parato il culo a tanti di noi nel corso della crisi iniziata alla fine del decennio precedente e se fosse stata applicata anche prima avremmo evitato del tutto o in parte di entrare con tutte le scarpe nella crisi economica.
Solo gli stati membri poco austeri sono entrati senza criterio e senza controlli nell’economia americana gonfiata, e solo gli stati membri più corrotti hanno aumentato il loro debito pubblico per poter mantenere l’enorme carrozzone politico mafioso e la corruzione che è diventata ormai l’unica forma di ascesa e mantenimento del potere: nascono all’improvviso papaveri politici, dal nulla, non sai perché ci sono, non sai chi li ha messi li, non sai chi li finanzia, ma tutto ad un tratto ti accorgi che sei più povero, che hai meno potere e meno garanzie di prima e che ti dicono che se non vuoi peggiorare la tua condizione devi accettare qualsiasi cosa.
Sei costretto ad esempio ad accettare lavori precari come quello dei bike messenger, in cui per pochi euro devi fare delle consegne in bicicletta in una delle nostre caotiche città, quando ti chiamano loro e rispettando tabelle di marcia e controlli inumani; se poi ti dovesse capitare un incidente, stai tranquillo, perché non hai coperture di nessun genere, non hai garanzie, non esiste l’incidente durante il servizio, nessuno ti pagherà la malattia, la bici è tua e te la ricompri o la ripari a tue spese e potrebbero addebitarti il costo dell’oggetto da consegnare se si dovesse rompere o deteriorare.
Siamo giunti  al populismo, credo che in Italia il merito del prevalere del populista si debba tutto a Silvio Berlusconi, qualsiasi cosa abbia fatto, qualsiasi affare abbia intrapreso, qualsiasi attività abbia svolto, Berlusconi l’ha distrutta fin nelle fondamenta, dopo Milano 2 viene inaugurato al nord un nuovo modo imprenditorial-mafioso di fare edilizia, dopo Mediaset non sappiamo più cos’è il servizio pubblico, lo spettacolo o l’intrattenimento vero in tv, solo finta informazione e tendenziosa, solo uso strumentale dell’informazione, solo vomitevole spettacolo involgarito da masse di dementi che sono ponti a prostituirsi e a degradarsi pur di essere riconosciuti per strada: “Ma tu non sei quel deficiente che ha partecipato all’Isola degli Infamoni e che si è cosparso di guano di topo perché la trasmissione aveva perso qualche tacca di share?”.
Pensate cos’è girato per gli studi di Mediaset (e in quelli della RAI), quali infime nullità sono state scambiate per esperti di qualcosa, per politici, per giornalisti, cosa è stato veicolato nel nome dell’informazione e dello spettacolo; Silvio Berlusconi coma Attila, dove passa lui non cresce più l’erba o come un re Mida al contrario, tutto ciò che tocca diventa spazzatura.
Entrato in politica ha sfruttato le sue doti migliori, l’intelligenza, l’astuzia, la simpatia, la dialettica? Ma neanche per idea, non è particolarmente dotato in nessuna di queste cose, è senza dubbio il peggior comunicatore che esista, ed è simpatico come un calcio sui coglioni, lo tolleriamo perché è ricco, potente e può decidere sul nostro futuro immediato, perché in fondo siamo dei leccaculo.
Ma pensate a quello scambio di battute avvenuto di recente col padre di quella ragazza che voleva come regalo, un padre decente l’avrebbe mandato affanculo, o avrebbe fatto almeno una battuta sarcastica sul vecchio schifoso che sbava pubblicamente per una ragazza che potrebbe essere sua nipote, o lo avrebbe compatito per l’incipiente marasma senile, invece il padre leccaculo, politico di Forza Italia che fa? Controbatte con una battuta più stupida, servile e stantia di quella del suo leader. Perché non gliela regali veramente tua figlia, non le fai un bel fiocchetto regalo e gliela spedisci ad Arcore, magari ti aiuta a far carriera, in breve potresti diventare Brunetta.
Sfrutta proprio l’enorme potere economico e mediatico che possiede, grazie alla totale assenza di scrupoli in quest’uomo e alla sua granitica faccia tosta (le uniche qualità che possiede davvero, tutte le altre sono state dedotte a posteriori, come dire ha successo dunque ha delle qualità che giustificano questo successo, tutto sta a trovarle e, nel caso di Silvio Berlusconi, ad inventarle).
Se aveste conosciuto Bettino Craxi e i suoi tirapiedi o Giulio Andreotti e gli andreottiani davvero e privatamente vi sareste accorti della pochezza di tutte queste persone, invece Craxi è passato per decenni come il politico con le palle o l’ago della bilancia e Andreotti come il nuovo Machiavelli, e persino gente come Cirino Pomicino, Sbardella, Lima, De Michelis e Martelli, per persone competenti, capaci e dotate di un certo carisma o di una certa simpatia.
Ve li ricordate i risotti con Vissani da Bruno Vespa? Oggi siamo al karaoke o peggio, il politico che da spettacolo, non più per apparire competente, e neanche per apparire simpatico, solo per apparire … perché chi non appare non esiste e chi appare conta qualcosa.
