«“Pure tu sei addiventata
zoccola!”, “Si!”. “E denari l’hai fatte?”, “Si!”, “Meglio accussi, mo’ chiudi
bottega e ce spusammo subito, ci sta poco tiempo, io voglio figli, molti,
25-30, noi dobbiamo diventare tanti e forti, perché ci dobbiamo difendere. Fra poco ci scanneremo a vicenda per un
bicchiere d’acqua, pe’ nu piezzo e pane, è pe chesto c’havimmo a essere assai,
pe ce difendere. Hai capito?”. “I’ t’aggio sempe voluto bene, i’ so’ pronta!”.
“Subito! Nun ce sta tiempo!”. “Pasquà, ma che dici? Nun te preoccupà, ringrazia
a Maronna che t’ha fatto ‘a grazia e turnà. Nun ce pensà chiù, è passato.
Chello che è stato è stato, chi ha avuto ha avuto e chi ha rato ha rato!
Guardate, guardate figlio mio tu stai na bellezza, mo’ è finita, nun ce pensà
chiù a ste miserie. Pasquà tu si vivo, vivoooo”. “Si, so vivo!”».
(Pasqualino settebellezze, di Lina
Wertmüller, con Giancarlo Giannini
e Francesca Marciano, dialogo
finale).
Pasquale Frafuso, detto Pasqualino
Settebellezze proprio perché è tutt’altro che bello eppure non si capisce
come faccia ad avere successo con le donne, è proprio “ ‘o sfaccimm e l'uommene”, un uomo da nulla, “ ‘n’ommo e niente” insomma.
Unico maschio in una famiglia
composta da sette donne (la madre e sei sorelle), poveri in una società feroce
che tende a sfruttare il debole come la Napoli degli anni 30, Pasqualino, che
non è un pilastro d’uomo, anzi è piuttosto male in arnese (interpretato da un
Giancarlo Giannini più magro del solito e vestito appositamente con abiti
eccessivamente larghi, lunghi ed ampi che lo fanno apparire più piccolo di
quanto non sia in realtà), cerca disperatamente di mantenere tutta la sua
famiglia sul cammino del decoro, del rispetto e dell’onore.
Data la scarsità di mezzi
economici, la famiglia convive con un’altra (divisi da una cortina di tende, ma
in realtà senza poter godere di una vera e propria privacy, anzi vivono immersi
nella promiscuità, e le pacche nel sedere, che sembrano essere gradite e accolte con un sorriso, sono molto frequenti e sembrano un modo abituale dei maschi di quell'ambiante di salutare le donne).
Madre, sorelle e conviventi,
tutte le donne di casa insomma, lavorano alacremente a cardare la lana per
confezionare materassi, un lavoro non certo prestigioso, anzi piuttosto umile e
ripetitivo, anche poco remunerativo, ma è pur sempre una fortuna averlo e
mantiene decorosamente tutta la famiglia.
In particolar modo permette al gallo di casa, a Pasqualino, di andarsene in giro per Napoli con la falcata elastica di chi non “tiene pensieri”, fischiettando, corteggiando le ragazze, sempre ben vestito e ben calzato, col baffetto da sparviero molto ben curato e con i capelli costantemente unti di brillantina e tagliati secondo la moda, con l'occhio di triglia e i modi da guappo.
In particolar modo permette al gallo di casa, a Pasqualino, di andarsene in giro per Napoli con la falcata elastica di chi non “tiene pensieri”, fischiettando, corteggiando le ragazze, sempre ben vestito e ben calzato, col baffetto da sparviero molto ben curato e con i capelli costantemente unti di brillantina e tagliati secondo la moda, con l'occhio di triglia e i modi da guappo.
Ma non ha fatto i conti con
l’infinita stupidità femminile quando questa si coniuga alla massiccia
svalutazione di sé, della propria bellezza, della propria avvenenza, realizzando di non piacere a nessuno; anzi trasforma questo sentimento nell'opposto, nel sentirsi affascinante e di poter piacere a tutti.
