Scomodo rischio è
questo
in un mondo ancora
tutto al maschile.
Dietro a ogni angolo
ti aspettano
in agguato incontri
vuoti.
E percorri vie che ti
trafiggono
con sguardi curiosi.
Donna sola in
cammino.
Essere inerme
è la tua unica arma.
Tu non hai mutato
alcun uomo
in protesi per
sostenerti,
in tronco d'albero
per appoggiarti,
in parete - per
rannicchiarti al riparo.
Non hai messo il
piede su alcuno
come su un ponte o un
trampolino.
Da sola hai iniziato
il cammino,
per incontrarlo come
un tuo pari
e per amarlo
sinceramente.
Se arriverai lontano,
o infangata cadrai,
o diventerai cieca
per l'immensità
non sai, ma sei
tenace.
Se anche ti
annientassero per strada,
il tuo stesso partire
è già un punto
d'arrivo.
Donna sola in
cammino.
Eppure vai avanti.
Eppure non ti fermi.
Nessun uomo può
essere così solo
come una donna sola.
Il buio davanti a te
cala
una porta chiusa a
chiave.
E non parte mai, di
notte
la donna sola in
cammino.
Ma il sole come un
fabbro
schiude i tuoi spazi
all'alba.
Tu cammini però anche
nell'oscurità
e non ti guardi
intorno con timore.
E ogni tuo passo
è un pegno di fiducia
verso l'uomo nero
col quale a lungo ti
hanno impaurita.
Risuonano i passi
sulla pietra.
Donna sola in
cammino.
I passi più silenziosi
e arditi
sulla terra umiliata,
anche lei
donna sola in
cammino.
(Blaga Dimitrova,
Donna sola in cammino, 1965)
"Che io debba essere
governato: ecco da dove inizia lo scandalo della politica."
(Manlio Sgalambro,
Dell’indifferenza in materia di società, Adelphi, 1994).
Parto dall’idea, per me
irrinunciabile, che a governare il Paese ci debbano essere persone oneste,
capaci e competenti, persone che abbiano capacità gestionali, amministrative e
anche politiche, dove per politiche io intendo la capacità di coagulare
consensi, di convincere, di unire per poter realizzare i propri progetti, ed è
secondario, se non proprio ininfluente, l’identità di genere di queste persone.
Se mi rivolgo ad un qualsiasi
professionista io non mi chiedo: “Sarà uomo o donna?”, mi chiedo: “È bravo o
no?”, e questo discorso vale anche per chi amministra la cosa pubblica; pero,
non possiamo nasconderci che le donne in politica sono sottorappresentate (usando
un eufemismo): mai un Presidente della Repubblica, un Presidente del Senato, un Presidente del
Consiglio donna, abbiamo semmai avuto qualche Presidente della Camera donna, e
qualche ministro, ma anche qui i ministeri cruciali (economia, esteri, interni,
lavoro, difesa, trasporti, …) toccano, chissà perché, sempre agli uomini, mentre
quelli “senza portafoglio” e quelli che in Italia vengono ritenuti, purtroppo,
di serie B (anche se non lo sono e non dovrebbero esserlo: educazione, sanità
…) vanno alle donne, forse.
Anzi, per le donne si creano
ministeri ad hoc, per premiarle della loro fedeltà, in cui non potranno
disporre di nulla e non si capisce bene cosa facciano, come il Ministro della
Semplificazione o quello degli Affari Costituzionali e dei Rapporti con il
Parlamento. Ma c’è qualcosa di ancora più grave dell’incarico ad una donna di
un ministero “decorativo”, senza portafoglio o di un ministero pur importante
ma di cui già si è decisa una politica di tagli, lacrime e sangue come spesso
avviene per la scuola, la ricerca, la cultura e la sanità, ed è il fatto di
scegliere non delle donne competenti ma delle oche o delle comari: le prime
infileranno assurdità e gaffes una dietro l’altra, le seconde cercheranno di
governare col buon senso della felice massaia tutto ciò che è, invece, molto
complesso.
