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Verona, Osteria Le Tre Vecete, risotto all'amarone. |
“Ahi crudo Amor, ch'egualmente
n'ancide
l'assenzio e 'l mèl
che tu fra noi dispensi,
e d'ogni tempo
egualmente mortali
vengon da te le
medicine e i mali!”.
(Torquato Tasso,
Gerusalemme liberata, Canto IV, 92).
Ma per ammantare le nostre città
d’arte e quelle turistiche dell’alone di sogno che rende indimenticabile il
soggiorno turistico e la visita nel nostro Paese dovremmo prenderci cura
dell’immenso patrimonio artistico che concilia quel sogno, in fondo anche il
sognatore ha bisogno di qualcosa di concreto per poter sognare, almeno di un
letto e di un cuscino, e gli elementi che fanno sognare i turisti attratti
dall’Italia sono le nostre opere d’arte (non soltanto pitture, sculture e
architetture, possediamo intere città che sono opere d’arte, come Venezia,
Firenze, Roma, …).
Non possiamo lasciarle
abbandonate nelle mani di chi ne attende il crollo per poterci lucrare sopra
con interventi necessari e straordinari, o nelle mani di chi le concede in uso
esclusivo ai privati (come Nicola Sorrentino, in odore di camorra, che andava a
far footing nel parco della Reggia di Caserta) o accessibili solo in parte, o
in stato di degrado, o assumendo personale a tempo determinato (al sud i
cosiddetti “lavoratori socialmente utili”) completamente incolto da non saperti
dare alcuna indicazione se non quella di dove si trovano i bagni, che tutto ciò
che fa è sedersi in qualche posto all’ombra, che potresti scambiarli per dei
“ruderi”, tanto son ben mimetizzati con le rimanenti antichità e con nessuno
che si occupa dei sentieri poco curati o delle erbacce che crescono nei resti
di ville, templi e anfiteatri, che viene da chiederti se stai visitando un
parco archeologico o la foresta amazzonica.
Dovremmo investire nella ricerca,
nella formazione, non avremmo dovuto svendere tutti quei marchi che erano il
fiore all’occhiello del Made in Italy e dovremmo smetterla di fare i furbi e di
essere i primi a contraffare i nostri stessi prodotti nel mondo, invadendo il
mercato di falso e di pessimo Made in Italy, dovremmo ricreare quelle
condizioni competitività fra città e fra artigiani, commercianti, artisti che
era prima di tutto ricerca dell’eccellenza e solo dopo di arricchimento e
potere, che è esistita nel passato nei nostri periodi storici di maggior
splendore.
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Verona, Arena (particolare). |
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Verona, Arena (particolare) |
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Verona, Statua di Dante Alighieri. |
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Verona, Statua di Dante Alighieri. |
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Verona, Torre dei Lamberti, scala a chiocciola sopra il campanile. |
Perché non possiamo vivere
soltanto amministrando più o meno bene il nostro passato, non possiamo vivere
sul fantasma del nostro passato, esibendone il cadavere più o meno ben
conservato, e poi, solo chi sa creare la bellezza sa amministrarla, non servono
ottimi amministratori, ma persone con una spiccata sensibilità estetica, non
serve chi ha studiato alla Bocconi o il top manager che blatera di Detroit e
poi definisce Firenze: “… una piccola povera città” (Sergio Marchionne, Il Corriere Fiorentino, 10 ottobre 2012),
ma chi ritiene un delitto che sia crollato un muro a Pompei e si batterà non
soltanto per restaurare quel muro con tutti i crismi, ma perché ci si prenda
cura di Pompei come fosse un gioiello “unico” di famiglia.
Molti anni fa l’allora sindaco
del mio paese di origine in Sicilia fece un viaggio a Firenze, di ritorno da
quella città a chiunque gli chiedesse come si era trovato rispondeva scuotendo
la testa che proprio non riusciva a comprendere cosa la gente ci trovasse di
così interessante in quella città, cosa avesse di così tanto speciale … quattro
chiese, quattro case, quattro ruderi e quattro pietre … questo sindaco era un
errore e un orrore, uno dei motivi per cui mi vergogno a volte di essere
siciliano.
Più di recente un ministro
dell’Economia, tale Giulio Tremonti disse che: “Con la cultura non si mangia” …
quanta grettezza, quanta meschinità, quanta limitatezza di orizzonti in una
sola frase … e questo avrebbe dovuto essere l’uomo scelto dal centrodestra per
tirarci fuori dalla crisi? È proprio vero, Dio li crea e poi li fa
commercialisti!
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Verona, Torre dei Lamberti, campanile. |
“Io vi dico: bisogna avere ancora
un caos dentro di sé per partorire una stella danzante”, questo dice Nietzsche
nello Zarathustra (Prefazione, 5), e noi dovremmo cercare chi sa partorire una
stella danzante, solo che non siamo più capaci di distinguere le stelle dalle
stalle se ci ritroviamo con Berlusconi, Monti, Letta e Renzi che partoriscono
incubi che danzano in maniera asincrona, sgraziata e che ti pestano i piedi.
Avrei avuto una tempesta di rimostranze, di
cose da eccepire al discorso che correva fra il Pantalon de Bisognosi veneziano
e l’Arlecchin Batocio veronese, tutta una concezione differente dell’economia e
dalla vita stessa, ma io ho praticato, parafrasando Gordin e le sue mostre, dal
karma yoga al Jñāna Yoga, raggiungendo
la conoscenza metafisica, la visione dell’Assoluto e il raggiungimento della
pace profonda, del nirvana … per cui il problema del costo del lavoro non mi ha
fatto incazzare più di tanto.
