Ringrazio la mia cara amica Ines per questa immagine. |
Peter Bruegel il vecchio, Adultera |
“Gesù andò al monte degli Ulivi.
Sul far del giorno ritornò nel Tempio e tutto il popolo si accalcava intorno a
lui. Gesù si sedette e si mise a insegnare. Allora gli Scribi e i Farisei gli
condussero una donna sorpresa in adulterio e, postala in mezzo, gli dissero:
«Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Or Mosè, nella
legge, comanda che tali donne siano lapidate. Tu che ne dici?». Essi dicevano
questo per metterlo alla prova e poterlo accusare. Gesù, chinatosi, si mise a
scrivere col dito in terra. Poi, siccome insistevano, si alzò e disse loro:
«Chi di voi è senza peccato, scagli la prima pietra contro di lei». E chinatosi
di nuovo, seguitò a scrivere in terra. Quelli, udito ciò, uno dopo l’altro se
ne andarono tutti, incominciando dai più vecchi fino agli ultimi, sicché Gesù
restò solo, con la donna in mezzo. Allora Gesù, alzatosi, le domandò: «O donna,
dove sono andati? Nessuno ti ha condannata?». Ella rispose: «Nessuno, Signore».
E Gesù: «Nemmeno io ti condanno: va, e d’ora in poi non peccare più»”.
(Giovanni, 8, 1-11).
Pieter van Lint, Cristo e l'adultera |
Vasiliy Polenov, Jésus et la femme adultère |
Rocco Marconi, L'adultera, 1525c |
Non mi occuperò di proposito
dell’interpretazione che di questo brano del Vangelo ha dato la chiesa cattolica perché lo trovo molto
riduttivo, moraleggiante e legato a doppio filo a sostenere le politiche basate
attualmente sulla famiglia come nucleo di perpetuazione del cristianesimo e dei
suoi valori: con tutto questo bagaglio ideologico, l’esegesi cattolica
impoverisce enormemente la ricchezza e la straordinaria umanità di queste
parole.
Il brano è molto breve ed è
evidente che si tratta di una pericope, cioè di qualcosa di inserita dopo,
incastonata arbitrariamente all’interno di un discorso sulla “natura” di Gesù, una narrazione che senza senso
alcuno va a spaccare un discorso teologico; quasi sicuramente non è stata
scritta da Giovanni, lo stile, il vocabolario usato e il contenuto ne
tradiscono una paternità diversa, alcuni dicono possa appartenere a Luca, ma non esiste alcuna certezza.
Rimando a questa pagina chi volesse saperne di
più in proposito, quello che mi preme trasmettervi adesso è che nelle prime
versioni dei Vangeli la pericope non
esisteva, è stata aggiunta dopo, perché qualcuno, evidentemente, considerava
molto importante che questa scena fosse trasmessa e, nonostante i problemi
filologici che crea, nessuno ha mai pensato di rimuoverla.
Il testo è molto scarno, un
racconto breve, quasi un lampo nella vita di un personaggio che è diventato il
più importante in assoluto per l’Occidente, il dialogo è molto povero e anche
l’azione dei vari personaggi chiamati in scena è minima, poi, come in tutti i
testi biblici, lo spessore psicologico dei protagonisti non è nemmeno sfiorato.
Leggendolo ho avuto l’impressione che ogni espressione, ogni parola, ogni pausa
rimarcata dalla punteggiatura, sia importante, perché qualsiasi segno grafico
diventa senso e ritmo di una narrazione che ci esprime una grande verità; ho
pensato che, per capire davvero questa verità, avrei dovuto tradurre in azione,
in movimento, le scarne parole, di metterle in scena come fanno i pittori, gli
attori del cinema e del teatro.