Ora, di oche in Parlamento a fare
le ministre o meno ne abbiamo più di quante ne avessero gli antichi romani in
Campidoglio, non sto nemmeno a fare nomi o esempi, alcuni dei quali rimarranno
scolpiti nella storia e quando i nostri lontani discendenti studieranno questo
periodo storico voglio sperare che scuoteranno la testa sconsolati (segno che
almeno loro sono più maturi di noi); la massaia invece è la donna (anche dotata
di una certa intelligenza) che applica il codice familiare alla Pubblica
Amministrazione, che a prima vista può sembrare più umano e più attento alle
risorse, ma che da risultati ancora più disastrosi dell’amministrazione
dell’oca.
Per cui si assiste a scene
paradossali in cui ci si rapporta ai propri superiori come se fossero i propri
genitori, i suoceri o il proprio marito, agli altri ministri come se fossero fratelli o cognati e
a tutti gli altri come se fossero i propri figli bambini o adolescenti da
nutrire, erudire, educare … se il paternalismo può essere umiliante e fastidioso,
il “maternalismo” è addirittura insopportabile, perché un padre si appella ad
un diritto di autorità o di responsabilità per importi ciò che ritiene sia un
bene per te, la madre invece crede che ciò che pensa lei sia bene per te sia
una verità rivelatale per diritto divino.
Di esempi anche qui a vagonate:
la Fornero che piange per i sacrifici che ci farà fare e poi ci massacra con
una riforma che è riuscita a scontentare tutti; la Cancellieri che si mobilita
per far scarcerare la figlia di Ligresti e fa passare un gesto di
favoreggiamento per un gesto umanitario e che quando va in Parlamento comincia
a parlare di uova e di carne; ma gli esempi sono infiniti e vanno anche
indietro nel tempo come una famosa ministra della salute che decide di approviggionare gli ospedali di siringhe monouso non graduate (perché
costavano di meno di quelle graduate) senza considerare che il medico avrebbe
dovuto in questo caso somministrare ad occhio i farmaci, alcuni dei quali
potrebbero non essere efficaci se la
dose è scarsa e letali se invece è elevata.
Questo vuol dire che il problema
vero in Parlamento non è che ci siano più o meno donne, che pure è importante,
ma il meccanismo della selezione politica; oggi si fa carriera politica più per
la fedeltà che per le proprie capacità, ti ritrovi ministro se sei stato leale
e fedele al leader e non se sei bravo o in gamba, solo così si spiegano persone
(maschi o femmine non importa) assolutamente incapaci, ma tenacemente fedeli al
loro leader più di quanto non lo siano ai loro amministrati.
Per inciso, l’incapace che viene
elevato a parlamentare o a ministro e deve il suo potere e il suo prestigio non
tanto a chi lo elegge ma al leader del suo partito che lo sceglie ad occupare
uno dei seggi che le percentuali delle elezioni gli attribuiscono, o che preme
perché diventi ministro, o sottosegretario, è la persona più fedele del mondo,
come un cane che viene a leccarti la mano anche quando prende qualche calcio
dal suo padrone.
Io non credo che la pari
opportunità fra i sessi si possa e si debba stabilire con una legge che
determini un sostanziale equilibrio numerico, questo è un modo per sottrarre
libertà ed autonomia di scelta ancora di più all’elettore, che si può trovare
un uomo o una donna solo perché il partito deve per legge presentare tanti
uomini quante donne, credo piuttosto che sia umiliante per una donna trovarsi
li solo perché una legge lo stabilisce e non perché si riconosce il suo valore.
Io credo che dovremmo lottare non
per l’esito finale, cioè avere tante donne quanti uomini, ma perché le condizioni
iniziali siano pari indipendentemente dal sesso, perché a fare la differenza
fra un uomo e una donna non sia né una cultura e una tradizione maschilista né
una legge che obblighi che per ogni uomo eletto si debba affiancare
necessariamente una donna, ma l’abilità di chi si candida.
