venerdì 3 aprile 2015

L'ADULTERA 1


Ringrazio la mia cara amica Ines per questa immagine.


Peter Bruegel il vecchio, Adultera



“Gesù andò al monte degli Ulivi. Sul far del giorno ritornò nel Tempio e tutto il popolo si accalcava intorno a lui. Gesù si sedette e si mise a insegnare. Allora gli Scribi e i Farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio e, postala in mezzo, gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Or Mosè, nella legge, comanda che tali donne siano lapidate. Tu che ne dici?». Essi dicevano questo per metterlo alla prova e poterlo accusare. Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito in terra. Poi, siccome insistevano, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, scagli la prima pietra contro di lei». E chinatosi di nuovo, seguitò a scrivere in terra. Quelli, udito ciò, uno dopo l’altro se ne andarono tutti, incominciando dai più vecchi fino agli ultimi, sicché Gesù restò solo, con la donna in mezzo. Allora Gesù, alzatosi, le domandò: «O donna, dove sono andati? Nessuno ti ha condannata?». Ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù: «Nemmeno io ti condanno: va, e d’ora in poi non peccare più»”.
(Giovanni, 8, 1-11).

Pieter van Lint, Cristo e l'adultera

Vasiliy Polenov, Jésus et la femme adultère

Rocco Marconi, L'adultera, 1525c



Non mi occuperò di proposito dell’interpretazione che di questo brano del Vangelo ha dato la chiesa cattolica perché lo trovo molto riduttivo, moraleggiante e legato a doppio filo a sostenere le politiche basate attualmente sulla famiglia come nucleo di perpetuazione del cristianesimo e dei suoi valori: con tutto questo bagaglio ideologico, l’esegesi cattolica impoverisce enormemente la ricchezza e la straordinaria umanità di queste parole.
Il brano è molto breve ed è evidente che si tratta di una pericope, cioè di qualcosa di inserita dopo, incastonata arbitrariamente all’interno di un discorso sulla “natura” di Gesù, una narrazione che senza senso alcuno va a spaccare un discorso teologico; quasi sicuramente non è stata scritta da Giovanni, lo stile, il vocabolario usato e il contenuto ne tradiscono una paternità diversa, alcuni dicono possa appartenere a Luca, ma non esiste alcuna certezza.
Rimando a questa pagina chi volesse saperne di più in proposito, quello che mi preme trasmettervi adesso è che nelle prime versioni dei Vangeli la pericope non esisteva, è stata aggiunta dopo, perché qualcuno, evidentemente, considerava molto importante che questa scena fosse trasmessa e, nonostante i problemi filologici che crea, nessuno ha mai pensato di rimuoverla.
Il testo è molto scarno, un racconto breve, quasi un lampo nella vita di un personaggio che è diventato il più importante in assoluto per l’Occidente, il dialogo è molto povero e anche l’azione dei vari personaggi chiamati in scena è minima, poi, come in tutti i testi biblici, lo spessore psicologico dei protagonisti non è nemmeno sfiorato. Leggendolo ho avuto l’impressione che ogni espressione, ogni parola, ogni pausa rimarcata dalla punteggiatura, sia importante, perché qualsiasi segno grafico diventa senso e ritmo di una narrazione che ci esprime una grande verità; ho pensato che, per capire davvero questa verità, avrei dovuto tradurre in azione, in movimento, le scarne parole, di metterle in scena come fanno i pittori, gli attori del cinema e del teatro.
I vari film in cui questa scena viene inserita (Gesù di Nazareth di Zeffirelli o, peggio, le pellicole americane) hanno il difetto di mettere a fuoco la sagacia di Gesù nel confondere i suoi nemici e la perfidia stessa di questi nemici, e la stessa cosa fanno i pittori (Agostino Carracci, Peter Bruegel, Jacopo Bassano, Paolo Veronese, Lorenzo Lotto, Lucas Cranach, Tiziano, Rembrandt, Tiepolo, …), che mettono a fuco un qualche gesto di Gesù, lo stupore degli Scribi e dei Farisei, la ferocia della folla, mentre lei, l’adultera, la vera protagonista di questa scena, è soltanto un mucchio di carne posta “in mezzo a loro”, oggetto passivo di un gioco in cui lei non conta niente, non vale niente, ma ciò che si deciderà inciderà sulla sua carne, sul suo diritto alla vita o alla morte.






