È in atto un esodo di poveri e
disperati senza precedenti, se una volta si scappava dalla fame, se la molla
che faceva muovere le masse era la speranza di una vita migliore almeno per i
propri figli, ora si scappa da guerre e da malattie mortali; e non importa se
il viaggio è molto rischioso, se i pericoli sono immensi, se devi attraversare il
deserto, il mare e poi, la parte più pericolosa, il disprezzo e l’indifferenza
della gente, non importa se muori per strada, o se impazzisci, o se ti
sfrutteranno per tutta la vita facendoti vivere in topaie immonde.
In parte siamo noi occidentali i
responsabili di questo esodo, con le nostre politiche economiche predatorie,
che vanno ad impadronirsi delle materie prime vitali e delle risorse li dove li
trovano, non esitando ad usare la
corruzione, l’ingerenza negli affari altrui, la forza militare anche contro i
civili per piegare tutti. Tutte le armi usate nei conflitti interni in Africa e
in Asia sono di produzione occidentale, è capitato che le nostre Ong come
Emergency e Medecins sans frontieres abbiano curato ferite provocate da armi Beretta
e amputazioni a bambini che hanno incautamente messo un piede su una mina
anti-uomo di fabbricazione italiana.
Abbiamo cercato di creare
artificialmente equilibri geo-politici che facessero comodo a noi e fossero funzionali
al nostro stile di vita di consumatori dell’80% delle risorse pur essendo il 20%
della popolazione mondiale, uno stile di vita scriteriato che produce
incessantemente e che butta al macero almeno la metà dei prodotti alimentari
che produce o invita ad un consumo scriteriato di oggetti che andranno ad inquinare
il mondo.
Spesso abbiamo fatto più guai di
quelli che erano necessari, come la doppia (1990 e 2003) guerra contro l’Iraq,
l’invasione dell’Afghanistan, il finanziamento occulto alle popolazioni
asiatiche che volevano l’autonomia dalla Russia, come la Bieloussia, la
Lettonia, l’Estonia, la Lituania, l’Ucraina, la Moldavia, la Georgia, l’Arzebaijan,
o l’appoggio alla cosiddetta “primavera araba”, spacciata per dai media occidentali come un rigurgito di
democrazia contro la tirannide e contro una religione fondamentalista e
integralista come l’Islam, mentre era soltanto una guerra fra interessi e bande
rivali, dove chi predominava non era migliore di chi veniva soppiantato.
In realtà l'arma migliore contro Salvini sarebbe l'indifferenza, anche le uova scadute lo rafforzano.
Presi, poi, dai sensi di colpa
inconsci, perché percepivamo oscuramente che il nostro benessere poggiava sul
malessere altrui, se non altro quando alzavamo la suola delle nostre scarpe
firmate e ci trovavamo scritto “made in Cina”, “made in Corea”,” made in
Vietnam”, o capivamo che un olio extra-vergine di oliva a quattro euro era
possibile solo instaurando un regime di schiavitù, una nuova servitù della
gleba in nordafrica ad esempio, adottavamo un “negretto” a distanza, o inviavamo
il nostro contributo economico, o il nostro 5 per mille, ai padri missionari
perché sfamassero, curassero o istruissero gli indigeni.
Contributo che per oltre il 60%
veniva utilizzato per mantenere la costosissima “baracca” della Chiesa
Cattolica, mentre nemmeno il 40% giungeva in Africa ai destinatari, e qui
serviva più per mantenere lo sfarzoso cerimoniale, la pompa e l’immagine, i
viaggi apostolici del papa e anche il lussuoso appartamento di 700 metri quadri
del cardinal Bertone in centro a Roma e tutte le prerogative concesse ad un
principe della chiesa (servitù, macchina con autista,… ).
Non possiamo biasimare, dunque,
chi si affida a dei criminali, mettendo loro in mano tutti gli averi di
famiglia, tutto ciò che sono riusciti a racimolare, o si offre come schiavo
contraendo un debito che sarà pagato con sudore e sangue, per inseguire la
speranza che è sempre più di poter sopravvivere e far sopravvivere i propri
figli, che non di trovare un qualche Eldorado qui da noi.
