sabato 20 aprile 2013

NAPOLITA ... NOOOOOOOO







Napolita ... NOOOOOOOOO



“L’avversione del XXI° secolo per il berlusconismo è la rabbia di Napolitano che vede il proprio volto riflesso nello specchio. L’avversione del XXI° secolo per il grillismo  è la rabbia di Napolitano che non vede il proprio volto riflesso nello specchio. […]. Ogni politica è insieme superficie e simbolo. Coloro che scendono sotto la superficie lo fanno a loro rischio. […]. Tutta la politica è completamente inutile”. (Libera parafrasi della prefazione a The picture of Dorian Gray di Oscar Wilde).

“1 «In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante. 2 Chi invece entra per la porta, è il pastore delle pecore. 3 Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori. 4 E quando ha condotto fuori tutte le sue pecore, cammina innanzi a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce. 5 Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». 6 Questa similitudine disse loro Gesù; ma essi non capirono che cosa significava ciò che diceva loro.
7 Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore. 8 Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. 9 Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo. 10 Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza. 11 Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore. 12 Il mercenario invece, che non è pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge e il lupo le rapisce e le disperde; 13 egli è un mercenario e non gli importa delle pecore. 14 Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, 15 come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore. 16 E ho altre pecore che non sono di quest'ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore. […] 27 Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. 28 Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano. 29 Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio. 30 Io e il Padre siamo una cosa sola»”. (Giovanni, 10, 1-16 / 27-30).

Le urne, grazie a questa legge elettorale, hanno decretato la sostanziale impossibilità di determinare una maggioranza di governo, la legge attualmente in vigore fu voluta da Berlusconi e dalla sua maggioranza per poter governare il Paese con una minoranza di voti indecente (la diversità di metro di valutazione fra Camera e Senato non è casuale, fu voluta perché il PDL prende più voti in Senato, mentre alla Camera aveva bisogno di un consistente premio di maggioranza per avere sicurezza e serenità), fu controfirmata da Napolitano e non è mai stata abolita dal PD nemmeno quando avrebbe potuto, perché credevano potesse fare comodo anche a loro.
Di fatto ci ritroviamo con 1007 parlamentari che non abbiamo voluto espressamente, che sono stati selezionati in base a calcoli di fedeltà dai leader dei partiti (o in base a quella sorta di pagliacciata di democrazia che furono le “parlamentarie” di Grillo … pochi minuti di filmato per stabilire se un Tizio o una Tizia mi possono rappresentare in Parlamento, invece di rivoltarli come un calzino ... il sonno della legislatura genera Crimi).










Non è accettabile che si vada a ripescare un vecchio signore quasi novantenne, che è in politica da più di cinquant’anni, e che ha appena ricoperto quella carica, dopo aver proposto un parlamentare non eletto e quasi altrettanto anziano e con un’anzianità politica paragonabile o un altro signore la cui candidatura non s’è ancora capita (forse di bandiera, forse è stato un voto di fiducia interno al PD, forse soltanto un modo per suicidarsi).
Non è accettabile che si cerchi di mettere insieme l’impossibile (il PD con l’M5S, il PD col PDL, il PD col PDL con l’M5S e con Monti, il PD con Mefistofele e Belzebù), non è digeribile che si prenda un Tizio che all’aspetto sembra un tipo perbene (e che pure ha detto  e fatto cose raccapriccianti per essere davvero perbene) e lo si incarichi di formare un governo paradossale, come se si volesse fare un minestrone mettendo dentro la pentola verdura, frutta, carne, pesce, affettati, formaggi, una scarpa vecchia e un vasetto di lucido da scarpe.
Non si può improvvisare un programma partendo da posizioni diverse … o meglio, da nessuna posizione, perché tutti questi signori che stanno trafficando intorno a questo governo di larghe intese avevano soltanto un programma “elettorale” , cioè il nulla (tanto è vero che Bersani quando si è trovato a tendere la mano a Grillo ha dovuto improvvisare otto fumosissimi punti che non hanno convinto nessuno.
A mio parere stiamo perdendo ancora altro tempo prezioso: dopo le dimissioni di Berlusconi, dopo il tragico epilogo di Monti, dopo i dieci saggi, dopo la dissoluzione del PD, si prova ancora questa cosa con Enrico Letta che naufragherà da qui a poco, che non ha orizzonti e non ha obiettivi, il cui unico miope scopo è quello di mantenere in vita una politica ormai decrepita e degli uomini che sono li da decenni e da molte legislature senza aver mai combinato niente, che temono il responso delle urne.
L’unica cosa sensata da fare sarebbe stata quella di ripristinare il “mattarellum” (non credo siano in grado di esprimere una legge elettorale migliore del porcellum) e di tornare al più presto alle urne perché siano i cittadini ad esprimere i loro rappresentanti e non ulteriori giochi di palazzo.    


DUM SPIRO, SPERO!



“Dum spiro, spero!” (Finché respiro, spero) (Cicerone, Lettere a Tito Pomponio Attico). 


“La democrazia è relativistica, non assolutistica. Essa, come istituzione d’insieme e come potere che da essa promana, non ha fedi o valori assoluti da difendere, a eccezione di quelli sui quali essa stessa si basa: nei confronti dei principi democratici, la pratica democratica non può essere relativistica. La democrazia deve cioè credere in se stessa e non lasciar correre sulle questioni di principio, quelle che riguardano il rispetto dell’uguale dignità di tutti gli esseri umani e dei diritti che ne conseguono e il rispetto dell’uguale partecipazione alla vita politica e delle procedure relative. Ma al di là di questo nucleo, essa è relativistica nel senso preciso della parola, cioè nel senso che i fini e i valori sono da considerare relativi a coloro che li propugnano e, nella loro varietà, tutti ugualmente legittimi. Democrazia e verità assoluta, democrazia e dogma, sono incompatibili. La verità assoluta e il dogma valgono non nelle società democratiche, ma in quelle autocratiche”. (Gustavo Zagrebelsky, Imparare la democrazia, Einaudi, Torino, 2007, p. 1). 



