venerdì 20 febbraio 2015

ADDOVE TROVASI GEROSILEMME?






Quando i bambini fanno ohhhhhhh

Quando i bambini fanno uhhhhhhhhh

Più sono coglioni e più sono portati a menare le mani. Gentiloni dichiara: “Spezzeremo le reni alla Libia … siamo pronti a combattere … siam pronti alla morte …. senza l’egida dell’ONU … con l’ONU … senza l’egida … con l’egida …   stiamo parlando di ipotesi, non c’è alcuna decisione (dopo che qualcuno gli ha fatto notare che stava correndo un po’ troppo)”.
E che dire di Angelino Alfano … mai il diminutivo “ino” ad un nome proprio è stato più indicato … figurati se poteva chiamarsi Angelo … non è un caso che i suoi stessi genitori l’hanno visto e l’hanno appellato “Angelino” … da dove inizio? Dal rapporto con Berlusconi? Da prima, dalla DC agrigentina a cui viene iniziato dal padre, la stessa di Calogero Mannino e di Totò Cuffaro? Dal bacio al boss mafioso Croce Napoli, padre della sposa in un matrimonio a cui erano invitati tutta la famiglia Alfano? Dall’ indagine della Procura di Roma per abuso d'ufficio per cui si dimette da Guardasigilli del governo Berlusconi? Dalla riforma Alfano della Giustizia per parare il culo a Berlusconi? Dal Caso Shalabayeva? Dal fatto che una torma di tifosi olandesi ubriachi mettono sotto scacco la città di Roma pisciando per strada come animali e distruggendo la fontana “la barcaccia” del Bernini?
E la “signora” Giorgia Meloni, già sostenitrice del sindaco Alemanno alle penultime elezioni comunali nella capitale, già ministra della “giovinezza” per Berlusconi, già assertrice del fatto che in fondo in Austria non ci sono mai stati sbarchi di clandestini.
E il signor primo ministro Matteo Renzi, con quella parlata … così ben imitata da Crozza … e con quel modo di fare che sembra un bambino nella stanza dei bottoni, tutto intento a celebrare e ad esercitare il suo nuovo potere, così inspiegabilmente ottenuto, da fregarsene davvero di far qualcosa per qualcuno, il cui operato sarà giudicato dai cartoni animati perché non vedo tribunale più appropriato per valutarlo?
O Matteo Salvini, inqualificabile individuo che sta soffiando sul fuoco della paura dell’islam per qualche voto in più, erano morti i leghisti dopo la caduta di Berlusconi, dopo vent’anni di malgoverno con leggi scriteriate (la Bossi-Fini, la Bossi-Giovanardi e il “porcellum” legge elettorale affidata nelle meni di Roberto Calderoli, dopo i diamanti della Tanzania, le perline del kilimangiaro la laurea dell’Albania, ora risorgono grazie al fatto che il cervello umano è solubile in “lega”.
Lo stesso che ha fatto l’equazione clandestini=islam, islam=terrorismo, terrorismo=Isis, Isis=stragi, per cui +clandestini=+stragi, senza pensare che molte di questi disgraziati sfuggono da fame e da guerre, sfuggono dalle stesse cose di cui noi abbiamo paura, che non sono turisti, sono disperati che affidano tutti i loro averi e la vita stessa e gente senza scrupoli, a barconi di incerto livello di galleggiamento, non vengono certo per visitare gli Uffizi o l’Accademia di Brera.
Lo stesso che prima diceva: Aiutiamoli in casa loro” e ora dice: Aiutiamoli in mare!” … come? Gli lanciamo dei panini che si contenderanno con gli squali? Li teniamo in un atollo artificiali, una specie di “Isola dei famosi” e ci facciamo un reality show?
Credete che tutte queste persone sappiano davvero addove trovasi Gerosilemme? Se la Meloni non sa che l’Austria non è bagnata dal mare, credete che sappia dove si trova la Libia? In quali mani ci siamo affidati se Alfano non è in grado di gestire un affare come quello della Shalabayeva, che peggio di così avrebbe fatto solo Attila l’unno o la gestione in Roma di una partita di calcio?






I lombardi alla prima crociata.


