Morto Mark Hollis, leader storico del Talk Talk.
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Mi dispiace molto. Lui e il suo gruppo li ascoltavo negli anni '80 e fanno parte di un pezzo della mia vita, come quella di tanti altre persone che li seguivano. Se ne stanno andando in migliori negli ultimi anni e i brani che hai scelto sono senza dubbio indimenticabili.
RispondiEliminaUn salutone e alla prossima
Persone come Mark Hollis rimangono vivi per sempre nella loro musica. A qualcuno quello dei Talk Talk potrebbe sembrare un fenomeno musicale legato ad un passato ben definito, e che ora ha smesso di essere attuale e di piacere ancora. Io riascolto ancora volentieri questi brani, sia quelli che hanno significato qualcosa per me, una sorta di colonna sonora per i miei momenti migliori, sia quelli che allora mi piacevano meno e meno si prestavano ad accompagnare i miei impulsi adolescenziali.
EliminaHo fatto ascoltare in questi ultimi anni alcuni brani dei Talk Talk alla mia nipote più piccola, che esce adesso dall'infanzia per avventurarsi nell'adolescenza ... le sono piaciuti parecchio, soprattutto le è piaciuto It's my life, che è anche il mio brano preferito, che sembra spaziare verso l'infinito e ti conduce in dimensioni inimmaginabili, cosa che a quel tempo provavo solo con i Pink Floyd.
Comunque, più di qualsiasi cosa ho apprezzato Mark Hollis soprattutto per la sua voce, nessuno riesce a cantare le sue canzoni con la stessa intensità che dava loro con la sua voce.
Ciao
la mia preferita
Eh, qui si mette di mezzo la nostalgia caro mio, minimo bisogna tornare indietro di trent'anni, accidenti.
RispondiEliminaQuanti bei momenti... quanti ricordi! Mi piaceva la loro musica. Mi piaceva tanto la sua voce. Grazie per averlo ricordato. Grazie per questi due pezzi. I dont' belive you bisogna ascoltarlo ad occhi chiusi. Si. Ad occhi chiusi.
Ciao Garbo. Buon fine settimana.
Bisogna ascoltarlo col cuore, e non solo con le orecchie o valutando la base e gli accordi musicali in base a virtuosismi e complessità, talvolta le cose più semplici sono quelle che ti emozionano di più ... ma che te lo dico a fare se tu in queste cose sei più brava di me?
EliminaCiao Cri, un abbraccio.
Immaginavo avresti scelto "Such a shame".. (Il testo di questa canzone è ispirato al libro "L'uomo dei dadi" di Luke Rhinehart; racconta la storia di uno psicologo che decide di affidare le scelte della sua vita al lancio di un dado). E' tra le mie preferite.
RispondiEliminaCiao e buon tutto
Ti ringrazio, non sapevo che il brano fosse stato ispirato da un libro e non conoscevo quel libro, che per me potrebbe essere doppiamente interessante perché il protagonista è un mio collega che ritiene la psicanalisi, ‘un lussuoso tranquillante a effetto più che ritardato, soprattutto dubbio’.
RispondiEliminaForse ha ragione lui, dovrei affidami ai dadi, se finora non l'ho fatto è perché stimo troppo Albert Einstein, anche quando dice che "Dio non gioca a dadi!", e se Lui non gioca a dadi perché dovrei farlo io, mi sono domandato.
Ora, visto come vanno le cose, comincio a dubitare sia di Albert sia di Dio, se quest'ultimo avesse giocato un po' a dadi, se avesse giocato creando il mondo, forse non sarebbe tutto un disastro come adesso.
Piace molto anche a me Such a shame, deve essere stata la prima che ho ascoltato e la prima per cui ho deciso di prestare attenzione a questo gruppo inglese; nel post in questione ho voluto sottolineare la parabola del credere/non credere in qualcuno, in entrambi i casi la scelta è straziante e tormentata: nel primo caso perché intuisci una certa superficialità e fatuità in quella persona e affidandole i tuoi sentimenti ti condanneresti a soffrire, nel secondo caso è perché, nonostante tutto, è con profondo rammarico che decidi di chiudere ogni porta e di non credere più.
Ogni tuo commento illumina questo luogo, ciao e grazie.