Foto di: Alberto Ghizzi Panizza |
Frederick-Howard-Michael - Titania -1897 |
“Sic visum Veneri; cui placet impares
Formas atque animos sub juga aënea
saevo mittere cum joco”
“”Così ha voluto Venere, a cui piace
gettare sotto i gioghi di bronzo
corpi e animi disuguali
con gioco crudele”
(Quinto Orazio Flacco, Libro I, Ode
XXXIII, ad Albio Tibullo).
Herbert James Draper - The Vintag Morn |
“Anche se spigoloso ami il mio essere
talvolta scoglio perché è lì che il tuo tumulto d’onda ama infrangersi”.
(Cesare Pavese, Dialoghi di Leucò).
Herbert James Draper – Spirit of the Fountain - 1863 |
Poi fece una pausa, mi guardò fisso negli occhi, si contorse
un po’ sulla poltrona di fronte a me, cambiò la gamba che aveva accavallato
sull’altra e tutto d’un fiato con una vocina quasi da bambina che pian piano si
distese e riprese il suo solito timbro da adulta mi confessò che un altro uomo le si era profilato all'orizzonte, solo qualche tempo dopo che nella sua vita accadeva tutto questo.
Un collega di una città vicina, che lei conosce e con cui c’è
una stima reciproca, l’aveva consultata per una perizia tecnica, in
quell’occasione aveva conosciuto Adelchi, impresario straniero che aveva
richiesto la sua perizia, giovane, bello, affascinante, con modi gioviali e
cortesi, perfetto padrone di casa tanto da farti dimenticare che in quel
momento tu sei una sua dipendente e, a giudicare dalle carte che stava
consultando e dalla mole di lavoro a cui si riferivano, anche immensamente
ricco e potente.
Adelchi non è come Desiderio, lo sovrasta in ricchezza, in
potere, è molto più versatile e disinibito, meno impacciato con le donne e,
soprattutto, meno a disagio con le belle donne, più sicuro di sé, quella sera
stessa sembra inizialmente che la sua curiosità sul lavoro svolto non abbia
limiti, sembra interessato da tutto, le chiede ogni cosa, la loda per come ha
svolto l’incarico, se ne ritiene molto soddisfatto poi, visto che con tutte
quelle domande si è fatto tardi, congeda gli altri suoi collaboratori e la
invita a cena e non sembra prendere nemmeno in considerazione un suo rifiuto.
Ermengarda si ferma volentieri, come Adelchi era incuriosito
dalle minuzie della sua perizia, lei sembra molto incuriosita da quest’uomo,
attratta e affascinata, nemmeno lei viene sfiorata dalla possibilità di
rifiutare quell’invito ed è stato con estrema naturalezza e spontaneità che il
rapporto è scivolato sempre di più dal registro del lavoro alla relazione fra
un uomo e una donna.
Il giorno dopo lei non era sorpresa perché non si sentiva in
colpa per aver tradito il suo uomo, era sconvolta per la facilità con cui
questo era successo, non le era mai accaduto di cedere così di schianto alle
avances di qualcuno, come se non avesse remora alcuna, come se non avesse
pudore, come se non fosse estremamente importante per lei darsi il tempo per
selezionare l’uomo giusto, perché di quelli sbagliati è piena la terra.
Per fortuna, pensava, quello che è accaduto non era poi così importante,
né per lui perché un uomo così non si lega a nessuna donna, prende solo quella
che le piace e quando l’ha avuta perde ogni interesse per quella donna,
soprattutto se l’ha avuta con la facilità con cui lei gli si era concessa
quella notte.
Musée des lettres et manuscrits -Bruxelles |
Né per lei, innamorata di un altro uomo tanto che fino ad
allora non l’aveva nemmeno sfiorata l’idea che potesse tradirlo, tanto gli era
legata, tanto per la prima volta era legata ad un uomo, e che quella notte
poteva spiegarsi con un’inquietudine arcana dovuta forse alla paura di legarsi
troppo ad un solo uomo, di appartenergli per sempre, tanto da sposarlo, di darsi
a lui in esclusiva … proprio lei che fino al momento in cui l’aveva conosciuto
era stata gelosa della sua autonomia affettiva, della sua libertà … ma si,
forse quella notte era stata semplicemente una scivolata, un salto, una sorta
di addio al celibato.