Perché dobbiamo fare sempre la figura dei peracottari, perché l’ombra di Brancaleone è sempre presente ogni volta che organizziamo qualcosa (ben spartita con l’ombra della corruzione, della speculazione, dell’evasione fiscale, della scarsa affidabilità, della poca serietà, della infedeltà … non abbiamo mai concluso una guerra a fianco dell’alleato con cui stavamo all’inizio, del motto: “Con Francia o con Spagna … basta che se magna!”), perché tutto il mondo ride ogni volta che gridiamo: “Perfida Albione!” e poi in poche scaramucce perdiamo (o non l’abbiamo mai avuto) il dominio del Mediterraneo, o: “Spezzeremo le reni alla Grecia!” e siamo stati respinti fino all’Albania, fino al mare, che se non c’erano i tedeschi a darci una mano … che alcuni paesi della Grecia rifiutavano di arrendersi ad un popolo così vile come quello italiano che esigevano un comandante tedesco per potersi arrendere alla Germania e non all’Italia.
La storia non ci insegna nulla, siamo un popolo refrattario ad ogni insegnamento, abituato da secoli ad essere dominati, abbiamo sviluppato una certa inclinazione alla dominazione e una sorta compensazione nella furbizia, dove la furbizia sta nel non ritenere utile o valida ogni cosa comune, ogni appartenenza, ogni senso di lealtà, ogni attaccamento alla Patria, ma solo l’attaccamento alla propria pelle e al benessere per se stesso, per la propria famiglia e per i propri amici … ecco, in Italia bisognerebbe per prima cosa abolire la famiglia e gli amici se vogliamo passare da un Paese mafioso ad un Paese decente.
Non abbiamo la benché minima idea di cosa andremo a combattere, eppure sono tutti li a scalmanarsi che bisogna fare qualcosa, e più hanno paura e più mostrano i muscoli … i muscoletti, in verità … perché l’Isis è molto meglio armata di qualsiasi Stato europeo, grazie all’Europa e all’America … hanno armi Beretta perfettamente efficienti, grazie al fatto che noi siamo speculatori, poco accorti, e che ci servivano gli sciiti dell’Isis contro i sunniti di Saddam Hussein o di Al-Quaida, come prima ci servivano i sunniti di Saddam contro gli sciiti dell’Iran.
E, poi, avete mai visto una guerra giusta? Avete visto una guerra saggia? Una che abbia mai risolto qualcosa da qualche parte in qualche momento? In Europa ci siamo scannati da sempre, siamo giunti a due guerre mondiali (la prima delle quali avrebbe dovuto essere l’ultima in assoluto) senza risolvere un accidente, se ancora adesso guardiamo la Germania di sbieco solo perché siamo gelosi del primo della classe.
C’è stato l’olocausto (e sbaglierebbe chi pensasse all’immolazione dei soli ebrei, solo perché furono i più numerosi a morire, ma perirono anche numerosi zingari (si, i rom che adesso odiamo tanto), tantissimi omosessuali (anche questa una categoria oggi poco amata … non è che siamo ritornati un po’ fascisti?) e gli immancabili oppositori, i “disfattisi”, come venivano chiamati, quelli che secondo Silvio Berlusconi vennero mandati a farsi una vacanza.
Ci sono state due bombe atomiche scagliate su civili di cui non ho parole per gridare il mio orrore … uno stato che fondasse su un gesto simile il suo potere e il suo prestigio merita ogni mio biasimo, ma gli USA riescono persino a far peggio di ciò che suscita il mio biasimo, sono capaci di speculare a posteriori sul loro operato con film che esaltano il loro operato, con film che lo biasimano e con film che lo superano perché loro possano operare altre ignominie.
Due guerre in Iraq, una in Afghanistan, il bombardamento della Libia, il massiccio appoggio occidentale alla cosiddetta “primavera araba”, il tentativo dell’Occidente di svincolare dall’ex URSS pezzi di territorio per indebolire l’attuale Russia con appoggio economico e in armamenti, la continua tensione con molti morti nella striscia di Gaza che grida vendetta, …, e per cosa?