I vari film in cui questa scena
viene inserita (Gesù di Nazareth di Zeffirelli o, peggio, le pellicole americane)
hanno il difetto di mettere a fuoco la sagacia di Gesù nel confondere i suoi
nemici e la perfidia stessa di questi nemici, e la stessa cosa fanno i pittori
(Agostino Carracci, Peter Bruegel, Jacopo Bassano, Paolo
Veronese, Lorenzo Lotto, Lucas Cranach, Tiziano, Rembrandt, Tiepolo, …), che mettono a fuco un
qualche gesto di Gesù, lo stupore degli Scribi e dei Farisei, la ferocia della
folla, mentre lei, l’adultera, la vera protagonista di questa scena, è soltanto
un mucchio di carne posta “in mezzo a loro”, oggetto passivo di un gioco in cui
lei non conta niente, non vale niente, ma ciò che si deciderà inciderà sulla
sua carne, sul suo diritto alla vita o alla morte.
Mi sarebbe piaciuto vedere
inserita nel film di Pasolini questa
scena, sarei stato curioso di vedere come l’avrebbe affrontata, ma Pier Paolo
preferisce interpretare il vangelo di Matteo,
dove più che negli altri vangeli risalta l’umanità del Cristo e di tutti i
protagonisti principali, forse sarebbe riuscito a farci intravedere anche qualche
brandello di umanità di questa donna, che da sempre è destinata ad essere il
simbolo del peccato e nient’altro.
Dalle prime battute del testo
sappiamo che Gesù è in Gerusalemme, siamo dunque negli ultimi giorni della sua
vita terrena, ed è ormai conosciuto e venerato come un profeta o come un
messia; risale solo a qualche giorno prima il suo ingesso trionfale nella città
durante la domenica delle palme.
Di giorno predica, di fronte ad
una folla che “si accalca” intorno a lui, solo qualche giorno prima aveva
cacciato in modo violento i mercanti dal Tempio, ne parlano tutti i Vangeli, ma
è da ritenere che fosse stato più un gesto simbolico che definitivo, con molta
probabilità i mercanti erano tornati subito dopo ad occuparsi dei loro affari,
mentre di notte si rifugiava nell’orto degli ulivi, un luogo segreto che
conoscevano solo lui e i suoi discepoli, e dove potevano trovare un po’ di
intimità senza essere assediati dalla folla notte e giorno.
Gesù “insegnava”, “ammaestrava”,
“istruiva” la folla (secondo l’interpretazione che preferiamo), vale a dire che
trasmetteva loro gli strumenti teorici per guadagnarsi la vita eterna e per
stare in eterno al cospetto del Padre; si trattava di massime morali, di
ingiunzioni, di norme etiche, spiegate con parole semplici, rese fruibili
attraverso dei racconti chiamati parabole e rinforzati nella loro provenienza
divina e non umana dai miracoli che compiva.
Mentre accadeva questo, gli
Scribi e i Farisei, trovandosi fra le mani il caso di una donna sorpresa in
flagrante adulterio e catturata, invece di rendere esecutiva la condanna “per
direttissima”, decidono di sottoporla al “maestro”
Mentre gli Scribi erano una
classe di uomini esperti in tutto ciò che riguardava la trasmissione dei testi
e delle tradizioni religiose di Israele, dunque una sorta di casta religiosa, i
Farisei invece erano un vero e proprio movimento politico creatosi al tempo
dell’insurrezione dei Maccabei nel
II° secolo a.C., che diede ad Israele l’indipendenza politica, ed erano molto
attenti all’osservanza stretta (alla lettera) della legge mosaica, sia a
livello personale che a livello pubblico, un’osservanza che sfiorava lo zelo e
la cui ostentazione poteva sfociare spesso nell’ipocrisia.
Entrambe le categorie erano
odiate non tanto per la perfidia e l’ipocrisia che sembra trasparire dai Vangeli, quanto per il loro
“collaborazionismo” con i romani invasori, questa dell’ipocrisia è una
valutazione che si è aggiunta dopo, l’ebraismo era ed è tuttora una religione
fondamentalmente basata sul rispetto della Legge divina che Dio stesso aveva
consegnato a Mosè sul monte Sinai, e
per cui era nata una casta di sacerdoti (da Aronne, fratello di Mosé) con lo scopo di controllare il rispetto
di questa Legge e di guidare il popolo perché non si allontanasse da Dio.
