mercoledì 22 giugno 2022

DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA




Cosa non devo fare
per togliermi di torno
la mia nemica mente:
ostilità perenne
alla felice colpa di esser quel che sono,
il mio felice niente.

(Patrizia Cavalli, “Vita meravigliosa“, Einaudi, 2020).




Amore semplicissimo che crede alle parole
poiché non posso fare quello che voglio fare
non ti posso abbracciare né baciare
il mio piacere è nelle mie parole
e quando posso ti parlo d’amore.
Così seduta davanti a un bicchiere
in un posto pieno di persone
se la tua fronte si increspa veloce
io parlo ad alta voce nell’ardore
tu non mi dici fa’ meno rumore
che ognuno pensi pure quel che vuole
io mi avvicino sciolta di languore
e tu negli occhi hai un tenero velame
io non ti tocco, no, neanche ti sfioro
ma nel tuo corpo mi sembra di nuotare,
e il divano di quel bar salotto
quando ci alziamo sembra un letto sfatto.

(Patrizia Cavalli, Pigre divinità e pigra sorte)





"La poesia secondo lei, da dove viene?

E’ una cosa molto misteriosa. Credo provenga da una certa area del cervello che sta a metà tra quella della musica e quella della parola. Perché suona. E’ una parola che suona. Ma in un modo tutto suo che non ha veramente a che fare con la musica, è un altro genere di sonorità. Io credo all’ispirazione, come a un’affezione biologica, una forma del patire, un essere esposti. Ma l’ispirazione da sola non basta alla poesia, bisogna saperla riconoscere e accoglierla.

Come si manifesta?

C’è qualcosa che percuote le mente e la commuove e forse la convince a sciogliersi, a uscire dalla sua compatta unità. E allora è come se la nostra sostanza si facesse volatile e staccandosi da quel che la tiene insieme esce dai propri margini per mischiarsi al mondo in uno spazio comune, perché anche il mondo si muove verso di noi: due empiti che s’incontrano a metà strada, né dentro né fuori, ma lì vicino o tutt’intorno, come un’aura. Ma nel vuoto che si crea per questo cedimento di sostanza resta scoperto un nucleo vibrante: lì stanno le parole, che bisogna andare a cogliere porgendo ascolto. E’ uno strano esercizio di attività passiva o forse di passività attiva. Perché intanto il giudizio procede nelle sue funzioni: sceglie, accetta, elimina. Ma lo fa in un modo così veloce, anche se frigido, da trasformarsi quasi in istinto. Con questo non penso certo di rivelare la formula operativa o gli ingredienti della poesia. E’ soltanto uno stato psico-fisico nel quale mi ritrovo abbastanza spesso, anche se non è sempre così. Certe poesie brevi, per esempio, sono lì già pronte, si sono formate a mia insaputa, arrivano tutte allegre cogliendomi di sorpresa, loro bussano e io apro, devo solo trascriverle. Senza nessuno sforzo".


(Le parole che suonano, di Lisa Ginzburg, intervista a Patrizia Cavalli, l’Unità”, 3 giugno 2002)













Luigi Di Maio ha dichiarato che lui e i 63 transfughi del derelitto Movimento Cinque Stelle sono: “Dalla parte giusta della storia”, quando sento simili affermazioni da parte di chiunque mi scorrono brividi di terrore lungo la schiena, i peggiori crimini e i peggiori criminali della storia erano convinti graniticamente di essere nel giusto, che Dio (o in mancanza di divinità, la Storia) avrebbe dato loro ragione. Le peggiori atrocità sono state commesse da individui che credevano di avere ragione, di essere in diritto di, di essere loro i buoni contro i cattivi, di fare una guerra santa contro un nemico che sbaglia o che è in malafede.

Il brivido mi cola lungo la schiena anche quando a fare simili affermazioni sono persone che reputo intelligenti ed equilibrate, figuriamoci quando a farle sono invece un gruppo di sciroccati, la maggior parte dei quali sconosciuti, alcuni dei quali conosciuti purtroppo per i danni causati a se stessi, alla propria parte politica e anche al Paese intero, gente che ha già dichiarato in precedenza di aver sconfitto la povertà e chissà quante altre cavolate.

