tag:blogger.com,1999:blog-408845869777905911.post8805228640417041928..comments2024-03-27T09:45:13.196+01:00Comments on Garbo: UN GRAFFIO IN TESTA 7Garbohttp://www.blogger.com/profile/01837468363807790150noreply@blogger.comBlogger10125tag:blogger.com,1999:blog-408845869777905911.post-40844983162011817532015-06-15T10:02:16.005+02:002015-06-15T10:02:16.005+02:00Si, mi è capitata questa immagine mentre sceglievo...Si, mi è capitata questa immagine mentre sceglievo quelle da selezionare per questo post, mi aveva colpito da te, e quando ho visto questa che se ne stava rannicchiata in un angolo di un soffitto decorato, ho pensato che fosse perfetta … a volte leggendo i tuoi blogghers preferiti ti porti dietro non soltanto idee, ma sensazioni sotto forma di immagini o anche di musiche.<br />La tua citazione da Flaubert mi ha fatto pensare ad un episodio abbastanza comico che lo contraddice, spesso nemmeno la vanità è sufficiente per scegliere la pazzia, diventi pazzo quando credi, a torto o a ragione, di non avere più alternative, possibilità, speranze.<br />Anni fa, quando lavoravo nell’ambito delle dipendenze, decidemmo di aprire un centro che si occupasse di organizzare il tempo libero di persone malate mentali che durante i giorni della settimana venivano seguiti in Day Hospital, e la sera e durante i fine settimana ritornavano a casa presso le loro famiglie.<br />In genere queste persone venivano abbandonate a se stesse in questi periodi, trascorrendo il loro tempo libero da soli per le strade cittadine o, ancora più tristemente, in qualche centro commerciale, alla ricerca di contatti umani impossibili in quella marea di gente che girava fra negozi, guardava vetrine o prendeva il caffè al bar.<br />Il risultato era che spesso il lavoro dell’intera settimana veniva vanificato dalla solitudine e da quel senso di impossibilità e di estraneità che ti lasciavano queste esperienze.<br />Il nostro compito era quello di organizzare insieme a loro come trascorrere questi periodi, partecipando a qualche evento (culturale, sportivo, ecc.) in cui non si sentissero alienati dagli altri, o qualche gita.<br />A questo scopo acquistammo un pulmino nuovo di zecca. Al momento di apporre sulle fiancate del pulmino la scritta del centro con il logo che ci caratterizzava mi stupii che si opposero tutti all’unanimità; quando chiesi loro perché non volevano la sigla del nostro centro sul pulmino, mi dissero che non ci tenevano a far sapere a tutti che erano matti, meglio piuttosto il logo originario che citava le dipendenze, meglio tossici che matti insomma.<br />Mentre condivido in pieno le parole de La dodicesima notte di Shakespeare, la follia non solo passeggia e risplende ovunque nel mondo, anche e soprattutto in chi si crede immune, ma va fatta risplendere e passeggiare, va fatta brillare, va portata a spasso (che si espresse un mio collega sudamericano in un congresso rispondendomi con una battuta).<br />Per quanto riguarda la sua sostanza, credo che sia un modo impossibile per stare in piedi e per stare al mondo, quando hai esaurito quelli possibili; l’amore infrange tutte le strutture fragili di personalità, perché l’amore richiede molta maturità e la disponibilità a crescere. L’amore oscilla sempre fra il desiderare di essere amati per ciò che si è, e il superare se stessi per diventare ciò che potremmo essere in prospettiva; non è possibile scindere queste due posizioni: solo se mi sento amato per come sono posso cambiare, e il mio cambiamento era già insito nella mia posizione iniziale.<br />La fatica che comporta il cambiamento, la difficoltà più o meno elevata a muoversi verso un altrove, la resistenza verso il cambiamento, sono quel barlume di follia che è in ciascuno di noi, perché ciascuno di noi prova sofferenza durante il cambiamento.