Quando si risolve ad elemosinare un briciolo d’amore da un uomo pure quando questo amore palesemente non c’è, ed è sostituito dallo sfruttamento (pensate per un attimo alle recenti vicende dell’ex ministro Federica Guidi, che si definiva “sguattera del Guatemala”).
Quando si risolve ad elemosinare un briciolo d’amore da un uomo pure quando questo amore palesemente non c’è, ed è sostituito dallo sfruttamento (pensate per un attimo alle recenti vicende dell’ex ministro Federica Guidi, che si definiva “sguattera del Guatemala”).
La sorella maggiore Concettina
(interpretata dall’attrice Elena Fiore),
stanca di cucire materassi, alla tenera età di trentasette anni, goffa e
volgare nei movimenti, esteticamente brutta e canoramente stonata e con la voce
rauca, viene colta dalla vaghezza di calcare il palcoscenico, di cantare e di
ballare, di diventare una donna di spettacolo di successo, acclamata e
applaudita.
Come se ciò non bastasse, si
innamora di un certo “Totonno e Diciotto
Carati”, altro personaggio di mezza tacca il cui nome altisonante e
l’immagine di sé grandiosa serve a occultare la reale miseria di ciò che si è,
il quale dietro ad un teatro di periferia alquanto sgangherato nasconde la sua
vera attività, che è quella del magnaccia.
Concettina viene irretita con la
possibilità di esibirsi nei migliori teatri e, forse, anche con la promessa di
un matrimonio, in realtà ben presto si trova nel locale del suo “fidanzato” in
abiti discinti ad accogliere i clienti; è qui che, su segnalazione, la trova il
fratello e, nel tentativo di riportarla a casa, viene fermato dal Totonno con
due schiaffi.
Pasqualino non è certo migliore
di lui, entrambi non fanno un vero lavoro per vivere, entrambi sono mantenuti
dalle donne, entrambi hanno un senso della dignità e dell’onore che è
tipicamente mafioso; Pasqualino non può accettare la pubblica umiliazione
subita, ed è così, da questo momento, che si mette in mano alla camorra,
impersonata da Don Raffaele che lo consiglia di eliminare il suo rivale, se
vuole riacquistare l’onore e si offre di procurargli una pistola e un piano per
ucciderlo.
Con qualche difficoltà Pasqualino
uccide davvero Totonno poi, come consigliatogli da Don Raffaele, si accinge a
tagliarlo a pezzi e metterlo in tre valige, per poterlo trasportare meglio;
giunto in stazione però, a causa del suo agire maldestro e di una serie di
contrattempi, viene scoperto col cadavere nelle valige ancora in suo possesso e
arrestato.
Gli avvocati della camorra, ormai
Pasqualino è un pupo nelle loro mani, contribuiscono a farlo ritenere infermo
di mente e ad evitargli il carcere a vita sostituito da 12 anni da scontare nel
Manicomio Criminale di Aversa; più che Settebellezze avrebbero dovuto chiamarlo
Settefortune, perché la sua insanità mentale lo preserva dal partecipare ad uno
dei più assurdi e sanguinosi conflitti di tutti i tempi, la Seconda Guerra
Mondiale, migliaia di giovani sani di mente, infatti, vengono inviati al fronte
a combattere e molti di loro non faranno più ritorno.
Ma Pasqualino, che è riuscito a
conquistarsi la fiducia dello staff medico, viene lasciato relativamente libero
all’interno del manicomio, dove svolge qualche lavoretto di pulizia in cambio
di qualche privilegio, si caccia di nuovo nei guai perché viene sorpreso a violentare una donna
legata in un letto di contenzione; questo episodio molto grave fa si che egli
perda ogni protezione e ogni privilegio ed è costretto ad arruolarsi
nell’esercito per essere inviato in Russia.