Quale Presidente della Repubblica potrebbe essere Gustavo Zagrebelsky se solo ne sapessimo riconoscere i meriti, è più presentabile e meno coinvolto nelle tresche partitiche di Franco Marini, ha molto più polso di Romano Prodi (che si è dimostrato un ottimo economista, ma un pessimo politico e un ancor peggiore conoscitore dell’animo umano) ed è più giovane dello stimatissimo Stefano Rodotà. Ma la cosa non è così semplice, a suo sfavore giocano diversi fattori da non sottovalutare: in primo luogo il suo nome, Gustavo è molto snob e Zagrebelsky è impronunciabile e potrebbe essere scambiato per un extracomunitario di origine balcanica o levantina; in secondo luogo c’è il fatto che il nostro Gustavo è uomo di cultura, uno studioso, uno che scrive libri di un certo spessore, in qualsiasi altro posto sarebbe un benemerito, l’orgoglio del Paese ... qui da noi uno così è quasi sconosciuto (soprattutto se non va in televisione) o anche francamente beffeggiato. 



È questo ciò che è successo quando hanno chiesto a Maurizio Gasparri se poteva piacergli come Presidente della Repubblica, Gasparri in quell’occasione ha detto testualmente: “Zagrebelsky chi è ... un calciatore polacco?”. Ora, lasciamo stare che Gasparri sia un senatore della Repubblica, ciò non vuol dire niente a giudicare dal livello degli altri che stanno in Parlamento, e non voleva dir niente nemmeno in passato, Caligola in segno di disprezzo profondo per il Senato era intenzionato a nominare console il suo cavallo Incitatus (come ci riferiscono sia Gaio Svetonio Tranquillo nelle sue Vite dei dodici cesari e Cassio Dione Cocceiano nella Storia romana), ma non giunse mai a realizzare questa minaccia ... noi, invece, abbiamo fatto di più, non solo l’abbiamo realizzata, ma al posto del cavallo (che pure è un animale nobile) abbiamo eletto un branco di asini. 




Alessandra Mussolini ha appena manifestato la sua caratura culturale facendosi riprendere durante le votazioni presidenziali con una maglietta con su scritto: “Il diavolo veste Prodi”, che oltre che stupido è di una banalità incredibile, come si può essere così squallidi, così scontati, così poco originali da riproporre vecchie battute che non sono state granché nemmeno al loro esordio? Vige l’autocompiacimento, l’esposizione dell’ignoranza più crassa e più becera, se ne fregiano come se fosse uno stendardo, qualcosa di cui andare fieri, è la rivalsa del mediocre, dell’incolto, del semplice, del pigro su chi è migliore di lui allorché il successo gli arride proprio per i suoi difetti (pensate a Gasparri, è stato pure ministro, non se n’è accorto nessuno, solo Berlusconi perché è l’unico che ne ha beneficiato, ma mi sapete dire qual’è la virtù principale di questo individuo? Perché è stato scelto fra tanti a rappresentarci, perché ha un potere che è appannaggio di pochi? La sua dote fondamentale è la lealtà, la fedeltà al suo padrone, era fedele a Giorgio Almirante, è stato fedele a Gianfranco Fini, almeno finché non ha trovato un padrone migliore, più potente e più gratificante, è fedele a Silvio Berlusconi ... Gasparri se gli butti un osso te lo riporta indietro). E la Mussolini? Ha provato la carriera nel cinema e nello spettacolo, ha fatto qualche filmetto “leggero” dove girava scosciata, ma non è andata molto bene ... la concorrenza era fisicamente molto più agguerrita di lei che non ha certo né le misure né il talento della zia Sofia Loren; ha provato anche come cantante incidendo un LP che deliziò le orecchie dei soli giapponesi, perché uscì solo in quel Paese e ancora oggi noi ne sentiamo la mancanza e recriminiamo per l’ingiusta esclusione; ha provato anche a fare il medico, laureandosi in medicina e gli ospedali di Roma rimpiangono ancora la sua professionalità, mentre i pazienti rimpiangono le sue cure (in realtà non risulta che abbia mai esercitato la professione anzi, non sappiamo neppure se abbia mai conseguito l’abilitazione); poi Fini ebbe la malaugurata idea nel 1993, in pieno marasma di tangentopoli, di candidarla come sindaco al comune di Napoli, non vinse ma andò al ballottaggio con Antonio Bassolino ... evidentemente a qualcosa serve ancora chiamarsi Mussolini (perché fino ad allora non si era fatta notare per alcun talento politico) e serve il dispiegamento straordinario di mezzi che la santa alleanza fra Forza Italia, AN e Lega era riuscita a organizzare. Ma se in molti casi abbiamo la mediocrità che si compiace di se stessa, l’inetto che si pavoneggia perché sa che strizzando l’occhio alle masse che in lui si riconoscono e come lui sperano di poter fare grandi cose per l’avvenire, a discapito del capace, del meritevole e dell’impegnato, sarà elevato sugli altari del successo e verrà catapultato a gestire e a governare ingranaggi più grandi e complessi della sua semplice mente. Per cui non gli rimarrà altra chance che quella di semplificare i problemi complessi fino alla semplicità della sua portata, e fornire delle soluzioni altrettanto semplici e spesso semplicistiche, con risultati catastrofici (e mi vengono in mente le leggi Bossi-Fini o Fini-Giovanardi, l’assurdità di penalizzare la clandestinità, le trovate del ministro Calderoli e chissà quante altre amenità che per molti sono state un autentico incubo che nemmeno menti malate avrebbero saputo architettare). O di non sapere che fare, come Schettino in occasione dello speronamento della “Concordia” e del relativo naufragio o come Berlusconi ogni qualvolta si è avvicinato ad una crisi economica o a problemi di economia, se non tentare (grazie ai media di sua proprietà o sotto la sua influenza) di rimuovere il problema, di distrarre la gente da esso e di crearne, invece, di artificiali. 




Qualcuno si è chiesto come sia stato possibile che un tizio come Oscar Giannino sia potuto passare per esperto in politica e in economia, abbia potuto scrivere su testate come il Fatto Quotidiano, il Foglio, Il Sole 24 Ore, Il Messaggero, Il Mattino, Il Gazzettino, ecc., senza che nessuno dubitasse non tanto dei suoi titoli di studio, ma della sua preparazione; questa svista è dovuta al fatto che una persona che si impegni privatamente a farsi una preparazione da autodidatta possa equipararsi e anche superare chi, invece, segue un corso di studi universitario e post-universitario (in tal caso dovremmo rivedere dalle fondamenta la qualità della preparazione trasmessa dagli atenei italiani), oppure è dovuta allo scarso livello di “esperti” economici che c’è in giro, per cui anche un economista improvvisato come Giannino non sfigura? 




