mercoledì 20 gennaio 2021

LA POESIA AL POTERE








When day comes, we ask ourselves where can we find light in this never-ending shade?

The loss we carry, a sea we must wade.

We’ve braved the belly of the beast.

We’ve learned that quiet isn’t always peace,

and the norms and notions of what “just” is isn’t always justice.

And yet, the dawn is ours before we knew it.

Somehow we do it.

Somehow we’ve weathered and witnessed a nation that isn’t broken,

but simply unfinished.

We, the successors of a country and a time where a skinny Black girl descended from slaves and raised by a single mother can dream of becoming president, only to find herself reciting for one.

And yes, we are far from polished, far from pristine,

but that doesn’t mean we are striving to form a union that is perfect.

We are striving to forge our union with purpose.

To compose a country committed to all cultures, colors, characters, and conditions of man.

And so we lift our gazes not to what stands between us, but what stands before us.

We close the divide because we know, to put our future first, we must first put our differences aside.

We lay down our arms so we can reach out our arms to one another.

We seek harm to none and harmony for all.

Let the globe, if nothing else, say this is true:

That even as we grieved, we grew.

That even as we hurt, we hoped.

That even as we tired, we tried.

That we’ll forever be tied together, victorious.

Not because we will never again know defeat, but because we will never again sow division.


Scripture tells us to envision that everyone shall sit under their own vine and fig tree and no one shall make them afraid.

If we’re to live up to our own time, then victory won’t lie in the blade, but in all the bridges we’ve made.

That is the promise to glade, the hill we climb, if only we dare.

It’s because being American is more than a pride we inherit.

It’s the past we step into and how we repair it.

We’ve seen a force that would shatter our nation rather than share it.

Would destroy our country if it meant delaying democracy.

This effort very nearly succeeded.

But while democracy can be periodically delayed,

it can never be permanently defeated.

In this truth, in this faith, we trust,

for while we have our eyes on the future, history has its eyes on us.

This is the era of just redemption.

We feared it at its inception.

We did not feel prepared to be the heirs of such a terrifying hour,

but within it, we found the power to author a new chapter, to offer hope and laughter to ourselves.

So while once we asked, ‘How could we possibly prevail over catastrophe?’ now we assert, ‘How could catastrophe possibly prevail over us?’


We will not march back to what was, but move to what shall be:

A country that is bruised but whole, benevolent but bold, fierce and free.

We will not be turned around or interrupted by intimidation because we know our inaction and inertia will be the inheritance of the next generation.

Our blunders become their burdens.

But one thing is certain:

If we merge mercy with might, and might with right, then love becomes our legacy and change, our children’s birthright.


So let us leave behind a country better than the one we were left.

With every breath from my bronze-pounded chest, we will raise this wounded world into a wondrous one.

We will rise from the golden hills of the west.

We will rise from the wind-swept north-east where our forefathers first realized revolution.

We will rise from the lake-rimmed cities of the midwestern states.

We will rise from the sun-baked south.

We will rebuild, reconcile, and recover.

In every known nook of our nation, in every corner called our country,

our people, diverse and beautiful, will emerge, battered and beautiful.

When day comes, we step out of the shade, aflame and unafraid.

The new dawn blooms as we free it.

For there is always light,

if only we’re brave enough to see it.

If only we’re brave enough to be it.


(Amanda Gorman, poesia letta in occasione dell'insediamento Biden-Harris il 20-01-2021).






Quando arriva il giorno, ci chiediamo dove possiamo trovare una luce in quest’ombra senza fine?

La perdita che portiamo sulle spalle è un mare che dobbiamo guadare.

Noi abbiamo sfidato la pancia della bestia.

Noi abbiamo imparato che la quiete non è sempre pace,

e le norme e le nozioni di quel che «semplicemente» è non sono sempre giustizia.

Eppure, l’alba è nostra, prima ancora che ci sia dato accorgersene.

In qualche modo, ce l’abbiamo fatta.

In qualche modo, abbiamo resistito e siamo stati testimoni di come questa nazione non sia rotta,

ma, semplicemente, incompiuta.

Noi, gli eredi di un Paese e di un’epoca in cui una magra ragazza afroamericana, discendente dagli schiavi e cresciuta da una madre single, può sognare di diventare presidente, per sorprendersi poi a recitare all’insediamento di un altro.