Se loro si siedono dalla parte giusta della storia, io mi siederò dalla parte sbagliata, naturalmente, ma non starò ad aspettare il cadavere del mio nemico seduto sulla sponda del fiume, come quel famoso cinese, contribuirò invece per quanto posso affinché il mio nemico si estingua, così non dovrò aspettare molto, perché se c’è una cosa che mi manca è la pazienza, specie in casi come questi.










Questa sarebbe stata la scelta migliore come nome per il neonato movimento.





Sempre Di Maio dice che lo strappo era obbligato, visto che Conte stava prendendo una deriva anti-atlantista; ora, dubito che Di Maio sapesse dove stava l’Atlantico fino a qualche settimana fa o che avesse (abbia) nozioni solide su cosa vuol dire veramente “atlantista”.; in genere quando parla da ministro degli esteri sembra aver imparato a memoria un discorso preconfezionato costituito al 99,9% di panna montata, mentre il rimanente 0,01% è costituito da cialda per gelati, e lo recita come farebbe uno scolaretto di quinta elementare.

Io credo che il signor Di Maio, ministro degli esteri (e credetemi ho i brividi a scriverlo), abbia armato tutto questo casino pro domo sua, visto che incalza il limite delle due legislature massimo vigente nei 5 Stelle (ribadito di recente da Beppe Grillo e giostrato come una clava da Conte nel tentativo di addomesticare le belve), visto l’approssimarsi delle prossime elezioni politiche, visto il calo esponenziale dei consensi interno al movimento, visto che il Parlamento stesso ridurrà il numero complessivo dei suoi esponenti (riforma fortemente voluta proprio dai 5 Stelle), molti deputati e senatori si son sentiti i piedi freddi.

Eh, già, il potere logora chi non ce l’ha, gli altri prima fanno finta di combatterlo quando non ce l’hanno, poi lo difendono quando ci sono seduti sopra … il continuo accusare gli altri di essere attaccati alle poltrone è segno rivelatore di quanto la poltrona sia nella mente di tutti i parlamentari, nessuno escluso, sia di quelli che attaccano, sia di quelli attaccati: il potere è la droga da cui è più difficile disassuefarsi.    

Molti parlamentari dei 5 Stelle hanno realizzato che molti di loro, come dice Roy Batty in Blade Runner, “andranno perduti come lacrime nella pioggia”, e ne sono terrorizzati; ora che hanno assaggiato il potere e l’agiatezza, l’essere “qualcuno” al posto della loro precedente “nullità”, non accettano di ritornare semplicemente allo stato iniziale di inerzia e irrilevanza.














Certo, non puoi dire pubblicamente a Grillo, a Conte e a tutti: “Scusate, ma io non ci sto a ritornare ad essere un minchia qualunque!”, devi trovare un escamotage, e spesso nelle menti flebili la soluzione più ovvia che si presenta è quella di scappare dalla nave che affonda, prima che questa coli a picco e mentre sono ancora disponibili (si crede) le scialuppe di salvataggio.

Come se l’accusa di poco atlantismo non bastasse, Di Maio & Co. rincarano la dose con l’accusa di perdere consensi nel movimento, con una faccia tosta incredibile, propio lui che da leader ha perso più della metà dei consensi dei 5 Stelle, passati nel corso del Primo Governo Conte (estate 2018- estate 2019) da 33 virgola qualcosa % fino a meno della metà.

Di recente abbiamo assistito alla scissione renziana all’interno del PD, alla creazione di Azione il movimento politico personale di Calenda, alla nascita di Italexit, trionfo del narcisismo di Gialnuigi Paragone e Rinascimento, trionfo di quello di Vittorio Sgarbi, alla proliferazione di partitini centristi e europeisti, e alla galassia delle sinistre, sempre più frammentate, sempre più solipsistiche, sempre più inconcludenti, sempre più convinte di rappresentare la vera ed unica sinistra (di essere cioè anche loro dalla parte giusta della storia).

C’era bisogno di un nuovo partitino? Di un novo centrino da tavola? Di un nuovo gruppo di disperati che fondano qualcosa senza averne i mezzi? La democrazia direbbe di si, perché la democrazia è come il Pil, per entrambi è bene tutto ciò che si muove, anche se poi non produce vera ricchezza.













