martedì 28 aprile 2015

UN GRAFFIO IN TESTA 5




Immagine di Alberto Ghizzi Panizza




3
¿Es o no es
el sueño que olvidé
antes del alba?

Esiste o no
il sogno che smarrii
prima dell'alba?
(Jorge Luis Borges, Haiku no.3, da La cifra).



Photo by Willy Otto Zielke, 1939.




"Ogni amore procede dal vedere: l’amore intellegibile dal vedere intelligibilmente; il sensibile dal vedere sensibilmente".
(Giordano Bruno, De gli heroici furori).



Gabriele_Rigon-Ever Magazine.



Still from The American Venus, Dir. Frank Tuttle, Paramount Pictures, USA, 1926.



Ma come era potuto accadere, com’era successo che fosse salita su quel tacco 12 che lui aveva scelto per lei e che serviva, e lei lo sapeva perfettamente, solo a condurla dal suo padrone; come poteva accettare un rapporto così subordinato, con uno che non si faceva mai sentire anche per mesi quando erano distanti, neanche per chiederle: “Come stai?” e che poi appariva all’improvviso e le chiedeva di vederla, anche all’ultimo momento, come quella volta del concerto di Capodanno a Vienna, quando lei si era precipitata nella città austriaca mollando tutto e tutti senza grandi spiegazioni, senza avere il tempo e la voglia di imbastire delle scuse plausibili?
E come era possibile che tutto questo le accadesse proprio adesso che amava un uomo e ne era riamata, proprio ora che forse per la prima volta si sentiva legata a qualcuno, ora che qualcuno stava lasciando per lei la moglie con cui aveva trascorso parecchi anni, con cui era stato felice e aveva avuto dei figli?
Era senza dubbio molto strano tutto questo, era stata e credeva ancora di essere una donna libera, gelosa della sua autonomia, una che non avrebbe mai tollerato alcuna mancanza di rispetto, molto orgogliosa del suo essere donna e indipendente, che non avrebbe tollerato alcun rapporto di dipendenza da un uomo.
E adesso? Eccola li che non poteva contare nemmeno i momenti per rivederlo, perché ogni volta non sapeva quando l’avrebbe rivisto e non sapeva nemmeno se l’avrebbe rivisto … più i giorni passavano e più cresceva la sua paura che non si sarebbe più rifatto vivo  eppure, lo sapeva, lei non l’avrebbe mai chiamato … poteva accettare qualsiasi cosa da lui eccetto il fatto di essere lei a contattarlo per prima … sembrerà poca cosa, sembrerà nulla, ma la chiamata di lui la faceva sentire desiderata … dimenticava tutto in fretta … l’attesa, talvolta lunga, l’umiliazione di stare li ad aspettarlo senza che lui si degnasse di darle qualche notizia o qualche rassicurazione, senza che ci fosse qualche cenno da parte sua di interesse sensibile verso di lei.


Joan Fradera






Quando un uomo non ti chiama, nella stragrande maggioranza dei casi, è perché non ti vuole o non ti vuole più o, se preferisci, è perché l’hanno rapito gli alieni; quando una donna non ti chiama, nella stragrande maggioranza dei casi è perché ha già qualcun altro o, se preferisci, perché l’hanno rapita gli alieni ... oppure perché è troppo orgogliosa per farlo, e preferisce perderti piuttosto che comporre il tuo numero e dirti: “Pronto!”.
Ma qui ogni logica era capovolta, lui non la chiamava mai e poi, ad intervalli irregolari squillava il telefono e sentivi la sua voce, come se niente fosse, come se fosse tutto naturale, normale, come se ti avesse chiamata la mattina e ora voleva aggiungere qualcosa; mentre lei aveva rinunciato quasi completamente al suo orgoglio, che rimaneva arroccato in un bastione imprendibile alla sua impossibilità di prendere l’iniziativa di contattarlo. 
Non poteva fare a meno di cogliere la stranezza della sua situazione e il trasporto che sentiva per quest’uomo la spaventava, era sicura che non fosse amore, quello lo provava per Desiderio, era piuttosto attratta dal carisma di Adelchi, dai suoi modi autoritari, dal senso di dominio che emanava, dal farla sentire di appartenere a qualcuno come mai si era sentita … non si trattava di stare a fianco di un uomo, ma di essere sua come si appartiene ad un branco, dove lui era il maschio alfa da cui tutto il branco dipende e a cui tutti devono obbedienza.
Si sentiva amata non soltanto dall’amore che è trasporto, passione, tenerezza, prendersi cura, ma di quell’amore che è possesso, sottomissione, soggiogamento, dominio o, meglio, un amore che è entrambe le cose come quella morsa che usa il leone durante l’accoppiamento, quando ferma con decisione la nuca della compagna irrequieta con le sue fauci che potrebbero spezzarle il collo ed ucciderla, eppure quella presa è nello stesso tempo ferma e delicata, come quando solleva i piccoli per la collottola, senza far loro alcun male.
D’altronde fu lo stesso Freud ad intuire quanto le pulsioni perverse non fossero delle aberrazioni, delle alienazioni dell’individuo o delle degenerazioni, ma appartenessero di diritto e andassero a costituire, sotto l’egida della sessualità genitale, gli elementi dell’amore maturo; il bacio, la carezza, l'attrazione per lo sfintere anale, il trattenere e il rilasciare, erano residui di piacere che obbedivano allo scopo di stimolare e mantenere l’eccitazione in funzione dell’accoppiamento.



