giovedì 24 aprile 2025

BELLA CIAO







Luigi MELANDRI. La Liberazione 25 Aprile 1945 50x70 manifesto litografico tratto da una tempera a colori di L. Melandri stampatore Casa Editrice Sociale.




Temistocle Guerrazzi Giovanni dalle Bande Nere - Uffizi - FIRENZE. 








«Or ti piaccia gradir la sua venuta:

libertà va cercando, ch'è sì cara,

come sa chi per lei vita rifiuta.»

(Purgatorio , Canto 1, vv. 70-72)

 

Oggi la primavera

è un vino effervescente.

Spumeggia il primo verde

sui grandi olmi fioriti a ciuffi

ove il germe già cade

come diffusa pioggia.

Tra i rami onusti e prodighi

un cardellino becca.

Verdi persiane squillano

su rosse facciate

che il chiaro allegro vento

di marzo pulisce.

Tutto è color di prato.

Anche l’edera è illusa,

la borraccina è più verde

sui vecchi tronchi immemori

che non hanno stagione,

lungo i ruderi ombrosi e macilenti

cui pur rinnova marzo il greve manto.

Scossa da un fiato immenso

la città vive un giorno

di umori campestri.

Ebbra la primavera

corre nel sangue.

(Vincenzo Cardarelli, Marzo)

 

martedì 22 aprile 2025

FRANCESCO



Ci voleva poco ad essere più simpatici di papa Ratzinger, ed anche di Wojtyla, che l’hanno preceduto, quando Ratzinger fu eletto papa a Roma in Vaticano si vendevano di più le immaginette del papa precedente, il primo aveva un ghigno satanico e movenze efebiche, il secondo si è dimostrato troppo politico e pur di far crollare il comunismo in Polonia (e non solo) sarebbe sceso a qualsiasi compromesso, ed è inutile qui ricordare come tutti gli indizi riguardanti il caso di quella povera ragazza, Emanuela Orlandi conducano in Vaticano, e che finché era lui pontefice Pippo Calò, il cassiere della mafia, consegnasse ingenti somme a monsignor Marcinkus, perché li “ripulisse” attraverso lo Ior, o le vicende di Sindona, di Calvi, del povero Ambrosoli, della Banda della Magliana il cui capo viene sepolto a Sant’Apollinare, manco fosse un papa.

Il nome scelto Francesco, inedito, è tutto un programma, le prime parole: “Buonasera” e “vengo dalla fine del mondo”, hanno conquistato tutti; la spartanità, la semplicità, la bonarietà, sono state apprezzate.

Non assomigliava a nessuno dei suoi predecessori, si è inventato, come il suo nome, e ha avuto coraggio, ma ha avuto contro molta parte della chiesa, i gangli di potere in primis, che ha cercato di bloccare, gli intrallazzatori, che sono stati messi alla porta (non tutti, solo i più arroganti e i più sprovveduti), e ha detto parole di pace, di umanità, di serenità, di speranza e di conforto, ma più delle sue parole parlavano le sue azioni, il suo corpo, il suo sguardo.

Non è riuscito a scalfire più di tanto lo scandalo della pedofilia, ma quello è endemico ormai in santa madre chiesa, se nei secoli passati attirava omosessuali, per sfuggire all’obbligo del matrimonio e dei figli e poter coltivare la propria inclinazione, oggi attrae a sé i pedofili: cosa meglio di una tonaca per potersi circondare di bambini senza destare alcun sospetto? Cosa meglio del potere del Vaticano per tacitare gli scandali?




Chi si era illuso da alcune parole di Francesco, che si sarebbe battuto per i diritti civili, in molti casi si è sbagliato: le donne restano donne, i gay restano gay e tutto ciò che va al di la di ciò che insegna la dottrina della Chiesa può essere accolto, purché sia chiaro che resta un peccato, ed anche piuttosto esecrabile. 

Voleva una chiesa inclusiva, la chiesa di tutti, purché ciascuno si uniformasse alle regole della Chiesa e non al contrario una chiesa che apre il suo mantello alla difformità del mondo, che riconosce le infinite varietà dell’esistenza, che accetta che l’uomo è uomo, e non un aspirante Dio o beato, attaccato alla terra, al momento presente e poco sedotto dall’eternità futura promessa.