Di Maio e Co. sarebbero tuttavia guardati di buon occhio se avessero visto qualcosa che mancava nel tessuto politico italiano e avessero pensato di provvedere a colmare questa mancanza; ma datemi un paio di occhiali più forti perché io novità, idee, proposte, analisi politiche serie, cavalli di razza non ne vedo.

E ciò fin dal nome che hanno scelto per definirsi: INSIEME PER IL FUTURO, ma coma, fai una scissione e la prima parola che usi per definirti è “insieme? Ma insieme chi, e insieme a chi se hai appena diviso? 

Per il futuro, qui la preposizione “per” sta a metà fra un complemento di luogo e un complemento di scopo, stiamo insieme per dirigerci nel/verso il futuro (inteso quasi come un luogo da raggiungere) o perché così ci prepariamo ad affrontare il futuro (inteso come punto di soluzione dei problemi); futuro, poi? Già, perché il congiuntivo è ancora un tabù per i 5 Stelle.

Dovranno, comunque, prepararsi a ricevere querele per essersi appropriati di uno slogan già molto usato, usurato e abusato, le immagini ne danno una breve rassegna ed esprimono anche l’estrema mancanza di originalità dei tranfsfughi 5 Stelle, così come poco originale è lo “stare dalle parte giusta della storia”, mi sa che la storia si volterà dall’altra parte.








In fatto di originalità ci si mette anche papa Francesco, per io mi sforzi di essere di ampie vedute, per quanto aborrisca l’idea di rinchiudere una persona in categorie, stereotipi e pregiudizi, ho notevoli difficoltà a capire quest’uomo, talvolta sembra aver portato una ventata di novità in una chiesa asfittica e decrepita, che sta in piedi solo per il rispetto per la tradizione e perché molte persone sembrano aver bisogno di un Dio onnipotente a dispetto dei suoi impotenti  e spesso deleteri rappresentanti sulla terra.

Quando credo che Francesco abbia almeno un po’ cercato di rendere più lieve il calcagno posto ferocemente sulla testa dell’omosessualità, magari confortato da dichiarazioni tipo: “Chi sono io …”, ecco che subito dopo la chiesa con Francesco si incrudelisce di nuovo con dichiarazioni che annullano qualsiasi speranza.

In una società come la nostra riproporre il vecchio cavallo di battaglia della castità prematrimoniale per i fidanzati credo che significhi per queste persone intonacate essere fuori dal mondo; bene che ti vada ti prendono in giro, dicendoti che sei un ottimista se pensi che esista il sesso dopo il matrimonio, è più facile trovare l’acqua su Marte.










Penoso il soliloquio del ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta, che ai mormorii di un lavoratore lo sfida domandandogli perché non si mette in proprio e quando quell’altro accenna a rispondergli, gli replica che parla lui perché il microfono ce l’ha lui in pugno; sembrano cose da bambini capricciosi, di quelli che vogliono vincere perché si trovano in una posizione di vantaggio o di superiorità … Brunetta è sprecato a fare il ministro, finora ha amministrato bene (per lui) solo il microfono che aveva in mano, non certo l’arte di evitare brutte figure.








Quando credi di averle sentite tutte, quando ritieni che un personaggio che in passato ti ha dato molta soddisfazione e altrettanto divertimento, non possa più superarsi nemmeno se spremuto come un limone, ecco che devi ricrederti.

Di recente Flavio Briatore ha esploso una doppietta di cazzate che mi ha tramortito perché mi ha colto impreparato; nella prima dice in sostanza: “Se voglio la cultura vado a Parigi, in Sicilia ci si va solo per il mare e il cibo” e, senza darmi tempo di riprendere fiato dopo questa batosta, incalza a chi lo criticava per il costo delle sue pizze al Crazy Pizza (altro nome molto originale, la prossima volta chiama Di Maio) con: “Come fanno a vendere una pizza a 4 e 5 euro? Cosa mettono dentro queste pizze? Se devi pagare stipendi, tasse, bollette e affitti i casi sono dure: o vendi 50mila pizze al giorno o è impossibile. C’è qualcosa che mi sfugge”.

