martedì 29 maggio 2018

ALTRIMENTI CI ARRABBIAMO











“La rivoluzione è bella che zompata, nun la potete fa’ più”. (Nino Manfredi, “Nell’anno del Signore” (Luigi Magni, 1969).


















Gran parte dei problemi che oggi ha l’Italia sono dovuti a noi italiani, alla nostra pochezza, alla nostra incapacità a riconoscere un uomo da un pagliaccio, al nostro scarso senso della democrazia, che non ha mai allignato adeguatamente da queste parti, abbiamo sempre invocato un protettore (italiano o straniero), un tutore, un padrone alle cui spalle poter fare i fatti nostri indisturbatamente, pur sapendo in caso di difficoltà di poter contare sulla protezione di questo padrone o, male che andasse, di scaricare ogni colpa su di lui.


Abbiamo sviluppato l’arte della pseudo-furbizia, in cui tutto ciò che conta siamo noi, la nostra famiglia e i nostri  amici (qualsiasi cosa queste parole significhino), a curare il nostro orticello fregandocene degli altri, ad arricchirlo anzi a spese altrui, meglio se collettive, è per questo che truffare, frodare la comunità ed evadere il fisco sono azioni considerate con una certa simpatia, se non con ammirazione.
Siamo abituati a scaricare le colpe della nostra pochezza e della nostra incapacità sempre e comunque sugli altri: che si trattasse della Boldrini o della Merkel, su cui si è scagliato un attacco senza precedenti solo perché l’incapace non poteva tollerare di avere a fianco una persona capace che gli ricordava continuamente la sua incapacità, o su Mattarella che osa stoppare un progetto di governo talmente assurdo da apparire persino paradossale.
Un governo che avrebbe visto insieme due gruppi rivali, che si sono contrastati fortemente alle ultime elezioni, e tanto più aspramente quanto più erano accomunati dal populismo e dall’inettitudine istituzionale; un governo che si voleva dire politico, ma si presentava non un presidente non eletto politicamente.









Un governo i cui esponenti avrebbero fatto storcere il naso a molti in Europa e nel mondo, un governo pericoloso perché rischiava di portarci fuori da tutti gli accordi internazionali contratto dal dopoguerra in poi, che ci fanno appartenere ad istituzioni più grandi di noi in cui noi possiamo contare molto più di quanto potremmo mai contare da soli, accordi vitali per vivere e prosperare, alleanze da cui non possiamo prescindere.
Un governo in cui la diffidenza reciproca fra le due forze che avrebbero dovuto costituirlo era elevatissima e che sarebbe bastato un niente per buttare tutto all’aria; un governo il cui programma comune era stato costruito (male) in pochi giorni e che non avrebbe trovato facilmente accordi sui fatti imprevisti.
Un governo che non aveva avuto alcun vaglio (serio) dal popolo, dai loro stessi elettori (in Germania almeno è stato fatto un serio referendum interno fra gli elettori socialdemocratici della Spd prima di presentarsi al governo del Paese con la Cdu-Csu di Angela Merkel), qui da noi sono bastate poche parole dei rispettivi leader per far digerire ai rispettivi elettori un accordo (lo hanno chiamato contratto) con una forza considerata persino pericolosa fino a qualche giorno precedente e con cui avevano giurato di non allearsi giammai.
Il problema da noi è il populismo, perché quando non c’è più serietà, quando mancano le proposte vere, quando le persone in gamba tacciono o emigrano altrove, quando restano solo i cialtroni e gli opportunisti, quando volano solo parole in libertà non contrastate più seriamente da nessuno.