Per ritrovarci con l’11 settembre? Con gli attentati a Londra, a Madrid e a Parigi? (Chissà perché in Italia non c’è stato alcun attentato … o i nostri servizi di intelligence sono iper-efficienti oppure non ci calcolano nemmeno, non valiamo nemmeno lo spreco di ideare un qualche attentato.
Ce ne siamo strafregati degli eccidi in Ucraina, ce ne strafreghiamo di cosa succede in Siria, non parliamo poi di cosa è avvenuto nel Darfour o in altre zone del mondo in cui non hanno la sorte di avere petrolio o diamanti o gas naturale o materie prime appetibili per noi figli del consumismo sfrenato … ma la Libia no, quella non si tocca.
Siamo stati coìs sfigati già da essere arrivati ultimi, da aver conquistato a caro prezzo un pezzo di deserto (in Libia) pensandolo un territorio fertile tanto da inviare dei coloni a coltivare la sabbia per toglierceli dai “cabasisi” perché il regime non voleva “poveri” fra i piedi, da aver capito che il suo sottosuolo era zeppi di petrolio troppo tardi, quando avevamo già perso la guerra e dovevamo sloggiare … quando stavano sloggiando un po’ tutti.
Ora cerchiamo di difendere quei pochi contratti economici privilegiati e di difenderci dall’atteggiamento mafioso che era già di Gheddafi: “Se non mi risarcite vi inondo di clandestini!”; se in Libia coltivassero barbabietole invece di essere produttori di gas e di petrolio non staremmo qui a discuterne, se si praticassero le sabbiature nel deserto quel marpione di Sarkozy non avrebbe inviato i suoi mirage nel 2011 a bombardare Tripoli senza essersi consultato con nessuno e prima dell’intervento USA.
Non chiedo molto io in fondo, chiedo solo che ci diciamo la verità, che queste non sono guerre per mettere pace, non sono guerre in cui esportiamo democrazia, che non si tratta di scovare improbabili armi di distruzione di massa, che non stiamo contrattaccando per chissà quale attentato terroristico abbiamo ricevuto, che non sismo i “buoni” … siamo più figli di puttana di loro, e se loro sgozzano le loro vittime, noi bombardiamo dall’alto vittime civili, creiamo embargo in cui non filtrano neppure i farmaci per i bambini, chiedo che chiamiamo le cose col loro nome: rapacità, predazione, appropriazione indebita, sentirsi i padroni del mondo ed esercitare uno stile di vita consumistico che è assurdo sotto ogni punto di vista e che non sarà sostenibile che per qualche decennio ancora … prima della catastrofe e della barbarie assoluta.
Barbarie economica, di cui abbiamo ampio saggio oggi (almeno per chi non si è arricchito speculando su questa crisi e su chi è in uno stato di bisogno maggiore rispetto a prima da recedere nell’esigere garanzie e speranze), barbarie politica visto che noi in Italia stiamo vivendo da più di un ventennio con governi frutto di competizioni elettorali alterate dal possesso di un impero  economico e mediatico colossale da parte di uno dei contendenti, da leggi elettorali incostituzionali approvate da bande di sodali, e da escamotage politici per mettere al governo dei garanti migliori dei poteri forti senza passare dal consenso popolare.
Più che a ciò che sta accadendo in Iraq, in Siria, in Libia, in Ucraina, in Palestina, cose delle quali siamo corresponsabili e di cui troviamo infinite giustificazioni alimentando la paura e facendo leva su una informazione da quella che induce a bruciare bandiere americane ritenendo gli USA il demonio in persona e trascurando così le proprie debolezze, le ataviche inimicizie, l’incapacità di unirsi che hanno sgretolato l’impero musulmano di Solimano il magnifico in tanti piccoli rivoli in lotta fra loro tanto che persino l’alleanza di alcuni di loro con quegli uomini ridicoli che indossavano bermuda color kaki, che solevano mettersi un testa una specie di scodella come elmetto, che sorbivano una bevanda ambrata immancabilmente alle 17.00 anche se sotto un bombardamento e che parlavano un idioma ridicolo che ti veniva da ridere a sentire sibilare le loro esse.

La compagnia del tortellino al prosciutto crudo di Parma

Riservisti sempre pronti a riscattare Roncisvalle: i pupi siciliani.

Navi "crociate" e giornali "crociati" italici


All'armi!!!


