"L’Italia è il paese
classico dell’ospitalità. Gli italiani hanno tutti il cuore più grande del
duomo. Piangono e si inteneriscono agli spettacoli pietosi, non rifiutano
l’obolo di una “buon parola” a nessuna miseria. Ma lo spirito evangelico non ha
saputo trasformarsi nella forma moderna della solidarietà e dell’organizzazione
disinteressata e civile. Esso è rimasto pura esteriorità, inutile e melensa
coreografia."
— Antonio Gramsci
Retorica, solo fiumi di retorica
dai politici, dai giornalisti, dalla gente comune … è retorica il “vergogna!”
(che semmai avrebbe dovuto essere “Vergogniamoci!”), è retorica l’appello
all’Europa da cui fino a ieri non volevamo altro che smarcarci, che ci chiedeva
solo sacrifici, lacrime e sangue, che fa gli interessi della “culona” (come Nosferatu
Sallusti de Il Giornale chiama ormai la Merkel, l’unico statista con le palle
che abbiamo ancora in Europa, l’unica che ha detto no alla possibile guerra in
Siria di Obama, l’unica donna a capo di uno stato europeo) e non i nostri, che
ci impedisce la crescita col rigore eccessivo, e adesso tutti a dire che ci ha
abbandonati, che abbiamo bisogno del loro sostegno, che non possono lasciarci
soli ad affrontare questa immane tragedia.
Retorica è la comparsata di
Alfano a Lampedusa, il sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini aveva chiesto
qualcuno che contasse i morti insieme a lei e gli hanno andato Alfano, l’unico
che sa contare, perché con Gasparri a tragedia si sarebbe sommata altra
tragedia, non molti giorni fa ha dichiarato: “Basta con le divisioni nel PDL …”
e c’è da capirlo poveretto, gli fa male alla testa, lui già stentava con le
addizioni a scuola.
Chissà perché i sindaci di
Lampedusa (questa è la seconda) si dicono sempre contenti quando qualche
politico romano va a trovarli, poi non importa se fa solo promesse e dopo
sparisce lasciando tutto inalterato e lasciando intatti i problemi che trova,
non importa se dichiara di voler comprare una casa nell’isola e poi non la
compra, basta che vada a trovarli … ma forse bisognerebbe intervistarli non
solo prima o durante la visita, ma anche qualche giorno dopo.
Retorica è tutta quella melassa
che sta colando da tutti i media sulla tempestività dei soccorsi, sull’eroismo
dei pescatori e dei diportisti dell’isola che si sono fatti in quattro per
trarre in salvo i superstiti, sulla notoria “ospitalità” dell’Isola, sul calore
delle genti del sud, sul premio Nobel a Lampedusa, sugli italiani
“bravaggente”, che nasconde sempre la catastrofe e ci regala un magro
contentino, un premio di consolazione.
Perché tutta questa foga
nell’autoincensarci come ospitali, calorosi, pronti a lasciare tutto pur di
aiutare chi è in difficoltà, nasconde in primo luogo il fatto che è più
probabile che siamo l’esatto contrario di ciò che vorremmo essere, qualcuno in
rete ha colto perfettamente la doppiezza e l’ipocrisia dell’italiano medio che
si commuove quando un immigrante affoga e si incazza, invece, se arriva sano e
salvo a riva (http://ilfascinodelvago.tumblr.com/post/63004490805/lipocrisia-tutta-italiana-prevede-il-commuoversi).
In secondo luogo nasconde il
fatto che non abbiamo nessuna organizzazione, nessuna idea, nessuna strategia
per affrontare un dramma epocale che colpisce noi più di chiunque altro perché
siamo in mezzo al Mediterraneo, perché siamo pieni di coste, perché sembra che
gran parte degli immigranti dell’africa e del Medio Oriente si riversa
prevalentemente sulle nostre coste perché possediamo la criminalità organizzata
più potente d’Europa (e forse del mondo) che gestisce questo bieco traffico,
perché c’è il mare che in quelle condizioni di navigazione e con la ferocia
degli scafisti che non esitano a buttare in mare il loro carico umano in caso
di pericolo, cela la tragedia in ogni viaggio.