Quando qualsiasi cazzata ha diritto di cittadinanza e viene creduta al pari delle proposte decenti, quando non si distingue più da queste, anzi le sommerge perché il cazzaro grida più forte, o ha come cassa di risonanza pseudo-giornalisti e turiferai che la propagano, allora il populismo e la demagogia imperano, allora ai gattopardi si sostituiscono le iene.
Il populista nemmeno immagina quale baratro sta aprendo, se dovesse giungere al potere sarà lui il padrone, sarà lui quello che ha la responsabilità e le sorti dello Stato, ci sarà sempre qualcuno più populista di lui che lo attaccherà per scalzarlo, percorrerà la stessa strada che lui ha percorso in precedenza per attaccare a sua volta gente migliore di lui e prenderne il posto, ma più di ogni altra cosa non comprenderà che attaccando l’autorità sminuisce il valore stesso dell’autorità, attaccando chi governa come “casta”, quando governerà lui, sarà lui la casta
Ci vuole poco a diventare casta, i leghisti avevano cavalcato inizialmente la questione morale subito dopo Tangentopoli, sono stati loro in gran parte a lanciare monetine a Craxi all’Hotel Raphael, sono passati solo una manciata di anni e già i loro leader speculavano in diamanti, compravano lauree a Tirana ai loro figli, spadroneggiavano in Rai, truffavano parecchi soldi dei rimborsi elettorali allo Stato e si ristrutturavano ville a Gemonio.
Bisogna stare molto attenti, perché dopo il populismo in genere c’è sempre una dittatura, e dalla dittatura ti liberi soltanto con una guerra sanguinosa, seguita da una guerra civile altrettanto sanguinosa e da Piazzale Loreto.











P.S. La cosa che mi sconvolge di più oggi è sentite un cumulo enorme di cazzate scritte non soltanto dai soliti idioti, che esistono soltanto in quanto idioti, sulla Costituzione, ma che queste cazzate vengano diffuse senza critica alcuna da giornalisti, da politici, da tuttologhi improvvisati, da persone dello spettacolo a cui viene concesso un clic o aperto un microfono … nessuno sembra chiarire con certezza come stanno le cose e le voci che dovrebbero difendere Mattarella. e dunque lo Stato stesso, sono troppo flebili, poco incisive o poco autorevoli.
Signori, non ci possiamo fare le regole secondo i nostri interessi, non possiamo lodare un Presidente della Repubblica quando sta dalla nostra parte e chiederne l’impeachment quando ci critica o ci stoppa, non siamo in uno stadio a gridare: “Arbitro cornuto!”, la democrazia ha regole diverse da quelle dal campionato italiano. 
Il Presidente della Repubblica, visti i risultati elettorali, tiene conto dei partiti che hanno prevalso e su suggerimento di detti partiti nomina un presidente incaricato affinché formi un governo. Sta alle forze politiche raccogliere una maggioranza di parlamentari nelle due Camere affinché sostengano il governo e sta al presidente incaricato portare al Presidente della Repubblica una rosa di nomi che saranno i futuri ministri e i futuri sottosegretari. È prerogativa del Presidente della Repubblica accettare o rifiutare tali nomine, fa parte dei suoi pieni poteri
E il rifiuto di Mattarella di accettare Savona non ha niente di strano, non è senza precedenti, già in passato il presidente Pertini bocciò nel 1979 il nome di Darida alla Difesa, proposto da Cossiga; Scalfaro non volle Ceasare Previti alla Giustizia nel 1994, dicendo no a Berlusconi che l’aveva proposto; Ciampi bocciò Maroni alla Giustizia nel 2001, voluto da Berlusconi; e Napolitano disse di no a Renzi nel 2014 quando gli propose Gratteri come ministro della Giustizia.









Anche per le leggi esiste lo stesso iter costituzionale, una legge nasce come “proposta di legge” che viene sottoposta alle camere, anche dopo l’approvazione non è esecutiva se prima non viene firmata dal Presidente della Repubblica, il quale può approvarla, chiederne la modifica o rifiutarla in toto … naturalmente spiegandone le ragioni, perché non esistono poteri assoluti e definitivi nella nostra Costituzione e nella nostra Repubblica.
Se il Presidente non avesse potere di veto, non si capisce perché portare le legge da lui a firmare o perché presentargli una lista dei ministri: nel primo caso l’approvazione della camere dovrebbe bastare e nel secondo basterebbe il risultato elettorale per avere automaticamente un governo, ma non è così.
 Il presidente Sergio Mattarella si è laureato in giurisprudenza presso l'università La Sapienza di Roma con il massimo dei voti e la lode, ha esercitato per anni l’avvocatura presso il foro di Palermo, nel suo studio legale specializzato in diritto amministrativo, ha intrapreso la carriera accademica presso l’Istituto di Diritto Pubblico dell’Università di Palermo, divenendo professore associato di diritto parlamentare, fino al 1983, anno in cui iniziò la carriera politica.
Luigi Di Maio e Matteo Salvini: titoli accademici non pervenuti, mai conseguiti e mai conseguibili, competenze in diritto parlamentare o in diritto costituzionale prossime allo zero assoluto, capacità di esprimersi in lingua italiana piuttosto dubbie, esperienze e capacità dimostrate nella pubblica amministrazione tendenti al nulla, precedenti lavorativi nessuno.