Navi da crociera libiche 1

Navi da crociera libiche 2

San Ginna' hu akbar 



Che ci andiamo a fare in Libia … Gentiloni, Alfano, Salvini, Meloni, Angurie varie, zucchini & affini? Forse sarebbe meglio dichiarare guerra all’Olanda, visto che alcuni cittadini olandesi hanno devastato uno dei nostri capolavori artistici più belli e che l’Olanda stessa non si è dichiarata disposta a risarcirci … io bombarderei di disserbante i loro tulipani … tanto per iniziare … e poi abbatterei i loro mulini, così colano a picco visto che contribuiscono a mantenere le terre emerse … poi farei loro guerra sull’agricoltura … ma lo sapete che gli olandesi sono i primi esportatori di pomodori al mondo? Non hanno terra, li coltivano in un’infusione liquida … ma sono i primi al mondo … c’è da vergognarsi ad essere italiani.
Inizierei intanto a sgozzare sulla fontana di Trevi i tifosi olandesi fermati dopo i disordini, così da chiarire che facciamo sul serio … e noi italiani abbiamo molto bisogno di dire al mondo che sappiamo fare qualcosa sul serio, perché siamo noti come “quacquaracqua” e quasi certamente lo siamo, e poi farei un grande spettacolo in mondovisione con la fontana di Trevi completamente rossa come è avvenuto qualche tempo fa con un espediente chimico.
Infine, vorrei sapere quando scade, “quanno s’ha da pagà st’Isis … che quà mettono tasse una arete all’ata … Ici, Imu, Tari, Tasi… mo’ ce mancava pure st’Isis … a vulite fernì?











lunedì 16 febbraio 2015

UN GRAFFIO IN TESTA 4



Foto di: Alberto Ghizzi Panizza

Frederick-Howard-Michael - Titania -1897




“Sic visum Veneri; cui placet impares
Formas atque animos sub juga aënea
saevo mittere cum joco”
“”Così ha voluto Venere, a cui piace
gettare sotto i gioghi di bronzo corpi e animi disuguali
con gioco crudele”
(Quinto Orazio Flacco, Libro I, Ode XXXIII, ad Albio Tibullo).

Herbert James Draper - The Vintag Morn





“Anche se spigoloso ami il mio essere talvolta scoglio perché è lì che il tuo tumulto d’onda ama infrangersi”.
(Cesare Pavese, Dialoghi di Leucò).




Herbert James Draper  – Spirit of the Fountain - 1863


Poi fece una pausa, mi guardò fisso negli occhi, si contorse un po’ sulla poltrona di fronte a me, cambiò la gamba che aveva accavallato sull’altra e tutto d’un fiato con una vocina quasi da bambina che pian piano si distese e riprese il suo solito timbro da adulta mi confessò che un altro uomo le si era profilato all'orizzonte, solo qualche tempo dopo che nella sua vita accadeva tutto questo.
Un collega di una città vicina, che lei conosce e con cui c’è una stima reciproca, l’aveva consultata per una perizia tecnica, in quell’occasione aveva conosciuto Adelchi, impresario straniero che aveva richiesto la sua perizia, giovane, bello, affascinante, con modi gioviali e cortesi, perfetto padrone di casa tanto da farti dimenticare che in quel momento tu sei una sua dipendente e, a giudicare dalle carte che stava consultando e dalla mole di lavoro a cui si riferivano, anche immensamente ricco e potente.
Adelchi non è come Desiderio, lo sovrasta in ricchezza, in potere, è molto più versatile e disinibito, meno impacciato con le donne e, soprattutto, meno a disagio con le belle donne, più sicuro di sé, quella sera stessa sembra inizialmente che la sua curiosità sul lavoro svolto non abbia limiti, sembra interessato da tutto, le chiede ogni cosa, la loda per come ha svolto l’incarico, se ne ritiene molto soddisfatto poi, visto che con tutte quelle domande si è fatto tardi, congeda gli altri suoi collaboratori e la invita a cena e non sembra prendere nemmeno in considerazione un suo rifiuto.
Ermengarda si ferma volentieri, come Adelchi era incuriosito dalle minuzie della sua perizia, lei sembra molto incuriosita da quest’uomo, attratta e affascinata, nemmeno lei viene sfiorata dalla possibilità di rifiutare quell’invito ed è stato con estrema naturalezza e spontaneità che il rapporto è scivolato sempre di più dal registro del lavoro alla relazione fra un uomo e una donna.
Il giorno dopo lei non era sorpresa perché non si sentiva in colpa per aver tradito il suo uomo, era sconvolta per la facilità con cui questo era successo, non le era mai accaduto di cedere così di schianto alle avances di qualcuno, come se non avesse remora alcuna, come se non avesse pudore, come se non fosse estremamente importante per lei darsi il tempo per selezionare l’uomo giusto, perché di quelli sbagliati è piena la terra.
Per fortuna, pensava, quello che è accaduto non era poi così importante, né per lui perché un uomo così non si lega a nessuna donna, prende solo quella che le piace e quando l’ha avuta perde ogni interesse per quella donna, soprattutto se l’ha avuta con la facilità con cui lei gli si era concessa quella notte.