Certo, siamo lontani dall’essere raffinati, puri,

ma ciò non significa che il nostro impegno sia teso a formare un’unione perfetta.

Noi ci stiamo sforzando di plasmare un’unione che abbia uno scopo.

(Ci stiamo sforzando) di dar vita ad un Paese che sia devoto ad ogni cultura, colore, carattere e condizione sociale.

E così alziamo il nostro sguardo non per cercare quel che ci divide, ma per catturare quel che abbiamo davanti.

Colmiamo il divario, perché sappiamo che, per poter mettere il nostro futuro al primo posto, dobbiamo prima mettere da parte le nostre differenze.

Abbandoniamo le braccia ai fianchi così da poterci sfiorare l’uno con l’altro.

Non cerchiamo di ferire il prossimo, ma cerchiamo un’armonia che sia per tutti.

Lasciamo che il mondo, se non altri, ci dica che è vero:

Che anche nel lutto, possiamo crescere.

Che nel dolore, possiamo trovare speranza.

Che nella stanchezza, avremo la consapevolezza di averci provato.

Che saremo legati per l’eternità, l’uno all’altro, vittoriosi.

Non perché ci saremo liberati della sconfitta, ma perché non dovremo più essere testimoni di divisioni.


Le Scritture ci dicono di immaginare che ciascuno possa sedere sotto la propria vite e il proprio albero di fico e lì non essere spaventato.

Se vorremo essere all’altezza del nostro tempo, non dovremo cercare la vittoria nella lama di un’arma, ma nei ponti che avremo costruito.

Questa è la promessa con la quale arrivare in una radura, questa è la collina da scalare, se avremo il coraggio di farlo.  

Essere americani è più di un orgoglio che ereditiamo.

È il passato in cui entriamo ed è il modo in cui lo ripariamo.

Abbiamo visto una forza che avrebbe scosso il nostro Paese anziché tenerlo insieme.

Lo avrebbe distrutto, se avesse rinviato la democrazia.

Questo sforzo è quasi riuscito.

Ma se può essere periodicamente rinviata,

la democrazia non può mai essere permanentemente distrutta.

In questa verità, in questa fede, noi crediamo,

Finché avremo gli occhi sul futuro, la storia avrà gli occhi su di noi.

Questa è l’era della redenzione.

Ne abbiamo avuto paura, ne abbiamo temuto l’inizio.

Non eravamo pronti ad essere gli eredi di un lascito tanto orribile,

Ma, all’interno di questo orrore, abbiamo trovato la forza di scrivere un nuovo capitolo, di offrire speranza e risate a noi stessi.

Una volta ci siamo chiesti: “Come possiamo avere la meglio sulla catastrofe?”. Oggi ci chiediamo: “Come può la catastrofe avere la meglio su di noi?”.


Non marceremo indietro per ritrovare quel che è stato, ma marceremo verso quello che dovrebbe essere:

Un Paese che sia ferito, ma intero, caritatevole, ma coraggioso, fiero e libero.

Non saremo capovolti o interrotti da alcuna intimidazione, perché noi sappiamo che la nostra immobilità, la nostra inerzia andrebbero in lascito alla prossima generazione.

I nostri errori diventerebbero i loro errori.

E una cosa è certa:

Se useremo la misericordia insieme al potere, e il potere insieme al diritto, allora l’amore sarà il nostro solo lascito e il cambiamento, un diritto di nascita per i nostri figli.


Perciò, fateci vivere in un Paese che sia migliore di quello che abbiamo lasciato.

Con ogni respiro di cui il mio petto martellato in bronzo sia capace, trasformeremo questo mondo ferito in un luogo meraviglioso.

Risorgeremo dalle colline dorate dell’Ovest.

Risorgeremo dal Nord-Est spazzato dal vento, in cui i nostri antenati, per primi, fecero la rivoluzione.

Risorgeremo dalle città circondate dai laghi, negli stati del Midwest.

Risorgeremo dal Sud baciato dal sole.

Ricostruiremo, ci riconcilieremo e ci riprenderemo.

In ogni nicchia nota della nostra nazione, in ogni angolo chiamato Paese,

La nostra gente, diversa e bella, si farà avanti, malconcia eppure stupenda.

Quando il giorno arriverà, faremo un passo fuori dall’ombra, in fiamme e senza paura.

Una nuova alba sboccerà, mentre noi la renderemo libera.