Talvolta prevale la linea dura,
quella di chi pensa di impedire gli sbarchi, di rimandarli indietro,
addirittura di sparare sulle imbarcazioni clandestine che si avvicinano alle
nostre coste (non sto scherzando, lo dichiarò Umberto Bossi qualche anno fa e,
a proposito di Bossi, nessuno statista serio europeo avrebbe mai accettato di
fare un governo con un partito populista e razzista come la Lega).
Solo un fascista e un leghista
(con l’avallo di un pagliaccio a capo del governo, un imbecille a capo dello
Stato e degli ectoplasmi all’opposizione), infatti, avrebbero potuto concepire
la clandestinità come reato (con l’esito assurdo a cui assistiamo in questi
giorni con i superstiti indagati per essere entrati clandestinamente nel nostro
territorio nazionale e la possibilità che anche i soccorritori possano essere
indagati per favoreggiamento).
Talvolta prevale il cinismo, come
quando si fanno accordi con Gheddafi per fermare la marea umana prima che si
metta in mare, tralascio la pagliacciata dell’accordo in sé (solo Berlusconi
supportato della Lega poteva giungere a tanto), dico solo che è stato come fare
un accordo col principale responsabile degli sbarchi in Italia (difficile
credere che Gheddafi non pilotasse gli sbarchi nel nostro Paese, visto che
partivano tutti dalle coste libiche), come accordarsi con chi ti ha appena
rubato la macchina per riscattarla.
L’aspetto meno noto di questo
accordo è che gli sbarchi sono in effetti diminuiti (non cessati del tutto), perché
il caro Gheddafi bloccava i poveretti in cerca di fortuna o in fuga da guerre,
fame e malattie sulla linea del Sahel o del deserto libico, condannandoli a
morire di fame e di sete; ho visto le immagini di questa tragedia, i cadaveri
calcinati al sole e spolpati dalla sabbia e mi ribolle il sangue quando sento
ancora qualcuno vantarsi che con gli accordi Italia-Libia l’immigrazione è
diminuita.
Retorica è lo scaricabarile fra i
partiti, gli stessi che sono al governo insieme, che si rimpallano colpe e
responsabilità e reciproche leggi vergogna: da un lato la Bossi-Fini (io non
dormirei la notte se avessi messo nero su bianco le assurdità di quella legge),
dall’altro la Turco-Napolitano (di cui il minimo che si può dire è che fosse
inadeguata per affrontare la gravità del problema).
Nemmeno dopo fatti di questa
portata salta fuori uno scatto d’orgoglio, qualche idea, qualche proposta, fra
accuse reciproche e polemiche interminabili non ho visto niente di serio nel
dibattito alla Camera dei Deputati, soltanto il portavoce della Lista Civica,
con una voce chioccia che non lasciava presagire nulla di importante, ha
buttato li un’idea che mi è sembrata sensata: istituire del centri in Africa,
in Asia, in Medio Oriente, nelle ambasciate, nei consolati, altrove, perché chi
voglia chiedere asilo politico o accoglienza, chi voglia venire a lavorare nel
nostro Paese, possa farne domanda (se poi si trattasse di una rete europea e
non di una iniziativa solo italiana, forse avrebbe qualche probabilità di
funzionare, se corredata di altre proposte sensate).
È una proposta talmente scontata,
talmente banale, che ci si stupisce che non sia mai stata tentata prima.
Credo, tuttavia, che i motivi
dello spostamento verso i nostri Paesi di una marea di gente che giunge a
sfidare la sorte pur di venire, cioè la fame, le malattie, la guerra, la
speranza di una vita migliore, nelle proporzioni bibliche a cui stiamo
assistendo, non siano di facile soluzione.