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Verona, Ristorante Torcolo, interno. |
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Paolo Caliari detto il "Veronese", Nemesi, 1650-1651, affresco di Villa Bsarbaro, Maser (TV). |
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Paolo Caliari detto il "Veronese", Le nozze di Cana (dettaglio), 1562-63, Museo del Louvre, Parigi. |
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Paolo Caliari detto il "Veronese, L'unzione di David, 1555-60, Kunsthistorisches Museum, Vienna. |
Ma loro hanno insistito, salto di
palo in frasca perché non seguivo proprio tutto ma solo ciò che mi faceva
roteare le sfere, ad un certo punto Pantalone ha detto: “ … oltre la linea del
Po non funziona niente, tutto ciò che noi produciamo qui al nord si perde in
assistenzialismo, mafia, corruzione, poca voglia di lavorare ….” … nonostante
cercassi di respirare per riacquistare la calma proprio non ce l’ho fatta.
Non so cos’è scattato di preciso,
se una rivolta contro il pensiero prêt-à-porter, mutuato da qualche rivista o
telegiornale di regime e replicato senza nemmeno rifletterci sopra ed
esercitare quel po’ di intelligenza che possediamo o l’immagine di mio padre
che iniziava a lavorare all’alba e rientrava quando aveva finito e quando era
soddisfatto dei risultati che aveva ottenuto e che non conosceva né sabati o
domeniche e nemmeno festività, che faceva a pugni con la sua “poca voglia di
lavorare”, ma gli ho replicato che a Venezia hanno imparato molto presto l’arte
predominante oltre la linea del Po (assistenzialismo, mafia, corruzione, poca
voglia di lavorare), e che Giancarlo Galan, Giorgio Orsoni, Renato Chisso,
Giovanni Mazzacurati e tutti coloro che per concussione, corruzione, abuso
d’ufficio e quant’altro si trovano implicati nel processo per le tangenti del
Mose di Venezia, sono veneti ….
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Verona, Arena, prima dell'Aida, estate 2013. |
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Paolo Caliari detto il "Veronese", Allegorie dell'Amore, L'infedeltà o Amor Conteso, 1570 circa, National Gallery, Londra. |
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Paolo Caliari detto il "Veronese", Allegorie dell'Amore, Il rispetto, 1570 circa, National Gallery, Londra. |
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Paolo Caliari detto il "Veronese", Allegorie dell'Amore, Il rispetto (dettaglio), 1570 circa, National Gallery, Londra |
Dunque, i veneti non hanno più
niente da imparare dalle genti che risiedono oltre la linea del Po in fatto di
malaffare, forse perché l’immaginaria linea della palma vagheggiata da Leonardo
Sciascia li ha raggiunti e modificati ormai da tempo, forse perché non sono mai
stati poi tanto diversi dagli altri abitanti della penisola per ciò che
riguarda molte caratteristiche positive o negative con cui viene raffigurato il
carattere italico, o forse è stata l’unità d’Italia ad averli modificati
geneticamente come loro hanno modificato il mais che usano per fare la polenta.
Da Capo Passero alla cima più
alta delle Alpi, da Gorizia a Ventimiglia, decenni di programmi Rai, di
Rischiatutto, di Lascia o raddoppia, di Mike Bongiorno, di Pippo Baudo, di Miss
Italia, di partite di calcio, di culi, tette e marketing delle tv
berlusconiane, di Raffaella Carrà e Maria De Filippi, dei programmi messianici
di Adriano Celentano, di Bonolis che da presentatore di programmi per bambini
passa a presentatore di Sanremo, di dibattiti televisivi con Sgarbi, la
Mussolini, Crepet e Morelli, di Pupo di nuovo in tv, delle sorelle Carlucci, di
Simona Ventura e Morgan … “che confusione, sarà perché tiriamo!”, di Minzolini
al TG1 e di Vespa a Porta a Porta, …, siamo ormai diventati un omogeneizzato
nauseabondo dei vizi antichi e moderni dell’italiano medio.
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Verona, Statua di Scipione Maffei, Piazza dei signori. |
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Un momento della performance "Romeo's Balcony", di Daniel González, Juliet's courtyard, Verona, 2013. |
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Verona, Ponte sull'Adige. |
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Paolo Caliari detto il "Veronese", Le nozze di Cana, 1562-63, Museo del Louvre, Parigi |
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Paolo Caliari detto il "Veronese", Allegorie dell'Amore, Il disinganno, 1570 circa, National Gallery, Londra. |
Questi miasmi mefitici sono
penetrati ormai dovunque, persino nelle valli di montagna un tempo
inaccessibili, dove l’altitudine e la concentrazione d’ossigeno dovrebbero
preservare l’eco-sistema da influssi esterni; qualche tempo fa ero a San
Martino di Castrozza, nella valle del Primiero, ho pranzato li e ogni piatto,
ogni pietanza aveva un sapore molto accentuato, troppo direi, una
concentrazione del gusto che non era naturale … dall’odore dell’urina successivamente
mi sono accorto che molto probabilmente avevano usato degli insaporitori, una
sorta di super-dado che esalta i sapori e a quel punto invece dei porcini o dei
gialletti potresti usare gli champignon o anche delle bietole che il sapore
sarebbe lo stesso.
Ma non è finita qui, su cinque
prodotti tipici acquistati in un bottega che vende solo specialità locali, due
erano già scaduti ed uno non recava sul vasetto alcuna data di scadenza da
nessuna parte … roba che in un Paese serio ti farebbero chiudere bottega.
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