Il populismo non è agitare il popolo, non è prendere il popolo a giustificazione del proprio agire, è dare al popolo ciò che il popolo vuole o crede di volere, e se non sa cosa volere, suggerirglielo; è interpretare le paure collettive, è sedare le masse, è aprire orizzonti e prospettive effimere e impraticabili, che però vengono spacciate per efficaci e pienamente realizzabili pur nella loro estrema semplicità (solo che gli altri non ci hanno pensato o non vogliono adottarle per malafede).
Il populismo è dire alla gente, preoccupata dalle notizie (spesso gonfiate) di sbarchi di immigrati da altri paesi, che non ci saranno più sbarchi, che verrà allertato l’esercito, la marina, i lagunari, gli alpini, la guardia costiera, verranno armati i pescherecci, il mar Mediterraneo minato, reticolato, bombardati persino i gusci di noce che vi galleggiano sopra, e che chi è già arrivato qui da noi, per l’incapacità o il tornaconto della sinistra, a causa della Boldrini, verrà rimpatriato grazie ad accordi con gli stati d’origine, con tutti i millesettecentoquarantadue stati da cui provengono, grazie al ricatto che possiamo esercitare perché acquistiamo da loro datteri ed olio d’oliva.
Populismo è dire al popolo che tutti i nostri problemi sono dovuti al nostro ingresso in Europa, alla Merkel, al Giuseppina Boldrini, che inspiegabilmente è stata assunta a Bruxelles con lo stipendio netto mensile di 14.021 euro e 34 centesimi grazie all’interessamento della cugina Laura Boldrini, all’euro, per cui paghiamo tutto il doppio di quando pagavamo in lire.
Basterebbe uscire dall’euro, tornare a battere moneta, la vecchia e gloriosa lira che ci accompagna dai tempi dei romani insieme a denari e sesterzi, svalutarla ( ma di quello non ci sarà bisogno, perché che questa esca dalla zecca di stato, varrà meno dei fogli di giornale ritagliati o dei coriandoli di carnevale), così che aumenteremo le esportazioni e con esse la produzione, le aziende assumeranno, precariamente s’intende, nuovo personale e venderemo i nostri prodotti sui mercati internazionali a prezzi concorrenziali, molto bassi, venderemo tutto per niente, ma in compenso compreremo tutto ciò che ci occorre a prezzi elevatissimi, perché la nostra moneta svalutata sarebbe carta straccia fuori dal nostro territorio e dovremmo acquistare tutto in dollari o, beffardamente, in euro.
È la soluzione migliore per il default, per la bancarotta, il modo più rapido per far crescere a dismisura il debito pubblico, che qualcuno prima o poi ci intimerà di saldare, la via intrapresa già dall’argentina e da altri paesi sudamericani o africani, la via che avrebbe seguito anche la Grecia nel momento in cui ha iniziato a falsificare i bilanci dello stato.
Non so dove stia veleggiando davvero il pensiero politico ed economico di Paolo Savona in questo momento, ma non è difficile capire dove stanno veleggiando Salvini e Di Maio; hanno fatto promesse assurde e impraticabili singolarmente, se le sommiamo diventano fantapolitica, utopia, dabbenaggine, cretinismo, idiozia pura, tutte le coperture delle loro manovre sono, come si suol dire, a babbo morto, se funziona la manovra avremo di che coprirla, un’assurdità totale.
Pensate alla straventilata eliminazione della legge Fornero, una legge iniqua certamente, e fatta anche da cani, ne convengo, ma che portò nelle casse dello stato tanti bei soldini liquidi subito, di cui c’era tanto bisogno perché eravamo ad un pelo dal baratro, baratro dove ci avevano portati i Totò e Peppino della politica di allora: Berlusconi e Tremonti … ve li ricordate quando andavano insieme a Bruxelles più volte per mostrare cosa intendevano fare per affrontare la crisi?
La vuoi abolire? Bene, ma dove trovi i soldi per compensare la perdita che ne avresti? E non dirmi che li prenderai combattendo l’evasione fiscale, anzi arrestando gli evasori, primo perché non hai ancora in tasca i soldi degli evasori e non è detto che riuscirai mai ad averli, mentre l’ammanco inizia già subito dopo l’abolizione della legge, e poi, ma ti pare serio che uno che vuole davvero combattere l’evasione, che anzi vuole anche arrestare li evasori, si presenti alle elezioni alleato con un leader di partito condannato per evasione fiscale, che no n ha mai fatto un giorno di carcere e che ha preso in giro tutti quanti con quella pagliacciata della condanna ai servizi sociali a Cesano Boscone?
Uscire dall’euro è la loro soluzione, io sono convinto che entrambi ci credono, credono (consigliati da qualcuno ovviamente) che sarà una cosa buona per l’Italia uscire dalla moneta unica e credono che la Merkel abbia davvero costruito un’Europa che avvantaggia solo la Germania e al massimo la Francia; per questo Salvini non è da ieri che denigra l’euro e la Merkel, e parla dell’uscita dall’euro e forse dall’Europa come la soluzione di tutti i mali dell’Italia, per questo qualche giorno fa Beppe Grillo ha annunciato un referendum sull’euro.