Perché ci sarà sempre luce,

Finché saremo coraggiosi abbastanza da vederla.

Finché saremo coraggiosi abbastanza da essere noi stessi luce.

(La poesia di Amanda Gorman tradotta in italiano, dal sito di Vanity Fair ).


              



23 commenti:

  1. Tutto molto bello se in quel contesto non fosse fuori luogo se non per aggiungere ridicolo alla farsa! Il livello è basso non perché manchi poesia, ed è bene che manchi se è scadente, ma perché manca politica, manca discorso politico che non sia un battibecco sterile con scambio di insulti tra i più beceri e di auliche citazioni tra i più "imparati"!

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  2. Ritorno per aggiungere che secondo questo campione del movimento stellare è la natura che insegna perché il governo deve andare avanti! Non per fare il controcanto all'usignolo pentastellato ma il ricorso alla natura per decidere del corso della politica è dottrina pseudofilosofica che ha già segnato parecchi secoli di questa triste umanità e l'ultimo in particolare, quello breve, ha ancora fiumi di sangue non ancora rappreso che scorrono per quel tipo di pensiero. Mi basterebbe che un senatore ne fosse consapevole ma tra citazioni di barbapapà, pessimi voli pindarici e volgari inviti a morire rivolti ai senatori a vita non è una speranza ben riposta.
    Ti saluto.

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    1. Che manchi un discorso politico è una questione su cui concordo, ma il discorso politico non manca solo nel discorso del senatore Andrea Cioffi, né in tutto il suo movimento politico, né soltanto in questo governo, né ancora in questo frangente storico: per stabilire una data di massima dell’esclusione della politica da questa “politica” potremmo definire l’anno 1994 come l’inizio dell’antipolitica e del populismo in Italia.
      Da allora fino ad oggi sono spariti del tutto i programmi politici, le analisi dettagliate dei problemi, i progetti ad ampio respiro che si estendevano per lustri, decenni, secoli … , è sparita l’arte della mediazione politica in vista di uno scopo lasciando spazio ad alleanze in funzione del potere o degli interessi di parte.
      Potremmo aggiungere che, eccetto qualche politico della vecchia scuola, che si avvia al tramonto della sua carriera, anche in Europa la politica latita ed è quasi del tutto scomparsa, sia perché la politica subisce fortissime pressioni dall’economia, sia perché deve affrontare sfide che i consueti strumenti e l’ambito nazionalistico a cui si deve rendere conto non permettono nemmeno di mettere a fuoco: mi riferisco all’immigrazione, al disastro ecologico, al terrorismo internazionale, alle mafie ormai ramificate in tutto il globo, ai social network su cui ormai passano le comunicazioni di ogni tipo (il che rende difficile distinguere cos’è importante da cosa non lo è) e non permettono nessun tipo di comprensione e di dibattito approfondito degni di questo nome.
      L’analisi del disastro democratico potrebbe continuare, ma ti lascio a riflettere sull’immagine dell’invasione di Capital Hill a Washington da parte dei nuovi barbari negli USA e su quella dell’invasione di altri barbari, nostrani stavolta, che hanno dato prova di loro nel recente dibattito parlamentare in occasione di questa crisi di governo.
      Ciò che non comprendo nei tuoi commenti è perché tanta aggressività verso questo pover’uomo che in fondo non mi è sembrato avesse fatto l’intervento più becero, io non ho visto tutti gli interventi della diretta televisiva, ma ho ascoltato Salvini, la Meloni, Giorgetti, Renzi e qualcun altro e devo dire che in confronto Andrea Cioffi mi sembrava Dante Alighieri in certame con un gregge di caproni.
      La sua poesia è scadente? Certo nelle nostre contrade non girano più né Dante, né Petrarca, né Cavalcanti, né Guinizzelli … ma a me è piaciuta, e mi è piaciuto soprattutto che l’avesse inserita in un contesto di grettezza e di becerume senza pari, un contesto dove non si stava veramente discutendo nulla di elevato, ma soltanto e soprattutto chi deve mettere le mani nella gestione del “malloppo” europeo che tutti davano già per assodato e in procinto di arrivare nelle nostre mani, e una ridefinizione o un ribaltamento del potere.
      (segue)