Mi sarebbe piaciuto vedere inserita nel film di Pasolini questa scena, sarei stato curioso di vedere come l’avrebbe affrontata, ma Pier Paolo preferisce interpretare il vangelo di Matteo, dove più che negli altri vangeli risalta l’umanità del Cristo e di tutti i protagonisti principali, forse sarebbe riuscito a farci intravedere anche qualche brandello di umanità di questa donna, che da sempre è destinata ad essere il simbolo del peccato e nient’altro.
Dalle prime battute del testo sappiamo che Gesù è in Gerusalemme, siamo dunque negli ultimi giorni della sua vita terrena, ed è ormai conosciuto e venerato come un profeta o come un messia; risale solo a qualche giorno prima il suo ingesso trionfale nella città durante la domenica delle palme.
Di giorno predica, di fronte ad una folla che “si accalca” intorno a lui, solo qualche giorno prima aveva cacciato in modo violento i mercanti dal Tempio, ne parlano tutti i Vangeli, ma è da ritenere che fosse stato più un gesto simbolico che definitivo, con molta probabilità i mercanti erano tornati subito dopo ad occuparsi dei loro affari, mentre di notte si rifugiava nell’orto degli ulivi, un luogo segreto che conoscevano solo lui e i suoi discepoli, e dove potevano trovare un po’ di intimità senza essere assediati dalla folla notte e giorno.
Gesù “insegnava”, “ammaestrava”, “istruiva” la folla (secondo l’interpretazione che preferiamo), vale a dire che trasmetteva loro gli strumenti teorici per guadagnarsi la vita eterna e per stare in eterno al cospetto del Padre; si trattava di massime morali, di ingiunzioni, di norme etiche, spiegate con parole semplici, rese fruibili attraverso dei racconti chiamati parabole e rinforzati nella loro provenienza divina e non umana dai miracoli che compiva.
Mentre accadeva questo, gli Scribi e i Farisei, trovandosi fra le mani il caso di una donna sorpresa in flagrante adulterio e catturata, invece di rendere esecutiva la condanna “per direttissima”, decidono di sottoporla al “maestro”
Mentre gli Scribi erano una classe di uomini esperti in tutto ciò che riguardava la trasmissione dei testi e delle tradizioni religiose di Israele, dunque una sorta di casta religiosa, i Farisei invece erano un vero e proprio movimento politico creatosi al tempo dell’insurrezione dei Maccabei nel II° secolo a.C., che diede ad Israele l’indipendenza politica, ed erano molto attenti all’osservanza stretta (alla lettera) della legge mosaica, sia a livello personale che a livello pubblico, un’osservanza che sfiorava lo zelo e la cui ostentazione poteva sfociare spesso nell’ipocrisia.
Entrambe le categorie erano odiate non tanto per la perfidia e l’ipocrisia che sembra trasparire dai Vangeli, quanto per il loro “collaborazionismo” con i romani invasori, questa dell’ipocrisia è una valutazione che si è aggiunta dopo, l’ebraismo era ed è tuttora una religione fondamentalmente basata sul rispetto della Legge divina che Dio stesso aveva consegnato a Mosè sul monte Sinai, e per cui era nata una casta di sacerdoti (da Aronne, fratello di Mosé) con lo scopo di controllare il rispetto di questa Legge e di guidare il popolo perché non si allontanasse da Dio.
La Legge, d’altronde, era il rinnovamento del patto fra Dio e il popolo di Israele, popolo eletto (perché non a tutti era stata data la Legge), chi non osservava la Legge veniva punito con la dovuta severità (che prevedeva pene corporali), ma talvolta accadeva pure che la trasgressione era talmente grave e talmente estesa che qualsiasi punizione era ritenuta insufficiente, e Dio poteva decidere di cancellare fisicamente o socialmente un popolo intero, una città, una tribù, una famiglia, come era accaduto col diluvio universale, come accadde a Sodoma e a Gomorra, come accadde all’intero popolo d’Israele con la “cattività babilonese”, l’esodo, la riduzione in schiavitù in Egitto e in Babilonia, la distruzione del Tempio e dell’Arca dell’Alleanza o tutte le volte che nel corso di una battaglia Dio aveva abbandonato il suo popolo in balia del nemico.