Musée des lettres et manuscrits -Bruxelles







Né per lei, innamorata di un altro uomo tanto che fino ad allora non l’aveva nemmeno sfiorata l’idea che potesse tradirlo, tanto gli era legata, tanto per la prima volta era legata ad un uomo, e che quella notte poteva spiegarsi con un’inquietudine arcana dovuta forse alla paura di legarsi troppo ad un solo uomo, di appartenergli per sempre, tanto da sposarlo, di darsi a lui in esclusiva … proprio lei che fino al momento in cui l’aveva conosciuto era stata gelosa della sua autonomia affettiva, della sua libertà … ma si, forse quella notte era stata semplicemente una scivolata, un salto, una sorta di addio al celibato.
I giorni erano passati, ma quell’inquietudine sottile non era svanita, anzi il tempo la amplificava, gli impegni la smorzavano un po’, ma la notte le accendeva un fuoco addosso, le bastava chiudere gli occhi per vederselo di nuovo davanti, con lo stesso sguardo appassionato ed arrogante del primo bacio, per sentirsi bruciare la pelle alle sue carezze e lacerare le viscere dal suo impeto virile.
Si diceva che doveva solo dimenticare, il tempo affievolisce tutto, come la cenere spegne il fuoco, che era stupida a pensarci ancora, ad attendere invano, a guardare il suo telefono con una certa insistenza in attesa di una sua chiamata … uomini così non richiamano mai, uomini così come Paganini non si ripetono.
Eppure, dopo un tempo che a lei era sembrato infinito, ma che sul calendario erano soltanto 6 settimane, lui si era rifatto vivo con una chiamata, come se niente fosse successo, senza preambolo alcuno, come se non si vedessero soltanto da alcune ore, le aveva semplicemente detto che era tornato in Italia, che aveva voglia di rivederla e, senza attendere la sua replica, le aveva detto che le mandava il suo autista a prenderla.
Se avesse avuto più tempo per pensarci l’avrebbe certamente mandato a quel paese, quello stupido arrogante imbecille, ma chi si credeva di essere, ha pensato solo alla sua voglia, l’autista l’aveva già mandato, nemmeno lo sfiorava l’idea di cosa provava lei, di chiederle se lei avesse altrettanta voglia di vederlo, dava tutto per scontato e questo la irritava moltissimo, soprattutto perché era vero che anche lei non vedeva l’ora di incontrarlo di nuovo, la irritava che lui lo sapesse senza nemmeno chiederglielo, che non provasse nemmeno a conquistarla, a far finta di essere nel dubbio, era furiosa con quel pallone gonfiato, ma era ancora più furiosa con se stessa perché era riuscita a dire soltanto un si che nella sua mente assomigliava in maniera imbarazzante ad un belato di assenso.   
Il loro rapporto si era incardinato su questi cingoli, quando lui si trovava in Italia la contattava per rivederla, talvolta era ancorato sul suo yacht a Napoli, a Genova, a Trieste, ad Ancona o a Palermo, altre volte giungeva in aereo a Roma, a Milano o in qualche capitale europea e si fermava in hotel; in ogni caso le inviava il biglietto aereo per raggiungerla e la mandava a prendere dal suo autista, tutto così ben organizzato, tutto così efficiente da ridurre al minimo il disagio del tragitto che li separava, raramente era lui a raggiungerla nella sua città.
Sia che Ermengarda fosse sua ospite nel suo yacht, sia che alloggiassero in hotel non trovava mai lui ad attenderla, sempre occupato nei suoi affari, transazioni in cui ballavano molti soldi a giudicare dalle cifre che lei poteva leggere nelle carte che visionava perché lei lo accompagnava sempre in veste di persona di fiducia e consulente, insieme ad altri esperti, ma le prime persone che lei vedeva erano la sarta che doveva adattarle addosso i vestiti che lui aveva già scelto per lei, l’estetista che l’avrebbe truccata con i colori che piacevano a lui e una parrucchiera che sapeva già come renderle i capelli vaporosi come una nuvola in modo che lui potesse deliziarsi i polpastrelli nell’accarezzarli.
Niente di ciò che avrebbero fatto, di dove sarebbero andati, di come avrebbero trascorso giornate e serate le veniva chiesto, niente veniva discusso con lei, Adelchi non riteneva opportuno chiederle un assenso preventivo su qualsiasi cosa ed Ermengarda non aveva mai protestato, non gli aveva mai fatto notare come tutto questo modo di fare la contrariasse, la facesse sentire tagliata fuori, una sorta di bambola che deve adeguarsi sempre ai desideri dell’uomo ed essergli grata per ciò che lui munificamente divideva con lei.
Una volta in hotel mentre parlavano seduti al bar lui aveva ordinato due caffè, quando sono stati serviti lei per la prima volta gli aveva chiesto spiegazioni, perché non aveva chiesto a lei se aveva voglia di un caffè o di cosa avesse voglia prima di ordinare? Adelchi non si era scomposto, molto seraficamente e con una fermezza incredibile le aveva replicato: “Qui c’è un caffè, tu puoi prenderlo o lasciarlo li!”.
Questo suo modo di fare molto sicuro di sé, autoritario, da padrone assoluto che da per scontato che è lui a decidere per tutti, che è lui al centro e tutti gli altri gli ruotano intorno, la infastidiva, la irritava, la faceva incazzare, ma nello stesso tempo la attraeva molto più di quanto era disposta a confessarsi.
La affascinava vedere come lui riusciva a creare intorno a sé rispetto, soggezione, le girava la testa quando lui sprigionava il suo carisma, e non si trattava soltanto del rispetto interessato verso l’uomo ricco e potente da cui si può sperare di riceverne un beneficio, ciò accadeva anche con persone che non lo conoscevano affatto, senza che lui mostrasse i segni del suo potere e della sua ricchezza, ciò accadeva soprattutto dentro di lei, che non stava li per interesse alcuno, ma si sentiva sedotta, soggiogata, dominata da quell’uomo anche se tutto ciò le faceva paura.