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    2. D’altra parte, la stragrande maggioranza dei dibattiti sulla fruizione artistica contemporanea pongono l’accento sull’individualità dell’esperienza stessa; una poesia o un manufatto artistico possono essere arte sublime per alcuni e una crosta o un assemblato scadente e incomprensibile per altri.
      Difficile dire se hanno ragione gli uni o gli altri, difficile vertere sull’argomento che gli entusiasti si sbaglierebbero trovando sublime qualcosa di banale auto suggestionandosi o su quello opposto che chi non scorge il fuoco artistico possa non avere del tutto o avere temporaneamente offuscata la sua sensibilità.
      Io concordo pienamente sull’utilizzo improprio del concetto di natura per giustificare qualsiasi agire umano di qualsiasi genere, non solo lo trovo improprio, ma spesso si cristallizza arbitrariamente come “natura” qualsiasi cosa serva a giustificare il nostro operato, cioè l’esatto contrario di ciò che si vorrebbe sostenere.
      Ciò non toglie, però, che se la “natura”, se un processo chimico, fisico, biologico, psicologico, venga usato come metafora di qualcos’altro, e non come schema identitario o come causale, possa sorgere un’immagine poetica che può essere più o meno bella, o intensa, o efficace, o evocativa, in base all’abilità poetica del suo creatore e a quella immaginativa dell’ascoltatore.
      Non la trovo affatto una mossa impropria, anche perché altrimenti dovremmo cancellare gran parte della nostra migliore poesia e gran parte della poesia mondiale che ai fenomeni naturali si è ispirata.
      In quanto alla pericolosità di questo, non mi pare che William Shakespeare abbia fatto scorrere fiumi di sangue con le sue opere, se non nei tavolati dei teatri e per finta, come non credo che nel futuro più immediato noi piangeremo più per le parole di Andrea Cioffi e non per quelle di Renzi, di Salvini, della Meloni e di Giorgetti, il cui intento criminogeno a me appare molto più palese.
      Il mio intento qui è stato quello di cogliere quella che scorgo come una perla di bellezza in mezzo al letame, per cui non riesco a comprendere non soltanto come la perla possa essere confusa col letame, ma come addirittura la perla (o quella che io scorgo come tale) possa suscitare molta più rabbia del letame stesso.
      Un saluto

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    3. caro
      garbo, concordo su ogni parola del tuo pensiero, quando la politica, non è più al servizio dei cittadini, non è più politica, ma affarismo personale, egocentrismo e furberia.

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  3. Il glucosio...(Eh! Eh! Eh! Sorrido ma c'è di che preoccuparsi). La pochezza istituzionale riflette il periodo che stiamo vivendo. In mezzo ad un problema enorme come il Covid virus, che miete vittime giorno dopo giorno, un gruppetto di irresponsabili e di incoscienti crea una crisi di Governo che rischia seriamente di creare problemi ancor più grandi e pericolosi. Il primo incosciente è il bulletto toscano (avrai ben capito di chi parlo) che partendo da problemi veri vuole però raggiungere un suo scopo preciso: giocare facendo il gatto con il topo.

    Questo non è un autogol, questo è un vero e proprio assist offerto ai reazionari che scalpitano per riportare questo paese indietro di almeno 70 anni (se non di più). Trovo irresponsabile (e crudele) "giocare" a questo modo con le Istituzioni e il video che hai postato è il quadro della nostra attuale situazione.

    Lo sappiamo benissimo: se andremo ad elezioni si blocca lo Stato per mesi in mezzo ad una pandemia che diventerebbe "un killer", rischiamo di perdere i fondi Europei, rischiamo che leggi importanti passino in secondo piano. E poi ti immagini la campagna elettorale con tizio che sbraita addosso ad un altro, provocazioni di vario genere...da semplice cittadino francamente vorrei evitarmi tutto questo.

    E' sempre interessante passare dal tuo blog per il modo con cui crei i tuoi post.
    Un salutone e alla prossima

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  4. Ho visto che, fra le altre, hai aggiunto la giovane poetessa Amanda Gorman, una bella e piacevole sorpresa, qualcosa di fresco e di giovane con parole e ideali che condivido in pieno.
    Un salutone