In altri casi assistiamo alla recita di una mediocrità saccente, presupponente, quella di chi per il semplice fatto di essere elevata ad una carica o ad una funzione, comincia a pensare fino ad esserne assolutamente certa di averne le qualità e di possedere doti d’eccezione: è il caso di Maria Stella Gelmini, per cui molte delle sue gaffes sono dovute a improvvidi sfoggi di “saccenza” tese a giustificare il ministero dell’Istruzione; è il caso di Mara Carfagna (a proposito, ma l’avete vista di recente? Fa spavento nella sua magrezza ...), ministro per le Pari Opportunità, così come è il caso di Stefania Prestigiacomo, che ha nobilitato anch’ella, con le sue auguste terga, lo stesso scranno ministeriale, ma è anche il caso di Livia Turco e di Rosi Bindi, nessuna delle quali verrà rimpianta nei ministeri che ha presieduto, è il caso di Anna Finocchiaro che con disprezzo dice: “Siamo parlamentari, mica bidelle!”, oppure di fronte agli elettori del suo stesso partito che manifestavano di fronte a Montecitorio contro la candidatura di Marini, commenta: “Ma che vogliono questi?”; è il caso di Michaela Biancofiore che è da quando la conosciamo che litiga con il buon senso, il pudore e la grammatica



Ma è soprattutto il caso di Roberta Lombardi quando dice: "Che un presidente della Repubblica debba avere una certa età anagrafica non c'è scritto da nessuna parte..."; ora, che un Presidente della Repubblica debba avere compiuto cinquant’anni di età è scritto nell’Articolo 84 della Costituzione Italiana e la Lombardi che è laureata in Giurisprudenza dovrebbe saperlo, perché la Costituzione si studia al secondo anno in Diritto Privato. Ma poi, l’avete sentita in diretta streeming con Bersani dirgli: "Ascoltandola mi è sembrato di essere di fronte a una puntata di Ballarò, dato che sono ormai vent'anni che sentiamo sempre le stesse cose"? Vi sembrano parole di chi vuole fare un accordo o di chi vuole affossare ogni possibilità? E il fatto che prima della consultazione con Bersani avesse dichiarato: "Non dirò sì a Bersani neanche se si butta ai miei piedi e mi implora di dargli un lavoro", sembra la scena di una telenovelas brasiliana, dove João Pedro Vitor si butta ai piedi di Ana Maria Beatriz e la implora piangente di sposarla sussurrandole: “Maruzzella Maruzze' / t'he miso dint' all'uocchie 'o mare e m'he miso 'npietto a me / tu dispiacer / Stu core me fai sbatt' / chiu forte 'e l'onne / quanno o cielo e' scuro / primma me dice si' / poi doce doce me fai muri' “. E le dichiarazioni sul fascismo “buono”? E il: “Noi non incontriamo le parti sociali, perché noi SIAMO le parti sociali” (evidentemente questa donna è in stato confusionale se scambia il ruolo politico con quello delle parti sociali, che sono le associazioni di rappresentanza territoriale del mondo del lavoro, delle imprese e della società civile in genere) ... ma quella che le batte tutte è senza dubbio questa: 

“Ieri sera mi hanno rubato il portafoglio dalla borsa. Oltre all’immane seccatura di rifare carte, patente, codice fiscale e il piccolo piacere per l’oggetto in sè, ho perso tutte le ricevute delle spese sostenute finora ........ Poca roba, circa 250 in un mese. Poichè è mia intenzione trattenere dalle voci di rimborso che compongono il mio stipendio solo quelle effettivamente sostenute e documentate e restituire il resto, cosa faccio? Aspetto vostri consigli”. (Appello apparso sulla sua pagina facebook il 13 aprile 2013). 

A cui segue: 

"Grazie per tutti i gentili consigli (LOL). Sono stata distratta e quindi, giustamente, mi toccherà rinunciare ai miei rimborsi spese, come qualsiasi altro dipendente" (il giorno dopo, sempre su facebook, 14 aprile 2013). 

A parte la drammatica richiesta di riconoscimento della sua specchiata onestà, del suo essere più limpida e più pura degli altri, sottesa nella sua domanda, ma mi domando quale concezione della democrazia abbia la Lombardi ... questa è una questione di etica e di onestà professionale, non possiamo farci un referendum (seppur virtuale) e non può essere oggetto di calcoli statistici per sapere come si deve agire. In realtà l’intero problema non esiste, se ritieni che ti debbano essere dati i rimborsi comunque in buona fede li richiedi e basta e se ritieni, invece, che debba prevalere la regola che chiunque per avere i rimborsi deve documentarli, allora di addio anche a loro oltre ai soldi che avevi nel portafogli. Certo, potrebbe sembrare che io ce l’abbia principalmente con le donne, visto che sto citando quasi sempre politici in gonnella, ma non è così, mi dispiace e sono anche incazzato che le donne in politica (eccetto rari casi) stiano dando una pessima prova di sé, ma gli uomini fanno anche di peggio, se è possibile. 





Federico Fornaro, senatore PD, replica alle numerose e-mail che gli giungono da elettori del suo partito che scrivono: “Siamo giovani, siamo di sinistra, siamo anche arrabbiati: l’elezione di Stefano Rodotà a Presidente della Repubblica sarebbe uno straordinario segnale di speranza e cambiamento”, con: 

“Da diverse ore è in atto un attacco informatico sotto forma di mail seriali inviate alle caselle di posta elettronica istituzionali dei parlamentari del Pd per sostenere la candidatura alla presidenza della Repubblica di Stefano Rodotà. È una forma di pressione mediatica ai limiti della legge, che nulla a (sic) che vedere con l’esigenza di riattivare un rapporto dialettico e democratico tra elettori ed eletti”. 