D’altronde, quale vittoria
sarebbe per le donne quella di potere davvero essere tante quanto gli uomini ad
occupare i seggi dell’emiciclo, se poi a selezionare queste donne che
siederanno in Parlamento continueranno ad essere Berlusconi, Renzi e Grillo?
Il rischio è che le donne
diventino “l’altra metà di niente”, come scrisse Veronica Lario (riferita
all’ex-marito) citando il libro di Catherine Dunne, o che si ritrovino in
posizione orizzontale, che per un curioso e singolare difetto ottico è come
Silvio Berlusconi vedrebbe le donne secondo Daniela Santanché.
Credo anche che nessuna norma,
nessuna legge, nessun regolamento, nessun codice può dare davvero parità,
libertà, pari opportunità, dignità non tanto e non semplicemente ad una donna,
ma a chiunque; la parità, la dignità … la liberté, l’égalité, la fraternité …
sono conquiste interiori o collettive, come sa chiunque abbia fatto un
(autentico) percorso interiore o una rivoluzione (come i francesi o i
messicani), nessuno ve le può dare.
In altri Paesi il movimento per
l’ emancipazione femminile si è svegliato qualche secolo fa, ha fatto epiche
battaglie e ha ottenuto risultati di un certo rilievo, non a caso se dovessimo
a bruciapelo citare il nome di qualche primo ministro famoso della Gran
Bretagna a molti di noi non verrebbero in mente né l’attuale David Cameron, né
il precedente Gordon Brown, forse qualcuno ricorderebbe Tony Blair, ma
sicuramente quella più ricordata, famosa o famigerata, sarebbe senza alcun
dubbio Margareth Thatcher, allo stesso modo la notorietà nel mondo di Angela
Merkel non ha precedenti fra i cancellieri tedeschi che l’hanno preceduta, ha
superato persino la fama di Helmut Kohl, che pure era riuscito nella titanica
impresa di riunire le due germanie e farne il Paese più stabile economicamente
e politicamente d’Europa, l’unico che può permettersi una politica estera
relativamente autonoma da quella che .dettano gli USA.
Come nel caso di quei patetici
individui che in Italia (ma ne esistono anche nel resto d’Europa) vorrebbero
togliere il “velo” alle donne musulmane che lo usano attraverso una legge che
imponga loro di “svelarsi”, credendo di liberarle dalla soggezione dei loro
uomini e dei loro imam, senza tentare di comprenderle, senza dialogare con
queste donne, senza nemmeno rendersi conto che, se è violenza il costringerle a
mettere un velo per coprire il proprio volto e i propri capelli, è violenza di
pari entità l’obbligarle per legge a rinunciarvi.
Tutto ciò che noi occidentali
possiamo fare è cercare di capire ed eventualmente sostenere con ogni mezzo
chiunque volesse farlo, per qualsiasi motivo voglia farlo, e ne fosse
ostacolata; garantire cioè la libertà dell’individuo di poter decidere di se
stesso.