E, vistosi attaccato da quasi tutti i pizzaioli, soprattutto napoletani, che si sono sentiti tirati in causa in prima persona, tanto che a Napoli si è organizzata una protesta contro le sue parole, ha replicato ancora (peggiorando una situazione personale già molto compromessa): “La pizza non è napoletana - attacca -, è un prodotto mondiale e gli altri la fanno meglio”.

Non saprei a chi dare la palma dell’infantilismo, se a Brunetta o a Briatore in questo caso, mi chiedo anche come fa un imprenditore ad avere successo visto il suo livello comunicativo, ma credo in questo caso di essere io in difetto, tutti i miei studi non mi avevano preparato a comprendere questo tipo di fenomeni.

E me ne sono accorto anni fa, quando Silvio Berlusconi “scese in campo”, tutti quanti, sia turiferai, sostenitori, simpatizzanti, ma anche avversari a dire che gran comunicatore fosse Berlusconi, a me sembrava uno sprovveduto o, peggio, un impresentabile, uno di cui vergognarsi a fargli rappresentare il paese, uno che passava da una gaffes all’altra, così come Tarzan passava da liana a liana, uno a cui chiedere le dimissioni.

A quel tempo lessi pure alcuni saggi scritti da sociologi, analisti politici, da psicologi sociali, che trattavano dello stile comunicativo berlusconiano; qualunque fosse il loro orientamento di fondo, qualunque fossero le loro conclusioni, davano per scontato che Silvio Berlusconi avesse uno stile comunicativo, e che il suo dire alludesse a qualcos’altro, non sempre comprensibile immediatamente, in ogni caso si trattava di uno stile di successo, che gli portava molti consensi.

Io avevo l’impressione che Silvio parlasse a braccio, senza alcun canone dialettico, senza strategie comunicative, apriva la bocca e gli dava aria, così, semplicemente, esprimendo altrettanto semplicemente il vero se stesso, spesso in netta contraddizione con quello che in concomitanza cercavano di cucirgli addosso gli uomini che si occupavano della sua immagine.

Quando cercava di aderire all’immagine costruitagli dell’imprenditore di successo, di quello capace di creare ricchezza per sé e per gli altri, del buon marito e del buon padre di famiglia, Silvio sembrava ed era artificiale, falso, quando usciva fuori invece come gran puttaniere, evasore fiscale, pedofilo, ossessionato dal sesso, senza scrupoli, …, ecco che era vero e la gente ci si rispecchiava.

Sembrava che sdoganasse le peggiori brame di ciascuno, le più oscure, le più inconfessabili, è stato capace di rendere legittimi gli impulsi fascistoidi che non hanno mai abbandonato il suolo italico, ma si erano annidate in ciascuno di noi (nessuno escluso) paludandosi in un doppio petto Caraceni, in una cravatta Marinella, in un paio di scarpe Tod’s, nelle concezioni liberali, nel dirsi “moderato” e “di centro”, ha liberalizzato il peggiore egoismo, la grettezza umana, l’insensibilità, l’incapacità di mettersi nei panni altrui, ha strizzato l’occhio ai furbi, agli arrivisti, ai gregari, ai leccaculi e a chi vuole sempre un padrone sopra di sé che gli dia un’identità, l’osso quotidiano e gli dica cosa fare per ingraziarselo.

Dopo di lui la politica è diventata una lotta senza esclusione di colpi,  l’avversario un nemico da abbattere senza fare prigionieri, il potere un gioco esclusivo, la Giustizia un intralcio, la democrazia un orpello e la Costituzione carta straccia, le regole inutili.

Berlusconi (e con lui i suoi tardi epigoni: Brunetta, Briatore, Salvini, Meloni, Renzi e via cantando) ha avuto successo solo perché rappresenta l’Italia attuale, non come crediamo di essere, ma come siamo veramente e, parafrasando Oscar Wilde (Il ritratto di Dorian Gray), l’avversione di molti di noi per il berlusconismo è la rabbia di Calibano che vede il suo volto in uno specchio, e l’avversione di molti di noi verso la deludente sinistra italiana, è la rabbia di Calibano che non vede il suo volto nello specchio.