Qui, insieme al compagno
Francesco, disertano e tentano di ritornare a casa attraversando la Germania,
ma vengono miseramente catturati dai nazisti e condotti in un campo di
concentramento; Pasqualino pur di sopravvivere alla follia del campo di
sterminio e alla crescente ferocia dei nazisti che presagiscono la sconfitta e
si accaniscono ancora di più contro tutti coloro che ritengono nemici, decide
di sfruttare il suo inspiegabile fascino con le donne e di sedurre nientemeno
il feldmarescialllo Hilde, un donnone che comanda con polso di ferro il campo
di concentramento.
Ricorda in quegli istanti
drammatici che sua madre gli diceva che in ogni donna, se sai scavare bene,
troverai un po’ di miele … in ciascuna, ma proprio in tutte tutte? Ho i miei
dubbi, ci sono donne senza miele, o il cui miele non è destinato a te in nessun
caso, Pasqualino dunque rischia e anche parecchio, perché Hilde è pur sempre "è
una sadica e feroce assassina", come gli ripete Francesco.
Ma lui insiste e smuove qualcosa in
quell’ammasso di carne e disciplina, cosa smuove non è chiaro, ma per i fini di
Pasqualino poco importa, da quel momento diventa l’amante … o meglio, l’uomo di
monta, della comandante del campo, diventa un kapò della sua baracca e si
macchia delle peggiori infamità, come selezionare i detenuti da fucilare perché
accusati di furto di viveri e, in un crescendo drammatico e degradante, uccide
con le sue stesse mani Francesco, l’amico di molte vicissitudini e sventure,
che stanco di subire si ribella a quella grandiosa assurdità.
Quando la guerra finisce e i
soldati sovietici (non americani, come ipocritamente narra Roberto Benigni nel suo La
vita è bella, nella speranza di racimolare un oscar, che poi ha vinto
davvero e forse l’avrebbe vinto senza quella piaggeria) liberano i detenuti
sopravvissuti ai campi di concentramento, Pasqualino se ne torna a casa nella
sua Napoli, si accorge che tutte quante le sue sorelle sono “addiventate
zoccole”, anche la ragazzina il cui sguardo moriva dietro al suo profilo è
pesantemente truccata e non si contano più i soldati stranieri con cui è andata
a letto.
Nell’Italia “liberata”,
semidiroccata dai bombardamenti, povera di viveri perché i raccolti erano
andati distrutti o erano marciti sulle piante in assenza di chi li cogliesse,
col mercato nero che proponeva i beni di prima necessità a prezzi improponibili
e con il razionamento che li distribuiva in quantità insufficienti dopo lunghe
file, fare la vita, battere il marciapiede, ricevere uomini era diventato il
mestiere più redditizio con tutti quei soldati americani, inglesi, indiani,
canadesi, australiani e nord americani nel nostro territorio.
Ma anche lPasqualino era
“addiventato zoccola” vendendosi a Hilde nel campo di concentramento, e chissà
quante altre volte si era venduto (e continuerà a vendersi) pur di sopravvivere;
quanti intorno a loro erano “addiventate zoccole” pur di continuare a
galleggiare, pur di ritagliarsi in centimetro di terra o di cielo .. politici,
militari, burocrati che gettavano al vento ogni loro ideologia, ogni credo,
ogni religione, e diventavano ipso facto
antifascisti convinti e capitalisti integrali.
Le loro donne indossavano le
vesti americane, mangiavano cioccolata, fumavano camel o marlboro, ballavano il
twist o il booghie booghie, gli uomini facevano i magnaccia, erano per così
dire comprensivi, per bisogno o per privilegio, i loro figli lustravano le
scarpe agli ufficiali o ai sottufficiali, nascevano bambini di colore … Io nun
capisco 'e vvote che succere, e chello ca se vere nun se crere. E' nato nu
criaturo, è nato niro, e 'a mamma 'o chiamma gGiro, sissignore, 'o chiamma
gGiro.