All’inizio avevo creduto si trattasse di una mossa populista per raccogliere qualche voto in più fiutando il vento e cavalcando le carte che sembrano vincenti al  momento, se parli con qualcuno in giro è radicata questa convinzione anti europeista e antieuro, e la Germania e la Merkel godono della stessa simpatia del capoclasse, in vista di nuove elezioni, come sembrava probabile a causa dello stallo politico in cui ci trovavamo, trovarsi dalla parte antieuro era d’obbligo per un populista.
Ma poi ho notato che i pentastellati continuano a parlare di referendum anche adesso che un governo con la Lega è alle porte, segno che deve trattarsi di un accoro preciso preso sotto banco: facciamo il referendum antieuro, subito, sull’onda del successo elettorale e della crescita dei consensi potrebbero anche vincerlo, e in questo caso un ministro dell’Economia antieuro in grado di gestire l’uscita dalla moneta unica e traghettarci in un’economia statale è d’uopo, non se ne può fare a meno.
Bisognerebbe, per onestà intellettuale, avvertire lor signori che quando si indice un referendum lo si potrebbe anche perdere, lo sa bene Matteo Renzi che, credendosi in una posizione di forza visto che si dicevano tutti renziani e che alle elezioni europee il PD era giunto allo straordinario risultato senza precedenti del 40%, indisse un referendum per imporre le sue riforme costituzionali, bocciate dal Parlamento, volle forzare la mano a tutti, volle personalizzarlo, volle dichiarare o vinco o me ne vado, e lo perse … il giorno dopo non c’è più un renziano neanche a pagarlo in oro, persino Recalcati lo aveva fuorcluso.
L’uscita dall’euro sarebbe una catastrofe per l’Italia, è già stata ed è ancora molto dura per la Gran Bretagna, ma loro sono inglesi e non si lamentano, certo hanno perso ogni privilegio e ogni vantaggio di appartenere all’area dell’Unione Europea, ma loro riescono a compensare perché sono sempre stati ottimi mercanti, hanno accordi di ferro con la loro ex colonia americana, anche se ciò probabilmente costa loro il fatto di essersi consegnati politicamente mani e piedi alla politica estera USA, e possono contare sul Commonwealth, un accordo politico-economico con 53 stati membri, la maggior parte dei quali sono ex colonie britanniche, in cui gli scambi commerciali sono vantaggiosi e privilegiati.
Il giorno stesso in cui prevarrebbe la volontà antieuropeista crescerebbe lo spread, il BTP, il Bund, lieviterebbe il pane, si aprirebbero i sette sigilli dell'apocalisse e con essi le cataratte del cielo e apparirà da oriente un mostro alato con quattordici teste … insomma, ci siamo capiti, no?
È pur vero che lo spread, il debito pubblico, ecc, non sarebbero avvertiti subito come recessione e impoverimento, anzi, è probabile che all’inizio ci sarebbe un effimero benessere, una nuova Milano da bere, e che una bottiglia di Martini costi meno di una Coca Cola, o un pranzo al Toulà meno di un panino da McDonald.
Saremo i cinesi d’Europa, i mercati sarebbero invasi della nostra merce a basso costo, questo consentirebbe forse di avere qualche soldo per il reddito di cittadinanza, per abolire la Fornero, per applicare la flat tax, appena qualche mese, fino all’inverno, quando ci troveremo a dover comprare il gas per il riscaldamento domestico in lire, o in lire convertite in dollari, quando dovremo pagare il petrolio in dollari, quando dovremo pagare ai francesi l’energia elettrica per illuminare i neon della Milano da bere.
A questo Savona ci ha pensato? Ai leghisti e ai pentastellati non lo chiedo se ci hanno pensato, se sapessero pensare non avrebbero votato per la Lega o per il M5S. Ma a voi, ex compagni di sinistra che avete votato per i Cinque Stelle si che lo chiedo se ci avete pensato? E cosa ne pensate di un governo con Salvini? Dite la verità, non vedevate l’ora di ritornare alla Lira, vero? O di diventare anche voi “sovranisti”. Mi sono informato prima di parlarne, ho capito che i tronisti sono una cosa e che i sovranisti sono un’altra, appartengono a tribù diverse e da sempre in guerra fra loro.
il sovranismo non è poi niente di complicato, come non lo era a suo tempo il tronismo, all’epoca quando sentii quest’ultimo termine per la prima volta non avevo la minima idea di cosa fosse e a chi si riferisse, poi me lo spiegarono, non è un concetto molto complicato, anche se tuttora mi sfugge il senso dell’esistenza di queste persone, del perché Dio, la Natura o l’Evoluzione abbiano consentito l’esistenza a queste forme di vita.
Altrettanto semplicemente si può spiegare il sovranismo, che detto in parole povere si può semplificare con: “Ca cummannammu nuie, e ce ripigliammo tuttu chillo ca è u nuosto!”.