6 commenti:

  1. I peggiori istinti escono allo scoperto, ma i segnali li avevamo già visti da tempo. Quando i politici promettono cose irrealizzabili pur di prendere il potere, e portando lo Stato alla rovina, si vede e si capisce che non hai alcun scrupolo per niente e per nessuno...anzi gli altri "ti servono" e vanno usati a dovere per fare la scalata. Anch'io oggi ho letto il disappunto di Casaleggio. Non per tirarmela da chissà che ma c'ero arrivato anch'io a capire che i 5 Stelle sono stati usati.

    E' chiaro che una forza politica che raggiunge il 18 o il 19% da sola non governa (con qualsiasi legge). E quindi si allea con altri, li usa, proponendo il peggio...poi se il peggior governo della Repubblica non nasce potrò pur sempre dire che "E' colpa degli altri", e su questo slogan si imbastisce l'ennesima campagna politica per le prossime elezioni.

    L'escamotage, la palla al balzo, è stato inserire il Prof. Savona con le sue idee e le sue tesi dannose per lo Stato. In questo modo galvanizzi una parte dell'elettorato e se qualcuno rifiuta ecco, appunto, la scusa buona per poter dire "E' colpa degli altri". Enrico Mattei, in tempi passati, diceva più o meno che i partiti sono come un taxi: li prendi, li paghi e ci fai quello che vuoi (non me la prendo certo con Mattei che ha pagato con la vita, ma aveva capito cosa era l'Italia del suo tempo). Per carità, per nostra fortuna non sono tutti così (altrimenti l'Italia si sarebbe già estinta da anni). Sono contro gli attacchi al Presidente Mattarella, perché se avesse accettato un nuovo Governo come quello che si prospettava allora sarebbe diventato complice del misfatto. E chi scrive certe parole contro di lui (a dir poco disgustose) alimenta odio di cui non abbiamo proprio bisogno nè ora nè mai in futuro.

    Un salutone e alla prossima

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    1. Carissimo,
      il tuo commento è un'ottima analisi di questo momento storico, e io lo condivido pienamente. Il problema è uscire da questo populismo, dalla politica dell'uno contro l'altro, dell'essere "anti" qualcuno o contro qualcosa. Mi sa che non si intravede molto scampo a tutto questo se persino il csx annuncia un "fronte" contro il populismo ... siamo diventati anti-antisistema, pazzesco! L'essere "anti" è ancora populismo, nessuno che faccia delle proposte per spuntare le armi del populismo. sembriamo uno di quei spadaccini in difficoltà, che ormai gioca solo in difesa e il cui unico scopo è portare a casa la pelle, non siamo più in grado di attaccare e segnare dei punti a nostro favore che non siano i giochi di strategia e di furbizia a cui stiamo assistendo in questi momenti e che vengono lodati persino da Peter Gomez (https://www.ilfattoquotidiano.it/premium/articoli/salvini-uno-e-bino-gioca-piu-partite-e-le-vince-tutte/).
      Ciao

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  2. Quando qualsiasi cazzata ha diritto di cittadinanza e viene creduta al pari delle proposte decenti, quando non si distingue più da queste, anzi le sommerge perché il cazzaro grida più forte, o ha come cassa di risonanza pseudo-giornalisti e turiferai che la propagano, allora il populismo e la demagogia imperano, allora ai gattopardi si sostituiscono le iene.