I giorni erano passati, ma quell’inquietudine sottile non era
svanita, anzi il tempo la amplificava, gli impegni la smorzavano un po’, ma la
notte le accendeva un fuoco addosso, le bastava chiudere gli occhi per
vederselo di nuovo davanti, con lo stesso sguardo appassionato ed arrogante del
primo bacio, per sentirsi bruciare la pelle alle sue carezze e lacerare le
viscere dal suo impeto virile.
Si diceva che doveva solo dimenticare, il tempo affievolisce
tutto, come la cenere spegne il fuoco, che era stupida a pensarci ancora, ad
attendere invano, a guardare il suo telefono con una certa insistenza in attesa
di una sua chiamata … uomini così non richiamano mai, uomini così come Paganini
non si ripetono.
Eppure, dopo un tempo che a lei era sembrato infinito, ma che
sul calendario erano soltanto 6 settimane, lui si era rifatto vivo con una
chiamata, come se niente fosse successo, senza preambolo alcuno, come se non si
vedessero soltanto da alcune ore, le aveva semplicemente detto che era tornato
in Italia, che aveva voglia di rivederla e, senza attendere la sua replica, le aveva
detto che le mandava il suo autista a prenderla.
Se avesse avuto più tempo per pensarci l’avrebbe certamente
mandato a quel paese, quello stupido arrogante imbecille, ma chi si credeva di
essere, ha pensato solo alla sua voglia, l’autista l’aveva già mandato, nemmeno
lo sfiorava l’idea di cosa provava lei, di chiederle se lei avesse altrettanta
voglia di vederlo, dava tutto per scontato e questo la irritava moltissimo,
soprattutto perché era vero che anche lei non vedeva l’ora di incontrarlo di nuovo,
la irritava che lui lo sapesse senza nemmeno chiederglielo, che non provasse
nemmeno a conquistarla, a far finta di essere nel dubbio, era furiosa con quel
pallone gonfiato, ma era ancora più furiosa con se stessa perché era riuscita a
dire soltanto un si che nella sua mente assomigliava in maniera imbarazzante ad
un belato di assenso.
Il loro rapporto si era incardinato su questi cingoli, quando
lui si trovava in Italia la contattava per rivederla, talvolta era ancorato sul
suo yacht a Napoli, a Genova, a Trieste, ad Ancona o a Palermo, altre volte
giungeva in aereo a Roma, a Milano o in qualche capitale europea e si fermava
in hotel; in ogni caso le inviava il biglietto aereo per raggiungerla e la mandava
a prendere dal suo autista, tutto così ben organizzato, tutto così efficiente
da ridurre al minimo il disagio del tragitto che li separava, raramente era lui
a raggiungerla nella sua città.
Sia che Ermengarda fosse sua ospite nel suo yacht, sia che
alloggiassero in hotel non trovava mai lui ad attenderla, sempre occupato nei
suoi affari, transazioni in cui ballavano molti soldi a giudicare dalle cifre
che lei poteva leggere nelle carte che visionava perché lei lo accompagnava
sempre in veste di persona di fiducia e consulente, insieme ad altri esperti,
ma le prime persone che lei vedeva erano la sarta che doveva adattarle addosso
i vestiti che lui aveva già scelto per lei, l’estetista che l’avrebbe truccata
con i colori che piacevano a lui e una parrucchiera che sapeva già come
renderle i capelli vaporosi come una nuvola in modo che lui potesse deliziarsi
i polpastrelli nell’accarezzarli.
Niente di ciò che avrebbero fatto, di dove sarebbero andati,
di come avrebbero trascorso giornate e serate le veniva chiesto, niente veniva
discusso con lei, Adelchi non riteneva opportuno chiederle un assenso
preventivo su qualsiasi cosa ed Ermengarda non aveva mai protestato, non gli
aveva mai fatto notare come tutto questo modo di fare la contrariasse, la
facesse sentire tagliata fuori, una sorta di bambola che deve adeguarsi sempre
ai desideri dell’uomo ed essergli grata per ciò che lui munificamente divideva
con lei.
