La mucca in corridoio sta bussando alla porta, vai ad aprire. - Cuperlativo relativo.
Con te non ci parlo più, non ci parlo, ecco! Orlando & Rinaldo
Tutti per uno ...
In buona compagnia: Orgoglio & Vitalizio.
"Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio, ego me baptizzo contro il malocchio. Puh! Puh! E con il peperoncino e un po' d' insaléta ti protegge la Madonna dell 'Incoronéta; con l'olio, il sale, e l'aceto ti protegge la Madonna dello Sterpeto; corrrrrno di bue, latte screméto, proteggi questa chésa dall' innominéto" (Lino Banfi in Occhio malocchio prezzemolo e finocchio, 1983).Cià Michè
Minchia, n'ata vota ce scindimmo?
Soccia ragassi, mi son di Sciascuolo, non mi posso mica ssssscindere!
Manganelli democratici
Iscritto all'Anpi, manganellato di nuovo come ai tempi del duce
Casa mia, casa mia, per piccina che tu sia, tu mi sembri una Madia.
Ad un certo punto si sono scissi così tanto, si sono creati così tanti partitini di sinistra nella galassia dell'ex PCI e degli ex Socialisti, che hanno dovuto chiamare Margherita Hack per capirci qualcosa.
I figli so' piezze e core, e i padri so' piezze e ....
"This is the end, beautiful friend
This is the end, my only friend, the end
Of our elaborate plans, the end
Of everything that stands, the end
No safety or surprise, the end
I'll never look into your eyes, again
Can you picture what will be, so limitless and free
Desperately in need, of some, stranger's hand
In a, desperate land.
[...]
This is the end, my only friend, the end
It hurts to set you free
But you'll never follow me
The end of laughter and soft lies
The end of nights we tried to die
This is the end".
(The Doors, The End, scritta da Jim Morrison nel 1967).
La migliore spiegazione politica che io abbia finora sentito su ciò che sta accadendo nel PD.
(Franco Arminio, Mediterraneo
Interiore, da Geografia Commossa dell'Italia Interna, 2013).
Proprio quell’anno, ad esempio, a
fine agosto, quando ormai il grano è stato raccolto, e ciò che è stato è stato,
chi ha avuto ha avuto e chi ha dato ha dato, mi successe una cosa inaspettata,
e uso quest’aggettivo nel senso di qualcosa che esce dagli schemi soliti che ci
creiamo, di qualcosa che non stai cercando e, soprattutto, di qualcosa talmente
spontanea, naturale, fresca, elementare, scontata come l’attrazione improvvisa
fra un uomo e una donna, che non pensi possa capitare così limpidamente.
Ero andato alla spiaggia di
Pantanello in cerca di un mio amico, avevo parcheggiato la moto e scrutavo
dall’alto in attesa di scorgerlo, sapendo che lui la frequentava, ma quella è
una spiaggia popolare, numerose famiglie vi si riversano, insieme ai clienti
degli hotel che sorgono nelle vicinanze, e sapevo che li vicino in estate
affittavano numerose villette ai turisti, i quali avevano quella spiaggia come
la più vicina.
Non riuscivo a vederlo, ma questo
non significava che non ci fosse, la spieggia era talmente fitta di gente, e
altrettante persone erano in acqua, che era difficile scorgerlo dall’alto,
d’altronde non volevo scendere giù e insabbiarmi i piedi; proprio quando stavo
per rinunciare, vedo delle mani agitarsi come un saluto, non c’è alcun dubbio,
quello sbracciarsi è rivolto proprio a me.
Si tratta di tre ragazzi, non
proprio degli amici, direi più dei conoscenti, o se preferite. amici di amici, ricambio
il saluto, ma loro mi fanno cenno di scendere
a salutarli e io capisco che non posso rifiutarmi; soliti convenevoli,
dico che stavo cercando il mio amico Massimo e loro mi rispondono che era li
certamente fino a poco tempo fa, ma che dev’essere andato via, anzi è proprio
così visto che manca proprio il suo ombrellone.