)
caro Garbo, che ci sia un problema di rappresentanza politica è un fatto incontestabile e non è certo perché i maschietti siano più meritevoli delle femminucce, basterebbe questo a bollare come capzioso il cosiddetto criterio meritocratico, criterio che io attribuisco ad una destra becera attenta a quello che accade ai nastri di partenza senza preoccuparsi di quello che accade sulle linee di partenza. Non sempre una legge è solo segno di civiltà ma certamente spesso la legge risponde ad una domanda di civiltà. In un paese ideale non avremmo bisogno alcuno di discutere di "quote rosa", non avremmo neanche bisogno di discutere di una legge per contrastare l'omofobia e quant'altro, ma questa è la situazione di questo paese e con questa situazione dobbiamo fare i conti. Se la legge sulle quote rosa non servirà a migliorare la politica, e non servirà, che almeno serva a portare donne e uomini allo stesso livello ai nastri di partenza, poi è ovvio che tra le donne ci saranno tante oche e tra gli uomini dei perfetti imbecilli, quello che non si capisce è perché debbano essere gli imbecilli ad avere il monopolio della politica. Sulla base di quali meriti che non siano appendici anatomiche e cieca obbedienza al maschio alfa? Questa faccenda ha messo in luce ancora una volta l'arretratezza di questo paese e lo stallo politico in cui si trova. Quello che dovrebbe essere ovvio ha dato avvio ad un dibattito penoso con le argomentazioni che la mente disturbata di Brunetta poteva partorire, per non parlare del movimentato cielo pentastellato che va sbandierando che valuta le buone proposte e poi, nella più tradizionale scia della politica italiana, vota contro una proposta ragionevole perché deve contrastare il partito al governo nato dall'incontro del vecchio e del nuovo piazzista, con la furbata del vecchio piazzista che figurerebbe all'opposizione. Questo per restare alla cosiddetta attualità della politica italiana che mi disgusta sempre più e che nel mio blog ormai evito di considerare se non con la laconicità che mi consente di resistere al disgusto. Invece mi piacerebbe fare un cenno alla bella poesia della Dimitrova che sebbene in alcuni passaggi diventa apologetica (di protesi in giro ce ne sono tante e quasi tutte hanno una madre) ne contiene altri di una immensità siderale. "Essere inerme / è la tua unica arma" e "Nessun uomo può / essere così solo / come una donna sola" entrambe vere e rivelatrici di qualcosa di profondo, da un lato l'identità vittimaria che andrebbe indagata e superata e dall'altro la capacità di vivere la solitudine che il cameratismo maschile annulla, un curioso simbolo della differenza lo vedi nei bagni pubblici, sì proprio nei bagni pubblici con quegli osceni orinatoi che solo gli uomini, così bisognosi di "misurarsi" potevano inventare mentre la donna si misura con se stessa. Ecco, mi sarebbe piaciuto parlare di questo più che della miseria dell'attualità, che pure mi chiama visto che il tg è già cominciato. Un saluto.
RispondiElimina"ai nastri di arrivo senza preoccuparsi..." scrittura troppo veloce ieri sera, te ne sarai accorto ;-)
RispondiEliminaCaro Antonio,
RispondiEliminanon credo che ci siano più maschi fra i politici perché il maschio in quanto tale sia più meritevole, credo invece che ci siano più maschi semplicemente perché in Italia consideriamo (un po’ tutti) la politica come una faccenda soprattutto per maschi; ecco, dunque, che il maschio si ritrova ad essere culturalmente più determinato e la donna culturalmente più rassegnata. Non si tratta, bada bene, di determinazione o rassegnazione personale, che già sarebbe un passo avanti in entrambi i casi, ma culturale; un cultura che permea le persone fin nei loro desideri più profondi, fin nel “cosa farò da grande”.
Di cosa sto parlando? Pensa a Nilde Jotti, più che una donna un gigante in confronto agli uomini politici che la circondavano, eppure è vissuta all’ombra di Togliatti, non a caso era lui “il migliore”, eppure più in là di Presidente della Camera non è arrivata, e vuoi che non meritasse la Presidenza della Repubblica più di Cossiga, o di tanti altri prima e dopo di lui? O che non meritasse la Presidenza del Consiglio più di un Craxi, un Andreotti, un Forlani, un De Mita, uno Spadolini?
Prendi Tina Anselmi, di sicuro valeva più di molti dei suoi colleghi di partito, più di tanti leader alleati della DC, più anche di tanti leader dell’opposizione, è stata la prima donna ministro in Italia (roba da vergognarsi perché era il 1976 non l’alto medioevo), ha fatto la prima legge sulle pari opportunità (praticamente ha sollevato lei il problema), ha rivestito decorosamente il ruolo di ministro del lavoro e si deve a lei la riforma del Servizio Sanitario Nazionale (una riforma invidiataci, allora, da altri Paesi europei), e si deve a lei quanto è emerso sulla loggia massonica P2, persino (credo) il fatto che tale inchiesta non sia stata del tutto insabbiata.
