sabato 30 aprile 2016

URUK HAI





“ … la ferocia dell’uomo nei confronti del suo simile supera tutto ciò che possono fare gli animali, e che di fronte alla minaccia che essa scaglia sulla natura intera persino gli animali recedono inorriditi”. (Jacques Lacan, Introduzione teorica alle funzioni della psicoanalisi in criminologia, in Scritti, vol. 1, p. 141).








Il bambino abusato è spesso un bambino poco sorvegliato, solo, in alcuni casi non desiderato e persino superfluo: nato in un determinato contesto, già strumentale in quell’ambito, funzionale a mantenere il legame, quando questo contesto muta, il bambino diventa un peso, ed è in quel momento che può diventare il “fiero pasto” del pedofilo, con la complicità dei genitori o con la loro incuria.
La famiglia del bambino abusato è, in genere, una famiglia disorganizzata, talvolta costituita da un solo genitore (quando ci sono entrambi i genitori il padre è abitualmente assente, inconsistente, il che è peggio di quando è un pessimo esempio), in genere la madre, che nutre e cura fisicamente i suoi figli, non riesce ad essere loro vicina emotivamente, non ne comprende le esigenze affettive e ciò fa in modo che questi bambini, trascurati per molto del loro tempo e affamati d’affetto, possono essere attratti dalle attenzioni del pedofilo.
È necessaria una svalutazione di sé molto profonda e una altrettanto intensa devastazione interiore per non riuscire ad essere presente col proprio figlio, per non accorgersi del grande disagio (un bambino non riesce a nascondere un evento così grande, magari non trova le parole o le lacrime, ma il dolore è li se riesci a vederlo, se lo vuoi vedere), è necessario un naufragio totale della tua esistenza per giocare la vita e il benessere di tuo figlio sul tavolo delle contrattazioni dei rapporti umani.
Il pedofilo è un tizio mai cresciuto, convinto di essere un bambino cerca rapporti con gli altri bambini, ma essendo anche fisicamente adulto impone i codici della sessualità genitale al mondo del bambino, che ne è ancora estraneo.








Come se questo non bastasse, il pedofilo non è soltanto uno che voglia avere un rapporto sessuale con un bambino, ma anche uno dotato di una ferocia e di un sadismo estremi, il limite fra approfittare sessualmente e infliggere dolore, umiliazione e sofferenza è molto labile, anche il pedofilo in apparenza più candido e gentile può arrivare a seviziare e perfino ad uccidere un bambino qualora si trattasse di scegliere fra salvare la sua immagine, la sua libertà, il suo “buon nome” e la vita stessa del bambino.
Un pedofilo è spesso un tale che a sua volta è stato abusato, fisicamente e/o psicologicamente, uno che fa confusione fra sessualità adulta e sessualità infantile, uno che può confondere il proprio stesso sangue (essere, dunque, anche incestuoso) e quello altrui, oppure uno che è vissuto in una famiglia disgregata, esattamente come le sue piccole vittime, per questo inizialmente si pone come elemento riparatore per la solitudine e la sofferenza del bambino.
È un disagio talmente grave e profondo che i clinici danno poche speranze terapeutiche, la pedofilia è totalmente egosintonica, non viene percepita come un problema interno, etico, non crea sensi di colpa, spesso è condivisa da altri sodali con cui ci si incontra e ci si rinforza a vicenda, vengono creati gruppi di scambio di immagini pedopornografiche o di racconto delle proprie orride imprese.
L’unica cosa che si teme è quella di perdere la “maschera”, un pedofilo è spesso inserito in ambienti che gli danno una reputazione inattaccabile e lo mettono in contatto con le sue possibili prede: può essere un insegnante, un preparatore atletico, un prete … uno di cui non ci si meraviglia se ha dei rapporti o delle attenzioni per i bambini.