* Le immagini le aggiungerò in seguito.



mercoledì 16 maggio 2018

MAGLIA ROSSA



Make Israel great again ... osservate bene i confini dello stato di Israele che Theodore Herzl, il fondatore del sionismo, auspicava; comprendono l'attuale Israele, la Giordania, gran parte della siria, un pezzetto di turchia (tanto per non farsi mancare nulla), parte dell'Iraq e il nord dell'Arabia Saudita ... roba da far scoppiare la terza guerra mondiale, se possiedi l'atomica e hai la protezione del più coglione dei presidenti USA. 

Roger Waters (Pink Floyd), scrive con lo spray le parole ‘No Thought Control’ su un tratto del muro di separazione in Cisgiordania.






Il giornalista israeliano Kobi Meidan che lavora presso la Israel Army Radio,  ha pubblicato sul suo profilo Facebook un post in cui diceva di “vergognarsi di essere israeliano”, in riferimento alle proteste del giorno prima in tutta la Striscia di Gaza che hanno portato agli scontri con le Forze di difesa israeliane (Idf) e alla morte di almeno 18 persone. Ora rischia il licenziamento.

Queste mappe parlano da sole, hanno ridotto i palestinesi ad una riserva indiana.


Ahed Tamini nel dicembre del 2017 schiaffeggiò un soldato israeliano nel corso di una protesta a Nabi Salih (Hebron) contro l'ennesima occupazione israeliana di nuovi territori palestinesi; a causa di ciò è stata arrestata dai militari israeliani e ha patteggiato una condanna ad otto mesi di prigione e al pagamento di 5000 shekel per aggressione, incitamento alla rivolta e lancio di pietre. Viene taciuto che Tamini schiaffeggiò il militare dopo che un suo cugino di 15 anni era stato colpito alla testa da un proiettile d'acciaio rivestito di gomma, che lo aveva colpito da distanza ravvicinata e lo aveva ferito gravemente. Ahed Tamini aveva 16 anni quando questo è successo, ora ne ha compiuti 17.


Proteste in Sicilia e in Campania per il Giro d'Italia partito da Gerusalemme; gli israeliani per dare visibilità all'evento sportivo hanno organizzato questo ennesimo bel crimine contro l'umanità. La maglia del giro non è più quella rosa, consueta, data l'occasione si è preferito il più adatto rosso sangue.


























Questi imbecilli sono giovani israeliani, residenti nei territori della Palestina occupata; in vista della marcia pacifica per ritornare nelle loro case, marcia simbolica s'intende, hanno attrezzato questo osservatorio per non perdersi quello che hanno definito come "The best show in town", ovvero il tiro al piccione che i militari israeliani hanno effettuato sui manifestanti palestinesi pacifici e disarmati che volevano oltrepassare i gate che separano i due territori.


Questuomo non parteciperà più a nessun giro ciclistico.





Come gli israeliani vorrebbero essere ....




Quel gran pezzo della Ivanka ...



Ahed Tamini












Bastardi, assassini!