Eppure a nessuno, nemmeno nel suo partito, venne mai in mente di proporla come Presidente della Repubblica, le si preferivano Cossiga, Scalfaro, Ciampi, Napolitano e a sollecitare la sua candidatura in tale ruolo è stato un giornale satirico, non so se te lo ricordi, Cuore, che sembrava una beffa.
Possibile che queste due donne (e sicuramente ce ne saranno state altre meritorie) non fossero ambiziose, possibile che le altre donne in Parlamento non si siano mosse per proporle in qualche alto incarico? Come ti spieghi questa quiescenza? Solo colpa del maschilismo (e non sto parlando di ottenerlo, l’incarico, solo di proporlo … neanche quello c’è stato)?
(segue)
Più di recente c’è stato il fenomeno Serracchiani, è bastato che fosse reso pubblico in rete un suo intervento ad un evento minore perché assurgesse ad una certa notorietà; rispetto ai leader maschi del suo partito che sembravano bolliti con tanto di maionese e limone in bocca, è sembrata nuova, fresca, scattante, determinata, stanca di gente che sta li e nemmeno ti ascolta, presi come sono dal parlarsi solo fra di loro.
RispondiEliminaÈ passato solo qualche mese da quell’evento e sulla Serracchiani si sono spenti i riflettori, prima ha vinto un viaggio regalo a Brussel come parlamentare europea, poi la Presidenza alla Regione Friuli; non voglio dire né che non c’è alcun merito suo soprattutto nella conquista della presidenza della sua regione d’origine, né tantomeno che non è indicata per gli incarichi che ha o che ha avuto, voglio solo dire che a molti è sembrato il contributo versatole per la sua fedeltà politica.
E quella verve polemica contro i bizantinismi del suo partito sembra sparita del tutto, anzi, adesso fa delle dichiarazioni che nemmeno i fans più sfegatati di Renzi si sono mai sognati di fare; e dire che c’era bisogno di più coraggio, di mettere alle corde e poi alla porta proprio gli esarchi del suo partito, quelli che rappresentano chissà chi e non certo chi li elegge, quelli che fanno gli interessi dei potenti e fanno pagare il prezzo della crisi a chi non ha potere.
Invece a scalare dall’esterno (dal di fuori degli organi del partito) il PD è stato Renzi, che non parla come portavoce dei suoi possibili elettori, ma come chi ha soppiantato i vecchi e usurati leader nel curare gli interessi dei potenti referenti, insomma sta li perché i “poteri forti” (parola abusata, non lo nego) lo trovano più credibile di un Bersani, o di un Cuperlo o, a maggior ragione, di un Civati.
Capirai che in questo contesto la meritocrazia non serve, anzi, potrebbe essere persino deleteria, c’è bisogna soltanto di una faccia spendibile, di qualche individuo decorativo che, per saziare la sua ambizione, la sua fame di potere e la sua boria, presti la faccia e l’onore ad un’operazione che sarà senza alcun dubbio di facciata, ad una terza spremitura della sansa (perché delle olive iniziali ormai è rimasto ben poco dopo le precedenti spremiture montiane e lettiane) per trarre nuova linfa per uscire dalla crisi senza toccare i suddetti potenti e i loro interessi, e per preparare un nuovo ventennio di potere (vedi legge elettorale e la programmata abolizione del Senato).
(segue)
Perché è proprio al Senato che tutti precedenti governi sono scivolati, Prodi che governa con soltanto due senatori di vantaggio e che è costretto a contare per sopravvivere del voto dei vetusti senatori a vita (vita breve s’intende); Berlusconi che compra senatori, perché il premio di maggioranza all’epoca fu pensato per la Camera, dove Berlusconi e i suoi alleati erano più deboli, e non per il Senato, dove erano più forti, ora che non ci sono più molte differenze, ora che Berlusconi e il PD vogliono correre da soli, senza zavorre ed alleati, un sistema che chi vince piglia tutto è quello che potrebbe regalarti il potere con una percentuale inferiore al 40% (percentuale che si riduce notevolmente se consideriamo i molti delusi che non andranno a votare).