Xi Cin-cin

 

10 commenti:

  1. Aderisco alla tua analisi precisa e completa.
    “Dalla parte giusta della storia”, quando sento simili affermazioni da parte di chiunque mi scorrono brividi di terrore lungo la schiena, i peggiori crimini e i peggiori criminali della storia erano convinti graniticamente di essere nel giusto, che Dio (o in mancanza di divinità, la Storia) avrebbe dato loro ragione.
    Il Monello Grillo e
    Dopo B la politica è diventata una lotta senza esclusione di colpi, l’avversario un nemico da abbattere senza fare prigionieri, il potere un gioco esclusivo, la Giustizia un intralcio, la democrazia un orpello e la Costituzione carta straccia, le regole inutili.

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    1. Davvero la cosiddetta seconda repubblica è peggiore della prima, in precedenza c’erano ladri, corrotti, schiavi del potere, nani e ballerine, ma almeno finché non venivano scoperti dalla magistratura avevano un’apparenza normale e un’intelligenza tendente alla media; ora non saprei proprio a quali categorie affidarmi per descrivere la situazione.
      In tutti questi anni (dal 1994 sono 28) avremmo dovuto fare almeno quelle riforme basilari che ci permetterebbero di annoverarci fra i paesi civili e democraticamente saldi, invece si è riformato tutto, male, solo per puntellare il potere del ducetto di turno, che poi è miseramente crollato lo stesso o è li li per scivolare.
      Ciao

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  2. Bella carrellata, partendo da una persona che sentiva il peso della parola per girovagare da un parolaio all'altro*. Quasi un promemoria il tuo, un segnalibro per non dimenticare i miserabili che ancora popolano la scena politica nazionale, del resto a ricordarcelo basta il disgusto e la misura che necessariamente dobbiamo fare con qualunque altra persona cui non verrebbero perdonati strafalcioni più innocenti.

    * Per il papa andrebbe fatto un discorso più ampio ma sono stanco e ultimamente anche avaro di parole, perdonami!

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    1. Caro Antonio,
      mi viene in mente molti anni fa quando ho iniziato a frequentare Catania; il catanese, come un po’ tutti gli abitanti del sud, o di tutta l’Italia in generale, è insofferente alle regole, alle norme da rispettare, quindi come tutti le rispetta formalmente quando non può farne a meno e le aggira o le ignora appena può.
      Non mi ci è voluto molto per capire che il catanese quando contravviene alle regole spesso lo fa con intelligenza, ma non l’intelligenza (in questo caso sarebbe meglio usare la parola furbizia) di chi non vuole farsi scoprire, ma quella di chi con la sua trasgressione compie qualcosa di più intelligente della norma che dovrebbe rispettare. Mi sono dovuto rendere conto che in molti casi quel tipo di trasgressione era la cosa più intelligente da fare, molto più del rispetto della regola vigente e che era stata ideata dalla mente di mediocri burocrati.
      Il mio non è un inno alla trasgressione, anche perché chiunque trasgredisce si ritiene più intelligente del potere che ha istituito la regola, spesso a torto. Il siracusano, ad esempio, trasgredisce per partito preso, a prescindere, per il semplice gusto di farlo e il palermitano trasgredisce caoticamente, uniforma sostanzialmente il suo comportamento al suo caos mentale, e così facendo abbatte ogni paletto (interno o esterno) che possa far sembrare razionale e ordinato il suo procedere.
      Oggi vedo muoversi loschi figuri sulla scena politica e sulla ribalta della visibilità mediatica e mi è sempre più difficile comprenderne le mosse, anche perché tendo a cercare il fine e lo scopo di certe azioni, di certe parole e di certe prese di posizione, tendo a pensare a categorie di vantaggio, di guadagno, a strategie politiche, mediatiche finalizzate a qualcosa, ma molto spesso le mie categorie mentali non mi bastano, anche tenendo conto dell’agito pulsionale che attinge all’inconscio.
      Sembrano, ai miei occhi, diventati tutti palermitani (e mi perdonino i palermitani che non si riconoscono in questa mia descrizione), palermitani come Totò Riina, ad esempio, che spazza via ogni residuo di codice d’onore ed è disposto a tutto pur di prendere il potere, ed è proprio quel tutto, quell’esagerazione, quell’elefantiasi, che l’ha fregato.
      (segue)