Herbert James Draper







Si era spaventata in alcune occasioni, quando questo suo modo di fare aveva creato attrito con altri uomini di affari; una volta in provincia di Napoli lei aveva assistito ad una scena molto carica di tensione, era in gioco un grosso affare e si stava trattando il consenso della camorra.
Quattro persone contavano a mano le banconote prese da delle valigette, che erano la percentuale che la camorra incassava per quell’affare; solo alla fine del conteggio poteva avvenire la firma del contratto legale per iniziare i lavori con l’assenso dei politici e degli imprenditori locali che avrebbero subappaltato l’impresa fornendo materiali e mano d’opera.
Ma fu a quel punto che successe qualcosa di imprevedibile, Adelchi non trovava la sua mont blanc, quella con cui era solito firmare tutti i suoi contratti e voleva mandare un suo uomo a prenderla in hotel, quello che sembrava essere il capo dei camorristi presenti a quell’accordo, senza dire nulla e guardandolo negli occhi gli porge la biro di un suo contabile, lui la rifiuta, dice che non firmerà senza la sua penna e non smette di guardare l’interlocutore negli occhi.
Si crea una situazione carica di tensione, il camorrista non è abituato ad essere contraddetto, non vuole perdere altro tempo, è convinto di essere la parte più forte in quell’affare ed è abituato a risolvere questi contrasti con la violenza: si è sentito sfidato e non può e non vuole cedere.  
Qualcuno dei presenti prende Adelchi in disparte e gli fa capire di non irritare oltre il camorrista, che sta rischiando la vita, quella è gente feroce, che ragiona poco e che preferisce agire, ma lui non molla, ritorna in quella sala, incrocia di nuovo lo sguardo del camorrista, gli sorride e dice soltanto: “Aspettiamo!”.
Anche quell’altro gli sorride, divertito da quel modo di fare, sorride ai suoi uomini che dovevano essere già pronti ad intervenire e replica: “Aspettiamo!”, ma nel suo sguardo forse c’è anche un’ombra di rispetto verso un uomo che ha mostrato del coraggio, che ha fatto capire che non teme nessuno e che non voleva cedere niente in autorità … voleva un affare alla pari e l’ha ottenuto, voleva ribadire che lui non è secondo a nessuno, che non si piega davanti a nessuno né di fronte alle lusinghe dei soldi e del potere, né di fronte alle armi.


Herbert James Draper--The Sea Maiden.- 1894


Herbert James Draper



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… e non è finito … e questa è una minaccia!