La Legge, d’altronde, era il
rinnovamento del patto fra Dio e il popolo di Israele, popolo eletto (perché
non a tutti era stata data la Legge), chi non osservava la Legge veniva punito
con la dovuta severità (che prevedeva pene corporali), ma talvolta accadeva
pure che la trasgressione era talmente grave e talmente estesa che qualsiasi
punizione era ritenuta insufficiente, e Dio poteva decidere di cancellare
fisicamente o socialmente un popolo intero, una città, una tribù, una famiglia,
come era accaduto col diluvio universale, come accadde a Sodoma e a Gomorra,
come accadde all’intero popolo d’Israele con la “cattività babilonese”,
l’esodo, la riduzione in schiavitù in Egitto e in Babilonia, la distruzione del
Tempio e dell’Arca dell’Alleanza o tutte le volte che nel corso di una
battaglia Dio aveva abbandonato il suo popolo in balia del nemico.
J. Brueghe il Vecchio, cristo e l'adultera |
La mossa di condurre l’adultera
al cospetto di Cristo è certamente una trappola, come fa notare anche
l’evangelista, gli Scribi e i Farisei gli pongono la questione da ebrei, vale a
dire: “Dobbiamo o no rispettare la legge di Mosé?”, che poi è la Legge che Dio
stesso ha dato al suo popolo. “Credi tu forse di essere più grande di Mosé e di
Dio stesso per darci altre e diverse indicazioni?”. Se Cristo avesse detto: “Fate
come ha prescritto Mosé, lapidatela!”, avrebbe deluso i suoi discepoli e molti
fra i suoi seguaci; egli infatti predicava l’amore e il perdono, e che
qualunque peccatore può essere salvato … che salvataggio ci può essere in una
lapidazione? Che salvezza nel mettere fine ad una vita? E se avesse impedito
l’esecuzione di una sentenza già pronunciata (l’adulterio era un “crimine” che
non aveva bisogno di tribunali, il popolo stesso poteva decretarne la condanna
ed eseguirla perché era un’offesa fatta alla società tutta), avrebbe mostrato
di non avere nessun rispetto per la Legge, per Mosè, per Dio stesso, e
un’arroganza senza pari nel ritenere che ciò che lui predicava fosse superiore
alla tradizione. Si sarebbe messo egli stesso al di fuori del popolo di
Israele, bandito da Dio e dalla sua stessa gente.
Ma la stessa mossa era anche un
segno di debolezza da parte degli stessi Scribi e Farisei, significava in ogni
caso di riconoscergli un’autorità, se per consultarlo si fermava l’esecuzione
di una condanna scontata, una debolezza che viene rimarcata da Cristo stesso
nel momento in cui non risponde nemmeno alla domanda dello scriba o del fariseo
e seraficamente si china e traccia col dito segni sulla terra, come i bambini a
scuola, mettendo il suo interlocutore nella condizione di andarsene o di
insistere, accrescendo ancora di più l’importanza attribuita al suo avversario.
Il tracciare segni per terra,
occupazione futile, infantile e disorientante in quel momento, potrebbe avere
differenti interpretazioni: potrebbe essere una tattica da parte di Cristo per
creare quell’attesa, quello stacco di tempo per preparare l’uditorio ad un
cambiamento di livello, la sua risposta infatti (abbiamo visto) non può essere
data sul piano razionale del rispetto o non rispetto della Legge, su questo
piano qualsiasi cosa avesse detto sarebbe stato un cadere nella trappola e come
dare la vittoria morale al nemico.
La risposta va data invece in un
ambito che vada a toccare l’aspetto emotivo di ciascuno e non l’aspetto
generale e razionale della Legge, Cristo deve far si che i presenti, molti dei
quali sono già col sasso in mano, riescano ad identificarsi almeno un po’ con
la donna, che la vedano non come la peccatrice da punire, ma come un essere
umano, esattamente come loro, simile a loro anche nelle debolezze e
nell’inclinazione al peccato …. ma perché ciò avvenga c’è bisogno di tempo.
Un’altra interpretazione possibile per quel
gesto sconcertante di chinarsi a scrivere qualcosa per terra è quella che è
stata avanzata da alcuni biblisti, secondo i quali Cristo starebbe tracciando
per terra i nomi dei peccatori presenti davanti a lui, ispirandosi ad un brano
del profeta Geremia che dice:
“O speranza di
Israele, Signore,
quanti ti abbandonano
resteranno confusi;
quanti si allontanano
da te saranno scritti nella polvere,
perché hanno
abbandonato
la fonte di acqua
viva, il Signore”.