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    2. Se qualcuno mi facesse notare che Totò Riina non è Palermo, io gli replicherei che lo è molto più di quanto i palermitani sono disposti ad ammettere con se stessi; Riina non è altro che quello che ha portato alle estreme conseguenze questa forma mentis che puoi individuare in città, quello che l’ha attuata con un mitra in mano (come Scarface, per intenderci).
      Palermo ha assorbito bene la guerra di mafia scatenata da Riina, la città veniva paragonata a Beirut, in ogni angolo c’era un morto ammazzato, hanno fatto fuori altri mafiosi (e va beh), poliziotti, magistrati, un presidente di Regione, un prefetto, e i palermitani protestavano per le scorte di Falcone e Borsellino, erano impauriti di essere nelle loro vicinanze perché temevano di rischiare la vita e molti hanno creduto che Falcone l’attentato all’Addaura se lo fosse fatto da solo.
      Quando gli hanno fatto saltare l’autostrada di Capaci e via D’Amelio, sono scesi in piazza, era il 1992, ma tranquilli, già nel 2001 votavano compatti per Berlusconi e per Totò Cuffaro e ora hanno votato in massa per Roberto Lagalla, apertamente appoggiato da Totò Cuffaro e e Marcello Dell’Utri, entrambi interdetti dai pubblici uffici perché sono stati condannati in via definitiva a 7 anni di carcere rispettivamente per favoreggiamento e rivelazione di segreto d’ufficio e per concorso esterno in associazione mafiosa.
      Di fronte alle gesta eroiche di Salvini, di Meloni, di Berlusconi, di Di Maio, di Conte e pure di certa sinistra, non posso fare a meno di paragonare le due cose: strategie inconcepibili, incomprensibili, per le quali i giornalisti “amici” fanno sempre più fatica a renderne conto e che nemmeno quelli “nemici” riescono a denigrare a sufficienza, perché non trovano il bandolo della matassa.
      Strategie ancora più assurde di quella del Sansone biblico, che fece crollare le colonne portati del tempio che distrusse se stesso e i suoni nemici, perché in questo caso sembra che a rimetterci di più sia chi le attua insieme ai suoi amici: una sorta di suicidio collettivo spettacolare, dopo aver dato ampio saggio del peggio di sé.
      Buone vacanze. Ciao

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  3. iojulia.blogspot.com22 luglio 2022 alle ore 22:16







    Schiacciata dagli abusi del potere
    Di gente infame, che non sa cos'è il pudore
    Si credono potenti e gli va bene quello che fanno
    E tutto gli appartiene
    Tra i governanti
    Quanti perfetti e inutili buffoni
    Questo paese devastato dal dolore.....

    Buffoni è un eufemismo. Concordo in toto. E sottolineo con che leggera urticante ipocrisia hanno ricordato e liquidato Borsellino..

    "E circondatevi di uomini che siano come un giardino o come musica sulle acque, quando è sera, e il giorno diventa ricordo: scegliete la buona solitudine, la libera, coraggiosa, solitudine, che vi dà diritto di restare ancora, in qualche modo, buoni!"

    Questo ho cercato di fare da qualche tempo ma l'eco inevitabile degli ultimi avvenimenti e leggere il tuo post mi hanno riportata alla ignobile e illusoria realtà.

    "Si chiama spirito libero colui che pensa diversamente da come, in base alla sua origine, al suo ambiente, al suo stato e ufficio o in base alle opinioni dominanti del tempo, ci si aspetterebbe che egli pensasse. Egli è l’eccezione, gli spiriti vincolati sono la regola."

