“Anche idiota mi credono tutti,
non so perché, e in realtà un tempo fui tanto malato, che allora ero proprio
simile a un idiota; ma ora che idiota potrei essere, quando capisco anch’io che
mi ritengono idiota?”.
(Fëdor Dostoevskij, L’idiota,
Einaudi, Torino, p. 77).
« - Tutto voglio spiegare,
tutto tutto, tutto! Oh, si! Voi credete che io sia un utopista? un ideologo? Ma
no! ho invece sempre, vi giuro, delle idee così semplici … Non credete?
Sorridete? A volte, sappiatelo, sono vile, perché perdo la fede. Dianzi,
venendo qua, pensavo: “Ebbene, come parlerò loro? Con quali parole devo
cominciare, perché capiscano almeno un pochino?”. Che paura avevo! Ma avevo
paura soprattutto per voi, una paura terribile! Eppure, di che potevo temere? e
non era vergognoso aver paura? Che importa se per una persona avanzata c’è
tutta una caterva di gente arretrata e malvagia? Ma qui appunto è la mia gioia,
nell’essere convinto, ora, che quella caterva non esiste, ma esiste solo un
ricco materiale vivo … E non c’è da turbarsi perché siamo ridicoli, non è vero?
È
proprio così: noi siamo ridicoli, leggeri, abbiamo delle cattive abitudini, ci
annoiamo, non sappiamo vedere, non sappiamo capire, e siamo tutti, tutti così:
voi, io, loro. Voi, già, non vi offendete se vi dico in faccia che siete
ridicoli? E se così è, non siete davvero quel materiale di cui parlavo? Secondo
me, sapete, qualche volta è bene essere ridicoli; è meglio così: ci si può
perdonare l’un l’altro più facilmente, e più facilmente si fa atto di
contrizione; non si può capir tutto di colpo, né cominciar subito dalla
perfezione! Per raggiungere la perfezione, bisogna cominciar dal non capir
molte cose. E se si capisce troppo presto, può accadere che non si capisca
bene. Questo lo dico a voi, a voi che tante cose già avete saputo capire e …non
capire. Ora non temo più per voi. Non vi arrabbiate mica, se un ragazzo come me
vi dice di queste cose? No, certo! Oh, voi saprete dimenticare e perdonare
quelli che vi hanno offesi, e anche quelli che non vi hanno offesi in nessun
modo; la cosa più difficile infatti è perdonare a chi in nessun modo vi ha
offesi, appunto perché non vi ha
offesi, e perciò la vostra lagnanza è senza fondamento: ecco quello che mi
aspettavo dagli uomini più eminenti, ecco quello che, venuto qua, avevo fretta
di dir loro, pur non sapendo come dirlo …Voi ridete, Ivan Petrovič?
Voi pensate che io avessi paura per quegli
altri, che io sia il loro avvocato,
un democratico, un predicatore di uguaglianza? – domandò ridendo istericamente
(ogni momento rompeva in una breve risata da esaltato). – No, io temo per voi,
per voi tutti, e per voi tutti insieme. Sono io stesso un principe di antica
stirpe e son qui fra principi. E parlo per salvare noi tutti, perché la nostra
casta non si dilegui invano, nelle tenebre, senza aver capito nulla,
condannando tutto, e dopo aver tutto perduto. Perché scomparire e cedere il
posto ad altri, quando è possibile restare persone avanzate e capi? Se siamo
persone avanzate saremo anche i capi. Facciamoci servi, per essere i maggiori.
Cercò di alzarsi dalla poltrona,
ma il vecchio lo tratteneva sempre, guardandolo però con crescente
inquietudine.
- Ascoltate! Io so che parlare
soltanto non è bello; è meglio dare l’esempio, è meglio cominciare senz’altro …
io ho già cominciato…e…è proprio vero che si può essere infelici? Che cos’è il
mio dolore e la mia sventura se ho la forza di essere felice? Sapete, io non
capisco come si possa passare davanti a un albero e non essere felici di
vederlo, parlare con un uomo e non essere felici di amarlo! Oh, io non mi so
esprimere … ma quante cose belle s’incontrano a ogni passo, che anche l’uomo
più degradato trova magnifiche! Guardate un bambino, guardate l’aurora,
guardate l’erbetta che cresce, guardate gli occhi che vi guardano e vi amano …».
(Fëdor Dostoevskij, L’idiota,
Einaudi, Torino, p. 544-545).