Vienna

Vienna, Stadtpark.




Egli scrisse che:

“La sessualità della maggior parte degli uomini si rivela mescolata a una certa aggressività, all’inclinazione alla sopraffazione, il cui significato biologico potrebbe risiedere nella necessità di superare la resistenza dell’oggetto sessuale anche diversamente che con atti di corteggiamento”. (Sigmund Freud, Tre saggi sulla teoria sessuale. Le aberrazioni sessuali, in OSF, Vol. 4, Bollati Boringhieri, p. 470).  

Io credo piuttosto che il corteggiamento sia un gioco complesso in cui si manifestano elementi libidici ed aggressivi in proporzione variabile ed entrambi contribuiscono al successo o all’insuccesso della conquista del partner se sono dosati di volta in volta a stimolare e a mantenere il piacere di stare insieme e non sono dissonanti o sproporzionati da provocare dispiacere.
Freud aveva un’idea, legata al suo tempo e alla sua cultura, per cui era il maschio a sedurre, a conquistare, ed era la femmina ad essere conquistata, il maschio ad essere attivo e la femmina ad essere passiva, il maschio a dover dimostrare affetto e ad imporre la sua presenza e il suo dominio e la femmina ad accettare o a rifiutare l’una e l’altro.
Forse a quel tempo, con quei presupposti, il corteggiamento si svolgeva davvero assumendo quelle forme e forse ancora adesso è rimasta qualche inconsapevole traccia di quella forma mentis, e le persone semplicemente recitavano il copione che la loro cultura di appartenenza e la loro classe sociale prevedevano; forse adesso si sono semplicemente modificati i ruoli e l’attività/passività e l’iniziativa non sono più strettamente legate all’essere maschio o femmina.








Forse, più semplicemente ancora, esistevano ed esistono delle forme di corteggiamento che sono come dei modelli guida, all’interno dei quali due individui possono giocarsi la loro partita dell’amore senza infrangere le regole vigenti e nello stesso tempo senza rinunciare alle proprie esigenze interne.
Per cui se la cultura prevedeva che la donna fosse “passiva” e accogliente, ella trovava altre strade che non fossero l’imposizione diretta, per affermare le proprie esigenze, strade che erano comunque difficilmente arginabili e a cui ci si poteva opporre con più fatica che alle vie più dirette; succedeva, dunque, che in ogni caso una donna intelligente prevaleva in una coppia comunque, anche se la cultura la voleva sottomessa all’uomo, e talvolta in una coppia prevaleva (e prevale) comunque la donna, anche se non spicca per intelligenza sul suo uomo, perché è più volubile? Perché ama di meno? Perché è prepotente? Perché in fondo siamo una cultura matriarcale travestita da patriarcato? Per motivi ancora tutti da indagare?
Fatto sta che nel mio gruppo di amici d’infanzia, tutti maschi, e fra molti miei amici e conoscenti attuali, del nord, del centro, del sud Italia (isole comprese) o di Paesi europei o di altri continenti, solo alcuni maschietti se la giocano alla pari con le rispettive compagne, tutti gli altri sono inesorabilmente subordinati, se non proprio vergognosamente sottomessi, alla propria moglie.
Nell’età del suo sviluppo, intorno ai 15 anni, Ermengarda si era sentita a disagio in quel corpo improvvisamente allungato, con quelle nuove forme rotondeggianti, con quei fianchi sinuosi, con quei glutei sodi che volevano riempire le forme di ogni suo vestito quasi volessero mostrarsi all’esterno e con quel seno che gonfiava le sue camicette quasi volesse fare capolino, debordare, esplodere.
Ma il peggio era che anche i suoi amici d’infanzia, soprattutto i maschi, ora erano in imbarazzo a stare con lei, non aveva mai sospettato che potessero essere così imbranati e deficienti, che potessero fare o dire tante cose buffe, mentre le sue amiche prendevano le distanze … troppo bella, troppo appariscente, ma lei tutto questo non lo capiva e si pensava sbagliata.


