Immagine di Alberto Ghizzi Panizza |
3
¿Es o no es
el sueño que olvidé
antes del alba?
Esiste o no
il sogno che smarrii
prima dell'alba?
(Jorge
Luis Borges, Haiku no.3, da La cifra).
Photo by Willy Otto Zielke, 1939. |
"Ogni amore procede dal vedere: l’amore intellegibile
dal vedere intelligibilmente; il sensibile dal vedere sensibilmente".
(Giordano Bruno, De gli heroici furori).
Gabriele_Rigon-Ever Magazine.
Still from The American Venus, Dir. Frank Tuttle, Paramount Pictures, USA, 1926. |
Ma come era potuto accadere, com’era successo che fosse
salita su quel tacco 12 che lui aveva scelto per lei e che serviva, e lei lo
sapeva perfettamente, solo a condurla dal suo padrone; come poteva accettare un
rapporto così subordinato, con uno che non si faceva mai sentire anche per mesi
quando erano distanti, neanche per chiederle: “Come stai?” e che poi appariva
all’improvviso e le chiedeva di vederla, anche all’ultimo momento, come quella
volta del concerto di Capodanno a Vienna, quando lei si era precipitata nella
città austriaca mollando tutto e tutti senza grandi spiegazioni, senza avere il
tempo e la voglia di imbastire delle scuse plausibili?
E come era possibile che tutto questo le accadesse proprio
adesso che amava un uomo e ne era riamata, proprio ora che forse per la prima
volta si sentiva legata a qualcuno, ora che qualcuno stava lasciando per lei la
moglie con cui aveva trascorso parecchi anni, con cui era stato felice e aveva
avuto dei figli?
Era senza dubbio molto strano tutto questo, era stata e
credeva ancora di essere una donna libera, gelosa della sua autonomia, una che
non avrebbe mai tollerato alcuna mancanza di rispetto, molto orgogliosa del suo
essere donna e indipendente, che non avrebbe tollerato alcun rapporto di
dipendenza da un uomo.
E adesso? Eccola li che non poteva contare nemmeno i momenti
per rivederlo, perché ogni volta non sapeva quando l’avrebbe rivisto e non
sapeva nemmeno se l’avrebbe rivisto … più i giorni passavano e più cresceva la
sua paura che non si sarebbe più rifatto vivo
eppure, lo sapeva, lei non l’avrebbe mai chiamato … poteva accettare
qualsiasi cosa da lui eccetto il fatto di essere lei a contattarlo per prima …
sembrerà poca cosa, sembrerà nulla, ma la chiamata di lui la faceva sentire
desiderata … dimenticava tutto in fretta … l’attesa, talvolta lunga,
l’umiliazione di stare li ad aspettarlo senza che lui si degnasse di darle
qualche notizia o qualche rassicurazione, senza che ci fosse qualche cenno da
parte sua di interesse sensibile verso di lei.
Joan Fradera |
Quando un uomo non ti chiama, nella stragrande maggioranza
dei casi, è perché non ti vuole o non ti vuole più o, se preferisci, è perché
l’hanno rapito gli alieni; quando una donna non ti chiama, nella stragrande
maggioranza dei casi è perché ha già qualcun altro o, se preferisci, perché
l’hanno rapita gli alieni ... oppure perché è troppo orgogliosa per farlo, e
preferisce perderti piuttosto che comporre il tuo numero e dirti: “Pronto!”.
Ma qui ogni logica era capovolta, lui non la chiamava mai e
poi, ad intervalli irregolari squillava il telefono e sentivi la sua voce, come
se niente fosse, come se fosse tutto naturale, normale, come se ti avesse
chiamata la mattina e ora voleva aggiungere qualcosa; mentre lei aveva
rinunciato quasi completamente al suo orgoglio, che rimaneva arroccato in un
bastione imprendibile alla sua impossibilità di prendere l’iniziativa di
contattarlo.
Non poteva fare a meno di cogliere la stranezza della sua
situazione e il trasporto che sentiva per quest’uomo la spaventava, era sicura
che non fosse amore, quello lo provava per Desiderio, era piuttosto attratta
dal carisma di Adelchi, dai suoi modi autoritari, dal senso di dominio che emanava,
dal farla sentire di appartenere a qualcuno come mai si era sentita … non si
trattava di stare a fianco di un uomo, ma di essere sua come si appartiene ad
un branco, dove lui era il maschio alfa da cui tutto il branco dipende e a cui
tutti devono obbedienza.
Si sentiva amata non soltanto dall’amore che è trasporto,
passione, tenerezza, prendersi cura, ma di quell’amore che è possesso,
sottomissione, soggiogamento, dominio o, meglio, un amore che è entrambe le
cose come quella morsa che usa il leone durante l’accoppiamento, quando ferma
con decisione la nuca della compagna irrequieta con le sue fauci che potrebbero spezzarle
il collo ed ucciderla, eppure quella presa è nello stesso tempo ferma e
delicata, come quando solleva i piccoli per la collottola, senza far loro alcun
male.
