venerdì 3 ottobre 2014

PERDUTO È TUTTO IL TEMPO CHE IN AMAR NON SI SPENDE 2






Verona, Osteria Le Tre Vecete, risotto all'amarone.




“Ahi crudo Amor, ch'egualmente n'ancide
l'assenzio e 'l mèl che tu fra noi dispensi,
e d'ogni tempo egualmente mortali
vengon da te le medicine e i mali!”.
(Torquato Tasso, Gerusalemme liberata, Canto IV, 92).







Ma per ammantare le nostre città d’arte e quelle turistiche dell’alone di sogno che rende indimenticabile il soggiorno turistico e la visita nel nostro Paese dovremmo prenderci cura dell’immenso patrimonio artistico che concilia quel sogno, in fondo anche il sognatore ha bisogno di qualcosa di concreto per poter sognare, almeno di un letto e di un cuscino, e gli elementi che fanno sognare i turisti attratti dall’Italia sono le nostre opere d’arte (non soltanto pitture, sculture e architetture, possediamo intere città che sono opere d’arte, come Venezia, Firenze, Roma, …).
Non possiamo lasciarle abbandonate nelle mani di chi ne attende il crollo per poterci lucrare sopra con interventi necessari e straordinari, o nelle mani di chi le concede in uso esclusivo ai privati (come Nicola Sorrentino, in odore di camorra, che andava a far footing nel parco della Reggia di Caserta) o accessibili solo in parte, o in stato di degrado, o assumendo personale a tempo determinato (al sud i cosiddetti “lavoratori socialmente utili”) completamente incolto da non saperti dare alcuna indicazione se non quella di dove si trovano i bagni, che tutto ciò che fa è sedersi in qualche posto all’ombra, che potresti scambiarli per dei “ruderi”, tanto son ben mimetizzati con le rimanenti antichità e con nessuno che si occupa dei sentieri poco curati o delle erbacce che crescono nei resti di ville, templi e anfiteatri, che viene da chiederti se stai visitando un parco archeologico o la foresta amazzonica.
Dovremmo investire nella ricerca, nella formazione, non avremmo dovuto svendere tutti quei marchi che erano il fiore all’occhiello del Made in Italy e dovremmo smetterla di fare i furbi e di essere i primi a contraffare i nostri stessi prodotti nel mondo, invadendo il mercato di falso e di pessimo Made in Italy, dovremmo ricreare quelle condizioni competitività fra città e fra artigiani, commercianti, artisti che era prima di tutto ricerca dell’eccellenza e solo dopo di arricchimento e potere, che è esistita nel passato nei nostri periodi storici di maggior splendore.

Verona, Arena (particolare).

Verona, Arena (particolare)

Verona, Statua di Dante Alighieri.

Verona, Statua di Dante Alighieri.

Verona, Torre dei Lamberti, scala a chiocciola sopra il campanile.


Perché non possiamo vivere soltanto amministrando più o meno bene il nostro passato, non possiamo vivere sul fantasma del nostro passato, esibendone il cadavere più o meno ben conservato, e poi, solo chi sa creare la bellezza sa amministrarla, non servono ottimi amministratori, ma persone con una spiccata sensibilità estetica, non serve chi ha studiato alla Bocconi o il top manager che blatera di Detroit e poi definisce Firenze: “… una piccola povera città” (Sergio Marchionne, Il Corriere Fiorentino, 10 ottobre 2012), ma chi ritiene un delitto che sia crollato un muro a Pompei e si batterà non soltanto per restaurare quel muro con tutti i crismi, ma perché ci si prenda cura di Pompei come fosse un gioiello “unico” di famiglia.
Molti anni fa l’allora sindaco del mio paese di origine in Sicilia fece un viaggio a Firenze, di ritorno da quella città a chiunque gli chiedesse come si era trovato rispondeva scuotendo la testa che proprio non riusciva a comprendere cosa la gente ci trovasse di così interessante in quella città, cosa avesse di così tanto speciale … quattro chiese, quattro case, quattro ruderi e quattro pietre … questo sindaco era un errore e un orrore, uno dei motivi per cui mi vergogno a volte di essere siciliano.
Più di recente un ministro dell’Economia, tale Giulio Tremonti disse che: “Con la cultura non si mangia” … quanta grettezza, quanta meschinità, quanta limitatezza di orizzonti in una sola frase … e questo avrebbe dovuto essere l’uomo scelto dal centrodestra per tirarci fuori dalla crisi? È proprio vero, Dio li crea e poi li fa commercialisti!

Verona, Torre dei Lamberti, campanile.






“Io vi dico: bisogna avere ancora un caos dentro di sé per partorire una stella danzante”, questo dice Nietzsche nello Zarathustra (Prefazione, 5), e noi dovremmo cercare chi sa partorire una stella danzante, solo che non siamo più capaci di distinguere le stelle dalle stalle se ci ritroviamo con Berlusconi, Monti, Letta e Renzi che partoriscono incubi che danzano in maniera asincrona, sgraziata e che ti pestano i piedi. 
 Avrei avuto una tempesta di rimostranze, di cose da eccepire al discorso che correva fra il Pantalon de Bisognosi veneziano e l’Arlecchin Batocio veronese, tutta una concezione differente dell’economia e dalla vita stessa, ma io ho praticato, parafrasando Gordin e le sue mostre, dal karma yoga al  Jñāna Yoga, raggiungendo la conoscenza metafisica, la visione dell’Assoluto e il raggiungimento della pace profonda, del nirvana … per cui il problema del costo del lavoro non mi ha fatto incazzare più di tanto.