Vienna, il Parlamento.





Persino gli uomini che frequentavano la sua casa, gli amici di famiglia, quelli dell’età dei suoi genitori, erano cambiati nei suoi confronti, in molti erano più freddi ora, quasi indifferenti, non scherzavano e giocavano più con lei come prima, evitavano il contatto fisico, anche solo di sfiorarla, mentre altri erano interessati alle sue nuove forme, sentiva che i loro occhi la guardavano in maniera completamente diversa, quasi lubrica.
I ragazzi che le piacevano esitavano a farsi avanti e lei non capiva il perché, le rivolgevano la parola gli spacconi, gli esibizionisti, i bulli, quelli molto più grandi di lei … quelli che non le piacevano; non le ci volle molto a capire che era fittizia tutta la sicurezza iniziale che dimostravano i suoi nuovi ammiratori, e a rendersi conto dell’immenso potere che lei poteva avere su chiunque di loro.
Dopo lo smalto iniziale del maschio, la sua euforia per l'abbordaggio riuscito (bastava solo che lei gli desse retta) e, se ne rese conto quasi subito dopo, la  sua ebbrezza per gli occhi carichi di invidia degli altri ragazzi che gli si posavano addosso e lo ritenevano “fortunato” perché aveva avuto il coraggio di parlarle e non solo lei stava al gioco, ma si accompagnava a lui, rideva delle sue battute, accettava i suoi inviti ed era disponibile per nuovi appuntamenti, lei si rese conto che era incredibilmente facile piegare i maschietti ad ogni suo capriccio e ad ogni sua volontà.
Un po’ ci giocava, alzava la posta, li sottoponeva a prove d'amore incredibili, impossibili, come se queste potessero eccitarla davvero, ma ben presto si stancava di queste cose leziose ed anche di loro; nessuno capiva perché lei li scaricava: i maschietti (tutti indistintamente) pensano che una ragazza si conquista mostrando i muscoli e le proprie abilità, lei mostra le sfide da superare e loro mostrano tutto il coraggio nell’affrontarle e nel superarle.

Deauville - France -1913,  © Collection Yves Aublet.

 In the Wings at the Opera House (1889). Jean-Georges Béraud (French, 1849-1935). Oil on canvas. Musee de la Ville de Paris, Musee Carnavalet, Paris.