Credo che Francesco sia stato l’unico pontefice a toccare con mano quanto ormai il potere e l’autorevolezza della Chiesa cattolica sia ai minimi termini, ha predicato la pace, l’accoglienza, la solidarietà, la salvaguardia del pianeta, ma nessuno dei potenti della Terra lo ha ascoltato, hanno continuato e continuano a far guerre, a respingere i poveri del mondo in maniera sempre più inumana, a farsi gli interessi propri fregandosene degli altri, o a scapito degli altri e continuano ad inquinare il pianeta.

Alla fine hanno vinto loro, ed ora che Francesco è morto, vinceranno sempre di più, trasformando un insegnamento religioso che vige da due millenni, in un indegno spettacolo da scimmie, con catenine del rosario o Vangeli mai letti agitati al volgo ignorante, con presepi che diventano sacri più dei valori che rappresentano, con l’invocazione del nome di Dio invano, con la salvaguardia di valori e di modelli ridicoli che essi stessi non seguono.




Francesco è stato un pontefice molto più amato dai laici, dagli atei, e dal popolo di sinistra che dai cristiani e dai conservatori (categoria che più di altre sente il fascino di una religiosità forte e coercitiva), e questo non è l’ultimo paradosso del suo pontificato; all’interno della Chiesa era tanto odiato, che qualcuno avrebbe potuto ucciderlo davvero (è già successo nella storia, anche recente, non vi scandalizzate!), per questo viveva al Santa Marta e non in Vaticano, dove i suoi nemici avrebbero potuto introdurre spie e sicari, mentre al Santa Marta era più difficile e la mensa era collettiva: tutti venivano serviti dalla stessa scodella, dallo stesso vassoio, dalla stessa brocca, per ucciderlo dovevi fare una strage.

Molti dei suoi oppositori dicevano che la sua elezione non era valida, che non s’era mai visto un papa dare le dimissioni, e hanno continuato a considerare Ratzinger come il vero papa e, quando questi è morto, ritenevano che la “sede” fosse vacante; ovviamente a Ratzinger non gliene poteva fregare di meno di rimanere papa, non ha visto l’ora di farsi dimenticare e, per capire che tipo di atmosfera si respirava, Ratzinger dichiarava che c’era molta sporcizia nella Chiesa e molti erano pronti a sbranarti o a sbranarsi l’un l’altro, prima di dimettersi.



Il cardinal Martini (che sarebbe stato un ottimo papa, per questo non lo è mai diventato) diceva che la Chiesa è indietro di cento anni sulla modernità, si sbagliava, la chiesa è indietro di molti secoli, è ferma alla Controriforma, o prima ancora alla lotta contro gli eretici, al rogo delle streghe, adesso non brucerebbero più Giordano Bruno vivo in Campo dei Fiori, non imprigionerebbero Tommaso Campanella per trent’anni, non minaccerebbero Galileo di usare contro di lui la tortura se non abiura le sue teorie astronomiche, non decapiterebbero più Angelo Targhini e Leonida Montanari sulla pubblica piazza per “lesa maestà” (la maestà a Roma era il papa, in quel tempo, 1825, nella persona di Leone XII) e per aver cospirato contro il “papa re”.

Ma sanno esercitare benissimo il potere della denigrazione o quello della “scomparsa” del loro avversario, attraverso parole che sembrano benevole ma sono di condanna, attraverso il vuoto che ti fanno attorno, gli anatemi impliciti o espliciti che ti riversano addosso, che si traducono in interdetti alle ospitate in tv, o in radio, o alla difficoltà estrema di poter esprimere ciò che pensi e di pubblicarlo in libri o giornali.

La Chiesa cattolica è oggi completamente distaccata dalla modernità, dai ritmi in cui viviamo, dai pensieri in cui siamo immersi, dai problemi che affrontiamo, certi precetti non ci dicono più nulla, perché si rivolgono ancora ad un gregge, non a persone libere, e a persone semplici come contadini, pastori, pescatori, artigiani, piccoli commercianti, tutte le parabole di Cristo prendono in prestito questi simboli, e per molto tempo, finché è prevalsa la cultura contadina, quelle parole si trasformavano in immagini, in odori, in suoni, in azioni concrete.

Oggi sono molte le cose scritte nei Vangeli che non conosciamo, o di cui abbiamo una conoscenza teorica, ancora di più ci sono distanti le modalità di rapporto umano fra le persone e molte azioni ci sono incomprensibili, oppure tentiamo di tradurle nel nostro mondo, snaturandole completamente.