Già che ci sono mi presentano
Barbara e Stefania, di Milano, amiche e vicine d’ombrellone, ok … ok … ho una
certa fretta, ma nel mio paese non riusciamo ad essere così scortesi da
salutare velocemente gli amici degli amici degli amici e scappare via di corsa,
le saluto come si deve e so già che dovrò rimanere qualche minuto per non
sembrare villano.
Alzo gli occhi e incontro quelli
di Barbara … non è colpa mia, io non ci volevo neanche venire, siete voi che mi
ci avete voluto, mi avete persino chiamato dall’alto quando bastava il saluto a
distanza ... succede qualcosa, succede che lei mi guarda un po’ meglio, e
anch’io la guardo bene, succede che scatta qualcosa … in lei … in me … in
entrambi … e chi lo immaginava, chi poteva prevederlo, chi se l’aspettava se
fino ad un istante prima non sapevo nemmeno che esistesse e che fosse proprio
li, ad incrociare il mio destino.
Mi rivolgo a Vittorio, sono un
po’ frastornato, ritorno al motivo per cui mi trovo li come ad un’ancora di
salvezza: “Se vedete Massimo, ditegli che l’ho cercato, adesso devo proprio
scappare” … ma sapevo che non potevo più scappare, catturato da quegli occhi
azzurri, da quei lunghi capelli biondi, da quel sorriso che voleva trattenermi.
Ma è proprio Vittorio a
trattenermi: ”Ma dai, resta ancora un po’, fai un bagno con noi, è ancora
presto…”, poi interviene lei: “Si resta ancora un po’, adesso andiamo in acqua
… “, pure Stefania capisce: “Ma si, non farti pregare, l’acqua è stupenda,
vieni ….”, e come si fa a resistere ad un invito così?
Vado in acqua con loro, se penso
che non volevo nemmeno sporcarmi i piedi di sabbia e che ora sono immerso
completamente in acqua e non ho nemmeno un telo con cui asciugarmi, mi rendo
conto di quanto possa essere imprevedibile la vita, di quanto sia vano ogni
nostro progetto e di quanto possa essere capriccioso il destino e il nostro
volere.
Ride Barbara nel vedermi li
insieme a lei, ride Stefania nel veder ridere l’amica, ridono gli altri perché
tutti stiamo ridendo, ride Vittorio che ancora non capisce, ride il mare che ci
ha inghiottiti e il cielo che si fa beffe dei mortali.
Da un saluto a distanza si sta
trasformando in conoscenza, intimità, complicità, invito, segreta promessa,
infatti è con estrema semplicità rimango in loro compagnia fino all’ora di
pranzo ed è con altrettanta semplicità che le ragazze mi invitano a tornare
anche nel pomeriggio.
Che c’ho da fare? Beh, posso
spostare l’incontro al vertice con i maggiori rappresentanti dell’ordine
mondiale, il summit con i più grandi economisti della terra, il think thank
sullo sviluppo eco-sostenibile, la lezione di pianoforte, le vasche in piscina
con l’istruttore, l’incontro di judo e la mia partecipazione al coro di inni
sacri nella Cappella Maggiore … vado!
Quel pomeriggio Barbara non
nasconde la voglia di rivedermi, parla quasi esclusivamente con me, non noto ma
posso immaginare l’inquietudine degli altri che si accorgono della piega che
sembra aver preso l’affare, decido che non sono fatti miei, mi perdo in quegli
occhi azzurri, mi cullo di quelle parole … ad un certo punto ci estraniamo così
tanto che iniziamo ad usare un linguaggio tutto nostro … l’inglese, infatti
sono sicuro che a parte Stefania, nessuno ci capisce qualcosa di ciò che stiamo
dicendo.
Lei avrebbe voglia di andare a
ballare quella sera, non è che per caso io conosco qualche posto dove andare,
non è che magari l’accompagno, che ci andiamo insieme io e lei? Stefania? Forse
verrebbe anche lei, ma si annoierebbe di sicuro, non è una “tipa da disco”, non
le piace molto ballare e poi deve aver promesso ai suoi che sarebbe venuta alla
sagra del tonno a Marzamemi … mentre a lei il tonno non piace per nulla.