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    1. Di fronte all’assurdità di ciò che sta accadendo qui da noi e negli Stati Uniti, invece di far rilevare il becero e il grottesco e scagliarmi sui responsabili, che sembrano facilmente individuabili (Matteo Renzi e Donald Trump), ma che forse sono soltanto dei kamikaze mandati avanti a sovvertire le cose, i ruoli e la gerarchia del potere, anche quando questo è legittimo e anche quando il momento è a dir poco inadatto (segno che: o non hanno niente da perdere, o si credono molto forti), da “manine” occulte che però li sostengono mediaticamente o addirittura con delle armi, come è successo a Washington, ho voluto rilevare gli unici due momenti che mi sono sembrati positivi, accomunati entrambi dalla poesia: Andrea Cioffi e Amanda Gorman.
      Capita spesso, purtroppo, che le colombe bianche o chi svolge bene il suo ruolo o, semplicemente, chi è più decente della media, venga preso come bersaglio da chiunque, persino delle vittime della situazione, persino da coloro che questi hanno beneficato.
      L’ostracismo nell’antica Atene venne istituito come strumento che doveva contrastare le tendenze autoritarie e dittatoriali delle persone emergenti, in realtà servì più ad eliminare molti personaggi benemeriti attraverso la molla dell’invidia da parte dei mediocri: una delle vittime più prestigiose fu Temistocle, uomo onesto e capace, per “ringraziarlo” della vittoria di Salamina che aveva scongiurato l’invasione persiana, il saccheggio, la schiavitù e la distruzione della città di Atene.
      La gratitudine appartiene soltanto ai grandi uomini, solo poche persone sanno essere davvero riconoscenti verso chi li ha salvati o aiutati, di solito il benefattore viene evitato, perché ti ricorda il tuo momento di difficoltà o il debito contratto nei suoi confronto, spesso accade anche che venga aggredito, sminuito, deposto, eliminato, perché non ci sia nessuno più elevato di altri (la vicenda di Giobbe e le critiche dei suoi “amici” giunti a consolarlo sono emblematici a tal proposito).
      Grazie per i tuoi commenti, ciao.

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  5. Belle immagini a partire da quella con Amanda Gorman.

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    1. Amanda Gorman per me è stata una rivelazione, prima di questa occasione e di questo filmato non la conoscevo affatto. E' grazioso anche il suo look ;-)
      Ciao

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  6. Sai cosa ho pensato quando ho sentito il signor poeta?
    “Ma perché io, che faccio una vita di rdame , che lavoro dalla mattina alla sera, che non so più cosa inventarmi per tenere in piedi un’azienda, che non so mai se a fine mese posso contare di avere uno stipendio dignitoso, che che che che... è l’una di notte e non trovo altri che ma so che c’è ne sono tanti altri, ecco dicevo... perché io devo andare a votare per assicurare una futuro florido senza problemi ad elementi del genere? Perché il mio voto serve non a migliorare le nostre vite, ma a migliorare la vita a coglioni del genere ?

