domenica 15 novembre 2015

AU NOM DE QUOI?






2 commenti:

  1. In nome di cosa? Una domanda secca e imprescindibile a cui non sappiamo dare risposta se non nella consapevolezza che i fanatismi resistono, e sono sempre più pericolosi perchè gli strumenti che hanno a disposizione si aggiornano sulla conoscenza che intendono colpire. Ciao :-)

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  2. @ Anonimo,
    interessante ciò che esprimi, mi ha fatto riflettere prima di poterti dare la mia risposta; penso però che il fanatismo sia tale proprio perché non si aggiorna sulla conoscenza che vuole colpire, ma sulla modalità migliore per colpire certamente si. Per il fanatico l’altro, il nemico da colpire è un essere abietto, un subumano, un oggetto che si può distruggere. Non cerca di comprenderlo, anzi se ne allontana, ed è proprio perché non lo capisce, perché non gli concede nemmeno lo statuto di essere umano, che può ferirlo, umiliarlo, distruggerlo. Durante gli attentati con ostaggi si cerca di prendere tempo, non solo per poter pianificare una contromossa efficace, ma anche perché più sta a contatto con un ostaggio e più diminuiscano le possibilità che tu lo possa uccidere a sangue freddo, perché più passa il tempo e più ti accorgi che è un essere umano come te. Il fanatico, il terrorista, devono mantenere quest’illusione che l’altro non valga nulla, che sia spregevole, ma questo può accadere solo se anche tu in fondo senti di non valere nulla, di essere spregevole, tanto spregevole da poter uccidere degli innocenti, tanto disprezzabile da poter sacrificare la tua stessa vita in un attacco suicida.
    Ciao

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