Meglio così, in moto più di due
non saremmo potuti essere, si sta più intimi e non si prendono multe, ho sempre
preferito la moto alla macchina, specialmente d’estate, specialmente in
Sicilia, non sto neanche ad elencarvi i vantaggi … vi basta semplicemente il
fatto che una bella ragazza bionda con gli occhi azzurri vi stringerà forte la
vita come affidando non solo la sua vita, ma la sua stessa anima a voi, e che
appoggerà delicatamente la sua testa (a quell’epoca il casco non era
obbligatorio) sulla vostra schiena?
Penso un attimo a dove potrei
portarla: al Forte Apaches? No, troppo malfrequentato! Al Milleluci? Troppo
banale! Al Savages? Troppi mocciosi! Al Caligola? Troppo lontano! Al Malibù?
Troppo affollato, ballano persino sul bancone del bar! Allora non resta che
l’Itaparica, la discoteca dell’hotel, la più cara certo, ma anche la più bella
e la più raffinata, c’è persino la piscina e la musica non è male, restiamo
d’accordo per la serata, mentre il resto del pomeriggio è un cinguettio
continuo il lingua anglosassone.
Il giorno dopo arrivo in spiaggia
molto tardi, anche Barbara si è svegliata tardi … e ti credo, è andata a
dormire quando io l’ho accompagnata, all’alba … e mi colpisce subito lo sguardo
fosco di Vittorio … esita, poi risolutamente mi dice che vuole parlarmi in
privato, andiamo su e con tono agitato mi dice che da me non se lo sarebbe mai
aspettato, nell’amicizia mi presenta delle ragazze che loro hanno conosciuto, e
io in ringraziamento che faccio, gli soffio la ragazza da sotto il naso.
Perché non gliela stia a
raccontare, ieri sera siamo usciti insieme, lui sa già tutto, Stefania glielo
aveva detto che Barbara era uscita con me quando lui la sera l’ha cercata al
solito bar dove si incontravano, e sa anche che siamo usciti a ballare; Barbara
poi ha finito di raccontargli che ci siamo divertiti molto e che siamo
ritornati all’alba.
So a quali argomenti Vittorio
stava facendo riferimento, per quanto possono sembrare assurdi i suoi criteri
di giudizio sono (o erano) condivisi in quell’ambiente, in molti avrebbero dato
ragione a lui e criticato me: lui aveva conosciuto per primo la ragazza, lui se
la stava “lavorando”, io non avevo alcun diritto di intromettermi fra di loro,
né di proporle o di accettare alcun invito da lei: è come riconoscere un
diritto di prelazione.
Solo che una ragazza non è un
bene mobile o immobile, non è un oggetto, è un essere senziente e pensante, con
una sua volontà, per cui l’averla conosciuta prima non ti da alcun diritto,
soprattutto se lei vuole un altro e non te, ma come glielo fai capire ad uno
che ti dice: “e comunque lei è solo un’avventura estiva, io il mio amore me lo
sto coltivando”, dove per “coltivare” vuol dire che lui a 22 anni corteggia una
ragazzina di terza media, una bambina praticamente, perché "se la prendi a
quell’età te la cresci tu come la desideri".
In considerazione del fatto che
Vittorio è cugino del mio più caro amico, decido di non infierire, però alcune
cose vanno comunque dette: non mi è sembrato che fra lui e Barbara ci fosse
qualcosa, a giudicare da come si comportavano mi è sembrata una semplice
conoscenza, una conoscenza di pochi giorni anche e che non era giunta a niente
fino ad allora.
Non diciamo ad appuntamenti fra
loro due da soli, ma ad alcun tipo di intimità o a nient’altro che farebbe
pensare a qualche simpatia ricambiata fra di loro, qualcosa che non fosse più
del semplice scambiarsi qualche parola in spiaggia, mentre con me è bastato un
incontro perché si capisse subito che c’era qualche interesse reciproco.
Insomma, io non ho tolto niente a
lui per il semplice fatto che lui non aveva niente, Barbara non era la sua
ragazza, né aveva fino ad allora mostrato una simpatia particolare per lui, se
lo avesse fatto, si sarebbe comportata con lui così come si era comportata con
me: incoraggiandolo ed invitandolo.