<br />Ciao Julia, apprezzo molto anch’io i tuoi commenti e la tua presenza. <br />Garbohttps://www.blogger.com/profile/01837468363807790150noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-408845869777905911.post-24262863960497621922015-06-11T22:40:58.116+02:002015-06-11T22:40:58.116+02:00Ho letto da poco Flaubert e il commento di Antoni...Ho letto da poco Flaubert e il commento di Antonio me lo ha ricordato<br /><br />"Un pazzo! è qualcosa che fa orrore, E tu cosa sei, tu, lettore? In quale categoria ti schieri? in quelle degli sciocchi o in quella dei pazzi? Se ti dessero la possibilità di scegliere, la tua vanità preferirebbe certo l'ultima condizione".<br /><br />Mi chiedo se questa persona era già un soggetto problematico o è stato il difficile rapporto con l'amore a farla cambiare ma soprattutto che lavoro delicato e arduo sia tradurre la follia in malattia se è poi vero che tutti ne portiamo un barlume...<br />La follia, mio signore, come il sole se ne va passeggiando per il mondo, e non c'è luogo dove non risplenda. <br />Shakespeare<br /><br />Ho visto che anche nella serie di foto di questo post c'è una versione di Flaming June , ho apprezzato il commento, as usual...<br />Ciao<br />JuliaJuliahttp://iojulia.ilcannocchiale.itnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-408845869777905911.post-14789878671062310212015-06-10T14:16:38.347+02:002015-06-10T14:16:38.347+02:00Il sogno non è la trasfigurazione bensì la creazio...Il sogno non è la trasfigurazione bensì la creazione di qualcosa, poi per mille motivi ci spaventa quest’atto creativo e lo facciamo passare per mimesi del vero e del reale … credo che questo avvenga in parte perché il linguaggio che ci serve per comunicare le nostre esperienze reifica e rende universale ciò che è nato soltanto dalla nostra interiorità. Il reale, ammesso che esista, che la vita tutta come dice Calderon de la Barca non sia soltanto “sueño”, non è conoscibile così com’è, e se non possiamo conoscere l’originale, non possiamo nemmeno farne una trasfigurazione, una mappa, una raffigurazione, un’eristica. per illuderci di conoscere le cose come sono confidiamo nel linguaggio che generalizza e standardizza e nella possibilità di condivisione e di riconoscimento, conferma, condivisione della nostra esperienza. In altre parole ti sto dicendo che i criteri di veridicità e di realtà dell’esperienze non stanno nelle cose che crediamo di conoscere o nei nostri strumenti di conoscenza, essi sono come i centri di massa, completamente invisibili ai sensi, che non appartengono né al pianeta A o alla stella B, ma sono utili per spiegare l’attrazione o la repulsione fra i corpi astrali, il punto intorno a cui si distribuiscono le masse e le energie.<br />La carne che brama, il sangue che pulsa e che turbina nelle arterie, la terra che mi insudicia e mi sostiene, l’acqua che mi compone, l’aria che mi accarezza e il fuoco che mi infiamma non hanno alcun senso se io non gliene do qualcuno .. nemmeno le persone che mi stanno di fronte hanno senso se non sono io a dargliene uno: l’impiegato della posta a cui mi rivolgo per inviare una raccomandata rimane pressoché un funzionario se per qualche motivo io non lo rendo umano, quasi non esiste se io non lo faccio esistere, praticamente due secondi dopo non ricordo più com’era vestito o che faccia avesse, se io non lo faccio esistere come persona. E farlo esistere non vuol dire guardarlo meglio e coglierlo così com’è, ma soltanto crearlo in un modo piuttosto che in un altro, perché anche il “funzionario” è una mia creazione.<br />Cuffie che cadono, occhiali che si frantumano, vesti che ci scivolano addosso succedono di continuo, tutte le volte che vogliamo avvicinarci a qualcuno o qualcosa, ma ciò non avviene per avere cuffie più sensibili, occhiali più potenti o vesti più trasparenti, ma per creare cuffie, occhiali e vesti che possiamo condividere insieme.<br />È un film capare di creare emozioni e di far riflettere, a partire da un punto di vista privilegiato, quello di chi cerca di trarre un bilancio della sua vita, di stringere qualcosa in mano di sé, quando si accorge che fra non molto dovrà fare i conti con la morte.