È la democrazia, bello! I tuoi elettori ti fanno sapere come la pensano e cosa vogliono, è finita (spero) l’epoca dell’elettorato passivo, quello per cui vanno bene le scelte dei vertici del partito, le candidature catapultate dall’alto, le primarie fittizie in cui il vincitore è scontato. Se il PD e Bersani come leader avessero ascoltato fin da subito il popolo di sinistra, magari Rodotà l’avrebbero proposto loro e avrebbe incontrato l’accordo dei grillini. Ma vi rendete conto? È come se Fornaro in occasione delle ultime elezioni politiche avesse detto: 

“Da diverse ore è in atto un attacco alla democrazia sotto forma di schede seriali introdotte in scatole chiamate urne per sostenere la candidatura ora di questo ora di quel politico, ora di questo ora di quel partito politico. È una forma di pressione mediatica ai limiti della legge, che nulla a (sic) che vedere con l’esigenza di riattivare un rapporto dialettico e democratico tra elettori ed eletti”. 



Le candidature di Marini prima e di Prodi subito dopo riunendo tutto il PD sono state un errore gravissimo, sono sembrati il primo il frutto di un accordo vergognoso e innominabile ... l’abbraccio di Bersani con Angelino Alfano grida ancora vendetta, Berlusconi è più furbo, quando deve fare delle marchette manda qualcuno dei suoi tirapiedi, non si espone in prima persona e può sempre sconfessarlo se il vento dovesse girare (e il vento gira in fretta in politica), il secondo un nome tirato fuori dal cilindro a caso, abbiamo sperato invano che ci fosse stato un accordo con l’M5S invece, come si è capito dopo, era quasi un voto di fiducia non tanto per Prodi, ma verso lo stesso Bersani. 



Non è facile governare il PD, è un partito inesistente, una baracca senza alcun obiettivo salvo quello di sopravvivere, ma non è necessario che si sopravviva tutti, a volte la zavorra va eliminata ed è sorprendente notare che dei sette leader che Berlusconi si vanta di aver rottamato la maggior parte è morta per fuoco amico: Prodi giustiziato da D’Alema, Bertinotti e Mastella, Bersani giustiziato da Renzi e D’Alema, Veltroni fatto fuori da D’Alema ... finché c’è D’Alema nel PD non occorre l’opposizione politica. Berlusconi, dal canto suo, non è che odi Prodi per le tasse (che diavolo c’entrano le tasse con la carica di Presidente della Repubblica?) o per altre varie amenità, in realtà lo odia per avergli inflitto per ben due volte su due una sonora sconfitta, e questo nonostante gli ingenti investimenti economici fatti e il possesso di un impero mediatico che è da anni che crea consensi e rincoglionisce la gente con trasmissioni cretine. Quest’uomo, armato soltanto della sua serietà, del suo buon carattere e della sua professionalità è riuscito a prevalere per ben due volte nonostante il rettilario che lo sosteneva e nonostante non sia poi dotato di grande appeal, tanto che mi chiedo come abbia fatto a sposarsi e a conquistare quella che è poi diventata sua moglie, la signora Flavia. 




Un omuncolo, Berlusconi, che strilla e strepita, gridando all’attentato, ai giudici che vorrebbero metterlo sotto chiave, ben attento ai suoi interessi e al suo impero, che è una vergogna e un’anomalia senza uguali che serva per influenzare direttamente o indirettamente la linea politica di questo Paese, la giustizia, la morale e persino le aspirazioni di ciascuno (avete notato la proliferazione di programmi di talent scouting in cui in apparenza si cerca di individuare le nuove stelle dello spettacolo, in realtà si fa becero spettacolo con le aspirazioni altrui, con i loro sogni, con la loro dabbenaggine, col loro rendersi ridicoli o patetici, col lo squallore delle loro azioni e della loro levatura umana e morale, facendoli esibire per qualche minuto in programmi che distilleranno il loro peggio, facendoli convivere in scatole prefabbricate e dotate di un’infinità di telecamere, facendoli sopravvivere in isole sperdute, mettendoli ai fornelli ed esponendoli all’umiliazione di chef sadici ed esibendoli in qualsiasi altro ambito possa dare un po’ di notorietà a qualche aspirante “famoso”?). 
Io auspico vivamente che i Berlusconi (e tutti i suoi peones), i D’Alema, i Bersani, i Franceschini, i Letta (zio e nipote), i Bossi, i Maroni, gli Zaia, gli sceriffi e i vicesceriffi, i Monti, i Rutelli, i Casini, i La Russa, ....... siano letteralmente spazzati via dal panorama politico e lascino spazio a gente nuova e, soprattutto, a idee nuove (che non potranno mai essere peggiori delle precedenti) nonostante la diffidenza e il timore che abbiamo per ogni novità.



 Poiché vedo difficile l’elezione di Gustavo Zagrebelsky alla presidenza della Repubblica, sosterrò Stefano Rodotà perché mi sembra una persona degnissima e dotato di un carattere fermo che è necessario per guidare la nave dello Stato che sta navigando in acque perigliose assai, auspico altresì il completo disfacimento del PD come esperienza che ha solo fatto perdere del tempo prezioso alla sinistra italiana e che questa riparta da zero raccogliendo le idee la dove le trova e imparando a valutare le proposte e non più gli uomini e la loro “furbizia” politica. Invece di un partito moderato e riformista si è costituito un agglomerato informe costituito da bande rivali in perenne lotta fra di loro, ciascuna dotata del leaderino carismatico che sembra il padreterno all’interno del partito (anche perché può bloccare tutto), ma che in realtà conta come il due di picche a livello internazionale, di sicari pronti a tutto per aumentare il potere e il prestigio della propria fazione, di giornalisti che vi gravitano intorno aspirando a condurre programmi in prima serata su reti con ascolto elevato, del mondo di certa finanza che foraggia chiunque oggi abbia voce in capitolo e possa ricordarsene quando gli verrà chiesto di ricambiare, di una corte di clientes, di peones, di nani, di ballerine, di questuanti e di miracolati ... siamo di fronte ad una nebulosa priva di finalità politiche vere e proprie, di idee, di intenti, attenta a non definire troppo cosa vuol fare, perché potrebbe essere motivo di dissenso e di scissioni interne, e che dunque non fa niente se non amministrare un potere, e che non è in grado di governarsi al suo interno figuriamoci se può governare un Paese. 