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    1. In parte ti ho risposto nel commento ad Antonio, trovo inutile ripetere gli stessi argomenti. Qui aggiungo il fatto che anch’io, come professionista, sono stato gravemente danneggiato dal Coronavirus, che quasi un anno di lavoro sospeso o fortemente limitato mi sta spingendo sulle corde del ring, ma non ho richiesto sussidi statali, agevolazioni, emolumenti, o altro genere di aiuti, perché posso attingere a soldi miei che ho accumulato in passato, senza cedere alla tentazione di comprare macchine di lusso e tutto ciò che la tecnologia mette a disposizione come ultimo ritrovato della scienza moderna che fa figo sfoggiare con gli altri per farli crepare di invidia.
      Non posseggo neppure un Rolex né un attico a Manhattan (contrariamente a quello che pensa Giorgia Meloni di noi radical chic di sinistra … è più facile che questi siano suoi obiettivi o desideri che i miei), non faccio le vacanze a Cortina, a Capri o a St Moritz, ma in un paesino della Sicilia ignorato persino dalla fiction di Montalbano (non vi hanno girato nemmeno una scena, pur essendo in Sicilia sud-orientale).
      Eppure non ho l’abitudine di lamentarmi, avendo del tempo libero l’ho utilizzato per rendermi utile in molti modi, in base a ciò che so fare o a ciò che posso imparare; nel frattempo trovo anche lo spazio e la disposizione d’animo per cogliere ciò che di bello ancora esiste, seppure non di una bellezza paradisiaca e cristallina.
      E questo scorgere qualcosa mi fa stare bene, pur nella catastrofe che si profila e che sta già avvenendo, mi dico che non tutto è perduto se Andrea Cioffi può pronunciare quelle parole che a me tutto sommato piacciono, invece di parlare di barbapapà e di barbatrucchi, di augurare la morte (indirettamente, tramite le parole vere du un altro tragico pagliaccio presente nella scena politica italiana e ispiratore di un famoso movimento politico, perché per essere diretti anche nella volgarità, ci vuole un po’ di coraggio o la totale incoscienza) o di accostare l’operato del governo alle funzioni scatologiche.
      Nello stesso tempo, una delle poche cose belle sentita negli Stati Uniti in questo periodo, dopo le assurdità di Trump e le pochezze dei suoi oppositori, dopo l’assalto al Parlamento dei barbari armati, dopo la morte di George Floyd e l’aver constatato che in territorio americano è meglio finire nelle mani dei criminali che in quelle della polizia, perché il tasso di psicopatici assassini è più elevato in quest’ultima categoria di persone, è stata la poesia di questa giovane di colore.
      Io non riuscirò mai a capire … o meglio a capire forse si, ma ad accettare no … il motivo per cui di fronte a situazioni di una gravità estrema come queste, si preferisce attaccare il meno colpevole, il più indifeso, il meno implicato in tutto ciò come Cioffi (o lo stesso Conte, che mi ha stupito per la sua pazienza, serietà ed equilibrio, seppure circondato da irresponsabili e imbecilli), e non ad esempio i veri responsabili di tutto questo, a partire da Berlusconi che, sebbene pregiudicato, ambisce alla Presidenza della Repubblica, Salvini e Meloni e, fondamentalmente, Matteo Renzi.
      A qualunque persona onesta potrà sembrare incomprensibile ciò che sta facendo e addirittura senza senso, ma nel suo profilo criminale antisociale è perfettamente comprensibile, anzi logico, addirittura scontato intralciare e far cadere chiunque offuschi la sua fama e chiunque sia più apprezzato di lui, a qualsiasi costo, persino nel bel mezzo di una pandemia, persino se questo costerà ulteriori morti o difficoltà economiche che avrebbero potuto e dovuto essere evitate.
      Per il futuro bisogna stare attenti a chi si vota e non farsi strumentalizzare dal primo coglioncello che i media ti pongono davanti e che ti descrivono come il novello Camillo Benso conte di Cavour, fra i fuochi d’artificio e i nani e le ballerine sculettanti delle varie Leopolde.
      Ciao

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  7. che poi diciamocelo... : chi le paga le elezioni ? perchè le elezioni costano, mica si fanno gratis !, altro che togliere le accise, ce le aumenteranno. E non saranno le uniche.

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    1. Le elezioni le paghiamo noi, come sempre, e stavolta non le pagheremo soltanto in euro, ma dando fondo a quella residua pazienza che ci è rimasta perché a causa del virus dovremo fare file interminabili per andare a votare, e le pagheremo, purtroppo, anche in termini di aumento di contagi, perché per quante precauzioni prendi, non esiste il rischio zero.
      Ma se si trattasse solo di soldi, pagherei anche il doppio, pur di non sentir parlare più di alcuni inutili cialtroni che popolano il nostro Parlamento.
      Ciao

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  8. Carissimo Garbo,
    leggo e rifletto, ma sempre con più scetticismo.
    Le tante primavere festeggiate, l'esperienza fin qui accumulata, il contatto con la Politica, seppur da ""tecnico", i contatti con il Sindacato, da esponente a livello nazionale, le cose serie della vita (Salute), mi consigliano, oggi, di portarmi al Lago di Bracciano per raccogliere i mandarini, frutta di stagione, che il nostro "fazzoletto di terra produce a Trevignano Romano; seconda casa.
    Un caro saluto da luigi.

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  9. Lo scorgere qualcosa di bello in mezzo al caos e le crisi dei nostro tempo è la più bella risorsa che possiamo attingere in noi stessi e significa che non ci hanno vinti del tutto!
    Il senatore Cioffi deve avere in sé qualcosa del genere e pur se ho pensato che l'intervento fosse particolare e quasi fuori contesto, mi è piaciuto nella sua freschezza. Io ci capisco poco di politica e anche di democrazia, visto per come viene esercitata da chi ha il potere e sinceramente capisco poco anche il potere del popolo visto che si deve sorbire certi personaggi. C'è un inganno nelle regole. Io vado sempre a votare anche se ci capisco poco di politica. Non so se faccio bene o male, ma come me quanti altri se lo domanderanno? Mancando la politica nel senso del dialogo sui temi politici fra cittadini e rappresentanti, si è costretti a votare chi riesce meglio ad imbonirci e nel migliore dei casi a votare il meno peggio.
    Comunque sia non si può rinunciare al voto e se la devo dire tutta riguardo a questo governo penso penso che sia il "meno peggio" di quelli precedenti.
    Ciao
    Nou