<br />Ciao <br />Garbohttps://www.blogger.com/profile/01837468363807790150noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-408845869777905911.post-87852082786053995702015-06-10T13:43:02.809+02:002015-06-10T13:43:02.809+02:00Follia e normalità sono, a volte, i nomi che diamo...Follia e normalità sono, a volte, i nomi che diamo rispettivamente a ciò che non comprendiamo e a ciò che crediamo di aver capito o a ciò che pensiamo debba essere. Non so se ci sono riuscito, ma volevo dar conto della complessità di ciò he chiamiamo amore; spesso ciò che avvertiamo in superficie non è tutto il nostro desiderio, ma soltanto ciò che del nostro desiderio vogliamo conoscere. Non che non sia importante, ma non dobbiamo trascurare il fatto che ciò che sappiamo non è tutto; il nucleo magmatico e incandescente del desiderio riposa sotto le fiamme visibili, è la brace che alimenta il fuoco. Può capitare che si manifesti con gesti o comportamenti di cui non cogliamo la portata o il riferimento a noi, spesso viene proiettato all’esterno, in un’altra persona, che viene amata od odiata in base all’attrazione o alla repulsione che ci suscita la parte sconosciuta del nostro desiderio. Forse la cosa più difficile del mondo è comprendere che si può amare e odiare all’unisono la stessa persona nello stesso istante, e che desideriamo la libertà e la schiavitù con lo stesso anelito, col medesimo respiro e con la stessa intensità. Che se emerge qualcosa di noi , questa non è altro che una delle polarità del tutto e che l’opposto (o meglio, la molteplicità) sta in agguato. Ho smesso anch’io da tempo di chiedermi cos’è vero e cos’è reale e considero reale di volta in volta ciò che stabilisco essere reale o ciò che posso condividere come una realtà o verità confortevole per entrambi con un’altra persona.<br />Ciao<br />Garbohttps://www.blogger.com/profile/01837468363807790150noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-408845869777905911.post-73979308181410214452015-06-08T16:20:52.913+02:002015-06-08T16:20:52.913+02:00Il mondo delle sole chimere mi è buio come il sonn...Il mondo delle sole chimere mi è buio come il sonno senza sogni…<br />Potrei mai sognare senza afferrare una realtà da trasfigurare, da migliorare, da colorare, da musicare ? potrei mai guardare in alto senza una realtà che - come terra – sorregga, accarezzi, insudici i miei piedi ? Siamo così umani, radicati, terreni, eppure sempre sospinti dall’afflato di spiccare il volo… “fatti della stessa sostanza dei sogni”, perché di sangue pulsiamo, sangue nella carne, nel cuore, e di quel sangue pulsano i pensieri, di quel sangue si accendono le emozioni e i sogni. E sogno quando mi trovo nel silenzio di un mare, di montagna, di una persona, e all’improvviso le mie cuffie cadono, si frantumano gli occhiali, e inopinatamente sento…come Fred Ballinger nella sua orchestra di campanacci. E’ il piede sul reale, meraviglioso o doloroso che sia, che forse ci permette di spiccare il volo…<br />O almeno questo vale per me....Flâneuse<br />Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-408845869777905911.post-2973343258887464092015-06-08T16:13:18.233+02:002015-06-08T16:13:18.233+02:00Sarà che nel tempo ho assimilato un concetto sempr...Sarà che nel tempo ho assimilato un concetto sempre più elastico di follia e di normalità, sarà che quello che chiamiamo vita interiore non è affatto secondario alla vita considerata esteriore, oppure sarà perché ogni volta che mi sforzo di risalire la catena delle "scelte" mi perdo in un cespuglio di cui riesco sempre più difficilmente a individuare gli snodi, le radici... insomma come un affaccio sull'orizzonte degli eventi oltre il quale non vedo nulla...sì, insomma tutta questo tesoro di incertezza per dire che i personaggi di una storia, vera o immaginata è irrilevante, si desiderano a vicenda, si disegnano l'un l'altro e alla fine chi è il protagonista se non il lettore?