I figli, i nipoti e i pronipoti
di Pasqualino Settebellezze sono fra noi, si sono moltiplicati, hanno
sgomitato, hanno studiato, fanno politica, amministrano la cosa pubblica, sono
burocrati asserragliati in qualche ufficio, pronti a vendere cara la pelle e a
ricattare ogni amministrazione che voglia ben apparire (non necessariamente ben
fare), fanno impresa … o meglio, approfittano di ogni buona occasione per
ricavarne soldi e potere, senza amare niente e senza produrre niente di
rilevante.
Sono ossessionati dalla loto
riproduzione, dall’essere in tanti, dall’essere forti, e se la riproduzione
genetica non basta, fanno proselitismo, invocano conversioni, esercitano
intimidazioni, moralismi, verso chi è diverso da loro, fino alla caccia alle streghe
e al rogo più o meno simulato.
Un uomo libero non vuole che
tutti gli altri indistintamente siano uguali a lui, che pensino come lui, che
si comportino come lui, tollera e auspica, anzi, la differenza, ne trae linfa
vitale di confronto; ma questi tremebondi individui che si affastellano dietro
un totem politico, religioso o pseudo scientifico e naturalistico cercano
l’omologazione, tendono a piallare qualsiasi differenza, anche a costo i
costringere, anche a costo di piegare e di distruggere … e per poter piegare un
uomo libero hanno bisogno della forza, devono essere in tanti.
D’altronde l’hanno già fatto, la
storia parla chiaro, in duemila anni il cristianesimo ha spianato
sistematicamente ogni oppositore gli si sia presentato nel suo cammino, come
ogni mafia che si rispetti, non è prevista la convivenza, la tolleranza, la
loro esistenza esclude ogni diversità, a costo dello sterminio … il nazismo è
l’espressione più alta e più organizzata del cristianesimo e di ogni religione
monoteista, per cui la propria “verità” esclude ogni altra verità, il proprio
dio esclude l’esistenza di ogni alto dio … e i risultati sono sotto gli occhi
di tutti, basta vedere ciò che sta accadendo in Palestina, o in Siria, o anche
qui da noi in Occidente a partire dall’11 settembre 2001.
Duemila e passa anni dopo
l’avvento di Cristo è cambiato qualcosa nell’umanità? Siamo migliorati o, al
contrario, ci scanniamo fra di noi con più convinzione e con meno sensi di
colpa di prima, perché crediamo che sia un dio che lo vuole? Quanti sacerdoti,
imam o rabbini hanno invocato la guerra santa, hanno benedetto le armi? Quanti
hanno stretto accordi con i più feroci carnefici pur di perseguire i soliti
obiettivi: prestigio e potere?
Se venisse il vostro Cristo sulla
terra cosa ne penserebbe della vostra indifferenza, del vostro cinismo, della
vostra imbecillità di fronte ad una tragedia come quella dei migranti che
bussano alle nostre porte per chiedere asilo … “Perché io ho avuto fame e mi avete dato da
mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete
ospitato, 36 nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e
siete venuti a trovarmi” (Matteo, 25, 35-36).
Questi individui sono, come
Pasqualino, deboli con i forti e forti con i deboli, come lo è ogni fascismo
che si rispetti (approfitta della matta legata nel letto di contenzione nel
Manicomio Criminale di Aversa, si
prostituisce in maniera degradante con la comandante del campo di concentramento),
e sono “addiventati zoccole” tutti
quanti … un parapiglia, non ci si capisce più nulla.
Politici che sembrano messi li
dal potere economico perché facciano i loro interessi, giornalisti che
celebrano i politici “deviati”, figure istituzionali che hanno propugnato per
anni il libero mercato, la globalizzazione, la libertà e la convenienza come
unico criterio d’impresa, l’apertura delle frontiere per la libera circolazione
delle merci e non dicono una parola sugli innumerevoli muri che vengono eretti in
Occidente per tentare di arginare la povertà, la disperazione, la speranza di
una vita migliore, che noi stessi abbiamo provocato e suscitato.
