Raffaello Sanzio - Cartone preparatorio per l'affresco La scuola di Atene - Pinacoteca Ambrosiana - Milano.
Raffaello Sanzio - Madonna sistina - Gemäldegalerie Alte Meister - Dresda.
Una scheda, cinque si!
“Vuolsi così colà dove si puote
ciò che si vuole, e più non dimandare”.
(Inferno, III, 95 - 96).
SI SI SI SI SI
RispondiElimina"La libertà è partecipazione" cantava Gaber
Quattro si perché l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, e non c’è lavoro se senza la dignità di chi lavora.
EliminaL’ultimo si perché: “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali in dignità e diritti” (art. 1 della Dichiarazione universale dei diritti umani); e perché “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali” (Art. 3 Costituzione).
Se una persona lavora, paga le tasse, manda i suoi figli a scuola, non delinque in Italia e parla pure la nostra lingua, talvolta meglio di noi, ha diritto a diventare cittadino italiano, se lo vuole, in un tempo ragionevole.
Ciao
Sempre più difficile difendere i diritti dei lavoratori quando mancano consapevolezza e partecipazione. Neanche tanto alla lunga pagheremo gli effetti di questa indifferenza sui temi di fondo.
RispondiEliminaHo come l’impressione che molti non ci credano più alle lotte collettive per rivendicare i diritti di tutti, vediamo che al massimo gli operai di un’azienda in difficoltà o che sta per chiudere, si coalizzino per fare giustamente lotta ad oltranza, quando non procedono divisi fra chi deve essere licenziato perché gli altri possono rimanere a lavorare.
EliminaNessuno più pensa che quella del lavoro sia una questione collettiva che riguarda tutti noi, che se molti sono precari, ricattabili e non possono pianificare il loro futuro, non sia una questione che riguarda me che sono assunto a tempo indeterminato, che ho un’attività avviata o che svolgo la libera professione.
“Affari loro!” diciamo o, peggio: “Poveretti!” ostentando un pietismo quasi offensivo e fuori luogo; se 13,5 milioni di persone in Italia vivono in stato di povertà e il 23,1% della popolazione della penisola e a rischio di povertà e di esclusione sociale non è un fatto che non mi riguarda.
Riguarda da vicino me, la mia coscienza e la qualità della vita intorno a me, me compreso.
Gli effetti di questa mancanza di coesione, solidarietà, senso dello Stato li stiamo già pagando, di fatto il Paese è politicamente spaccato in destra e sinistra, fra cui non c’è dialogo, e in una miriade di interessi personali che prevalgono su quelli collettivi. È questo il sovranismo: prima l’Italia, prima la mia regione, prima la mia città, prima il mio quartiere, prima il mio condominio, prima la mia famiglia ma, soprattutto, prima Io.