    Questa tua frase riassume lucidamente la storia patria.

    Concordo con @accadebis e aggiungo che "le fogne" sono state aperte vent'anni fa e contestualemte veniva demolito il più grande partito della sinistra europea.
    Il progetto delle logge/club dei potenti è in fase avanzata di realizzazione e i "cazzari" hanno fatto la loro parte.

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    1. Sono d'accordo, fu un grave errore far passare Berlusconi con le sue tv, i nani le ballerine, i residuati dei vecchi partiti corrotti e tutta la volgarità che quell'uomo si porta dietro qualsiasi cosa faccia.
      Hanno introdotto la politica come una lotta senza quartiere, chi vince prende tutto e non esiste nessuna opposizione e nessuna garanzia istituzionale; solo una certa magistratura ha cercato di intervenire, ma solo sui reati conclamati e fra mille difficoltà mediatiche e legislative, perché intanto i corrotti e gli indagati si facevano le leggi per sfuggire alle maglie della giustizia.
      Lega e l'ex Msi erano troppo ingenui e poco resistenti alle lusinghe del potere e del denaro per non corrompersi anche loro: dai un incarico di potere ad una persona mediocre e ti sarà fedele per tutta la vita, e sarà anche pronta a tutto per mantenere il suo nuovo status acquisito e immeritato.
      Il populismo l'ha iniziato Berlusconi, questi di ora (Grillo, Salvini, Renzi) sono solo epigoni. In tutto questo l'Italia va alla deriva, senza più nessun comandante serio e capace che possa guidare la nave e indicare la via. solo tristissimi Capitan Schettino che ti portano a "fare l'inchino" all'Elba, incuranti di rischiare il naufragio e la vita dei passeggeri ... e quando la nave affonda, sono i primi a scappare come topi.
      E' preoccupante la deriva autoritaria e fascista che rigurgita dalle fogne.
      Ciao

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  3. Condivido quanto detto da chi mi ha preceduto, temo che alla valutazione politico-sociale dell'attuale periodo si possa aggiungere, per capire meglio, anche qualche considerazione pertinete alla psicologia di massa. Siamo nel pieno di un'allucinazione collettiva per mancanza di alternative, presto ci sveglieremo e sarà ancora peggio perché non sapremo come affrontare il deserto del reale. Rilancio in fb la frase sottolineata da Berica perché icasticamente rappresenta quello che accade da un po' di tempo ormai. Ciao

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    1. Infatti, Antonio, non c’è nessuna analisi politico-sociale in tutto ciò che sta accadendo in questo periodo, per il semplice fatto che non c’è più alcuna politica e il sociale si è sgretolato nell’individualismo, nell’interesse personale, nel settarismo; ogni tentativo di riportare il Paese verso la politica o verso il sociale fallisce e sembra addirittura impossibile: oggi “politica” è una brutta parola e se ti appelli al sociale sei un “buonista”.
      Oggi se vuoi comprendere com’è che siamo finiti nelle mani di Salvini e Di Maio mentre prima eravamo finiti nelle mani di Renzi, devi fare appello alla psico(pato)logia di massa: una volta si votava e si partecipava con la mente, ragionando, oppure col cuore in mano, per i più appassionati, oggi si vota con le viscere in mano o con qualcos’altro che sta prendendo sempre di più il posto della testa.
      Le alternative ci sono sempre, basta solo crearle, e nel vuoto dovrebbe essere anche più facile; forse però è più semplice per tutti sguazzare nel pantano e illudersi di esserne fuori, l’unico, o uno dei pochi, che non si è sporcato, che non lo farà, mentre gli altri basta solo guardarli … il fatto è che anche a me oggi viene più facile l’insulto, lo stupore e lo sconcerto come se venissi da Marte, appena sbarcato dalla navicella, mentre la Lega e Salvini sono qui da 25 anni, i 5 Stelle da qualche anno, e la sinistra “non-sinistra”, Renzi e gli happy days boys stanno in Parlamento da un bel pezzo.
      Ciao

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