(Geremia, 17,13).
Jacopo Tintoretto, Cristo e la donna sorpresa in adulterio |
Lorenzo Lotto, Cristo e l'adultera |
Lucas Cramach il giovane, Cristo e l'adultera |
Non esisteva, per un israelita, condanna peggiore di quella che lo privava del suo rapporto privilegiato e diretto con Dio e dell'appartenenza al suo popolo, e il suo nome scritto sulla polvere e non sul firmamento divino a causa dei suoi peccati, decretava la sua morte civile, ben più temibile della stessa morte carnale.
Riguardo all’adulterio, esso era
un crimine orrendo presso il popolo di Israele (ma lo era anche presso molti
popoli dell’antichità, in special modo quei popoli che avevano una struttura
sociale patriarcale e una tendenza religiosa verso il monoteismo, mentre era un
peccato di minore gravità presso alcuni popoli asiatici e scompariva dalla
lista delle cose turpi presso le società matriarcali e matrilineari), ma non è
affatto vero che ad essere punita era solo la donna adultera, qui di seguito vi
riporto i due brani della Bibbia più significativi in cui la complessa materia
viene trattata:
“Se un uomo sarà sorpreso in
flagrante a giacere con una donna maritata, siano ambedue messi a morte, tanto
l’uomo che si sarà giaciuto con la donna, quanto la donna. Togli così il male
di mezzo a Israele. Se una fanciulla vergine è fidanzata, e un uomo trovandola
nella città, giacerà con lei, siano condotti ambedue fuori della porta della
città e siano lapidati, finché muoiano: la fanciulla perché pur trovandosi in
città, non ha gridato, e l’uomo perché ha violato la donna del suo prossimo.
Togli così il male in mezzo a te. Invece se un uomo trova una giovane fidanzata
per i campi, e facendole violenza giace con lei, muoia soltanto l’uomo che ha
giaciuto con quella; ma non far nulla alla giovane, essa non ha commesso colpa
degna di morte; è come il caso di uno che assale il suo prossimo e lo uccide.
Infatti, egli ha trovato quella giovane fidanzata per i campi, ella può aver
gridato, ma nessuno è venuto in suo aiuto. Se uno trova una fanciulla vergine,
non fidanzata, l’afferra e giace con lei, e verranno scoperti, l’uomo che avrà
giaciuto con la fanciulla deve pagare al padre di lei cinquanta sicli d’argento
ed ella sia sua moglie, perché egli l’ha disonorata, né la potrà mai rimandar
via per tutta la sua vita”.
(Deuteronomio, 22, 22-29).
“Se uno commette adulterio con la
moglie del suo prossimo, l'adultero e l'adultera dovranno esser messi a morte.
Se uno ha rapporti con la matrigna, egli scopre la nudità del padre; tutti e
due dovranno essere messi a morte; il loro sangue ricadrà su di essi. Se uno ha
rapporti con la nuora, tutti e due dovranno essere messi a morte; hanno
commesso un abominio; il loro sangue ricadrà su di essi. Se uno ha rapporti con
un uomo come con una donna, tutti e due hanno commesso un abominio; dovranno
essere messi a morte; il loro sangue ricadrà su di loro. Se uno prende in
moglie la figlia e la madre, è un delitto; si bruceranno con il fuoco lui ed
esse, perché non ci sia fra di voi tale delitto. L'uomo che si abbrutisce con
una bestia dovrà essere messo a morte; dovrete uccidere anche la bestia. Se una
donna si accosta a una bestia per lordarsi con essa, ucciderai la donna e la
bestia; tutte e due dovranno essere messe a morte; il loro sangue ricadrà su di
loro. Se uno prende la propria sorella, figlia di suo padre o figlia di sua
madre, e vede la nudità di lei ed essa vede la nudità di lui, è un'infamia;
tutti e due saranno eliminati alla presenza dei figli del loro popolo; quel
tale ha scoperto la nudità della propria sorella; dovrà portare la pena della
sua iniquità. Se uno ha un rapporto con una donna durante le sue regole e ne
scopre la nudità, quel tale ha scoperto la sorgente di lei ed essa ha scoperto
la sorgente del proprio sangue; perciò tutti e due saranno eliminati dal loro
popolo. Non scoprirai la nudità della sorella di tua madre o della sorella di
tuo padre; chi lo fa scopre la sua stessa carne; tutti e due porteranno la pena
della loro iniquità. Se uno ha rapporti con la moglie di suo zio, scopre la
nudità di suo zio; tutti e due porteranno la pena del loro peccato; dovranno
morire senza figli. Se uno prende la moglie del fratello, è una impurità, egli
ha scoperto la nudità del fratello; non avranno figli”.