Ci sono immigrati che rientrano
in patria, ci sono quelli ormai regolarizzati che possono andare e tornare a
loro piacimento, ci sono i telefoni per parlare con i propri parenti rimasti
nella loro terra, che l’Europa non sia il paese dei balocchi dev’essere noto
già da tempo, che il viaggio sia un rischio enorme anche … il fatto che queste
considerazioni ormai assodate non dissuadano più di tanto chi intende mettersi
in viaggio significa solo che ciò che lascia è comunque peggiore dell’incertezza
verso cui si incammina.
Di fronte ad una tragedia di
queste proporzioni trovo assurde, ridicole, grette, meschine, squallide,
indegne di un essere umano e ottuse certe dichiarazioni, certe chiusure, certi
pregiudizi, il soffiare sul fuoco e non si capisce se per trarre un proprio
tornaconto (visto che in termini elettorali l’atteggiamento spiccio di chiusura
e di rifiuto paga) o soltanto per pura e semplice imbecillità )o, più
plausibilmente per una strana mescolanza delle due cose, per cui ciò che ne
ricavi arricchisce la tua imbecillità e viceversa).
Non intendo discutere sulle
posizioni di chi da sempre ha agitato l’intolleranza verso gli
extra-comunitari, definendoli clandestini (ma non preoccupandosi di creare
canali di accoglienza per evitare la clandestinità), definendo la clandestinità
un reato (facendo così la fortuna dei vari “imprenditori” che potevano disporre
di una massa enorme di poveri disgraziati, ricattabili perché illegali, e
pagabili una miseria), cosa che ha riempito le nostre carceri di clandestini e
di tossici perché le leggi bossi-Fini e Fini-Giovanardi hanno avuto lo scopo di
pescare il pesce piccolo, quello meno tutelato, mentre l’immigrazione e l’uso
di sostanze stupefacenti non sono state intaccate per niente.
Questa gente è sempre esista, adesso
fa crociate contro gli immigrati, una volta faceva le crociate contro il “terrone”,
prima ancora borbottava contro gli austriaci, contro gli spagnoli, contro i
francesi, contro i barbari quando si è dato il caso che esistesse gente più
barbara di loro, e che quando non avevano “nemici” esterni si sono scannati fra
di loro: Milano contro Lodi, Firenze contro Pisa, Padova contro Venezia, Genova
contro Pisa.
Le rivalità fra regioni o fra
città e paesi all’interno della stessa regione
o fra fazioni della stessa città sono storicamente documentate e sono presenti
ancora oggi, anche in ambito calcistico, con alleanze molto strane, con
accanimenti inconcepibili quando si gioca un derby, con un “tifo contro” che a
me sembra assurdo, ma per i tifosi è normale sperare che una squadra della tua
stessa città perda miseramente la finale di una coppa contro una squadra
straniera.
Che effetto fa essere in testa alle classifiche? "Funzionale" vuol dire che sa leggere e scrivere, ma che non comprende bene ciò che legge e scrive ... pensate a ciò che vota allora.
Si giunge all’assurdo che chi
abita più a nord si ritiene migliore di chi abita un po’ più a sud, si
tracciano linee immaginarie fra “noi” e ”loro” che basta un soffio per farle
saltare, una volta era la “linea gotica”, un’altra volta era il fiume Po, poi è
diventata la Padania, che è come dire Dineyland o Topolinia, si fanno
distinzioni pure fra chi abita al piano di sopra o al piano di sotto di un
condominio.
Sul versante della consistenza
storica e culturale, si farnetica di antenati Celti, di ius soli o di ius
sanguinis dimenticando che tutte le popolazioni italiche, anche le più antiche
sono popoli indoeuropei migrate dall’Asia e giunte sul suolo italiano chissà in
quale remota epoca, si vaneggia di esami linguistici a cui sottoporre gli
immigrati, quando il 70% dei padani che lo auspica dubito che lo supererebbe a
giudicare dalla forma con cui si esprimono i loro leader, dalla struttura
grammaticale dei tanti commenti televisivi o sui social network.
Non mi interessa approfondire la
meschinità del triumvirato di presidenti di regione (Lombardia, Veneto e
Liguria) che si sono detti contrari all’accoglienza di qualche centinaio di
migranti a testa, una mossa più demagogica che rispondente a problemi concreti,
non mancherebbero le strutture dove ospitare temporaneamente queste persone,
esistono reti di volontariato che possono essere attivate gratuitamente e finora
hanno fatto di più i cittadini comuni per vestirli e sfamarli dei comuni, delle
regioni o dello Stato.