Guardo con un misto di timore e ammirazione, invece, ad un uomo la cui scomparsa politica (per quanto io possa auspicarla) è di difficile attuazione, forse impossibile, quando Bersani e il PD tutto si intestardivano nel votare Marini insieme a Berlusconi e davano per cosa fatta la sua elezione con tanto di abbracci e ammiccamenti, solo lui è riuscito (col suo intuito politico straordinario) a presagire il naufragio imminente. Lui, Mimmuzzo (sto parlando di Scilipoti) aveva capito tutto prima degli altri, precorre i tempi, è davvero un autentico portento, una rosa dei venti sensibilissima, qualche tempo fa colse la palla al balzo e passò dall’IDV (e dico IDV, il partito più antiberlusconiano che c’era in Parlamento) al PDL, direttamente fra le braccia di Berlusconi; adesso, dopo la prima elezione su Twitter campeggia la sua dichiarazione di voto per Rodotà ... il vento sta cambiando e Mimmuzzo si adegua (d’altronde è stato beccato a prendere la metropolitana solo qualche giorno fa a Roma, come un grillino qualsiasi, e si è pure vista la Santanchè in bicicletta (immediatamente fischiata ... si vedeva subito che nun è cosa...), la stessa che acclamava Berlusconi solo perché (a causa di uno sciopero) era stato costretto a prendere il treno, naturalmente prima classe, l’intero vagone evacuato, e la scorta che bloccava ogni accesso al “divino” Silvio, e che incalzata in una trasmissione aveva detto, senza il minimo pudore, pressappoco: “Snob io? Ma se ho persino accompagnato mio figlio l’altro giorno a prendere la metropolitana!”. 


Volete il mio parere? Smettiamola di fare i democratici, non lo siamo, non lo siamo mai stati e non lo saremo mai, per essere veramente democratici occorre che la Cultura sia molto più diffusa di quanto non lo sia adesso, serve che le persone che vanno alle urne siano informate davvero, abbiano i mezzi e le possibilità per accedere all’informazione libera, siano dotati di criteri per distinguere quali sono le regole democratiche, che comprendano che non può esistere una democrazia (così come la libertà) se non all’interno di regole e che senza di esse e dei criteri per comprendere il quotidiano, le manovre politiche, le motivazioni che muovono le masse, i gruppi e i singoli, c’è spazio solo per il populismo, la demagogia, il malaffare, la sopraffazione, lo sfruttamento, il potere personale, il ladrocinio, gli interessi propri e la dittatura. 


Diamo in appalto la politica a uomini navigati che provengono da paesi esteri, preferibilmente nordici (svizzeri, scandinavi, inglesi, tedeschi), assumiamoli come se fossero dei menager alla guida del Paese; risparmieremmo i soldi delle elezioni ad ogni piè sospinto, decurteremmo di botto l’enorme carrozzone che i partiti tradizionali si portavano dietro per puntellare il loro potere e che foraggiavano a spese nostre, già che ci siamo assumiamo anche giornalisti esteri, perché l’italiano è stato per troppi secoli sottomesso, non è capace di vivere senza padroni, bisognerebbe prima disintossicarlo, ci vogliono almeno due o tre generazioni che vivono in libertà per uscire dalla cattività d’Egitto.

giovedì 11 aprile 2013

MA BASTA ‘NA JURNATA ‘E SOLE




La crisi economica non vi da tregua? Vi sono arrivate in contemporanea la rata del mutuo, il saldo del conto del dentista e vostro figlio che ha rotto l’I-pod nano e vi chiede di ricomprarglielo? C’è il vostro vicino di casa che non si sa bene come in un periodo come questo ha cambiato macchina e si è preso quella sportiva che a voi piace tanto e non vi potete permettere? Vostra moglie vi mette le corna con la sua migliore amica? Il vostro impiegato o la vostra segretaria vi tiranneggiano e vi sfruttano? Il vostro cane fa la pipì sulla vostra gamba, per giunta quando avete i pantaloni nuovi e le scarpe scamosciate che sono molto delicate? Vostra suocera vi vuole un gran bene? Il segretario del partito politico che avete votato alle ultime elezioni vi ha scritto una lettera in cui vi dice che ha appena dato le dimissioni perché non tollera di appartenere al vostro stesso schieramento? Nel vostro condominio andate tutti quanti d’amore e d’accordo e non avete a portata di mano un comunista, qualcuno di colore, un gay, un ebreo, un magistrato, uno zingaro, ... neanche un prete per chiacchierar ... insomma nessuno contro cui potete sfogarvi? Non basta più neanche “’na jurnata ‘e sole” come cantava Pino Daniele prima che si mettesse a cantare “oggi è sabato domani non si va a scuola, oggi è sabato se non chiami ho un nodo in gola, oggi è sabato e forse è un giorno speciale, oggi è sabato, meno male”, unico caso di cantante che da adolescente era musicalmente impegnato e da senescente è tornato adolescente, per ritrovare il buonumore?



Niente paura, è proprio il caso di dire anche stavolta che: “Meno male che Silvio c’è!” ... meglio ancora ... meno male che esistono i suoi supporter, quelli più sfegatati, come Michaela Biancofiore (magari vi sarà sfuggito, ma è importante lo iato “ae” del nome Michaela, così come l’uso della lettera h, nel primo caso vengono associate due vocali forti, la a e la e, precedute dalla lettera muta ... a volte il proprio nome è un destino), che ha tirato su dal nulla questo sito: http://berlusconialquirinale.org/, in cui fin dalla prima pagina morirete dal ridere.