(Levitico, 20, 10-21).
Paolo Veronese, Cristo e l'adultera |
Peter Brueghel il Vecchio, Cristo e l'adultera |
In estrema sintesi potremmo dire
che l’uomo commette adulterio solo se va a letto con una donna rispettabile,
una vergine, la donna che appartiene a qualcuno (al marito, al padre), in fondo
in origine il VII° comandamento era: “Non desiderare la donna d’altri”, prima
che i cattolici moderni trasformassero tutto questo in: “Non commettere atti
impuri”; ciò vuol dire che il desiderio era esclusivamente maschile (non esiste
un desiderio femminile, una donna che possa desiderare l’uomo d’altri, la donna
è solo e semplicemente l’oggetto del desiderio maschile), e questo desiderio è
turpe (o crea problema) solo se la donna appartiene a qualcun altro (sposata,
fidanzata, nubile ma abita in famiglia), se la donna è libera o straniera non
c’è nessun problema, perché del secondo caso e chi se ne importa, durante le
guerre quando si entrava in una città nemica si stuprava e si saccheggiava
senza ritegno, nel primo caso l’unica donna libera che poteva esistere in
Israele era la vedova o la prostituta (in molti casi queste figure
coincidevano), e nessuno uccideva un uomo del popolo di Israele solo perché era
andato a letto con una puttana.
Nel caso della donna, essa
commette adulterio se va a letto con chiunque non sia il suo marito legittimo o
se rinuncia alla sua rispettabilità e diventa una donna pubblica; quest’ultimo
problema si poneva eccome, soprattutto ai tempi di Cristo quando erano in
crescita esponenziale le donne che si vendevano ai romani invasori, per denaro
o per ottenerne un qualche beneficio o privilegio … per questo, forse,
l’accanimento contro le adultere era aumentato.
Il fatto, poi, che ci trovassimo
di fronte ad una adultera e non ad un adultero, da un punto di vista simbolico
è molto significativo, mentre dal punto di vista pratico non vuol dir nulla,
può darsi che l’adultero in questione fosse riuscito a scappare o può anche
darsi che fosse già stato giustiziato altrove e qui non se ne parli o che si
trattasse di un intoccabile, qualche alto papavero del sinedrio o un romano.
Immaginiamo, dunque, l’irrompere
della folla inferocita, già con le pietre in mano, sbavanti e con già le narici
piene dell’odore del sangue e con l’anima in tumulto per il grave danno inferto
dagli adulteri al tessuto sociale che può placarsi solo lacerando la pelle,
spaccando le ossa di questa povera donna, fino a privarla del respiro, immaginiamo
il sorriso sardonico di scribi e farisei che portano al “maestro” questa patata
bollente, immaginiamo questa povera donna colta su fatto, magari ancora
semi-svestita perché avrà pensato più a scappare che a coprirsi, tremante e
terrorizzata, che sa perfettamente ciò che la attende e che questa diversione
non fa altro che aumentare il suo terrore, perché crede che nulla ormai possa
salvarla (infatti, non supplica, non si getta ai piedi di nessuno, non grida,
sembra quasi che aspetti che tutto sia finito, e non riesce nemmeno ad
aggrapparsi all’orgoglio di aver fatto qualcosa che, pur considerata peccato
orrendo da tutti, lei ritiene perfettamente giusta e che rifarebbe (come
accadrà molto più tardi alla Francesca,
ad Eloisa, a Isotta ….).