Non capiscono che più cedono ai capricci della ragazza e più questa perde interesse per loro, che quello che alla fine rimane davvero nel loro cuore è quello che resiste, quello che non cede, il restìo, quello che sa tenere loro testa, quello che un po’ le domina e che sa capovolgere i rapporti di forza, riequilibrarli, quello che sa prenderle con una presa ferma senza essere molle e senza soffocarle.
Quanto sono prevedibili i maschi, quanto sanno essere banali, quanto ogni loro intento, anche quello che ritengono più nascosto, sia in realtà scoperto, elementare, manifesto, quanto in loro non parli solo la bocca, ma gli occhi che ti guardano, che ti accarezzano, che ti spogliano, anche quando sembrano guardare altrove o quando tu guardi altrove e sai dove sono e sai che ci sono, come quando lui ti aiuta ad indossare la giacca, sai già che i suoi occhi indugiano sul tuo sedere, non ti serve girarti a guardarlo.
E le mani, quante cose ti dicono quelle mani che si muovono mulinando nell’aria se solo le sai osservare, se riesci ad accorgerti quanto in realtà non stanno commentando ciò che lui dice, ma stanno dando forma aerea ai suoi desideri, che non sempre vengono detti, quelle mani ti slacciano, ti sganciano, ti sfilano cose, ti accarezzano, ti spogliano, ti penetrano con le dita, si impossessano di te come se tu fossi un oggetto sospeso nell’aria.
Ma le donne sembrano in genere indifferenti a tutte queste cose, le donne ascoltano, non tanto le parole, le frasi, i significati di ciò che un uomo dice loro, le donne ascoltano il timbro e la musicalità della voce dell’uomo, tutto questo penetra come miele nelle loro orecchi e e va dritto al cuore, mentre gli uomini guardano, osservano, scrutano e tutto ciò non sembra vada necessariamente al cuore ma in qualche altro organo più sensibile o il cui percorso con gli occhi sia privilegiato.

Per questi canali ci innamoriamo noi, uomini e donne, per questi canali stillano gocce di rugiada, di resine odorose che incatenano i nostri sensi, per questi canali veniamo irretiti l’uno dall’altro; in realtà in amore gli uomini dovrebbero essere ciechi e le donne sorde se non vogliono prendere delle paurose cantonate.  

(To be continued ...) 


  

mercoledì 22 aprile 2015

ANALE DI SICILIA




Joaquin Sorolla - Las tres velas



Le vele le vele le vele
Che schioccano e frustano al vento
Che gonfia di vane sequele
Le vele le vele le vele!
Che tesson e tesson: lamento
Volubil che l'onda che ammorza
Ne l'onda volubile smorza...
Ne l'ultimo schianto crudele...
Le vele le vele le vele.
(Dino Campana, Barche amorrate).






Un peschereccio si è capovolto a nord della costa libica mentre un mercantile si avvicinava per i soccorsi. Secondo un sopravvissuto le vittime sarebbero oltre 900, di cui 50 bambini: "Centinaia chiusi nella stiva".
Eran 900, eran giovani e forti, e sono morti … c’erano italiani nel peschereccio? Se va avanti così mi toccherà disdire la prenotazione per quest’estate in Calabria, con tutti questi corpi il mare sarà mica inquinato? Ok, quello è Ionio e questo è Tirreno, ma come girano le correnti? E non è tutto Mediterraneo? Per precauzione quest’anno andrò ai Caraibi, il Mar Rosso no, è a rischio terrorismo, non vorrei rischiare, ai caraibi al massimo posso rischiare un’indigestione di aragosta, porterò con me l’Alka Seltzer.
Novecento, però, come quel famoso film di quel regista, quello di quelle parti li peraltro, Tornatone o Tormentone li, non ricordo, sono tanti, un record, non sarà il caso di avvisare i giudici di gara per segnalarlo, così ci mettono nel Guinnes dei Primati. Per il ponte del primo maggio che fai? Vuoi che venga io da te, vieni tu da me, oppure andiamo insieme da qualche parte? E che ha fatto la Juve in Champion?
Chissà perché ogni volta che accade una tragedia "che non ci riguarda" sento discorsi stupidi e cinici come quelli sopra, chissà perché ogni volta che si parla di immigrati invitano Salvini in tv, ogni volta che si parla di famiglia e di gay invitano Giovanardi, ogni volta che si parla di arte invitano Sgarbi, è come se all’Expo 2015 di Milano invitassero il conte Ugolino, o ad un congresso di chirurgia invitassero Jack lo Squartatore o ad un simposio sulla fedeltà coniugale invitassero Silvio Berlusconi o Schettino a tenere una lectio sulla gestione del panico in caso di tragedie o di disastri all'Università la Sapienza di Roma.
Chissà perché sulle tv, sui giornali e anche sui social network viene data una visibilità enorme alle dichiarazioni shock di emeriti imbecilli, che creano solo liti furibonde e spaccature sociali estendendo quel pensiero ad interi blocchi sociali, culturali e politici a cui gli imbecilli di prima dicono di appartenere e che in fondo non ci distinguono poi molto da loro in quanto ad imbecillità, se li cerchiamo accuratamente, se li riportiamo come se fossero cose degne di nota, se trascendiamo al loro stesso livello e col loro stesso linguaggio.
L’imbecillità è sempre esistita, solo che ora è più visibile perché esistono molti rapporti virtuali dove è più facile fare emergere il peggio di noi stessi, cosa che in un rapporto vis a vis è molto più difficile, ci si può nascondere dietro anonimato e pseudonimi credendo così a torto di non essere rintracciabili e di poter dire cose di cui poi non ci si prende la responsabilità civile e penale ... o c'è quella noncuranza tipica di chi non ti guarda negli occhi e ha il coraggio di far emergere il peggio di sé, come accade in confessione, o dallo psicoanalista, in rete o in un semplice viaggio in treno.