Infatti trovate a campeggiare fin da subito lo specchietto (per le allodole) di un sondaggio in cui vi si chiede: “Vuoi anche tu Silvio Berlusconi Presidente della Repubblica Italiana?”, già quell’ “anche” la dice lunga sulla serietà dell’impresa, ma dove la Biancofiore e Co. superano se stessi e diventano più berlusconiani di Berlusconi è sulle possibili risposte: infatti potrete cortesemente rispondere “Si” oppure “Sottoscrivo con firma” ... “vaffanculo”, per esempio, non è contemplato.
Una volta queste cose così venivano chiamate concezioni bulgare o sudamericane della democrazia, oggi bulgari e sudamericani ne prendono le distanze e le chiamano concezioni berlusconiane.
Se soffrite di malattie cardiache vi sconsiglio di andare oltre, perché anche il troppo ridere potrebbe scatenare un attacco di cuore, ma se intendete farlo comunque, non dite poi che non vi avevo avvertito: troverete un divertentissimo video “Chi è Berlusconi?” e una pagina dal titolo “La vita di Berlusconi”, in cui caramellosamente si sfrutta chiunque, dalla madre, alla zia suora, agli “amici”, i “successi” economici, sportivi, i figli pur di dar lustro all’uomo più chiacchierato d’Italia, per far dimenticare il gaffeurs internazionale, il discredito e il ridicolo in cui ci ha portati, il suo particolare sguardo verso la donna solo in “orizzontale” o inclinata a 90° o inginocchiata, il baratro economico della sua gestione del governo, la sua mancanza di scrupoli, i suoi processi  con accuse infamanti, le chiacchiere della sua vicinanza con la mafia, il “bunga bunga” e i festini con ragazze minorenni, le sue amicizie chiacchierate, la sua mancanza di scrupoli, gli infiniti misteri degli esordi: come è stato possibile che uno che suonava nelle navi da crociera abbia potuto costruire Milano 2?
Volete un piccolo saggio di credibilità? Sfruttano persino la morte di un politico che nel bene e nel male ha dettato la politica degli anni ’80, che insieme a Reagan è stata l’alfiere del liberismo in Occidente, la stessa concezione economica e politica che è predominata in Europa e in America fino ai nostri giorni indipendentemente dagli schieramenti (destra-sinistra; progressisti-conservatori, repubblicani-democratici, tories-whigs, ...) e che ci ha condotti all’attuale grave crisi economica dopo il crollo del muro di Berlino e il dissolvimento dell’economia dell’impero sovietico.




Postano una foto di Silvio Berlusconi con Margaret Thatcher, con la scritta in didascalia: “Londra, 9 febbraio 2001-AMICI DI “FERRO” Silvio Berlusconi con Margaret Thatcher, scoparsa in questi giorni”.
Ora, a parte lo “scoparsa” invece di scomparsa ... dove c’è Silvio la “scopa” predomina sempre ... ma “AMICI DI FERRO” de che ahò? Nella foto si vede subito che lui sta cercando di parlarle e lei neanche lo sta a badare guardando in avanti e poi ... come sempre fa Silvio quando viene snobbato (lo capisci da quello) sei anni dopo (nel 2007), con la consueta finezza che lo contraddistingue, Silvio Berlusconi diceva di lei: «Se fosse stata una bella gnocca me ne ricorderei».
Forse se Silvio fosse stato uno statista appena appena passabile la “lady di ferro” non lo avrebbe trattato con quell’indifferenza che si può notare dalla foto e con quel modo “sniffy”, tipically british, di trattare coloro che ritengono impresentabili.



venerdì 5 aprile 2013

A VOLTE NUVOLA SEI ... 2


Anna Proclemer, Vitaliano Brancati e la loro figlia Antonia



Vitaliano Brancati in bicicletta



Vitaliano Brancati nel suo studio di Roma





« ... ci sono sofferenze che scavano nella persona come i buchi di un flauto, e la voce dello spirito ne esce melodiosa, altre invece, come le mie, assorbono tutta l’attenzione e incantano l’intelligenza ... Un uomo rimane chiuso nel cerchio del suo corpo, e non produce che sbadigli o silenzio ...». (Vitaliano Brancati, 1955, Paolo il caldo, Bompiani, Milano, 1990, p.90).

 
Leonardo da Vinci, Testa di Leda particolare, Windsor Raccolte Reali

Leonardo da Vinci, testa femminile detta "scapigliata", Galleria Nazionale, Parma