J. Brueghe il Vecchio, cristo e l'adultera



La mossa di condurre l’adultera al cospetto di Cristo è certamente una trappola, come fa notare anche l’evangelista, gli Scribi e i Farisei gli pongono la questione da ebrei, vale a dire: “Dobbiamo o no rispettare la legge di Mosé?”, che poi è la Legge che Dio stesso ha dato al suo popolo. “Credi tu forse di essere più grande di Mosé e di Dio stesso per darci altre e diverse indicazioni?”. Se Cristo avesse detto: “Fate come ha prescritto Mosé, lapidatela!”, avrebbe deluso i suoi discepoli e molti fra i suoi seguaci; egli infatti predicava l’amore e il perdono, e che qualunque peccatore può essere salvato … che salvataggio ci può essere in una lapidazione? Che salvezza nel mettere fine ad una vita? E se avesse impedito l’esecuzione di una sentenza già pronunciata (l’adulterio era un “crimine” che non aveva bisogno di tribunali, il popolo stesso poteva decretarne la condanna ed eseguirla perché era un’offesa fatta alla società tutta), avrebbe mostrato di non avere nessun rispetto per la Legge, per Mosè, per Dio stesso, e un’arroganza senza pari nel ritenere che ciò che lui predicava fosse superiore alla tradizione. Si sarebbe messo egli stesso al di fuori del popolo di Israele, bandito da Dio e dalla sua stessa gente.
Ma la stessa mossa era anche un segno di debolezza da parte degli stessi Scribi e Farisei, significava in ogni caso di riconoscergli un’autorità, se per consultarlo si fermava l’esecuzione di una condanna scontata, una debolezza che viene rimarcata da Cristo stesso nel momento in cui non risponde nemmeno alla domanda dello scriba o del fariseo e seraficamente si china e traccia col dito segni sulla terra, come i bambini a scuola, mettendo il suo interlocutore nella condizione di andarsene o di insistere, accrescendo ancora di più l’importanza attribuita al suo avversario.
Il tracciare segni per terra, occupazione futile, infantile e disorientante in quel momento, potrebbe avere differenti interpretazioni: potrebbe essere una tattica da parte di Cristo per creare quell’attesa, quello stacco di tempo per preparare l’uditorio ad un cambiamento di livello, la sua risposta infatti (abbiamo visto) non può essere data sul piano razionale del rispetto o non rispetto della Legge, su questo piano qualsiasi cosa avesse detto sarebbe stato un cadere nella trappola e come dare la vittoria morale al nemico.
La risposta va data invece in un ambito che vada a toccare l’aspetto emotivo di ciascuno e non l’aspetto generale e razionale della Legge, Cristo deve far si che i presenti, molti dei quali sono già col sasso in mano, riescano ad identificarsi almeno un po’ con la donna, che la vedano non come la peccatrice da punire, ma come un essere umano, esattamente come loro, simile a loro anche nelle debolezze e nell’inclinazione al peccato …. ma perché ciò avvenga c’è bisogno di tempo.
 Un’altra interpretazione possibile per quel gesto sconcertante di chinarsi a scrivere qualcosa per terra è quella che è stata avanzata da alcuni biblisti, secondo i quali Cristo starebbe tracciando per terra i nomi dei peccatori presenti davanti a lui, ispirandosi ad un brano del profeta Geremia che dice:

“O speranza di Israele, Signore,
quanti ti abbandonano resteranno confusi;
quanti si allontanano da te saranno scritti nella polvere,
perché hanno abbandonato
la fonte di acqua viva, il Signore”.
(Geremia, 17,13).