Non starò neanche a perdere tempo
con gente come Salvini che sembra non accorgersi che nella sua amata Milano chi
raccoglie la spazzatura è extracomunitario, chi attacca i manifesti elettorali
della Lega, chi lavora nei bar e nei ristoranti anche o al mercato ittico e a quello ortofrutticolo
sono stranieri quelli che si svegliano alle quattro del mattino, col freddo
cane e con la nebbia boia, a scaricare cassette, e sono extra-comunitari coloro
che hanno raccolto le mele in Trentino e i pomodori a Rosarno, o quelli che
badano al pascolo di mucche, capre e pecore perché per noi sono diventati ormai
lavori pesanti, non degni di un italiano, e che se tutta questa gente non ci
fosse Milano e l’Italia intera si fermerebbero e Salvini non mangerebbe né mele
né pomodori, e gli rimarrebbe solo il freddo cane e la nebbia boia.
In genere rido per la banalità dei loro titoli, per la loro grossolanità, per la loro spiccata cortigianeria ... questo mi ha stupito perché è geniale.
Che sia una presa di posizione pretestuosa ce
lo dice un esempio per tutti, qual è la prima mossa di GiovanniToti, neo-eletto
presidente della Liguria, quella che ci dice come sarà il suo governatorato come
la prima mossa dello scacchista ci informa se vuole giocare una partita
aggressiva, difensiva, tattica? Constata che: «Lo statuto della regione Liguria
non va bene: sette assessori sono pochi, servono anche alcuni sottosegretari da
impiegare negli assessorati più corposi»; un modo come un altro per dire che “deve”
sistemare degli “amici” o degli “amici di amici”, novelli parassiti a spese
della comunità che costeranno alla collettività molto di più di un impianto di
messa in sicurezza del territorio ligure per prevenire nuove frane, nuovi
allagamenti, nuovi disastri e nuovi morti (ricordo che l’autunno è vicino e a
Genova ci sono già state due inondazioni nel giro di pochi anni con molti danni
e anche morti), e infinitamente molto di più che accogliere e ospitare i
migranti.
In tutti questi casi è l’opportunismo (è sconvolgente per me constare
il fatto che più Matteo Salvini compare in televisione e più cresce il consenso
nei suoi confronti, avrei creduto il contrario … più lo conosci più lo eviti,
insomma), la grettezza, l’umana miseria, il bieco interesse di chi s’è fatto
due soldini e teme di doverne devolvere una seppur minima parte ai nuovi
arrivati, la stupidità di chi paventa malattie, epidemie, aumento della
criminalità, attentati terroristici, la paura del diverso, di chi mette in
crisi la nostra identità (che deve essere molto fragile per temere contatti e
confronti).
E, soprattutto, quella strana
preoccupazione di non essere poi tanto diversi da loro, mentre crediamo di
essere superiori … questo spiegherebbe perché sono le persone economicamente e
culturalmente più disagiate a temere e a preoccuparsi, perché il confronto è
più diretto, vedono insediata la loro condizione di cittadini europei, i
privilegi che esigono come a loro spettanti solo per questo (prima il nord o
prima gli italiani), senza contare che politiche scriteriate creano la
condizione di organizzare centri di accoglienza nei quartieri più poveri e
disagiati, concentrando invece di diluire il fenomeno, in modo che sembri più
impressionante.
Distributore automatico di pizza ... prima o poi troveremo anche il distributore automatico di sesso.
Ho decisamente sottovalutato Gianni Morandi ... faccio pubblica ammenda.
Non mi preoccupano, insomma i
razzisti, gli intolleranti, i demagoghi, le persone meschine e i semplici
spaventati, mi preoccupa la reazione di chi invece proviene da una tradizione e
da una cultura dell’accoglienza: cattolici e gente di sinistra che mandano
preoccupanti segnali di accusare il fenomeno e di non sapere come reagire o di
avvicinarsi alle posizioni di Salvini e di Gasparri.
E’ il caso della governatrice del
Friuli, Debora Serracchiani, che di fronte alla chiusura degli altri governatori
del nord, chiude a sua volta affermando che non permetterà che i migranti
rifiutati da Maroni, Zaia e Toti siano scaricati li da lei … pare che stiano
discutendo di merce avariata, invece stanno parlando di esseri umani e stanno
sfiorando una tragedia immane di cui non pare comprendano le proporzioni.