Vittorio sbarra gli occhi a
queste parole, sa che sono la pura verità, ma sa anche che i suoi amici e il
suo ambiente culturale gli darebbero ragione nell’accampare diritti che in
realtà non ha mai avuto, non vuole mollare, vuole interpretare fino in fondo la
parte dell’amico tradito, vuole trovare una giustificazione all’accaduto che
ripristini la sua integrità e il rispetto che gli altri possono avere di lui.
Non può lasciare cadere così la
vicenda, non vuole vendicarsi, allora preferisce fare l’offeso: mi fidavo di te
e tu mi hai tradito, ti credevo un amico. Non sono mai stato davvero un suo
amico, ma se ci fosse stato davvero qualcosa da rispettare l’avrei rispettato,
cosa dovrei rispettare in questo caso, l’illusione sua e dei suoi amici di aver
finalmente trovato l’avventura per quell’estate, la ragazza che ci sta?
Ma capisco anche che per lui è
importante uscirne a testa alta, più io insistevo sulla facilità con cui io e
Barbara abbiamo iniziato a frequentarci, più lui cercava delle motivazioni
contingenti per cui tutto questo era accaduto, motivazioni che esulavano il
valore intrinseco di lui e di me; ad un certo punto per spiegarsi perché
Barbara era stata attratta da me e non da lui mi dice: “Certo, tu le dicevi
alafiu!”. "Le dicevo cosa?", non capivo. "Alafiu ... alafiu - ripeteva lui stizzito - l'ho sentito con le mie orecchie; vorresti negarlo?". "Alafiu ..." ripetevo io smarrito, e la mente vagava non più in cerca dell'identico, dell'omofono e non più dell'omologo ... " ... alafiu ...". Mi è venuto da ridere quando ho
compreso a cosa si riferiva, nella sua mente elementare, nel suo cervello
rettiliano, Barbara si era sentita attratta da me solo per il fatto che sia lei
che io frequentavamo delle scuole, eravamo cioè “picciotti di scuola”, quasi
degli intellettuali ai suoi occhi; io avevo fatto colpo su Barbara solo perché
sfoggiavo la mia scolarizzazione, e lei aveva gradito perché anche lei era
scolarizzata.
Perché altro se no? Non è forse
vero che io le parlavo in inglese? Che le dicevo: “Alafiu!” (I love you)? Non
potevo non ridere di fronte a questa elementare spiegazione dell’accaduto e
ridevo anche per il fatto che io dicevo: “Alafiu!” a Barbara scherzando, ma ti
pare che mi metto a dire: “Ti amo!”, davvero alla prima che incontro solo pochi
minuti dopo averla conosciuta?
“Che ti devo dire, Vittorio, può
darsi che hai ragione tu, può darsi che te l’ho soffiata da sotto il naso
elegantemente, con un “alafiu”, come può anche darsi che tu non avresti
concluso niente comunque, è andata così, capirò se non vorrai più salutarmi o
se riuscirai a superare questa cosa accettando il fatto che le cose vanno come
vogliono e non come vorremmo noi e che ai sentimenti non si comanda”.
Vittorio non accettò facilmente
il fatto di essere stato scartato a mio vantaggio o, come preferiva
raccontarsela lui, che gli avessi soffiato la ragazza da sotto il naso o, come
credeva Barbara, di essersi illuso senza ragione, e chiese conto del mio
comportamento al cugino che sapeva essere il mio più caro amico, il quale cercò inutilmente di farlo ragionare.
Fatto sta che “Alafiu!” divenne
il tormentone di quella fine estate, era diventata la parola magica che apriva
tutte le porte, così come per Vittorio mi aveva aperto il cuore di Barbara; per
ogni cavolata invocavamo questa formula per risolvere ogni problema: “La prof.
ti interroga e tu non ha studiato? E che problemi ci sono? Vai li e le dici:
Alafiu!”, “La moto non parte, forse non c’è benzina. Ma no, è che non le hai
detto Alafiu”... e alafiu anche a voi che mi state leggendo.