Jacopo Tintoretto, Cristo e la donna sorpresa in adulterio

Lorenzo Lotto, Cristo e l'adultera

Lucas Cramach il giovane, Cristo e l'adultera



Non esisteva, per un israelita, condanna peggiore di quella che lo privava del suo rapporto privilegiato e diretto con Dio e dell'appartenenza al suo popolo, e il suo nome scritto sulla polvere e non sul firmamento divino a causa dei suoi peccati, decretava la sua morte civile, ben più temibile della stessa morte carnale.
Riguardo all’adulterio, esso era un crimine orrendo presso il popolo di Israele (ma lo era anche presso molti popoli dell’antichità, in special modo quei popoli che avevano una struttura sociale patriarcale e una tendenza religiosa verso il monoteismo, mentre era un peccato di minore gravità presso alcuni popoli asiatici e scompariva dalla lista delle cose turpi presso le società matriarcali e matrilineari), ma non è affatto vero che ad essere punita era solo la donna adultera, qui di seguito vi riporto i due brani della Bibbia più significativi in cui la complessa materia viene trattata:
“Se un uomo sarà sorpreso in flagrante a giacere con una donna maritata, siano ambedue messi a morte, tanto l’uomo che si sarà giaciuto con la donna, quanto la donna. Togli così il male di mezzo a Israele. Se una fanciulla vergine è fidanzata, e un uomo trovandola nella città, giacerà con lei, siano condotti ambedue fuori della porta della città e siano lapidati, finché muoiano: la fanciulla perché pur trovandosi in città, non ha gridato, e l’uomo perché ha violato la donna del suo prossimo. Togli così il male in mezzo a te. Invece se un uomo trova una giovane fidanzata per i campi, e facendole violenza giace con lei, muoia soltanto l’uomo che ha giaciuto con quella; ma non far nulla alla giovane, essa non ha commesso colpa degna di morte; è come il caso di uno che assale il suo prossimo e lo uccide. Infatti, egli ha trovato quella giovane fidanzata per i campi, ella può aver gridato, ma nessuno è venuto in suo aiuto. Se uno trova una fanciulla vergine, non fidanzata, l’afferra e giace con lei, e verranno scoperti, l’uomo che avrà giaciuto con la fanciulla deve pagare al padre di lei cinquanta sicli d’argento ed ella sia sua moglie, perché egli l’ha disonorata, né la potrà mai rimandar via per tutta la sua vita”.
(Deuteronomio, 22, 22-29).
“Se uno commette adulterio con la moglie del suo prossimo, l'adultero e l'adultera dovranno esser messi a morte. Se uno ha rapporti con la matrigna, egli scopre la nudità del padre; tutti e due dovranno essere messi a morte; il loro sangue ricadrà su di essi. Se uno ha rapporti con la nuora, tutti e due dovranno essere messi a morte; hanno commesso un abominio; il loro sangue ricadrà su di essi. Se uno ha rapporti con un uomo come con una donna, tutti e due hanno commesso un abominio; dovranno essere messi a morte; il loro sangue ricadrà su di loro. Se uno prende in moglie la figlia e la madre, è un delitto; si bruceranno con il fuoco lui ed esse, perché non ci sia fra di voi tale delitto. L'uomo che si abbrutisce con una bestia dovrà essere messo a morte; dovrete uccidere anche la bestia. Se una donna si accosta a una bestia per lordarsi con essa, ucciderai la donna e la bestia; tutte e due dovranno essere messe a morte; il loro sangue ricadrà su di loro. Se uno prende la propria sorella, figlia di suo padre o figlia di sua madre, e vede la nudità di lei ed essa vede la nudità di lui, è un'infamia; tutti e due saranno eliminati alla presenza dei figli del loro popolo; quel tale ha scoperto la nudità della propria sorella; dovrà portare la pena della sua iniquità. Se uno ha un rapporto con una donna durante le sue regole e ne scopre la nudità, quel tale ha scoperto la sorgente di lei ed essa ha scoperto la sorgente del proprio sangue; perciò tutti e due saranno eliminati dal loro popolo. Non scoprirai la nudità della sorella di tua madre o della sorella di tuo padre; chi lo fa scopre la sua stessa carne; tutti e due porteranno la pena della loro iniquità. Se uno ha rapporti con la moglie di suo zio, scopre la nudità di suo zio; tutti e due porteranno la pena del loro peccato; dovranno morire senza figli. Se uno prende la moglie del fratello, è una impurità, egli ha scoperto la nudità del fratello; non avranno figli”.
(Levitico, 20, 10-21).