C’è poi la questione che in Italia ci siamo imbarbariti parecchio in questi ultimi decenni, la tv di Stato prima, le tv berlusconiane poi, le telenovelas, le fiction, l’editoria che pubblica solo chi compare in tv, chi solleva polveroni, chi strilla, gli esibizionisti, i narcisisti, gli psicopatici, gli ambiziosi, i raccomandati, gli amici degli amici, gli apocalittici e gli integrati, hanno creato un analfabetismo culturale di ritorno e un analfabetismo funzionale, per cui oltre il 70% degli italiani di fronte a qualsiasi approfondimento, a scalfire la superficie, a pensare con la propria testa, comincia a sentire lo stridio degli ingranaggi, a vedere le scintille e si ferma, condannandosi a giocare di riporto … e non a caso riporta qualsiasi cosa, da una dichiarazione della Santanché fino ad una di Gasparri.
C’è chi ha limitate capacità intellettive, deve quindi giocoforza semplificare ogni cosa per poterla contenere ed elaborare nella sua mente, per cui una tragedia immane come quest’esodo infinito e drammatico si trasforma in una invasione della “mia” terra, della “mia” casa, un attentato al mio benessere, ai miei diritti, un agitare tutte le paure possibili, criminalmente, le più becere: che mi rubino il lavoro, che mi stuprino moglie e figlia, che introducano modelli di vita che abbassino il livello qualitativo a cui sono abituato.
Naturalmente, se semplifico i problemi, semplificherò anche le soluzioni che riesco a trovare, in molti casi la semplicità estrema non risolve mai i problemi complessi, perché non ne coglie l’ampiezza, il respiro profondo, nella maggior parte dei cadi sono soluzioni inefficaci, negli altri si riducono in autentici disastri di cui poi nessuno si prende mai la responsabilità: come per la Bossi-Fini, di Mare Nostrum, di Triton … e di tutte le soluzioni a venire.
È il caso di Matteo Salvini che sugli immigrati propone cose come “blocchiamoli in mare”, a parte che bloccare in mare un barcone stracarico di gente senz’acqua e senza cibo, con le stesse speranze di galleggiabilità di una bagnarola è criminale e solo se hai il senso umanitario di un lombrico potresti farlo, ma come pensa Salvini di poter pattugliare 7458 km di costa, sarebbe difficile persino per la marina britannica o per la USA Navy, figuriamoci per la Marina, la Guardia Costiera italiane.
Forse non ha neppure idea di quanto costerebbe allo stato un tale dispiegamento di forze, che comunque otterrebbe risultati molto prossimi al ridicolo, perché già adesso la stragrande maggioranza dei migranti che attraversano il nostro suolo (molti dei quali non si fermano da noi e vanno altrove), passano via terra attraverso l’est e i Balcani.
Come non prevedere il buco nell’acqua enorme che si rimedierebbe con questa strategia, perché noi abbiamo sul nostro territorio la criminalità organizzata più potente d’Europa e forse del mondo intero, a cui si sono ispirate storicamente altre forme di criminalità in America e in Asia, un’organizzazione che ha una capacità di infiltrarsi e di corrompere elevatissima, e che è certamente presente in tutto ciò che può riciclare denaro da provenienza illecita, che può significare controllo del territorio e potere e che sia anche molto proficuo.