«Le bastonate di quella notte avevano prodotto un qualche danno grave dentro il petto di Giovanna ove nessun medico avrebbe spinto il suo udito. La ragazza deperiva sotto gli occhi di Paolo che passavano dai veli del desiderio a quelli della stanchezza senza mai guardarla attentamente. Un giorno però quei disturbi leggeri, quegl’impedimenti incomprensibili, ch’egli andava avvertendo nei contatti furiosi con lei, e ai quali mai aveva voluto dare importanza, sommandosi d’un tratto formarono un’impressione agghiacciante, qualcosa come l’apparizione di uno spettro in pieno giorno. Bruttezza. Sulla paglia, accanto a lui, c’era stata una ragazza brutta. E forse anche fredda e svogliata. Giovanna si accorse subito che, per la prima volta dopo la notte delle bastonate, Paolo la vedeva, e, comprimendosi internamente in uno sforzo violento, richiamando in fretta alla memoria tutti i casi della vita in cui aveva avuto vergogna, cercò di arrossire per dare un colorito alla sua faccia spenta su cui egli posava uno sguardo sempre più triste. In questo sguardo, tramontava rapidamente per lei il sole della vita. Con la scusa di fargli una carezza, ella alzò una mano e gliela premette sugli occhi. Ma fu lei questa volta che, al riparo dallo sguardo di Paolo, si osservò freddamente la mano; e convenne che quei cinque ossi, ricoperti di pelle fibrosa, non potevano suscitare il desiderio di nessuno. Tanto meno di un signore fine come Paolo. Al pensiero di quanto fine, delicato, forte, istruito, bello era stato il suo amante, ella si commosse. Che fortuna era toccata ad un povero essere pagato tre lire al mese! Si mise a piangere, e, togliendo la mano dagli occhi di Paolo, si riposò finalmente dallo sforzo che compiva da tanti giorni per simulare la salute e la bellezza. Che la guardasse pure mentre piangeva, e la vedesse bene com’era diventata.
“Perché piangi?” fece Paolo, tenendosi involontariamente un po’ alla larga come da una persona che potesse contagiarlo, “Perché stai piangendo?”. Ma mentre le rivolgeva quella domanda, fu assalito da una strana e indeterminata speranza. Piano piano egli sperò ch’ella potesse dirgli, ed ella infatti, contemporaneamente al chiarirsi della speranza di lui, gli stava realmente dicendo: Noi non possiamo vederci più”. Come un fragore produce in chi dorme un sogno che, nella sua fulmineità, è una lunga storia terminante proprio con quel fragore. “Non possiamo vederci più”.
“Perché?” azzardò egli, raschiando con la gola per liberare l’ultima sillaba dalla raucedine che aveva soffocato la prima. E con voce troppo forte per essere naturale, ripeté: “Dimmelo almeno, perché?”.
Giovanna abbassò la testa. Immergeva continuamente una mano nella paglia sollevandone alcuni fili che ricadevano attraverso le dita divaricate. In quella ragazza analfabeta, la percezione della verità, invece di prendere la via delle parole, aggravava subito quel silenzio stupito, quel sentimento d’inferiorità e di vergogna che i manifesti, i libri, le insegne dei negozi, i titoli dei giornali, le lettere lasciate aperte sui tavoli, le infondevano continuamente. Era proprio quando capiva qualcosa che si ricordava del rimprovero: “Non capisci nulla,” che anche i bambini di sei anni le rivolgevano con un sorriso, dopo averle messo sotto gli occhi un foglio stampato. “Non capisci nulla!” Tutta la sua mente s’intirizziva e contraeva. Adesso per esempio: essa aveva sentito che bisognava dire quella frase: “Non possiamo vederci più,” e l’aveva detta due volte, ma la domanda di Paolo che, essendo un’esortazione a spiegarsi, portava con sé la terribile frase: “Non capisci nulla,” invece di convincerla a rispondere e a chiarire a se stessa il motivo di una tale risoluzione, le serrava di più il cervello, in una morsa dolorosa. “Non possiamo vederci più,” ripeté per la terza volta.
Egli finse di arrabbiarsi: “Che modo di ragionare! ... Mi dici: non possiamo vederci più, e non mi spieghi nemmeno perché ... mi licenzi come una serva ...”. A questa parola, in cui si era racchiusa l’essenza della sua vita, ella fece un moto impercettibile con le sopracciglia. “Mi licenzi su due piedi, senza darmi nemmeno il pre-avviso!” Vedendo che non correva il pericolo di convincerla, egli finì coll’arrabbiarsi veramente: “Sei una mula, ecco cosa sei, una mula.” Le fece il verso con una mossa sguaiata, in cui ella, fissando gli occhi per un attimo, si vide con vergogna come in uno specchio: “Non possiamo vederci più, non possiamo vederci più ... E va bene, non vediamoci più ... Se lo vuoi, non ci vedremo più!” Si alzò pieno di sdegno : “Non vediamoci più ... Tu ancora non mi conosci ... Io ti prendo sulla parola ... Non mi vedrai più nemmeno da lontano! ... E ricordati che, dopo, sarà troppo tardi. Anche se mi manderai a chiamare col prete che ti porta i Sacramenti, io non verrò più!” Attese, volgendole le spalle, che ella dicesse qualcosa. Ma non sentiva che il fruscio della paglia in cui la ragazza continuava a immergere la mano.
“Addio.” Nessuno rispose. Egli si voltò e vide, al di là di una fronte curva e protesa, gli occhi di lei che, alzati in quel momento, davano la vertigine come squarci da cui si mostri l’interno sanguinoso del corpo con le sue pulsazioni. Paolo tornò a voltarsi verso la porta: “Addio ... Non vuoi nemmeno rispondermi? Ti sto salutando: addio ...” Abbassò la voce, sfiduciato: “E va bene, fa’ come vuoi ... Io ti ho salutato.” E uscì.
Dopo di lui, lenta, senza lacrime, incurante di essere sorpresa o semplicemente veduta, uscì Giovanna. Uscì un essere penosamente oscuro, come se, a vent’anni, ella avesse speso tutti i diritti a rivedere la luce del giorno che le spettavano in una lunga esistenza, e ora le rimanesse davanti una serie interminabile di notti, saldamente attaccate l’una all’altra, senza un filo d’alba. Come una pietra che rotola per un declivio, ella si avvicinò al pozzo, lo guardò senza paura né desiderio, e vi si buttò. Fu subito ripescata, e dopo due giorni di incoscienza, una vita priva di sapore rifluì nel suo corpo. Con la stessa inerte semplicità con cui s’era buttata nel pozzo, continuò a vivere». (Vitaliano Brancati, 1955, Paolo il caldo, Bompiani, Milano, 1990, pp. 54-57).

Leonardo da Vinci, donna con gli occhi chiusi, Galleria degli Uffizi, Firenze



Leonardo da Vinci, ritratto di donna, Galleria degli Uffizi, Firenze



Mi sono sempre chiesto cos’è che trasforma il cibo che ingeriamo, l’aria che respiriamo, l’acqua che beviamo e tutto ciò che colgono i nostri sensi in opere così sublimi come questa? Quale strana metamorfosi permise a Michelangelo di trasformare quel pezzo di pane duro che suggeva, non masticava, lo metteva in bocca e aspettava che si sciogliesse perché non abbandonava mai la sua mazza e il suo scalpello nemmeno per tenere con una mano il pane, e finiva per mangiare pane e polvere di marmo, nel suo David, nel Mosè, nella Pietà, nel blocco marmoreo delle tombe medicee in Firenze, e nelle sue opere non finite, altrimenti dette Prigioni?
E, per converso, quali infauste coincidenze devono darsi convegno perché prenda piede l’idea catastrofica che sarebbe bene eliminare qualunque essere umano (e non importa se uomo, donna o bambino) per qualche sua disabilità, imperfezione o semplicemente per una sua diversità (di fede, di cultura, di colore della pelle, di lingua o perché troppo giovane o troppo vecchio) possa essere considerato un “peso” per il resto della società, quella dei cosiddetti “puri” e dei “sani”? 
Quale sensibilità, quali corde dell’anima bisogna arpeggiare perché suonino la musica di queste pagine del pachinese Brancati, che riesce in poche pagine a commuoverci, a farci riflettere e ad illuminarci su una verità profonda, come se ci avesse svelato uno degli ingredienti fondamentali di cui siamo fatti?
In questo brano che ho riportato Brancati mette a confronto da un lato l’amore puro, totale, incondizionato, quello che toglie l’amato persino dal disagio di mettere fine al rapporto, di trovare il modo e le parole, quello che crede di non essere abbastanza e lascia vivere l’essere amato in piena libertà, anche se questo è per lei la fine di tutto, anche della propria stessa vita o, comunque, di qualsiasi gioia o piacere nel vivere.
Dall’altro c’è la viltà e il cinismo spietato di chi cerca disperatamente l’altro per il suo piacere, per quella sorta di “vitalità animale” (come la chiama lo scrittore) e di sensualità che brama soddisfazione e che non si ferma davanti a nulla; una vita fatta di luci, ma basta soltanto un’ombra, quell’ombra che riporta all’apprensione, all’angoscia e a quel senso di tragedia che secondo Brancati accompagna il siciliano fin dalla culla, perché quell’oggetto del desiderio perda ogni sua attrattiva, come un paio di calze smagliate, una camicia macchiata o un paio di pantaloni sgualciti.