RispondiEliminaLe donne in questo sistema sono il punto debole di una politica debole, il tallone non di Achille, ma di un budino, di una politica costretta a fare da maggiordomo all’economia e ai grandi interessi internazionali; c’è da prevedere che la politica sarà mantenuta debole (un Berlusconi, ricattabile, impresentabile era perfetto per tutti, Chiesa compresa) e c’è da prevedere che, altresì, le donne rimarranno in una posizione ancora più defilata rispetto al passato, non a caso anche culturalmente il maschilismo sta facendo proseliti.
E non si tratta soltanto di un rigurgito che sale delle fogne fasciste o leghiste o perbeniste, si tratta di una nuova Italia e dei nuovi italiani che si sono (ci siamo) imbarbariti, siamo diventati più ignoranti, è cresciuta la saccenza e la supponenza, non c’è più rispetto verso chi sa e verso chi è capace, ciascuno spera nell’opportunità del quarto d’ora warholiano di celebrità o, perché no, nel poter diventare qualsiasi cosa.
Mi sono stupito molto nelle intercettazioni delle olgettine quando quelle ragazze parlavano con assoluta naturalezza di andare a letto con un vecchio che le ripugnava o di prestarsi ad eccitare il suo stanco membro o la sua fin troppo accesa immaginazione, per poter entrare nel mondo dello spettacolo o in politica, assessore regionale, parlamentare, ministro, presidente, perché no, come se fosse la cosa più scontata di questo mondo e di entrarvi non perché avessero dei meriti, delle abilità particolari, delle idee, delle proposte, una qualche sensibilità sociale, ma perché ambivano alla visibilità fine a se stessa: è in pratica il concetto affermatosi da tempo nel mondo dello spettacolo, secondo cui si è famosi solo perché ti si punta una telecamera addosso e ti si da un microfono, non perché tu sappia ballare, recitare, cantare, presentare, divertire.
(segue)
Anzi, più sei mediocre e ridicolo e meglio è, così chiunque a casa si sentirà un gigante nei tuoi confronti ed esorcizzerà così le sue ambizioni proiettandole sul malcapitato in onda che viene ridicolizzato pubblicamente.
RispondiEliminaNon mi ha mai convinto il discorso che siccome, purtroppo, viviamo in tempi di maschilismo imperante, allora le quote rosa sono d’obbligo; provo a pensare a come si sentirà una parlamentare eletta per le quote rosa in confronto ad un collega di sesso maschile, come se avesse usufruito dell’aiutino e non come se ce l’avesse fatta da sola.
In ogni caso, quote o non quote, che senso ha inserirle in un sistema in cui a decidere chi va in Parlamento saranno sempre e comunque Berlusconi, Renzi e Grillo? Le donne (e non solo loro) dovrebbero farsi strada all’interno dei propri partiti di appartenenza, dovrebbero pretendere per meriti, per contributi, e non soltanto per fedeltà manifesta, i ruoli che spettano loro.
Io avrei accolto con favore e con curiosità una battaglia della Serracchiani all’interno del PD, insieme alle altre donne (almeno a quelle che non si sono “comarizzate” del tutto) e a tutti gli uomini di buona volontà, invece mi è toccato di assistere allo scempio di Bersani prima, di Letta poi e di Renzi adesso.
Ciao
P. S. Sarebbe piaciuto anche a me discutere della donna in termini sociali o poetici, parlare della discriminazione, degli automatismi culturali, della sensibilità con cui affrontiamo questo problema, ma le proposte che giungono dalla realtà (quella mediatica almeno) sono di tutt'altro segno e in qualche modo ci tocca fare i conti anche con questa prosaicità.
Fra cento anni le donne non saranno più il sesso protetto, diceva Virginia Woolf, non mi pare...
RispondiEliminaCon tutto quello starnazzare per voler essere di più, avere di più, apparire di più non fanno che sottolineare una disugualianza, un bisogno di sostegno..
Oche ridicole hanno messo in scena solo la loro debolezza..