    Trovare qualcuno che ti aiuti a reggere il peso di una realtà corrotta invisibile alla maggioranza è un sollievo.
    Pochi passaggi in un'emeroteca e trovi: luglio 1964, caldo africano in tutta europa, 41 gradi a Siviglia, temporali bollenti in Inghilterra, i tedeschi razionano l'acqua. Nel 2003, 42 gradi in Normandia, migliaia di morti in Francia. Il 15 maggio 1945 ha registrato 32,5 gradi. Gli esempi sono tanti. Ai tempi però non eravamo obbligati alla transizione ecologica e nessuno si sognava di "taroccare" i colori delle cartine del meteo per far risaltare un caldo anomalo che così terribilmente anomalo non è.
    Un esempio di come questi sepensanti dei ulteriori tentano di ingannare l'umanità distratta.
    Chiudo con un testo di Gaber che mi pare in tema al momento

    Voglio essere libero, libero come un uomo
    Vorrei essere libero come un uomo
    Come un uomo appena nato
    Che ha di fronte solamente la natura
    Che cammina dentro un bosco
    Con la gioia di inseguire un'avventura
    Sempre libero e vitale
    Fa l'amore come fosse un animale
    Incosciente come un uomo
    Compiaciuto della propria libertà
    La libertà non è star sopra un albero
    Non è neanche il volo di un moscone
    La libertà non è uno spazio libero
    Libertà è partecipazione
    Vorrei essere libero come un uomo
    Come un uomo che ha bisogno di spaziare con la propria fantasia
    E che trova questo spazio
    Solamente nella sua democrazia
    Che ha il diritto di votare
    E che passa la sua vita a delegare
    E nel farsi comandare
    Ha trovato la sua nuova libertà
    La libertà non è star sopra un albero
    Non è neanche avere un'opinione
    La libertà non è uno spazio libero
    Libertà è partecipazione
    Vorrei essere libero come un uomo
    Come l'uomo più evoluto
    Che si innalza con la propria intelligenza
    E che sfida la natura
    Con la forza incontrastata della scienza
    Con addosso l'entusiasmo
    Di spaziare senza limiti nel cosmo
    E convinto che la forza del pensiero
    Sia la sola libertà

    PS Lieta di trovare Cavalli. Ho letto oltre alle poesie quel libro che tiene in mano nella foto, Con passi giapponesi...
    Ciao



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  4. Ciao Garbo sono l'ex blogger accadebis. Ho riaperto un blog di prova e vediamo come va.

    Sempre interessanti i tuoi post, sempre sul pezzo come si dice. L'ennesima crisi politica scoraggia non poco, ma non voglio cadere nella forma pensiero "ormai non c'è più niente da fare" (non parlo di te, parlo di alcuni commenti che sento da amici e conoscenti). Perché penso che una delle strategie della destra reazionaria italiana consiste proprio nel dire: "Abbiamo vinto noi. Siamo maggioranza e non c'è niente da fare".

    E cioè inculcare nella mente della gente l'idea che gli avversari sono spacciati prima ancora di andare a votare. Anche questa volta andrò a far valere il mio diritto di voto e non voglio i reazionari al potere in Italia. Sarebbe un disastro.

    Un salutone e alla prossima

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  5. Mi piace pensare e ne sono convinta che alcune parole suonino. Di alcune parole ci si può pure innamorare quando entrano in noi.

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  6. Dice Voltaire che non si può leggere la storia senza concepire orrore per il genere umano.

    In realtà leggendo la storia provano orrore per il genere umano solo e soltanto i mentecatti (da mens capta = mente presa, posseduta) con la mente presa e posseduta dalla visione delirante dell' uomo come "buon selvaggio che ama il prossimo",

    che attecchisce nelle loro menti nelle loro solinghe camerette adolescenziali e poi le prende e le possiede per tutta la vita,
    perchè li rassicura,

    cancellando la consapevolezza, che li angoscia, della realtà naturale degli esemplari reali della specie Homo Sapiens, che, come tutti gli esseri viventi, sono guidati sanamente e naturalmente solo e soltanto dal loro istinto di sopravvivenza, un sano e naturale egoismo che li induce ad occuparsi solo e soltanto della loro sopravvivenza individuale e della permanenza del loro corredo genetico sulla Terra,

    e sono disposti a tutto, anche ad uccidere i propri simili se è necessario per garantire la loro sopravvivenza individuale e la permanenza del loro corredo genetico sulla Terra,

    i quali poi passano tutta la vita, naturalmente ed ovviamente senza che nessuno se li caca,

    a stigmatizzare e condannare gli esemplari reali della specie Homo Sapiens.