Peter Bruegel il giovane, Cristo e l'adultera |
THE SEVEN YEAR ITCH di Billy Wilder (1955) |
Sysanna accusata di adulterio |
In questo contesto è paradossale,
dicevo, la reazione di Cristo, interrompe la predica e si china a scrivere per
terra poi, quando ritiene giunto il momento adatto, si rivolge non agli Scribi
e ai Farisei che l’hanno sfidato, ma a tutti guardandoli negli occhi uno per
uno, e ponendo la questione su un registro intimo ed emotivo, facendo appello
ai sentimenti e all’onestà personale ed interiore di ciascuno, dice
semplicemente: “Chi è senza peccato scagli la prima pietra contro di lei”.
Sulla falsariga di questo testo
biblico:
“Un condannato non sia messo a
morte se non sulla deposizione di due o tre testimoni, ma non sia mai messo a
morte sulla deposizione di un testimonio solo. La mano dei testimoni sarà la
prima a scagliare pietre sopra di lui, poi continuerà la mano di tutto il
popolo: così devi estirpare il male di mezzo a te”.
(Deuteronomio, 17, 6-7).
Non contesta la validità della
legge di Mosè, non contesta la parola di Dio, non contesta la gravità del
peccato, non dice nemmeno loro che per punire un peccatore bisognerebbe essere
migliori di lui … lascia che siano loro stessi ad arrivarci: solo se siete
senza peccato potete presumere di punire il peccato altrui … non spetta
all’uomo arrogarsi il diritto di punire il peccatore, solo Dio punisce o perdona.
Bartolomeo Pinelli, Cristo e l'adultera |
Tiziano, Cristo e l'adultera |
Poi, Cristo sembra quasi
disinteressarsi della sorte della donna ritornando a tracciare segni per terra,
in realtà non si è distaccato dall’intera vicenda, se lo avesse fatto avrebbe
semplicemente ripreso la sua predica, invece traccia nomi di peccatori sulla
sabbia, forse i nomi delle stesse persone che gli sono di fronte, forse volendo
significare che sono tanti coloro che meriterebbero che il loro nome venisse
scritto sulla sabbia o che finissero col volto sulla sabbia, come rischia di
finire fra breve quell’adultera per una debolezza che è la debolezza di tutti,
che è la fragilità dell’essere umano, in una condanna senza appello, senza
possibilità di riscatto … in quale Dio crudele credono costoro, e se è così
crudele, c’è da temere per le sorti di ciascuno, visto che nessuno è esente dal
peccato.
Non dev’essere stata immediata la
reazione della folla, vorrei ben vedere chi oserebbe privare un onest’uomo
israelita dal suo sacrosanto diritto a lapidare un’adultera, se adesso non si
può più nemmeno lapidare le adultere dove andremo a finire? Finirà che le
nostre mogli diventeranno tutte adultere, ecco come finirà! E chi può privare
un onest’uomo israelita dal cacciare gli invasori della sua terra, siano essi
maoniti, amenorrei, ammoniti, filistei, samaritani, …, o i palestinesi moderni,
perché Dio ha dato a loro e soltanto a loro le terre di Canaan che stillano
latte e miele… e ultimamente anche sangue.
Ma nessuno osò scagliare la prima
pietra anzi, a partire dai più anziani dei presenti, quando l’anzianità
equivaleva a saggezza (oggi gli anziani ballano il bunga bunga ed evadono le tasse), lasciarono cadere per terra le
loro pietre e se ne andarono uno dopo l’altro, lasciando la donna in mezzo.
Agostino di Ippona, commentando questo istante in cui Cristo e la
donna rimangono da soli, scrive: «Relicti sunt duo, misera et misericordia»
(Sono rimasti due, la misera e la misericordia), ma non fatevi affascinare da
Agostino, che vi porta fuori strada, egli infatti volendo salvare la capra del
peccato e i cavoli del perdono, interpreta questo gesto di Cristo come quello
di colui che vuole colpire il peccato e non il peccatore, spiegazione senza
senso alcuno, ma che generalizzata a tutti i peccati, ancora si aggira come uno
spettro nei meandri della chiesa cattolica … che vorrà dire che all’inferno ci
finiranno i peccati, mentre santi e peccatori andranno tutti in paradiso?