Non sento il peso della diversità nei confronti dell'uomo, conosco i miei limiti e non pesterò mai i piedi per voler fare qualcosa che so di non poter fare meglio di lui ma sono consapevole delle mie potenzialiatà e mi impegnerò perchè diano buoni frutti.
E come dici bene tu non mi importa che ci siano una o cento donne al governo ma donne e uomini che abbiano cognizione di causa, onestà intelletuale e integrità morale..
In questi ultimi tempi comunque sento di fare mio il pensiero di Pasternak che non amava la politica perchè non gli piacevano gli uomini indifferenti alla verità...
Ho risposto al tuo commento da me perchè non mi ero accorta che eri tornato.
Felice di ritrovarti
Buon tutto
Julia
@ Julia,
RispondiEliminaMi dispiace averti creato questa confusione circa il mio rientro nel blog. “Non sento il peso della diversità nei confronti dell'uomo, conosco i miei limiti e non pesterò mai i piedi per voler fare qualcosa che so di non poter fare meglio di lui ma sono consapevole delle mie potenzialità e mi impegnerò perchè diano buoni frutti”; mi è piaciuta particolarmente questa tua affermazione, quando mi guardo intorno trovo persone che non solo sono molto lontane da questa consapevolezza, ma anche soprattutto persone che non si pongono nemmeno il problema. Credo che dalla conoscenza delle proprie capacità e dei propri limiti possa scaturire l’unica vera forza personale che evita di farti sentire a disagio, in imbarazzo, diversa, in soggezione sia nei confronti dell’uomo, che di automatismi sociali, politici, di credenze religiose, che ti vorrebbero subordinata e sotto controllo. La libertà interiore viene da questa consapevolezza ed è un percorso che ciascuno di noi (non importa che sia maschio o femmina) deve fare personalmente, magari con l’aiuto di una guida che ha già effettuato questa metamorfosi, come Dante che “nel mezzo del cammin” di sua vita decide di fare un percorso letterario ma non per questo meno intenso di qualsiasi viaggio reale, facendosi accompagnare da Virgilio, un poeta, e da Beatrice, la donna che più ha amato in tutta la sua vita. Oggi, quando le guide classiche che ti assistevano in questo autentico rito di passaggio (adulti, religiosi, filosofi …) sembra abbiano perso questo ruolo, molto più prosaicamente ad aiutare chiunque si trovi in questo bivio sembriamo rimasti soltanto noi psicoanalisti … quelli almeno che non hanno trasformato la loro professione in uno sterile interpretazionismo dogmatico e oracolare profumatamente pagato un tanto al chilo.
Ciao
Garbo, io rovescerei il discorso che se rimane sullo slogan delle "quote rosa" assume una piega ridicola, tipo quella della specie protetta. E' più che evidente che non mi importi un fico secco del tasso di testosterone e di estrogeni nel sangue di chi governa ma della competenza tuttavia qui stiamo parlando di una basilare regola di rappresentanza e di costituzione delle liste. Non c'è proprio nessuna specie da proteggere, semmai c'è un genere da contenere nella sua arroganza accentratrice. E' così faticoso pensare che in una popolazione dove i sessi sono grosso modo rappresentati in percentuale simile ci sia una banale regola di costituzione delle liste in cui siano alternati i sessi? E' ovvio che indipendentemente dal sesso si debba pescare in chi ha la capacità ma senza fare questo la specie protetta è quella maschile e continuerremo a tenerci le quote azzurre ancora per molto.
RispondiEliminaCiao
Sollevi almeno due problemi ai miei occhi: il primo è quello della rappresentanza politica, siamo proprio sicuri che la persona più indicata a rappresentare una donna sia un’altra donna? Quante donne si riconoscono in Mara Carfagna, o in Mariastella Gelmini, o Daniela Santanché o Micaela Biancofiore? Naturalmente ciò vale anche per gli uomini: quanto pensi che mi possa rappresentare un tizio del genere (https://twitter.com/MassimoCorsaro/status/445133707335454720)? Non pensi, piuttosto, che, fatte salve l’onestà, la lealtà, l’integrità di ciascuno, ci si debba incontrare in politica sulle proposte, sulle idee, sulla capacità di attrarre consensi per realizzarle? E non mi pare che le idee abbiano un sesso, possono venire in mente a chiunque.