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  10. Si può invece rinunciare al voto; anche ciò equivale a votare.
    Oggi saremo tutti inginocchiati davanti al Papa Nero "civile", altro che voto del popolo! Anch'io ho sempre votato nelle urne, ma...
    Un saluto da luigi

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  11. Rinunciare al voto in generale, cioè non andare mai a votare si può, ma è mia opinione personale che sia un gesto vile più che una ribellione, vile nei confronti di quelli che i vanno. Ho amici che non vanno a votare e rimangono comunque miei amici nonostante che io la pensi in tutt'altro modo. Abbiamo punti di vista diversi. I politici se ne fregano di quelli che non votano perchè il loro non voto non ha influenza.

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  12. ,,, e comunque so che i politici tengono in poca considerazione anche i votanti!
    Stiamo a vedere cosa succederà nel prossimo futuro!

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  13. @ Luigi e Nou,
    riguardo alla "poesia", fuori contesto o no, comincio a credere che ai populisti, ai demagoghi, ai politici di professione diventati aridi per le tantissime mani sporche strette, per i tanti, troppi compromessi a cui ci si è adattati, per le tante, troppe, ragion di stato invocate, ai "tecnici" che intervengono quando i dilettanti non bastano o hanno appena finito di fare danni, replico con questa confessione di Rosa Luxemburg, tanto per ribadire che la politica da sola non basta, e non basta nemmeno l’economia, e non basta nemmeno l’immaginazione (che prima o poi evoca mostri) come gridavano i giovani del 68 … senza poesia non si va da nessuna parte, ecco perché è indispensabile e non è mai fuori luogo:
    «Quando si ha la cattiva abitudine di cercare una gocciolina di veleno in ogni fiore schiuso, si trova, fino alla morte, qualche motivo per lamentarsi. Guarda quindi le cose da un angolo diverso e cerca il miele in ogni fiore: troverai sempre qualche motivo di sereno buonumore. (...) Alla fine, tutto sarà ben ricapitolato; e se così non sarà io proprio me ne infischio, anche senza la vita è per me una tale fonte di gioia: tutte le mattine ispeziono scrupolosamente le gemme di ogni mio arbusto e verifico dove ce ne sono; ogni giorno faccio visita a una coccinella rossa con due puntini neri sul dorso che da una settimana mantengo in vita su un ramo, in un batuffolo di calda ovatta nonostante il vento e il freddo; osservo le nuvole, sempre più belle e senza sosta diverse, e in fondo io non mi considero più importante di quella piccola coccinella e, piena del senso della mia infima piccolezza, mi sento ineffabilmente felice».
    (Rosa Luxemburg, Lettere contro la guerra, Prospettiva Edizioni, Roma 2004, p. 78-79).
    Riguardo al voto, io sono andato a votare spesso, non sempre, perché talvolta ho provato troppo schifo per mettere la mia croce sopra un simbolo o sopra un nome, altrettanto spesso mi sono dovuto ricredere e talvolta anche pentire per aver dato la mia fiducia a qualcuno: attualmente non mi sento rappresentato da nessun partito o movimento politico esistente, anche se il mio cuore batte a sinistra, ma una sinistra che non esiste e l’ultima persona che ho trovato convincente è stata Luigi Berlinguer, morto purtroppo quando io ero troppo giovane, senza lasciare degni eredi.
    Sono pure stufo di votare ogni volta per il “meno peggio”, per quello che fa meno schifo, per evitare che vada al potere Berlusconi, o i populisti, o gli antieuropeisti o qualsiasi altra bestia rara si presenti in politica.
    Sono consapevole che il voto da solo non basta, anche se è indispensabile in una democrazia rappresentativa come la nostra; i padri costituenti per salvaguardare la libertà del singolo parlamentare, perché non fosse costretto ad uniformarsi ad uno schieramento, a logiche di partito, stabilirono che non avesse “vincolo di mandato”, fosse cioè libero anche di votare contro il suo movimento e addirittura di svincolarsene del tutto se ritenesse che la frattura fra lui e loro fosse troppo profonda.
    Ciò non toglie però che all’interno dei singoli partiti o maggioranze dovrebbe vigere la regola del voto di maggioranza, qualsiasi proposta deve poter essere discussa e messa ai voti, quelle che non totalizzano la maggioranza vengano scartate, mentre quelle che la superano siano approvate e portate avanti, sostenute democraticamente anche da chi non era favorevole.
    Quest’ultima eventualità avviene piuttosto di rado, dando pretesto e luogo a scissioni, distacchi, fronde e faide interne, perché credo che il concetto di democrazia non si sia solidificato affatto in Italia, dove vige ancora la lotta fra clan rivali per la conquista del potere e tutto, dalle proposte alle alleanze, viene fatto in funzione di questo.
    (segue)