Paolo Veronese, Cristo e l'adultera

Peter Brueghel il Vecchio, Cristo e l'adultera



In estrema sintesi potremmo dire che l’uomo commette adulterio solo se va a letto con una donna rispettabile, una vergine, la donna che appartiene a qualcuno (al marito, al padre), in fondo in origine il VII° comandamento era: “Non desiderare la donna d’altri”, prima che i cattolici moderni trasformassero tutto questo in: “Non commettere atti impuri”; ciò vuol dire che il desiderio era esclusivamente maschile (non esiste un desiderio femminile, una donna che possa desiderare l’uomo d’altri, la donna è solo e semplicemente l’oggetto del desiderio maschile), e questo desiderio è turpe (o crea problema) solo se la donna appartiene a qualcun altro (sposata, fidanzata, nubile ma abita in famiglia), se la donna è libera o straniera non c’è nessun problema, perché del secondo caso e chi se ne importa, durante le guerre quando si entrava in una città nemica si stuprava e si saccheggiava senza ritegno, nel primo caso l’unica donna libera che poteva esistere in Israele era la vedova o la prostituta (in molti casi queste figure coincidevano), e nessuno uccideva un uomo del popolo di Israele solo perché era andato a letto con una puttana.
Nel caso della donna, essa commette adulterio se va a letto con chiunque non sia il suo marito legittimo o se rinuncia alla sua rispettabilità e diventa una donna pubblica; quest’ultimo problema si poneva eccome, soprattutto ai tempi di Cristo quando erano in crescita esponenziale le donne che si vendevano ai romani invasori, per denaro o per ottenerne un qualche beneficio o privilegio … per questo, forse, l’accanimento contro le adultere era aumentato.
Il fatto, poi, che ci trovassimo di fronte ad una adultera e non ad un adultero, da un punto di vista simbolico è molto significativo, mentre dal punto di vista pratico non vuol dir nulla, può darsi che l’adultero in questione fosse riuscito a scappare o può anche darsi che fosse già stato giustiziato altrove e qui non se ne parli o che si trattasse di un intoccabile, qualche alto papavero del sinedrio o un romano.
Immaginiamo, dunque, l’irrompere della folla inferocita, già con le pietre in mano, sbavanti e con già le narici piene dell’odore del sangue e con l’anima in tumulto per il grave danno inferto dagli adulteri al tessuto sociale che può placarsi solo lacerando la pelle, spaccando le ossa di questa povera donna, fino a privarla del respiro, immaginiamo il sorriso sardonico di scribi e farisei che portano al “maestro” questa patata bollente, immaginiamo questa povera donna colta su fatto, magari ancora semi-svestita perché avrà pensato più a scappare che a coprirsi, tremante e terrorizzata, che sa perfettamente ciò che la attende e che questa diversione non fa altro che aumentare il suo terrore, perché crede che nulla ormai possa salvarla (infatti, non supplica, non si getta ai piedi di nessuno, non grida, sembra quasi che aspetti che tutto sia finito, e non riesce nemmeno ad aggrapparsi all’orgoglio di aver fatto qualcosa che, pur considerata peccato orrendo da tutti, lei ritiene perfettamente giusta e che rifarebbe (come accadrà molto più tardi alla Francesca, ad Eloisa, a Isotta ….).