RispondiEliminaQuesto in linea di principio, però è vero che la politica in Italia è appannaggio quasi esclusivo dei maschi e che questi non sembrano disposti a cedere il passo alle donne, ciò vuol dire l’esclusione delle donne indipendentemente dalle capacità e dal valore di ciascuno. Sono anch’io sensibile al problema, ma non condivido la soluzione delle “quote rosa” (che puoi girare come vuoi ma a me fa pur sempre l’effetto della specie protetta o della riserva indiana), perché le quote rosa, secondo me, acuirebbero il problema senza risolverlo.
Io sono, invece, convinto che bisognerebbe lottare per avere partiti davvero più democratici, con regole trasparenti e in cui qualsiasi iscritto possa sollevare questioni se lo ritiene opportuno e queste questioni abbiano la rilevanza e la discussione che meritano. Partiti (e società) dove non conta il numero di tessere o il pacchetto acquisito di voti ma contino le intenzioni, le soluzioni, le proposte, l’abilità dialettica e il collegamento con i propri elettori. Partiti e movimenti in cui chiunque (uomo o donna che sia) può proporre la sua candidatura e un suo programma, dove siano proibiti i trucchi (come la massiccia iscrizione al partito di immigrati in concomitanza delle ultime primarie del PD) e dove ciascun elettore sappia già in precedenza per chi sta votando, per quali idee, per quale programma, con quali mezzi e con quali alleanze e dove sia certo che ogni evenienza futura che il programma non prevede sarà puntualmente discussa con gli elettori (non è che prima mi chiedi il voto “antiberlusconiano” e poi fai un governo e accordi vari proprio con Berlusconi, magari tirando in ballo una presunta necessità).
Caro Antonio le “quote rosa” non cambierebbero nulla perché sarebbero comunque Berlusconi, Renzi e Grillo a decidere le candidate, non certo noi elettori, e non sono sicuro che passerebbero le donne più in gamba in questo tipo di elezioni, anzi, le donne che passerebbero getterebbero ulteriore discredito sulle altre donne, perché al capo popolo attuale serve di più il parlamentare fidato che non quello capace, il cretino che non l’intelligente, il disonesto (e ricattabile, anche se solo in quanto attaccato alla poltrona) invece dell'onesto e di quello capace di decidere in piena libertà.
Un'ultima considerazione, io credo che solo le donne possono conquistare il loro diritto ad emergere in politica, sarebbe assurdo mettersi nell'ottica di concederglielo, tantomeno con una legge elettorale che ne fissi le quote; allo stesso modo in cui credo che solo le donne musulmane possono decidere che il velo è una imposizione che il maschio e l'imam impongono loro e decidere di combattere per "svelarsi" (di questo ho avuto modo di discutere direttamente con donne islamiche).
Ciao
No Garbo, le idee non hanno sesso e quel deficiente ha trovato in twitter un mezzo che lo fa stare a proprio agio, che 140 caratteri per contenergli il pensiero sono più che sufficienti. Non fraintendamoci, non fra di noi. Sottoscrivo quanto dici ma sono costretto a ribadire che nell'attesa della condivisa maturazione culturale dei partiti e della società (e delle donne) ci sorbiamo la riserva indiana delle quote azzurre. Vero! la parità di rappresentanza imposta per legge (alias quote rosa) non risolve il problema ma il problema c'è e ammetterai che in questa situazione una donna, pur brava come dovrebbe essere, deve valere doppio rispetto a un uomo per emergere. Ti sembra un bel quadro? Non si tratta di una concessione ma del riconoscimento di un diritto sancito dalla costituzione, qui siamo di fronte alla violazione di quel diritto, su questo siamo d'accordo o no? Antonio
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