La regione che in assoluto si sta
facendo carico da anni dell’immigrazione è la Sicilia, seguita dal Lazio, dalla
puglia e dalla Lombardia, altrove, nelle altre regioni, il fenomeno è
trascurabile, niente giustifica tanta demagogia, tanta chiusura e tanta
grettezza.
È il caso del sindaco di Milano
Giuliano Pisapia, che si fa trovare impreparato quando decine di migranti
occupano i mezzanini della stazione centrale perché non sanno dove altro andare
(e gli sporcano l’immagine di città efficiente che ospita in questi giorni un
grande evento, immagini che hanno girato il mondo come accadde per la
spazzatura di Napoli … e chissà se nella mente di Pisapia non ci sia stata un’equivalenza
fra immigrati alla centrale e spazzatura di Napoli), che ricorre allo sgombero
più o meno forzato, e che a seguire chiarisce meglio la sua posizione parlando
di ripristino del “decoro”, della “legalità”, e della “sicurezza” dei
cittadini, che non sono mai stati in pericolo con la presenza di quelle poche
decine di migranti … anzi, la presenza delle telecamere e dei giornalisti ha
disturbato i borseggiatori abituali della stazione Centrale.
Poi afferma, soddisfatto: “No ad
altri profughi a Milano. La città più di così non può fare” … non ho commenti
per quest’ultima affermazione, rimango solo sbalordito nel constatare che la
città che ospita un evento come l’Expò, che si propone addirittura di nutrire
il pianeta, non riesca poi ad occuparsi di poche decine di persone.
Ma non sembra si tratti solo di
un fenomeno italiano, l’Europa ha fatto orecchie da mercante finora, delegando
il problema principalmente ai paesi più coinvolti perché sono le prime sponde per
le imbarcazioni dei migranti o si trovano ad essere cerniera fra l’est e l’ovest,
fra oriente e occidente, come l’Italia, la Spagna e la Grecia, e la musica più in voga fino adesso è stata
Finché la barca va di Orietta Berti.
La Germania di Angela Merkel ha
fatto sapere che non accoglierà migranti e la Francia ha chiuso le frontiere a
Ventimiglia, un atto inconcepibile, per non parlare della reazione degli altri
Paesi appartenenti alla UE; l’atteggiamento predominante è il ciascun per sé, l’aiutatevi
a casa vostra, il fare di noi ciò che noi volevamo fare con la Libia: delegare
ad altri il lavoro sporco, l’incombenza di respingere indietro i migranti, di
fare i gendarmi del Mediterraneo, magari ricevendone in cambio qualche euro
come mancia … dipenderà da quanto siamo stati bravi, tutto pur di presentarsi
ai cittadini francesi, tedeschi, scandinavi e poter dire che hanno risolto il
problema senza sporcarsi le mani, che il numero dei migranti sul proprio suolo
è diminuito.
Naturalmente, ciò vuol dire che
non c’è più Europa, non c’è più “Unione” o “Comunità” Europea, se andiamo in
ordine sparso sui problemi gravi ed essenziali come la politica estera, l’economia
intesa come cosa comune, senza quote o gabbie, ma guardando al benessere di
tutti, sganciata dagli interessi delle multinazionali che pretendono sia lecito
e legale produrre cioccolata con soltanto il 3% di burro di cacao, che stanno
valutando l’ipotesi di brevettare le piante, come se le avessero inventate loro
e tante altre amenità che servono soltanto ai grandi gruppi industriali e ai
grandi speculatori internazionali.
È un’Europa, questa, che non mi
piace, fatta di un intreccio fra la difesa dei grandi interessi economici e del
lasciar correre sui localismi, sulla difesa del piccolo territorio che non
contrasta con la grande distribuzione e che anzi spesso ne viene assorbito, ma
che oltre ad essere estremamente competitivo all’interno dell’Europa stessa e
non fra l’Europa e gli altri Paesi, non crea ricchezza, benessere e orgoglio
condivisi con gli altri, non crea lo spirito collettivo che essere Europa
auspicherebbe.
Un grande Paese e dei grandi
politici si vedono per ciò che riescono ad affrontare e a risolvere non per ciò
che dicono di non poter risolvere, per il loro coraggio e non per le loro
paure.