Peter Bruegel il giovane, Cristo e l'adultera

THE SEVEN YEAR ITCH di Billy Wilder (1955)

Sysanna accusata di adulterio


In questo contesto è paradossale, dicevo, la reazione di Cristo, interrompe la predica e si china a scrivere per terra poi, quando ritiene giunto il momento adatto, si rivolge non agli Scribi e ai Farisei che l’hanno sfidato, ma a tutti guardandoli negli occhi uno per uno, e ponendo la questione su un registro intimo ed emotivo, facendo appello ai sentimenti e all’onestà personale ed interiore di ciascuno, dice semplicemente: “Chi è senza peccato scagli la prima pietra contro di lei”.
Sulla falsariga di questo testo biblico:
“Un condannato non sia messo a morte se non sulla deposizione di due o tre testimoni, ma non sia mai messo a morte sulla deposizione di un testimonio solo. La mano dei testimoni sarà la prima a scagliare pietre sopra di lui, poi continuerà la mano di tutto il popolo: così devi estirpare il male di mezzo a te”.
(Deuteronomio, 17, 6-7).
Non contesta la validità della legge di Mosè, non contesta la parola di Dio, non contesta la gravità del peccato, non dice nemmeno loro che per punire un peccatore bisognerebbe essere migliori di lui … lascia che siano loro stessi ad arrivarci: solo se siete senza peccato potete presumere di punire il peccato altrui … non spetta all’uomo arrogarsi il diritto di punire il peccatore, solo Dio punisce o perdona.

Bartolomeo Pinelli, Cristo e l'adultera

Tiziano, Cristo e l'adultera


Poi, Cristo sembra quasi disinteressarsi della sorte della donna ritornando a tracciare segni per terra, in realtà non si è distaccato dall’intera vicenda, se lo avesse fatto avrebbe semplicemente ripreso la sua predica, invece traccia nomi di peccatori sulla sabbia, forse i nomi delle stesse persone che gli sono di fronte, forse volendo significare che sono tanti coloro che meriterebbero che il loro nome venisse scritto sulla sabbia o che finissero col volto sulla sabbia, come rischia di finire fra breve quell’adultera per una debolezza che è la debolezza di tutti, che è la fragilità dell’essere umano, in una condanna senza appello, senza possibilità di riscatto … in quale Dio crudele credono costoro, e se è così crudele, c’è da temere per le sorti di ciascuno, visto che nessuno è esente dal peccato.
Non dev’essere stata immediata la reazione della folla, vorrei ben vedere chi oserebbe privare un onest’uomo israelita dal suo sacrosanto diritto a lapidare un’adultera, se adesso non si può più nemmeno lapidare le adultere dove andremo a finire? Finirà che le nostre mogli diventeranno tutte adultere, ecco come finirà! E chi può privare un onest’uomo israelita dal cacciare gli invasori della sua terra, siano essi maoniti, amenorrei, ammoniti, filistei, samaritani, …, o i palestinesi moderni, perché Dio ha dato a loro e soltanto a loro le terre di Canaan che stillano latte e miele… e ultimamente anche sangue.
Ma nessuno osò scagliare la prima pietra anzi, a partire dai più anziani dei presenti, quando l’anzianità equivaleva a saggezza (oggi gli anziani ballano il bunga bunga ed evadono le tasse), lasciarono cadere per terra le loro pietre e se ne andarono uno dopo l’altro, lasciando la donna in mezzo.
Agostino di Ippona, commentando questo istante in cui Cristo e la donna rimangono da soli, scrive: «Relicti sunt duo, misera et misericordia» (Sono rimasti due, la misera e la misericordia), ma non fatevi affascinare da Agostino, che vi porta fuori strada, egli infatti volendo salvare la capra del peccato e i cavoli del perdono, interpreta questo gesto di Cristo come quello di colui che vuole colpire il peccato e non il peccatore, spiegazione senza senso alcuno, ma che generalizzata a tutti i peccati, ancora si aggira come uno spettro nei meandri della chiesa cattolica … che vorrà dire che all’inferno ci finiranno i peccati, mentre santi e peccatori andranno tutti in paradiso?