Potrebbe anche mostrarsi, per una donna sola, separata, con figli piccoli e lontana dalla famiglia d’origine e con poche amicizie vere, come una specie di principe azzurro innamorato di te e a cui piacciono i tuoi bambini; lentamente pur di non perderlo una donna scellerata può accettare di dargli in pasto i propri figli, di chiudere un occhio o addirittura di costringerli.
Il pedofilo non cambia, non facilmente, alcuni colleghi che ci hanno a che fare, disperati, dicono di rinchiuderli e di buttare via la chiave, la stessa disperazione unita all’impotenza porta a pensare a soluzioni estreme, alla castrazione chimica  (qualche sadico anche a quella fisica).
L’unica cosa che li può smuovere a un ravvedimento di facciata è la paura della punizione, della ritorsione (avete presente qual è la sorte di un pedofilo quando entra in un carcere?), o di perdere la libertà, ma non è il caso di fidarsi di questi cambiamenti repentini e, a meno di un miracolo in stile Lourdes, è bene diffidare anche dei cambiamenti più lenti, non è necessariamente vero che l’età avanzata e la prolungata carcerazione (magari corredata dalla “buona condotta”) restituiscano sempre un soggetto nuovo.      





RITRATTO DI UN PEDOFILO

“Lo scongiuro della morte appare allora come il vero significato dell’operazione seduttiva e dell’incubo fallico della prestazione.
[Da qui in poi è una lunga nota al testo].
Il riferimento al nostro ex premier si impone. Non si può intendere davvero il rituale divenuto celebre come ‘bunga bunga’ se non lo si mette in rapporto al sacrario monumentale che Silvio Berlusconi ha edificato nella sua villa di Arcore per ottenere un posto nell’eternità e che sembra mostri, con un certo orgoglio, ai suoi ospiti. È quello, in effetti, lo sforzo supremo per consegnare la sua immagine all’eternità, sottraendo la sua potenza fallica ai tarli del tempo. Una specie di viagra di marmo che dovrebbe permettere all’uomo, mortale come tutti, di erigersi come un fallo gigante al di là della corruzione del tempo. La tragica (e farsesca) verità del ‘bunga bunga’ è tutta in questo esorcismo affannato dallo spettro della morte, nel rifiuto del tempo che passa, nell’ostinato attaccamento a una immagine di sé che non è quella di un uomo anziano, minato dal passare irreversibile del tempo, ma di un giovanotto in perenne calore. È la grande lezione della clinica psicoanalitica della perversione: il vero luogo del ‘bunga bunga’ non è il lettone di Putin, ma il sacrario, il mausoleo cimiteriale dove viene preparato illusoriamente un posto nell’eternità. Nessun eroismo, nessuna arte della seduzione, nessuna passione. Nel sesso il nostro ex premier cerca piuttosto la prova della sua esistenza. La prestanza fallica del proprio corpo è il suo vero e unico tarlo. La sua vita è totalmente catturata dallo specchio. Tutto è concentrato sul proprio Io. Come potrebbe dedicarsi, se non a tempo perso, ad altro … ? Meglio far ‘girare la patonza’, l’amuleto, il feticcio che lo protegge dalla morte assicurandogli di essere ancora vivo. Il suo ‘amore per le donne’ nasconde questo uso solo psicofarmacologico e non erotico dei corpi femminili. Si tratta di una schiavitù che costituisce un potente rimedio nei confronti della sua angoscia di morte e che per tale ragione – come avviene frequentemente in questi casi clinici – gli fa perdere la testa esponendolo ai comportamenti più autolesivi, rendendolo, per esempio, vittima di ricattatori senza scrupoli. La moltiplicazione affannosa dei corpi, la ricerca incestuosa (‘Ho due bambine …’) e vampiresca della loro giovinezza (‘Ventinove anni è già vecchietta’), la verifica ossessionata della propria resistenza fallica (‘Me ne sono fatte otto’), l’esibizione continua della propria immagine di uomo di successo celebrato dai sondaggi, mostrano come il godimento perverso di Silvio Berlusconi non dia in realtà alcuna soddisfazione, ma esiga, come un vero e proprio tiranno, unicamente la sua ripetizione compulsiva. Siamo stati del resto avvertiti da chi lo conosceva bene: il solo interesse del ‘drago’ è quello di ricercare nelle sue ‘vergini’ la linfa impossibile dell’immortalità [Parole come “drago” e “vergini” fanno riferimento alla seconda lettera che Veronica Lario, ex moglie di Berlusconi, inviò a Repubblica per annunciare il suo divorzio dal marito e di cui vi aggiungo uno stralcio dove affronta il problema in questione: “Non posso stare con un uomo che frequenta le minorenni. Chiudo il sipario sulla mia vita coniugale. Io e i miei figli siamo vittime e non complici di questa situazione. Dobbiamo subirla, e ci fa soffrire…Non posso più andare a braccetto con questo spettacolo. Qualcuno ha scritto che tutto questo è a sostegno del divertimento dell’imperatore. Condivido. Quello che emerge dai giornali è un ciarpame senza pudore. E tutto in nome del potere … Figure di vergini che si offrono al drago per rincorrere il successo e la notorietà…e per una strana alchimia, il paese tutto concede e tutto giustifica al suo imperatore. Ho cercato di aiutarlo…ho implorato le persone che gli stanno vicino di fare altrettanto, come si farebbe con una persona che non sta bene. E’ stato tutto inutile. Credevo avessero capito…mi sono sbagliata. Adesso dico basta”].
Dobbiamo vedere tutta l’angoscia (e la sua negazione) che trasuda da questo corpo anziano impegnato in un forcing disperato e senza alcuna possibilità di riuscita. In esso il desiderio di niente come desiderio dell’Altro raggiunge il suo apice perverso: l’esercizio di una padronanza di godimento che si vorrebbe sottrarre all’incidenza fatale del tempo, l’affermazione del corpo sessuale che si vorrebbe realizzare come monumento, come statua in grado di risparmiare il feticcio fallico della detumescenza impietosa imposta dalla morte.
(Massimo Recalcati, I ritratti del desiderio, Raffaello Cortina, Milano, 2012, p. 86-88, € 14).