Leonardo da Vinci, testa di donna, Museo Bonnat, Bayonne

Leonardo da Vinci, testa di giovane donna, Accademia, Venezia



Una viltà che non ha età, non viene sfiorata dalla maturità o dall’esperienza e non ha sesso (una donna può essere vigliacca tanto quanto un uomo ... e forse anche di più ... in amore), perché talvolta può capitare a qualche individuo del mio stesso sesso di fermarsi a pensare e magari di scusarsi di fronte a certi avvenimenti, di quanto vile può essere un uomo quando lascia una donna o, ancora di più, di quanto abietto può essere quando non vuole essere lasciato da una donna, quando usa tutta la sua forza, il suo potere, il controllo, la sua violenza e le infligga umiliazioni di ogni tipo.
È questo, naturalmente, uno spostamento: scusarsi per il proprio sesso e non per se stessi ... a ben guardare troviamo certamente delle viltà nostre personali per cui scusarsi delle viltà del maschio in generale, invece che delle proprie, rischia di essere un’altra viltà.
Sono sicuro che anche voi, come me, se guardate bene nelle pieghe della memoria, incontrerete le vostre viltà: verso un partner, un figlio, i vostri genitori o i vostri fratelli, un amico o un parente ... le viltà peggiori sono quelle che manifestiamo con le persone che più ci hanno amato, quelle che credevano in noi, che si fidavano e confidavano in noi.
Sono sicuro che anche voi avrete notato, nella vostra furia e nella vostra cecità, quella mano, quei “cinque ossi, ricoperti di pelle fibrosa, [che] non potevano suscitare il desiderio di nessuno” e che poco prima vi avevano fatto l’ultima carezza, un tenero gesto di pudore per risparmiarvi di vedere qualcosa di esteticamente non bello, qualcosa che non sia luce, come se voi doveste nutrirvi di luce soltanto, che tentava ritmicamente e stancamente di afferrare e stringere invano la paglia che era stata il vostro giaciglio d’amore e che adesso è tutto ciò che le rimane.
Non si ripara niente col pensiero e a posteriori ... ma avrei voluto lasciarti con una carezza e un bacio (o almeno facendo in modo che tu potessi odiarmi) invece che con l’alibi di un’arrabbiatura (che eri molto brava a suscitarmi), con un sorriso che fosse l’ultima immagine che avessi di me, invece che col cipiglio di lesae maiestatis e con la furia di chi sta per avverare una tragedia senza ritorno.  
 

martedì 2 aprile 2013

UNA PERLA NEL FANGO




Fra “puttanieri” e “troie” in Parlamento; fra licenziamenti di assessori alle "meccaniche celesti” e ai “raggi cosmici” (che non s'è capito se Crocetta volesse costituire il governo della Regione Sicilia o volesse girare una puntata di Star Trek); fra marò ... masì ... manò ... mavà ... ma-ronna che casino; fra Grasso e Travaglio ... sei furbo o mi sbaglio?; fra un PDL che strilla per il governissimo col PD, per la grande ammucchiata, per l’inciucio totale, globale e tombale, che strepita contro i giudici e persino contro l’imitatrice della Pascale ... come se non gliene fregasse niente della crisi, solo dei problemi del loro capo; fra Bersani che non sa che pesci pigliare e non può decidere nemmeno per due fette di mortadella in salumeria perché evocherebbe un suo predecessore e che sta a parlare in diretta streaming con Crimi e Lombardi senza capire che sta parlando da solo e che il pollice verso è già stato deciso; fra i “purismi” dei “cinquestellati” che non vogliono sporcarsi le mani neppure se il Paese affonda, che non si capisce davvero cosa vogliono fare, e che sono preoccupati di mantenere le fila, di stigmatizzare gli eretici e di biasimare i trasgressori: quelli che mangiano al ristorante della camera, prendono l’auto blu e si chiamano fra di loro “onorevole” ... non so a voi, ma a me la “purezza” ha sempre fatto paura, dovunque sia riuscita ad avere il potere nelle sue mani ha sempre manifestato la tendenza ad estremizzare i concetti che persegue, spostando verso l’impossibile le asticelle della virtù e punendo con accanimento, ferocia e sadismo chiunque osa mettere in discussione il suo monolitico credo; fra ricerche di coalizioni, appoggi esterni, concorsi esterni in associazione mafiosa, "valuteremo provvedimento per provvedimento", “famolo strano”, governi tecnici e tecnici per aggiustare il governo, fra “dieci saggi per me posson bastare ... capelli biondi da accarezzare e labbra rosse sulle quali morire ... dieci saggi per me, solo per me! Uno lo voglio perché sa bene ballare, uno lo voglio perché non sa cosa vuol dir l’amore, ... , dieci saggi così che dicon solo di si!” ... che poi, noi italiani dobbiamo sempre esagerare, persino nell’antica Grecia, culla della nostra civiltà, i saggi erano solo sette, qui dobbiamo per forza inserire qualche “amico” nella lista e .. cheste ‘o Paese do sole, cheste è o paese do mare ... cheste è o paese dove per fare un lavoro per cui basterebbe una persona ne mettiamo una perché è amica dell’assessore, una perché è amica del sindaco, una perché è in lista d’attesa, una perché le elezioni sono vicine e un voto in più non guasta, una perché controlli l’operato degli altri, una perché è del mio stesso partito, una perché è stata trombata alle ultime elezioni, una per le quote rosa, una per le quote gay, una perché è disabile, una perché è di colore e non possiamo fare discriminazioni, una per le quote latte, una perché ce lo chiede l’Europa, una perché non siamo mica la Grecia e nemmeno Cipro, una perché è una missione di pace, abbiamo degli obblighi internazionali e non possiamo esimerci, una perché è un tecnico e una perché è saggia ... e nonostante tutto nessuno fa quel lavoro.    
In tutto questo carosello fa piacere vedere gesti come questo, che sarebbe un peccato passasse inosservato.