Verona, Ristorante Torcolo, interno.

Paolo Caliari detto il "Veronese", Nemesi, 1650-1651, affresco di Villa Bsarbaro, Maser (TV).

Paolo Caliari detto il "Veronese", Le nozze di Cana (dettaglio), 1562-63, Museo del Louvre, Parigi. 

Paolo Caliari detto il "Veronese, L'unzione di David, 1555-60, Kunsthistorisches Museum, Vienna.  


Ma loro hanno insistito, salto di palo in frasca perché non seguivo proprio tutto ma solo ciò che mi faceva roteare le sfere, ad un certo punto Pantalone ha detto: “ … oltre la linea del Po non funziona niente, tutto ciò che noi produciamo qui al nord si perde in assistenzialismo, mafia, corruzione, poca voglia di lavorare ….” … nonostante cercassi di respirare per riacquistare la calma proprio non ce l’ho fatta.
Non so cos’è scattato di preciso, se una rivolta contro il pensiero prêt-à-porter, mutuato da qualche rivista o telegiornale di regime e replicato senza nemmeno rifletterci sopra ed esercitare quel po’ di intelligenza che possediamo o l’immagine di mio padre che iniziava a lavorare all’alba e rientrava quando aveva finito e quando era soddisfatto dei risultati che aveva ottenuto e che non conosceva né sabati o domeniche e nemmeno festività, che faceva a pugni con la sua “poca voglia di lavorare”, ma gli ho replicato che a Venezia hanno imparato molto presto l’arte predominante oltre la linea del Po (assistenzialismo, mafia, corruzione, poca voglia di lavorare), e che Giancarlo Galan, Giorgio Orsoni, Renato Chisso, Giovanni Mazzacurati e tutti coloro che per concussione, corruzione, abuso d’ufficio e quant’altro si trovano implicati nel processo per le tangenti del Mose di Venezia, sono veneti …. 

Verona, Arena, prima dell'Aida, estate 2013.

Paolo Caliari detto il "Veronese", Allegorie dell'Amore, L'infedeltà o Amor Conteso, 1570 circa, National Gallery, Londra.

Paolo Caliari detto il "Veronese", Allegorie dell'Amore, Il rispetto, 1570 circa, National Gallery, Londra.

Paolo Caliari detto il "Veronese", Allegorie dell'Amore, Il rispetto (dettaglio), 1570 circa, National Gallery, Londra



Dunque, i veneti non hanno più niente da imparare dalle genti che risiedono oltre la linea del Po in fatto di malaffare, forse perché l’immaginaria linea della palma vagheggiata da Leonardo Sciascia li ha raggiunti e modificati ormai da tempo, forse perché non sono mai stati poi tanto diversi dagli altri abitanti della penisola per ciò che riguarda molte caratteristiche positive o negative con cui viene raffigurato il carattere italico, o forse è stata l’unità d’Italia ad averli modificati geneticamente come loro hanno modificato il mais che usano per fare la polenta.
Da Capo Passero alla cima più alta delle Alpi, da Gorizia a Ventimiglia, decenni di programmi Rai, di Rischiatutto, di Lascia o raddoppia, di Mike Bongiorno, di Pippo Baudo, di Miss Italia, di partite di calcio, di culi, tette e marketing delle tv berlusconiane, di Raffaella Carrà e Maria De Filippi, dei programmi messianici di Adriano Celentano, di Bonolis che da presentatore di programmi per bambini passa a presentatore di Sanremo, di dibattiti televisivi con Sgarbi, la Mussolini, Crepet e Morelli, di Pupo di nuovo in tv, delle sorelle Carlucci, di Simona Ventura e Morgan … “che confusione, sarà perché tiriamo!”, di Minzolini al TG1 e di Vespa a Porta a Porta, …, siamo ormai diventati un omogeneizzato nauseabondo dei vizi antichi e moderni dell’italiano medio.

Verona, Statua di Scipione Maffei, Piazza dei signori.

Un momento della performance "Romeo's Balcony", di Daniel González, Juliet's courtyard, Verona, 2013.

Verona, Ponte sull'Adige.

Paolo Caliari detto il "Veronese", Le nozze di Cana, 1562-63, Museo del Louvre, Parigi

Paolo Caliari detto il "Veronese", Allegorie dell'Amore, Il disinganno, 1570 circa, National Gallery, Londra.

Questi miasmi mefitici sono penetrati ormai dovunque, persino nelle valli di montagna un tempo inaccessibili, dove l’altitudine e la concentrazione d’ossigeno dovrebbero preservare l’eco-sistema da influssi esterni; qualche tempo fa ero a San Martino di Castrozza, nella valle del Primiero, ho pranzato li e ogni piatto, ogni pietanza aveva un sapore molto accentuato, troppo direi, una concentrazione del gusto che non era naturale … dall’odore dell’urina successivamente mi sono accorto che molto probabilmente avevano usato degli insaporitori, una sorta di super-dado che esalta i sapori e a quel punto invece dei porcini o dei gialletti potresti usare gli champignon o anche delle bietole che il sapore sarebbe lo stesso.
Ma non è finita qui, su cinque prodotti tipici acquistati in un bottega che vende solo specialità locali, due erano già scaduti ed uno non recava sul vasetto alcuna data di scadenza da nessuna parte … roba che in un Paese serio ti farebbero chiudere bottega.




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