Perché molto spesso siamo noi
occidentali i responsabili di queste loro calamità, è il nostro stile di vita
proteso a consumare l’80% delle risorse del pianeta, la nostra rapacità nel
depredare i popoli tecnologicamente meno evoluti e meno armati, che fomentano
conflitti interni (gli antichi romani sentenziavano: Dividi et impera!), che
trascinano con sé fame, malattie, stupri, violenze e esodi di proporzioni
bibliche di cui non sempre abbiamo notizie o che vediamo talmente lontani
spazialmente ed emotivamente che è come se non ci riguardassero.
Eppure, basta accendere il motore
della nostra auto per riflettere sulla provenienza di quel petrolio, basta
toccare un termosifone per o accendere il gas per chiedersi da dove arrivi,
basta dare un’occhiata ai gioielli di vostra moglie (gli ori, i diamanti, gli
smeraldi, le perle …) per domandarvi che origine abbiano, basta aprire il
vostro frigo e interrogarvi da dove vi giunge l’olio che usate, i limoni, le
mandorle, i pomodori (arrivano ogni giorno enormi containers dalla Cina nei
porti di Genova, di Napoli, di Palermo, di Ravenna, cosa ci portano?), la
frutta, la verdura, il pesce, il grano con cui è fatto il vostro pane e la
vostra pasta, le scarpe che indossate, i vestiti, dove sversiamo i nostri
rifiuti tossici oltre che in Campania, dove va a finire l’uranio impoverito
delle centrali nucleari occidentali e giapponesi oltre che in Kosovo o
nell’alto Adriatico.
Perché esportiamo democrazia e inviamo
missioni di pace in Iraq, in Afghanistan, in Libia, in Somalia, in Kosovo,
mentre in Algeria, in Egitto, in Siria (prima no, poi si, ora forse, cos’è
cambiato, l’uso dei gas che ancora non si sa bene chi li abbia davvero usati? E
i morti senza gas da soli non bastavano a giustificare un intervento?), mentre
nel Darfur, in Algeria, in Costa d'Avorio, in Ciad, in Nigeria, in Sudan, nella
Repubblica Centro - africana, in Somalia (dove imperano i signori della guerra
nonostante l’intervento dell’ONU del 1993), in Uganda, nella Repubblica
Democratica del Congo, la guerra continua ad incendiare villaggi e città, e a
mietere numerose vittime fra i morti per ar.ma da fuoco, fra quelli che saltano
in aria sulle mine anti-uomo e quelli che muoiono di fame, di sete e di
malattie?
Mal sopporto tutta questa melassa sulla questione e l'ipocrisia che sgorga a fiumi in piena dalla tragedia dell'emigrazione.
RispondiEliminaSono anch'io un migrante, seppur interno e con altre probabilità di sopravvivenza che non i poveracci che il Mondo Occidentale sfrutta in Patria - depredandoli di tutto, anche della terra - e poi sulle sponde del Mediterraneo ove lo Stivale è proteso a salire in su.
Quando ho sentito che anche il Prandelli vuole portare la Nazionale di Calcio colà - su Lampedusa - allora la tragedia ha assunto i contorni della tragi-commedia.
luigi
Giorni fa, non ricordo se l'ho letto o sentito in tv, ho appreso che il deprecabile Alfano avrebbe dichiarato che questa tragedia non sarà l'ultima. Come dire che lui non può nulla contro un destino avverso, insomma, e lavarsene allegramente le mani. La trovo un'affermazione scandalosa, per un ministro degli interni. Quindi lo ribattezzerò ministro delle interiora. Dopo tutto fa cagare come ministro, quindi torna: si è visto quest'estate.
RispondiEliminaHanno ragione Angelino Alfano&Compagni a dire che non sarà l'ultimo naufragio. Che tristezza...
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