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  14. Siamo rimasti, purtroppo, ai seguaci di Mario o di Silla, di Cesare o di Pompeo, di Antonio o di Ottaviano, ai guelfi o ghibellini, ai bianchi o neri, …, fino ai liberali e comunisti di Silvio Berlusconi, gli onesti e i disonesti del Cinque Stelle, Padani o romani ladroni della Lega (oggi trasformatisi in espulsionisti e buonisti verso gli immigrati di Salvini) e … stranamente non mi viene in mente alcuna dicotomia per il PD … non che questo voglia dire che nel PD non c’è fanatismo, solo che non c’è alcuna identità.
    In una lotta senza quartiere, dove o si vince o si perde, e in cui vince piglia tutto, e dove “non si fanno prigionieri” (come disse Cesare Previti, ex avvocato di Berlusconi, senatore di Forza Italia e ex Ministro della Difesa).
    E, motivo ancora più importante, il parlamentare abbia come faro principale del suo agire il fatto che rappresenta degli elettori, e non può certo saltellare da destra a sinistra o da sinistra a destra se questo significa tradire il mandato dei suoi elettori: la sua libertà finisce nel momento in cui non rappresenta più che se stesso, e allora non gli rimane che o seguire le direttive dell’elettorato del suo collegio o dimettersi.
    Il parlamentare dovrebbe, dunque, avvalersi dell’esercizio di non avere alcun vincolo di mandato in tutti quei casi in cui gli si pone un grave problema di coscienza, in cui si vede costretto a violare la Costituzione o i suoi principi più profondi, non nel normale esercizio democratico e nel corso delle normali vicende politiche.
    Un caro saluto ad entrambi.

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  15. Egr. Garbo,
    se poi alle Tue considerazioni aggiungi che la massa è "gregge" - spesso - e che la maggioranza non sempre siede dalla parte dei giusti, allora c'è di che riflettere.
    Un saluto da Sinistra, con tanta delusione della politica odierna priva di ogni ideale e con la forchetta in mano al tavolo, pardon alla tavola da "pranzo".
    Purtroppo non conosco altre forme che non la democrazia; vorrei vedere, però, tutelate le minoranze anche in base al detto che... "Il vino buono sta nelle botti piccole".
    Luigi

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  16. Garbo, è chiaro che siamo delusi dalla politica degli ultimi vent'anni.
    Mentre scrivo, mio marito sta ascoltando 'intervento di Salvino dopo l'incontro con Draghi. Sentirlo mi provoca una certa nausea e mi è sembrata ancora propaganda nel caso che il governo Draghi non si realizzasse. Ma che fare? Questo ce ne viene, e io dovrei cambiare stanza, ma la connessione telefonica è buona solo in cucina.
    Anche se non sono molto ferrata in politica dal punto di vista storico, la seguo da sempre e per sommi capi ne recepisco quel tanto che mi crea sofferenza sul piano della giustizia sociale e incertezza nel sentirmi poco rappresentata. Dove vivo ora mi sento accerchiata da una mentalità conservatrice padana. Con i vicini si accenna mai a niente perchè hanno capito la mia apertura alla legalità per i migranti e fiscale. Anche se non aggredisco mai, si capisce chiaramente il mio orientamento di sinistra. E mi sento abbastanza isolata.
    Le mie previsioni non sono molto ottimistiche, spero soltanto che i prossimi futuri atti di governo possano garantire lavoro e una vita meno stressante per i figli. Tanti sono i problemi causati dal liberismo.
    Un caro saluto
    Nou.

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