Una volta in hotel mentre parlavano seduti al bar lui aveva
ordinato due caffè, quando sono stati serviti lei per la prima volta gli aveva
chiesto spiegazioni, perché non aveva chiesto a lei se aveva voglia di un caffè
o di cosa avesse voglia prima di ordinare? Adelchi non si era scomposto, molto
seraficamente e con una fermezza incredibile le aveva replicato: “Qui c’è un caffè,
tu puoi prenderlo o lasciarlo li!”.
Questo suo modo di fare molto sicuro di sé, autoritario, da
padrone assoluto che da per scontato che è lui a decidere per tutti, che è lui
al centro e tutti gli altri gli ruotano intorno, la infastidiva, la irritava,
la faceva incazzare, ma nello stesso tempo la attraeva molto più di quanto era
disposta a confessarsi.
La affascinava vedere come lui riusciva a creare intorno a sé
rispetto, soggezione, le girava la testa quando lui sprigionava il suo carisma,
e non si trattava soltanto del rispetto interessato verso l’uomo ricco e
potente da cui si può sperare di riceverne un beneficio, ciò accadeva anche con
persone che non lo conoscevano affatto, senza che lui mostrasse i segni del suo
potere e della sua ricchezza, ciò accadeva soprattutto dentro di lei, che non
stava li per interesse alcuno, ma si sentiva sedotta, soggiogata, dominata da
quell’uomo anche se tutto ciò le faceva paura.
Herbert James Draper |
Si era spaventata in alcune occasioni, quando questo suo modo
di fare aveva creato attrito con altri uomini di affari; una volta in provincia
di Napoli lei aveva assistito ad una scena molto carica di tensione, era in
gioco un grosso affare e si stava trattando il consenso della camorra.
Quattro persone contavano a mano le banconote prese da delle
valigette, che erano la percentuale che la camorra incassava per quell’affare;
solo alla fine del conteggio poteva avvenire la firma del contratto legale per
iniziare i lavori con l’assenso dei politici e degli imprenditori locali che avrebbero
subappaltato l’impresa fornendo materiali e mano d’opera.
Ma fu a quel punto che successe qualcosa di imprevedibile,
Adelchi non trovava la sua mont blanc, quella con cui era solito firmare tutti
i suoi contratti e voleva mandare un suo uomo a prenderla in hotel, quello che
sembrava essere il capo dei camorristi presenti a quell’accordo, senza dire
nulla e guardandolo negli occhi gli porge la biro di un suo contabile, lui la
rifiuta, dice che non firmerà senza la sua penna e non smette di guardare l’interlocutore
negli occhi.
Si crea una situazione carica di tensione, il camorrista non
è abituato ad essere contraddetto, non vuole perdere altro tempo, è convinto di
essere la parte più forte in quell’affare ed è abituato a risolvere questi contrasti
con la violenza: si è sentito sfidato e non può e non vuole cedere.
Qualcuno dei presenti prende Adelchi in disparte e gli fa
capire di non irritare oltre il camorrista, che sta rischiando la vita, quella
è gente feroce, che ragiona poco e che preferisce agire, ma lui non molla,
ritorna in quella sala, incrocia di nuovo lo sguardo del camorrista, gli
sorride e dice soltanto: “Aspettiamo!”.
Anche quell’altro gli sorride, divertito da quel modo di
fare, sorride ai suoi uomini che dovevano essere già pronti ad intervenire e
replica: “Aspettiamo!”, ma nel suo sguardo forse c’è anche un’ombra di rispetto
verso un uomo che ha mostrato del coraggio, che ha fatto capire che non teme
nessuno e che non voleva cedere niente in autorità … voleva un affare alla pari
e l’ha ottenuto, voleva ribadire che lui non è secondo a nessuno, che non si
piega davanti a nessuno né di fronte alle lusinghe dei soldi e del potere, né
di fronte alle armi.
Herbert James Draper--The Sea Maiden.- 1894 |
Herbert James Draper |
Questo post è iniziato così:
… e non è finito … e questa è una minaccia!
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