D’altronde fu lo stesso Freud ad intuire quanto le pulsioni
perverse non fossero delle aberrazioni, delle alienazioni dell’individuo o
delle degenerazioni, ma appartenessero di diritto e andassero a costituire,
sotto l’egida della sessualità genitale, gli elementi dell’amore maturo; il bacio, la carezza, l'attrazione per lo sfintere anale, il trattenere e il rilasciare, erano residui di piacere che obbedivano allo scopo di stimolare e mantenere l’eccitazione in funzione dell’accoppiamento.
Vienna |
Vienna, Stadtpark. |
Egli scrisse che:
“La sessualità della maggior parte degli uomini si rivela
mescolata a una certa aggressività, all’inclinazione alla sopraffazione, il cui
significato biologico potrebbe risiedere nella necessità di superare la
resistenza dell’oggetto sessuale anche diversamente che con atti di
corteggiamento”. (Sigmund Freud, Tre saggi sulla teoria sessuale. Le
aberrazioni sessuali, in OSF, Vol. 4, Bollati Boringhieri, p. 470).
Io credo piuttosto che il corteggiamento sia un gioco
complesso in cui si manifestano elementi libidici ed aggressivi in proporzione
variabile ed entrambi contribuiscono al successo o all’insuccesso della
conquista del partner se sono dosati di volta in volta a stimolare e a
mantenere il piacere di stare insieme e non sono dissonanti o sproporzionati da
provocare dispiacere.
Freud aveva un’idea, legata al suo tempo e alla sua cultura,
per cui era il maschio a sedurre, a conquistare, ed era la femmina ad essere
conquistata, il maschio ad essere attivo e la femmina ad essere passiva, il
maschio a dover dimostrare affetto e ad imporre la sua presenza e il suo
dominio e la femmina ad accettare o a rifiutare l’una e l’altro.
Forse a quel tempo, con quei presupposti, il corteggiamento
si svolgeva davvero assumendo quelle forme e forse ancora adesso è rimasta
qualche inconsapevole traccia di quella forma mentis, e le persone
semplicemente recitavano il copione che la loro cultura di appartenenza e la
loro classe sociale prevedevano; forse adesso si sono semplicemente modificati
i ruoli e l’attività/passività e l’iniziativa non sono più strettamente legate
all’essere maschio o femmina.
Forse, più semplicemente ancora, esistevano ed esistono delle
forme di corteggiamento che sono come dei modelli guida, all’interno dei quali
due individui possono giocarsi la loro partita dell’amore senza infrangere le
regole vigenti e nello stesso tempo senza rinunciare alle proprie esigenze
interne.
Per cui se la cultura prevedeva che la donna fosse “passiva”
e accogliente, ella trovava altre strade che non fossero l’imposizione diretta,
per affermare le proprie esigenze, strade che erano comunque difficilmente
arginabili e a cui ci si poteva opporre con più fatica che alle vie più
dirette; succedeva, dunque, che in ogni caso una donna intelligente prevaleva
in una coppia comunque, anche se la cultura la voleva sottomessa all’uomo, e
talvolta in una coppia prevaleva (e prevale) comunque la donna, anche se non
spicca per intelligenza sul suo uomo, perché è più volubile? Perché ama di
meno? Perché è prepotente? Perché in fondo siamo una cultura matriarcale
travestita da patriarcato? Per motivi ancora tutti da indagare?
Fatto sta che nel mio gruppo di amici d’infanzia, tutti
maschi, e fra molti miei amici e conoscenti attuali, del nord, del centro, del
sud Italia (isole comprese) o di Paesi europei o di altri continenti, solo
alcuni maschietti se la giocano alla pari con le rispettive compagne, tutti gli
altri sono inesorabilmente subordinati, se non proprio vergognosamente
sottomessi, alla propria moglie.
Nell’età del suo sviluppo, intorno ai 15 anni, Ermengarda si era
sentita a disagio in quel corpo improvvisamente allungato, con quelle nuove forme
rotondeggianti, con quei fianchi sinuosi, con quei glutei sodi che volevano
riempire le forme di ogni suo vestito quasi volessero mostrarsi all’esterno e con
quel seno che gonfiava le sue camicette quasi volesse fare capolino,
debordare, esplodere.
Ma il peggio era che anche i suoi amici d’infanzia,
soprattutto i maschi, ora erano in imbarazzo a stare con lei, non aveva mai
sospettato che potessero essere così imbranati e deficienti, che potessero fare
o dire tante cose buffe, mentre le sue amiche prendevano le distanze … troppo
bella, troppo appariscente, ma lei tutto questo non lo capiva e si pensava
sbagliata.