6 commenti:

  1. Caro Garbo, la storia di quella bambina mi ha disorientato, i nomi coinvolti, il suo che sembra una beffa del fato, quello del'accusato la cui omonimia con il mio cognome mi sconcerta. Di fronte a questi casi si scatena un senso di impotenza che cominci a farti domande ingenue, come è possibile? come si può fare questo a una bambina? saperlo razionalmente serve a poco ma è necessario se si vuole capire seriamente una simile aberrazione. Quello che scrivi a proposito del pedofilo che è un soggetto infantile è una terribile verità e proprio per questo poco compresa, anche perché tocca quell'aura intorno all'infanzia che tutti vogliamo intoccabile e spesso idealizzata. Ti saluto.

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  2. La scarsa sorveglianza, quella dei genitori e quella della famiglia,a volte quella dei vicini può scongiurare l'azione del pedofilo. Ma fino a che ci saranno persone con istinti perversi ci saranno bambini abusati, come purtroppo ci tocca constatare.
    La sopraffazione e quindi la violenza fisica, psicologia, sessuale sono chiaramente manifestazioni di una malacrescita e un malosviluppo mentale. Ne sono sempre stata sconcertata e attenta al problema. Ricordo che tutte le mamme mie coetanee e colleghe di lavoro lo erano. Ognuna di noi poi esercitava il controllo nel proprio ambito sociale. Quello che manca rispetto a questo problema è la denuncia. Le persone implicate sottovalutano l'estrema gravità E qui ne nasce un'angoscia,e ci si chiede come possa accadere. L'analisi che tu ne fai aiuta a capire le cause che portano a quelle perversioni ma nello stesso tempo è inaccettabile che non vi sia la possibilità di porre fine a tali delitti sui bambini.
    Che strana umanità...un'umanità di cui avere paura...
    Al mio paese ci si ricordava spesso che:"manicomio è scritto per fuori".

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    1. Correggo:non scarsa sorveglianza ma attenta sorveglianza...

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  3. I bambini: non c'è niente di più prezioso per la specie umana.
    Lacan e Recalcati evidenziano l'importanza fondamentale dell'educazione e della cura nel lascito generazionale.

    Nella nostra civiltà l'attenzione è spesso rivolta altrove;
    non è un caso che "figuri" come quello che descrivi nel ritratto, riscuotano successo e consenso.

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  4. Il famosissimo, per coloro della mia età, "bollo tondo!".
    Per i pedofili solo la pena di morte!
    Null'altro da aggiungere.

    Ciao da luigi

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  5. Luigi, io sono contrario alla pena di morte!
    Ciao

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