<br />Quasi mi vergogno a lasciare solo un commento ;-) <br />un salutoAntoniohttps://www.blogger.com/profile/17716336436436778993noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-408845869777905911.post-64184657865267584002015-06-04T11:45:37.269+02:002015-06-04T11:45:37.269+02:00Era pazza? Certo, come tutti noi, credo che qualsi...Era pazza? Certo, come tutti noi, credo che qualsiasi donna (sincera con se stessa) possa identificarsi fortemente in Ermengarda in molti degli aspetti che ho raccontato, e prima di questo finale emergeva una donna che si complicava la vita e non una folle.<br />Preferisco pensare che sia una donna che ha provato ad amare, che è uscita dal suo guscio fatto di piccole storie di nessun conto, con uomini di nessun conto, senza futuro ma anche senza presente, e ha provato ad amare a modo suo, per quanto era matura, per quanto ne fosse capace, per sentirsi come le altre donne, per vincere la solitudine, per sentirsi viva.<br />Se vuoi, se proprio vogliamo usare il termine “pazza” non quando inizia la sua storia con Desiderio, ma prima, quando si dava al primo venuto, selezionato con criteri rigorosi che escludevano a prescindere che potesse innamorarsi di lui o lui di lei.<br />Sia la ricerca della passione e della tenerezza, sia quella del dominio e del soggiogamento, sia una certa dose di celebrazione della propria figura, bellezza, individualità, sono moneta corrente soprattutto nelle donne e non sono disdegnate nemmeno dagli uomini.<br />Se vuoi, è l’intensità (forse) con cui le ha messe in gioco ad essere stata eccessiva, oppure il modo assurdo con cui se l’è giocate che ha fatto crollare il castello emotivo che stava cercando di costruire faticosamente … proprio ciò che lei considerava essere il suo “cemento armato” ha appesantito la struttura e fatto crollare tutto … perché nell’amore non si costruiscono gabbie ma pareti d’aria.<br />O, ancora, il chiedere all’altro, all’amore, di farmi esistere, di farmi sentire unica e importante, di dare un senso alla mia vita … tutte cose che solo noi personalmente possiamo fare, anche attraverso l’amore, che facilita queste operazioni, ma non può sostituirsi a te, altrimenti sarebbe una mistificazione, un’identità che si regge su qualcosa di esterno e che non sta in piedi da sola.<br />L’invenzione di Adelchi era il contenitore emotivo in cui mettere tutto ciò che le mancava e che non accettava che le mancasse, lo viveva come una costrizione, una follia, per questo Adelchi era un personaggio immaginario, perché lei lo potesse gestire meglio, ma in quanto immaginario non dava le soddisfazioni del reale, ci voleva allora un essere reale che riconoscesse e desse credito all’immaginario … Liutprando prima e io stesso nella sua mente, anche se a me chiedeva inconsapevolmente anche l’aiuto a farlo “rientrare”, a non scindere più il suo desiderio in due persone una reale e l’altra immaginaria, ma a riversare (senza rompere il suo legame) tutto in un unico uomo reale.<br />Si è fatta curare? So che, in seconda battuta, Desiderio l’aveva sollecitata a farlo assumendosi tutti gli oneri economici della cura, ma non credo che abbia seguito questo consiglio; per lei l’amore per Desiderio era già una forma di cura e solo quando tutto le stava sfuggendo di mano si è rivolta prima a Liutprando e subito dopo a me.<br />Sarà rientrata nel suo guscio, nella sua casa museo, avrà ripreso le sue storie di nessun conto con uomini di nessun conto, magari con qualche immagine in più o con qualche tacca in più nel suo carnet dei trofei maschili … solo l’amore può muovere le montagne, e non sempre ci riesce.<br />Ciao <br />A due commenti uguali, due repliche uguali :-) <br /> A Garbohttps://www.blogger.com/profile/01837468363807790150noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-408845869777905911.post-59212656578791996502015-06-04T11:45:05.581+02:002015-06-04T11:45:05.581+02:00Era pazza? Certo, come tutti noi, credo che qualsi...Era pazza? Certo, come tutti noi, credo che qualsiasi donna (sincera con se stessa) possa identificarsi fortemente in Ermengarda in molti degli aspetti che ho raccontato, e prima di questo finale emergeva una donna che si complicava la vita e non una folle.