Vienna, il Parlamento. |
Persino gli uomini che frequentavano la sua casa, gli amici
di famiglia, quelli dell’età dei suoi genitori, erano cambiati nei suoi
confronti, in molti erano più freddi ora, quasi indifferenti, non scherzavano e
giocavano più con lei come prima, evitavano il contatto fisico, anche solo di
sfiorarla, mentre altri erano interessati alle sue nuove forme, sentiva che i
loro occhi la guardavano in maniera completamente diversa, quasi lubrica.
I ragazzi che le piacevano esitavano a farsi avanti e lei non
capiva il perché, le rivolgevano la parola gli spacconi, gli esibizionisti, i bulli, quelli molto più grandi di lei … quelli che non le piacevano; non le ci volle
molto a capire che era fittizia tutta la sicurezza iniziale che dimostravano i
suoi nuovi ammiratori, e a rendersi conto dell’immenso potere che lei poteva
avere su chiunque di loro.
Dopo lo smalto iniziale del maschio, la sua euforia per l'abbordaggio riuscito (bastava
solo che lei gli desse retta) e, se ne rese conto quasi subito dopo, la sua ebbrezza per gli occhi carichi di invidia degli altri ragazzi che gli si posavano addosso e lo ritenevano “fortunato” perché aveva avuto il coraggio di parlarle e non solo lei stava al
gioco, ma si accompagnava a lui, rideva delle sue battute, accettava i suoi
inviti ed era disponibile per nuovi appuntamenti, lei si rese conto che era incredibilmente facile
piegare i maschietti ad ogni suo capriccio e ad ogni sua volontà.
Un po’ ci giocava, alzava la posta, li sottoponeva a prove d'amore incredibili, impossibili, come se queste potessero eccitarla davvero, ma ben presto si
stancava di queste cose leziose ed anche di loro; nessuno capiva perché lei li
scaricava: i maschietti (tutti indistintamente) pensano che una ragazza si
conquista mostrando i muscoli e le proprie abilità, lei mostra le sfide da
superare e loro mostrano tutto il coraggio nell’affrontarle e nel superarle.
Deauville - France -1913, © Collection Yves Aublet. |
In the Wings at the Opera House (1889). Jean-Georges Béraud (French, 1849-1935). Oil on canvas. Musee de la Ville de Paris, Musee Carnavalet, Paris. |
Non capiscono che più cedono ai capricci della ragazza e più
questa perde interesse per loro, che quello che alla fine rimane davvero nel
loro cuore è quello che resiste, quello che non cede, il restìo, quello che sa
tenere loro testa, quello che un po’ le domina e che sa capovolgere i rapporti
di forza, riequilibrarli, quello che sa prenderle con una presa ferma senza
essere molle e senza soffocarle.
Quanto sono prevedibili i maschi, quanto sanno essere banali,
quanto ogni loro intento, anche quello che ritengono più nascosto, sia in
realtà scoperto, elementare, manifesto, quanto in loro non parli solo la bocca,
ma gli occhi che ti guardano, che ti accarezzano, che ti spogliano, anche
quando sembrano guardare altrove o quando tu guardi altrove e sai dove sono e
sai che ci sono, come quando lui ti aiuta ad indossare la giacca, sai già che i
suoi occhi indugiano sul tuo sedere, non ti serve girarti a guardarlo.
E le mani, quante cose ti dicono quelle mani che si muovono
mulinando nell’aria se solo le sai osservare, se riesci ad accorgerti quanto in
realtà non stanno commentando ciò che lui dice, ma stanno dando forma aerea ai
suoi desideri, che non sempre vengono detti, quelle mani ti slacciano, ti
sganciano, ti sfilano cose, ti accarezzano, ti spogliano, ti penetrano con le
dita, si impossessano di te come se tu fossi un oggetto sospeso nell’aria.
Ma le donne sembrano in genere indifferenti a tutte queste
cose, le donne ascoltano, non tanto le parole, le frasi, i significati di ciò
che un uomo dice loro, le donne ascoltano il timbro e la musicalità della voce
dell’uomo, tutto questo penetra come miele nelle loro orecchi e e va dritto al cuore,
mentre gli uomini guardano, osservano, scrutano e tutto ciò non sembra vada
necessariamente al cuore ma in qualche altro organo più sensibile o il cui percorso
con gli occhi sia privilegiato.
Per questi canali ci innamoriamo noi, uomini e donne, per
questi canali stillano gocce di rugiada, di resine odorose che incatenano i
nostri sensi, per questi canali veniamo irretiti l’uno dall’altro; in realtà in
amore gli uomini dovrebbero essere ciechi e le donne sorde se non vogliono
prendere delle paurose cantonate.
(To be continued ...)
(To be continued ...)