giovedì 21 marzo 2019

L'IDIOTA












“Anche idiota mi credono tutti, non so perché, e in realtà un tempo fui tanto malato, che allora ero proprio simile a un idiota; ma ora che idiota potrei essere, quando capisco anch’io che mi ritengono idiota?”.
(Fëdor Dostoevskij, L’idiota, Einaudi, Torino, p. 77).













« - Tutto voglio spiegare, tutto tutto, tutto! Oh, si! Voi credete che io sia un utopista? un ideologo? Ma no! ho invece sempre, vi giuro, delle idee così semplici … Non credete? Sorridete? A volte, sappiatelo, sono vile, perché perdo la fede. Dianzi, venendo qua, pensavo: “Ebbene, come parlerò loro? Con quali parole devo cominciare, perché capiscano almeno un pochino?”. Che paura avevo! Ma avevo paura soprattutto per voi, una paura terribile! Eppure, di che potevo temere? e non era vergognoso aver paura? Che importa se per una persona avanzata c’è tutta una caterva di gente arretrata e malvagia? Ma qui appunto è la mia gioia, nell’essere convinto, ora, che quella caterva non esiste, ma esiste solo un ricco materiale vivo … E non c’è da turbarsi perché siamo ridicoli, non è vero? È proprio così: noi siamo ridicoli, leggeri, abbiamo delle cattive abitudini, ci annoiamo, non sappiamo vedere, non sappiamo capire, e siamo tutti, tutti così: voi, io, loro. Voi, già, non vi offendete se vi dico in faccia che siete ridicoli? E se così è, non siete davvero quel materiale di cui parlavo? Secondo me, sapete, qualche volta è bene essere ridicoli; è meglio così: ci si può perdonare l’un l’altro più facilmente, e più facilmente si fa atto di contrizione; non si può capir tutto di colpo, né cominciar subito dalla perfezione! Per raggiungere la perfezione, bisogna cominciar dal non capir molte cose. E se si capisce troppo presto, può accadere che non si capisca bene. Questo lo dico a voi, a voi che tante cose già avete saputo capire e …non capire. Ora non temo più per voi. Non vi arrabbiate mica, se un ragazzo come me vi dice di queste cose? No, certo! Oh, voi saprete dimenticare e perdonare quelli che vi hanno offesi, e anche quelli che non vi hanno offesi in nessun modo; la cosa più difficile infatti è perdonare a chi in nessun modo vi ha offesi, appunto perché non vi ha offesi, e perciò la vostra lagnanza è senza fondamento: ecco quello che mi aspettavo dagli uomini più eminenti, ecco quello che, venuto qua, avevo fretta di dir loro, pur non sapendo come dirlo …Voi ridete, Ivan Petrovič? Voi pensate che io avessi paura per quegli altri, che io sia il loro avvocato, un democratico, un predicatore di uguaglianza? – domandò ridendo istericamente (ogni momento rompeva in una breve risata da esaltato). – No, io temo per voi, per voi tutti, e per voi tutti insieme. Sono io stesso un principe di antica stirpe e son qui fra principi. E parlo per salvare noi tutti, perché la nostra casta non si dilegui invano, nelle tenebre, senza aver capito nulla, condannando tutto, e dopo aver tutto perduto. Perché scomparire e cedere il posto ad altri, quando è possibile restare persone avanzate e capi? Se siamo persone avanzate saremo anche i capi. Facciamoci servi, per essere i maggiori.
Cercò di alzarsi dalla poltrona, ma il vecchio lo tratteneva sempre, guardandolo però con crescente inquietudine.
- Ascoltate! Io so che parlare soltanto non è bello; è meglio dare l’esempio, è meglio cominciare senz’altro … io ho già cominciato…e…è proprio vero che si può essere infelici? Che cos’è il mio dolore e la mia sventura se ho la forza di essere felice? Sapete, io non capisco come si possa passare davanti a un albero e non essere felici di vederlo, parlare con un uomo e non essere felici di amarlo! Oh, io non mi so esprimere … ma quante cose belle s’incontrano a ogni passo, che anche l’uomo più degradato trova magnifiche! Guardate un bambino, guardate l’aurora, guardate l’erbetta che cresce, guardate gli occhi che vi guardano e vi amano …».
(Fëdor Dostoevskij, L’idiota, Einaudi, Torino, p. 544-545).