Paolo Veronese |
Solo allora Cristo cessa di
tracciare segni per terra e si rivolge per la prima volta alla donna per
domandarle ciò che era sotto gli occhi di tutti, ma come se lui si fosse
estraniato del tutto a quella vicenda da non aver seguito ciò che era successo,
le chiede: “«O donna, dove sono andati?”; naturalmente, lei non può sapere dove
sono andati tutti, ciascuno sarà tornato nella sua casa o ad occuparsi delle
sue faccende, sembra quasi che più che rendersi conto lui chiedendo alla donna
cos’è successo, sembra quasi che voglia far rendere conto a lei che sono andati
via tutti e che nessuno l’ha colpita, come per scuoterla e sembra ancora che
l’evangelista usi questo espediente, questa domanda retorica, perché anche noi
ci scuotiamo e ci rendiamo conto di ciò che è successo.
Poi continua a chiederle:
“Nessuno ti ha condannata?”, anche questo era evidente, nessuno aveva osato
scagliare la sia pietra, ma più che “condannata” potremmo dire “punita”, perché
la condanna rimane, il peccato che lei ha commesso rimane un peccato sia per la
folla che è andata via, sia per Cristo che infatti le dice, congedandola, di
non peccare più.
La Religione delle nostre parti ha avuto principio con un adulterio.
RispondiEliminaQuello della giovane Maria, non più vergine - dopo -, con altro uomo che non il vecchio marito Giuseppe il quale si è dovuto sorbire la favoletta dello Spirito Santo.
Ciao da luigi; miscredente.
Se ti faccio gli auguri di buona, pecco?
RispondiEliminaA presto Garbo, buona e ok, ok, non peccherò più, promesso! :*
Paola
Non posso lasciare che la fretta limiti il piacere di addentrarmi in questi due ultimi post.. Ripasserò.
RispondiEliminaSono stata in campagna e ho raccolto le giovani ortiche che tra poco diventeranno gnocchi, ecco perché non posso attardarmi... :-)
Ti lascio il mio buon tutto e un grazie per il bellissimo commento al post di Picasso.
Julia
@ Luigi,
RispondiEliminami sa che l’adulterio, alla povera Maria, gliel’hanno appiccicato dopo, altrimenti non so proprio come ne sarebbe potuta uscire indenne dallo scandalo: se la promessa sposa rimane incinta e non sei stato tu che sei il fidanzato, sarebbe scoppiato sicuramente uno scandalo enorme e la condanna di adulterio sarebbe stata eseguita prima ancora che Giuseppe avesse avuto (bontà sua) il tempo di riconoscere comunque il bambino come suo.
I padri della chiesa pur di attribuire il figlio direttamente a Dio e non a Giuseppe complicano enormemente la vicenda in una maniera paradossale e, come se non bastasse ci aggiungono pure la questione della verginità post-partum e ne fanno pure un dogma di fede … come dire: “Se credono anche a questo allora potremo chiedere impunemente l’8 per mille e l’esenzione della tassa sugli immobili, potremmo chiedere anche il finanziamento alla scuola privata nonostante la Costituzione reciti che non ci debbano essere oneri per lo Stato”.
Ciao
Giuseppe, narrano le cronache, era anziano; Maria giovane - esatta traduzione al posto di vergine - e non più vergine, ergo ...
Eliminami sa che la storiella è stata messa in giro proprio da quale furbacchione del falegname.
Il figlio, poi, ci ha messo di suo dando di "matto".
Ciao da luigi
P.S.:
Anche per il 20 c.m. scrivo di erbe, et similia, di campo. Ti aspetto sul mio Blog.
@ Paola,
RispondiElimina… ok, mi raccomando, fa la brava e riga dritto ;-)
Ciao
@ Julia,
RispondiEliminanon fare aspettare oltre le giovani ortiche che si accingono a questa metamorfosi :-) … mi piacciono le cose fatte in casa, mi piacciono le tradizioni, i riti stagionali a tavola, chiunque sia ancora capace di trasformare un’erba di campo in un piatto prelibato.
Sei troppo buona nel giudicare ciò che ti scrivo.
A presto