Paolo Veronese



Solo allora Cristo cessa di tracciare segni per terra e si rivolge per la prima volta alla donna per domandarle ciò che era sotto gli occhi di tutti, ma come se lui si fosse estraniato del tutto a quella vicenda da non aver seguito ciò che era successo, le chiede: “«O donna, dove sono andati?”; naturalmente, lei non può sapere dove sono andati tutti, ciascuno sarà tornato nella sua casa o ad occuparsi delle sue faccende, sembra quasi che più che rendersi conto lui chiedendo alla donna cos’è successo, sembra quasi che voglia far rendere conto a lei che sono andati via tutti e che nessuno l’ha colpita, come per scuoterla e sembra ancora che l’evangelista usi questo espediente, questa domanda retorica, perché anche noi ci scuotiamo e ci rendiamo conto di ciò che è successo.

Poi continua a chiederle: “Nessuno ti ha condannata?”, anche questo era evidente, nessuno aveva osato scagliare la sia pietra, ma più che “condannata” potremmo dire “punita”, perché la condanna rimane, il peccato che lei ha commesso rimane un peccato sia per la folla che è andata via, sia per Cristo che infatti le dice, congedandola, di non peccare più.


7 commenti:

  1. La Religione delle nostre parti ha avuto principio con un adulterio.
    Quello della giovane Maria, non più vergine - dopo -, con altro uomo che non il vecchio marito Giuseppe il quale si è dovuto sorbire la favoletta dello Spirito Santo.

    Ciao da luigi; miscredente.

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  2. Se ti faccio gli auguri di buona, pecco?

    A presto Garbo, buona e ok, ok, non peccherò più, promesso! :*

    Paola

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  3. Non posso lasciare che la fretta limiti il piacere di addentrarmi in questi due ultimi post.. Ripasserò.
    Sono stata in campagna e ho raccolto le giovani ortiche che tra poco diventeranno gnocchi, ecco perché non posso attardarmi... :-)
    Ti lascio il mio buon tutto e un grazie per il bellissimo commento al post di Picasso.
    Julia

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  4. @ Luigi,
    mi sa che l’adulterio, alla povera Maria, gliel’hanno appiccicato dopo, altrimenti non so proprio come ne sarebbe potuta uscire indenne dallo scandalo: se la promessa sposa rimane incinta e non sei stato tu che sei il fidanzato, sarebbe scoppiato sicuramente uno scandalo enorme e la condanna di adulterio sarebbe stata eseguita prima ancora che Giuseppe avesse avuto (bontà sua) il tempo di riconoscere comunque il bambino come suo.
    I padri della chiesa pur di attribuire il figlio direttamente a Dio e non a Giuseppe complicano enormemente la vicenda in una maniera paradossale e, come se non bastasse ci aggiungono pure la questione della verginità post-partum e ne fanno pure un dogma di fede … come dire: “Se credono anche a questo allora potremo chiedere impunemente l’8 per mille e l’esenzione della tassa sugli immobili, potremmo chiedere anche il finanziamento alla scuola privata nonostante la Costituzione reciti che non ci debbano essere oneri per lo Stato”.
    Ciao

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    1. Giuseppe, narrano le cronache, era anziano; Maria giovane - esatta traduzione al posto di vergine - e non più vergine, ergo ...
      mi sa che la storiella è stata messa in giro proprio da quale furbacchione del falegname.
      Il figlio, poi, ci ha messo di suo dando di "matto".

      Ciao da luigi

      P.S.:
      Anche per il 20 c.m. scrivo di erbe, et similia, di campo. Ti aspetto sul mio Blog.

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  5. @ Paola,
    … ok, mi raccomando, fa la brava e riga dritto ;-)
    Ciao

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  6. @ Julia,
    non fare aspettare oltre le giovani ortiche che si accingono a questa metamorfosi :-) … mi piacciono le cose fatte in casa, mi piacciono le tradizioni, i riti stagionali a tavola, chiunque sia ancora capace di trasformare un’erba di campo in un piatto prelibato.
    Sei troppo buona nel giudicare ciò che ti scrivo.
    A presto

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