Muri che mortificano fino ad
uccidere la nostra poliedricità e la nostra umanità e fanno emergere solo
chiusure, egoismi, grettezze e meschinità, per questo dico a voi, che ancora
possedete un briciolo di sensibilità, di umanità, qualche lampo di
intelligenza, di fare figli, molti, “25-30, noi dobbiamo diventare tanti e
forti, perché ci dobbiamo difendere. Fra
poco ci scanneremo a vicenda per un bicchiere d’acqua, pe’ nu piezzo e pane, è
pe chesto c’havimmo a essere assai, pe ce difendere”.
Fate un po’ come vi pare, se
siete giovani usate il metodo tradizionale, o il viagra, o le tecniche
assistite, l’adozione o l’utero in affitto, educate i figli degli altri se
siete insegnanti, ma trasmettete a chiunque vi capiti a tiro il bagliore della
vostra umanità, qualche lampo di conoscenza, la curiosità verso l’ignoto e,
soprattutto il dubbio.
Perché tutti i conflitti derivano
da certezze assolute, mentre dal dubbio deriva ogni ulteriore ricerca e ogni
passo avanti dell’umanità e, visto che parliamo di dubbi, permettetemi di
dubitare anche di questo mio appello alla prolificazione, io non ho figli, non
penso di averne e non ho smanie di adottarne o di seminarne in uteri peregrini,
ogni fascismo ha propagandato la figura dell’uomo come carne da macello per le
guerre o come muscoli per la produzione e la donna come ristoratrice e come
fucina per la riproduzione.
Non tutti i fascismi si sono
sempre francamente definiti fascismi, e persino il fascismo non era “fascismo” prima
di conoscerlo e di vedere dove sarebbe andato a parare, solo in pochi avevano
compreso fin dal suo esordio cosa sarebbe stato, non a tutti era sembrato da
demonizzare, anzi riscuoteva simpatie nella media borghesia di Paesi come la
Francia, l’Inghilterra, la Svezia, che pure finirono per combatterlo.
Talvolta il fascismo si è anche
chiamato liberalismo (un liberale è un fascista in giacca e cravatta e
Mussolini non sarebbe andato al governo senza l’appoggio dei liberali), o
democrazia cristiana (perché il cristianesimo ha una struttura profondamente
verticistica e profondamente fascista, non a caso sigla due grandi e strategici
accordi sia col fascismo in Itali, sia col nazismo in Germania, in funzione
anti-comunista).
Oggi da noi si può chiamare anche
Lega, o insinuarsi nei movimenti populisti come l’M5S o Forza Italia, ma è
strutturale anche nel PD, ridotto ad espressione momentanea dei cosiddetti “poteri
forti” (chiesa, mafie, lobby economiche, massoneria …) che all’ombra di un
ragazzotto ambiziosetto messo li apposta con tutto il circo equestre di persone
ricattabili per ambizione, stupidità, amicizie e sodalizi discutibili, fanno i
propri affari come e meglio di prima.
A volte ha l’aspetto di un tizio
calvo, tarchiato, tracagnotto, con la mascella volitiva e con pose da buffone
che viene scambiato per un grand’uomo, altre volte può sembrare un manichino
della Rinascente con dei ridicoli baffetti e un modo di agitarsi e di parlare
francamente isterico, altre volte ancora può assumere la fisionomia del grande
vecchio saggio col capo canuto, o quelle di un giovane di belle speranze, un
chierichetto o un boy scout … ma mai egli prende su di sé la possibilità del
dubbio, mai parla a partire da sé, ma sempre in nome di qualcosa di più grande,
di trascendente, che dovrebbe imporsi a prescindere.
Tra Croce che diceva che iul fascismo è stato un incidente e Gobetti che parlava di biografia di una nazione ho pochi dubbi. La storia non si ripete mai uguale ma si ripete se non la si conosce e i meccanismi di autoassoluzione proliferano continuamente. Questo è un paese con un deficit di cittadinanza grosso come il mare, forse, paradossalmente per un "eccesso" di poteri che con troppi galli non albeggia mai, ecco noi attendiamo l'alba all'ombra dell'Italia quando non era ancora Italia e mai c'è diventata. Qualcuno diceva che ora tocca fare gli italiani, mah, secondo me è tempo perso, infatti è morto prima di farli. Ma ad essere del tutto sincero non so davvero se questa amarezza ormai valga solo per l'italia, giusto questa mattina mi veniva una triste considerazione dopo l'affondamento della barca di disperati, mi è passato in mente il messaggio dei rappresentanti di questa europa se per un attimo fossero infettati dal virus della sincerità. affondati 400 migranti, l'europa ringrazia. Questo direbbero quei delinquenti che troneggiano per costruire il futuro, sarà grande il futuro nelle mani dei figli di questa o quella lupa. Ti saluto.