    Chi usa in modo appropriato i suoi cinque sensi ed il cervello, non stravolto da visioni deliranti dell' uomo come "buon selvaggio che ama il prossimo", per osservare la realtà naturale degli esemplari della specie Homo Sapiens,

    è consapevole della realtà naturale degli esemplari reali della specie Homo Sapiens, che, come tutti gli esseri viventi, sono guidati sanamente e naturalmente solo e soltanto dal loro istinto di sopravvivenza, un sano e naturale egoismo che li induce ad occuparsi solo e soltanto della loro sopravvivenza individuale e della permanenza del loro corredo genetico sulla Terra,

    e sono disposti a tutto, anche ad uccidere i propri simili se è necessario per garantire la loro sopravvivenza individuale e la permanenza del loro corredo genetico sulla Terra

    quindi trova tutto quello che è accaduto nella storia assolutamente naturale, cioè una naturale manifestazione della realtà naturale degli esemplari della specie Homo Sapiens.

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  7. Albert Einstein dice che se si vuole che i propri figli siano intelligenti, bisogna leggere loro delle fiabe. Se si vuole che siano più intelligenti, bisogna leggere loro più fiabe.

    Si.

    Indubbiamente le favole hanno contribuito molto al mio sviluppo intellettuale.

    Da piccolo, avrò avuto quattro anni, quando mi raccontavano la favola di Cappuccetto Rosso pensavo alla digestione del lupo e giungevo alla conclusione che era una colossale minchiata 'sta cosa del cacciatore che apre la pancia del lupo e tira fuori intere Cappuccetto Rosso e la nonna.

    Poi crescendo ho capito perchè si raccontano 'ste colossali minchiate ai bambini e pure agli adulti.

    Far credere alle masse che c'è sempre il finale positivo, come lo chiamano negli IUESSEI l' EPPIENDE,

    tipo il cacciatore che apre la pancia la lupo e tira fori Cappuccetto Rosso e la nonna intere,

    e/o il ricco e potente Innominato che dopo una notte di inquietudine e rimorsi diventa buono e fa sposare Renzo e Lucia,

    e/o ancora peggio addirittura che un presunto ed ipotetico amichetto immaginario onnipotente, onnisciente ed onnitutto dopo la morte punirà i ricchi e potenti ingiusti e cattivi facendoli bruciare nelle fiamme eterne e premierà i poveri ed impotenti giusti e buoni con la beatitudine eterna (Tanto chi controlla ? Nessuno è tornato indietro per raccontarla..)

    serve a rincoglionire le masse, in guisa tale che se ne stiano buone buone, in attesa dell' EPPIENDE, in una realtà in cui pochissimi possiedono tutta la ricchezza e tutto il potere e li usano per controllare, sottomettere e sfruttare tutti gli altri,

    quindi non facciano nulla per redistribuire ricchezza e potere, togliendole ai pochissimi che ce l'hanno tutti, per giungere ad una realtà in cui tutti gli esemplari della specie Homo Sapiens abbiano la stessa ricchezza e lo stesso potere,

    creando cioè una società in cui sia impossibile praticamente a degli esemplari della specie Homo Sapiens di controllare, sottomettere e sfruttare altri esemplari della specie Homo Sapiens, cioè quello che si è sempre verificato in ogni società umana esistita e continua a verificarsi in ogni società umana esistente,

    che è il solo modo per far si che sulla Terra esistano realmente eguaglianza, giustizia, libertà e democrazia.

    permettendo così a quei pochissimi che possiedono tuta la ricchezza e tutto il potere, che diffondono nell'aere le suddette minchiate con EPPIENDE,

    usando la sovrastruttura della società, cioè intellettuali, politici, giornalisti, preti et cetera st similia, che è sempre e comunque una manifestazione della struttura economica della società, in parole povere un' accozzaglia di servi, schiavi e puttane a libro paga di quei pochissimi che à possiedono ricchezza e potere,

    di continuare a possedere tutta la ricchezza e tutto il potere, e di continuare ad usarli per controllare, sottomettere e sfruttare tutti gli altri.

    'Nzomma come al solito...

    ITE MISSA ET FABULA MISSA EST...IN CULO !

    AMENNE !

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