La destra al governo è molto aggressiva, attacca chiunque e per qualsiasi motivo, basta solo un lieve dissenso e ti spara addosso con tutte le batterie di cannoni disponibili: oltre a tutti gli esponenti politici del loro schieramento, dispone anche dell’impero mediatico di Mediaset, di cui si fa in quattro per favorire in ogni modo, essendone ampiamente sostenuta e ricambiata, e poi c’é la RAI, anzi TELEMELONI, mai così schierata come adesso.
C’è chi pensa che questo avvenga per il famoso meccanismo per cui per sapere chi sei non devi sapere che caratteristiche hai, ma ciò che odi (è adolescenziale, lo so, ma molti non sono mai usciti dall’adolescenza), e tutto ciò che odi lo devi incarnare in un individuo, in un gruppo, che poi attacchi con tutte le tue forze … è un modo di spostare il conflitto dall’interno all’esterno.
Altri sono convinti che sia un metodo per spostare il focus dell’attenzione sugli scarsi risultati e sui flop che questo governo sta inanellando uno dietro l’altro, un sistema di distrazione di massa.
Io credo invece che sia qualcosa di congenito, connaturato in certe persone, che si sentono attratte fin dalla loro infanzia da tutto ciò che appare come autoritario, accentratore, fortemente gerarchico, innamorato dal potere e che è molto propenso a cercare un uomo superiore a cui affidare le proprie sorti o più precisamente il proprio valore e attraverso cui spera di poter contare qualcosa.
Persone che dividono troppo nettamente il mondo e le persone in bene e male, in buono e cattivo, tendendo a sentire che il bene è dentro di loro e al massimo in chi pensa, sente e vive come loro, mentre il male sta in chiunque dissente: la persona più pericolosa è per loro quella libera, quella capace di pensare e di agire autonomamente, contro questa persona si scagliano e si accaniscono con particolare ferocia, usando ogni bassezza per ferirla o danneggiarla.
Non so dirvi se questo tipo di persone in determinati periodi storici aumentino di numero, oppure semplicemente si manifestano più liberamente, facendo in sostanza una specie di coming out, ma è vero che diventano più frequenti, e vedi che anche l’ambito culturale che ci circonda cambia.
Ad esempio piacciono le cose più nette e definite, quelle che sono o bianche o nere, non piacciono le cose sfumate, tenui, delicate, piace il forte e non piace il debole, piace chi agisce e non piace chi riflette, piace ciò che è semplice o anche semplicistico, non piace ciò che è complicato.
Insomma tutto si divide in buono e cattivo, in buoni e cattivi, ed è così che noi “uomini” (FdI) ci alleiamo con gli “elfi” (FI) e anche, a malincuore, con i “nani” (Lega), rappresentando tutto il circolo del bene, la compagnia dell’anello che salverà il mondo, contro i cattivi “orchi” (PD), “goblin” (M5S) e “troll” (AVS), mentre nelle terre di mezzo esistono altri esseri che per convenienza propria possono tornare utili e elargire piccoli favori, dietro compenso, ora all’una ora all’altra parte dello schieramento (IV e Azione).
Ed è per questo che il partito degli “uomini” (FdI) si riunisce ogni anno per un evento che viene chiamato Atreju, come il personaggio del romanzo La storia infinita di Michael Ende, il quale apparterrebbe al popolo dei Pelleverde, ma sono i Pellenera ad averne fatto il loro simbolo.
Che non si capisce perché, dal momento che gli eredi dello scrittore hanno protestato per questa appropriazione considerata indebita.
Sarà perché il titolo del libro, La storia infinita, sarebbe inaugurale per l’avventura di governo di questo partito, che da pochi e maledetti aderenti, è balzato ad essere il primo partito italiano, da essere i reietti, gli underdog, i “rognosi” del Parlamento, oggi sono rispettati, temuti, serviti e riveriti non solo in Italia.
Sarà perché non possiedono una propria struttura mitologica e ideologica, o meglio si vergognano di mostrarla apertamente, almeno per ora, e la vanno a prendere nelle favole e nei romanzi di genere fantasy, che meglio rispecchiano la loro maturità mentale.
O sarà, infine, come maligna un mio amico che si identificano col personaggio per via del suo nome, che significa tradotto alla lettera "figlio di tutti", ma qui da noi essere figlio di tutti vuol dire qualcosa di più spiacevole che essere orfano.