RispondiEliminaGli italiani li hanno fatti i quiz a premi di Mike Bongiorno, i programmi dozzinali delle reti Mediaset, la chiesa che dalle migliaia di pulpiti dirigeva migliaia di greggi di pecorelle pronte per la tosatura e arciconvinte di essere o di poter essere i tosatori altrui.
RispondiEliminaMa questa sarebbe una visione molto parziale se non includessimo la massiccia influenza che gli USA hanno esercitato ed esercitano in tutta Europa (e qui ho cambiato livello), ci siamo sentiti John Wayne, Gary Cooper, Marlon Brando, James Dean, Al Pacino, Robert de Niro, Leonardo di Caprio, Brad Pitt ….
Con uno scarto di 15/20 anni circa abbiamo assorbito la cultura statunitense, adesso ci ritroviamo negli stati Uniti degli anni 90, non vedi anche tu i Bush e i Clinton italiani, siamo alle prese con l’immigrazione, con i problemi in Medio Oriente, la Guerra Fredda è finita ed è iniziata quella tiepida o quella calda (dipende dalla distanza tra noi e il fuoco), fra poco avremo anche noi i nostri attacchi terroristici nel nostro suolo, i nostri poliziotti già iniziano a massacrare a manganellate i giovani certi di godere dell’impunità, e fra poco qualche minorenne inizierà ad imbracciare un kalashnikov e a fare strage nelle scuole.
La cultura, quella vera, se ancora esiste, è invisibile o appannaggio di pochi, esistono però montagne di panna montata che ne fanno le veci, e i cui produttori sono sovraesposti mediaticamente per vendere la loro ultima fatica, che diventa un best seller e viene dimenticato solo l’anno dopo, quando qualche altro guru ti indicherà la via della felicità.
Ovviamente, in tutto questo, altri 400 disperati che annegano nel Mediterraneo sono soltanto un dettaglio o, peggio, un pretesto per avere visibilità e consensi … no, non esiste una regia, da nessuna parte, inutile cercarla, siamo entrati in un delirio che ci trascina in basso come un vortice e dal quale nemmeno chi ha la vista più acuta riesce a vedere l’uscita.
Ciao
Spero tu possa vederlo, è un ragazzo della tua terra e merita di essere conosciuto, guarda questo video. Forse un po' di speranza ci fa bene, a entrambi, e lui ne da. Ciao.
RispondiEliminaBellissimo, è veramente in gamba sto Roberto Lipari, non ne avevo mai sentito parlare, ma mi piace, perché fa una comicità intelligente, non concede molto alla battuta facile, alla volgarità ... grazie per avermelo segnalato.
RispondiEliminaCiao
Caro amico Garbo, hai una lucidità impressionante. Da un film di rara bellezza passi alla storia dei giorni nostri in un susseguirsi di avvenimenti mozzafiato. Condivido appieno.
RispondiEliminaUn caro saluto.
triton
Ciao Triton, ben ritrovato e grazie di cuore per il tuo complimento, in fondo se una persona come te ritorna di tanto in tanto anche dopo anni, vuol dire che qualcosa di positivo l'ho lasciato nelle pagine del mio blog e che il blog stesso è un'esperienza che val la pena di vivere. Riguardo alla lucidità, ti confesso che cerco soltanto di rallentare il declino dovuto all'età, non rileggo più i post di qualche anno fa per non deprimermi :-)
RispondiEliminaUn caro saluto a te