<br />Preferisco pensare che sia una donna che ha provato ad amare, che è uscita dal suo guscio fatto di piccole storie di nessun conto, con uomini di nessun conto, senza futuro ma anche senza presente, e ha provato ad amare a modo suo, per quanto era matura, per quanto ne fosse capace, per sentirsi come le altre donne, per vincere la solitudine, per sentirsi viva.<br />Se vuoi, se proprio vogliamo usare il termine “pazza” non quando inizia la sua storia con Desiderio, ma prima, quando si dava al primo venuto, selezionato con criteri rigorosi che escludevano a prescindere che potesse innamorarsi di lui o lui di lei.<br />Sia la ricerca della passione e della tenerezza, sia quella del dominio e del soggiogamento, sia una certa dose di celebrazione della propria figura, bellezza, individualità, sono moneta corrente soprattutto nelle donne e non sono disdegnate nemmeno dagli uomini.<br />Se vuoi, è l’intensità (forse) con cui le ha messe in gioco ad essere stata eccessiva, oppure il modo assurdo con cui se l’è giocate che ha fatto crollare il castello emotivo che stava cercando di costruire faticosamente … proprio ciò che lei considerava essere il suo “cemento armato” ha appesantito la struttura e fatto crollare tutto … perché nell’amore non si costruiscono gabbie ma pareti d’aria.<br />O, ancora, il chiedere all’altro, all’amore, di farmi esistere, di farmi sentire unica e importante, di dare un senso alla mia vita … tutte cose che solo noi personalmente possiamo fare, anche attraverso l’amore, che facilita queste operazioni, ma non può sostituirsi a te, altrimenti sarebbe una mistificazione, un’identità che si regge su qualcosa di esterno e che non sta in piedi da sola.<br />L’invenzione di Adelchi era il contenitore emotivo in cui mettere tutto ciò che le mancava e che non accettava che le mancasse, lo viveva come una costrizione, una follia, per questo Adelchi era un personaggio immaginario, perché lei lo potesse gestire meglio, ma in quanto immaginario non dava le soddisfazioni del reale, ci voleva allora un essere reale che riconoscesse e desse credito all’immaginario … Liutprando prima e io stesso nella sua mente, anche se a me chiedeva inconsapevolmente anche l’aiuto a farlo “rientrare”, a non scindere più il suo desiderio in due persone una reale e l’altra immaginaria, ma a riversare (senza rompere il suo legame) tutto in un unico uomo reale.<br />Si è fatta curare? So che, in seconda battuta, Desiderio l’aveva sollecitata a farlo assumendosi tutti gli oneri economici della cura, ma non credo che abbia seguito questo consiglio; per lei l’amore per Desiderio era già una forma di cura e solo quando tutto le stava sfuggendo di mano si è rivolta prima a Liutprando e subito dopo a me.<br />Sarà rientrata nel suo guscio, nella sua casa museo, avrà ripreso le sue storie di nessun conto con uomini di nessun conto, magari con qualche immagine in più o con qualche tacca in più nel suo carnet dei trofei maschili … solo l’amore può muovere le montagne, e non sempre ci riesce.<br />Ciao <br />Garbohttps://www.blogger.com/profile/01837468363807790150noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-408845869777905911.post-63350478689558139972015-06-02T23:19:55.198+02:002015-06-02T23:19:55.198+02:00Accidenti ... era solo e semplicemente... pazza, ...Accidenti ... era solo e semplicemente... pazza, si, insomma, le rotelle non erano proprio tutte al loro posto. <br />L'unica cosa positiva di questa storia e che, quel deficiente esisteva solo nei suoi sogni.<br />Ma, si sarà fatta curare poi, eh!Nairhttps://www.blogger.com/profile/11235075599258858901noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-408845869777905911.post-72539453037280616202015-06-02T23:19:22.803+02:002015-06-02T23:19:22.803+02:00Accidenti ... era solo e semplicemente... pazza, ...Accidenti ... era solo e semplicemente... pazza, si, insomma, le rotelle non erano proprio tutte al loro posto. <br />L'unica cosa positiva di questa storia e che, quel deficiente esisteva solo nei suoi sogni.<br />Ma, si sarà fatta curare poi, eh!Nairhttps://www.blogger.com/profile/11235075599258858901noreply@blogger.com