C’è chi, pur essendo dotato intellettivamente, almeno mediamente dotato, in casi come questa tremenda tragedia del mare, reagisce in maniera paradossale, spostando l’intera questione su aspetti secondari, sulle banalità, su ciò che è inopportuno o incongruo (come lo schizofrenico che ride al funerale della propria madre), oppure proponendo soluzioni strampalate senza rendersi conto appunto che sta sfiorando il ridicolo.
Ho sentito qualcuno ventilare l’ipotesi dell’intervento militare in Libia, dai cui porti di Tripoli e di Bengasi partono la maggior parte dei natanti diretti in Italia, chi fa una simile proposta non ha idea di cosa potremmo incontrare noi oggi in Libia, organizzazioni terroristiche così estese e potenti che nemmeno gli Stati Uniti hanno osato finora contrastare, e d’altra parte credo non si renda perfettamente conto dello stato dei nostri armamenti e della potenza del nostro esercito.
Per poter pacificare tutta la zona occorrerebbe bombardare con gli aerei tutte le basi strategiche, tutti i collegamenti, piegare l’esercito, demoralizzarlo, e poi invadere da terra tutta la zona, cercando di conquistare territori palmo a palmo, con perdite terribili … decisamente chi parla in questo modo non sa cosa sta dicendo, anche se chi ha buttato li a caldo l’idea sono stati per primi Gentiloni, ministro degli esteri, e Pinotti, ministro della difesa, proposta per fortuna smentita subito dopo.
Poi c’è anche qualche buontempone che si diverte ad immaginare scenari utopici tanto per esercitare la sua massa cerebrale, ho letto da qualche parte che per noi italiani sarebbe addirittura auspicabile non soltanto accogliere gli immigrati, ma addirittura promuovere l’immigrazione, organizzando noi in prima persona la tratta, con navi da crociera a prezzi concorrenziali con gli scafisti e, visto che molti immigrati desiderano andare in primo luogo nei Paesi del nord Europa (Francia, Germania, Inghilterra, Scandinavia), noi li depositeremmo direttamente nei porti principali di questi Paesi, magari facendo un inchino alla Schettino e una piroetta all’Arlecchin Batocio.
Spero che a nessuno di voi venga in mente di dare ad una baggianata come questa il minimo credito, una simile pensata parte da una concezione paranoidea dell’Europa, da una dicotomia noi-loro, da una mira segreta di approfittare perché siamo più furbi di loro e nello stesso tempo di non farsi fregare.
Un’idea dell’Europa che è imperante in Italia, è presente anche altrove (provate a pensare alla mossa con la quale la Grecia chiede il risarcimento dei danni di guerra alla Germania, difficile immaginare una pagliacciata simile, e questo mette una croce tombale definitiva alla credibilità della sinistra europea … dopo Tony Blair, dopo D’Alema, dopo Zapatero), ma che se prevalesse significherebbe la morte stessa dell’Europa Unita, come la mafia al sud, la Lega al nord, e il qualunquismo dei furbi in tutto lo stivale (isole comprese) ha significato la morte dell’Italia unita ad oltre 150 anni di distanza.
Inutile dirvi che essa trova la stessa ispirazione di una certa “napoletanità” (sia detto senza offesa per i napoletani, perché col termine intendo un modo di pensare di cui Napoli è il simbolo, più che una collocazione geografica), quella che per intenderci architetta la maglietta con la striscia nera che simula la cintura dell’automobile, o che mette in commercio lo spray che rende sfuocati i numeri della targa per l’autovelox, o che va a vendere bandiere verdi col “sole delle alpi” (che però sembra più il simbolo della marjuana) e altri gadget alla festa annuale della Lega a Ponte di Legno.






Ma è anche e soprattutto la fattibilità, la realizzabilità pratica, ad affossare definitivamente questa pensata: i porti più raggiungibili nel mediterraneo sono quelli della Spagna, della Grecia e della Francia del sud, per raggiungere i Paesi ricchi del nord Europa bisognerebbe navigare nell’oceano Atlantico, e i costi e l’impresa sarebbero ben più onerosi, senza contare che dubito che qualsiasi porto europeo farebbe sbarcare una nave carica di immigranti, anche se travestiti da crocieristi, così come nessuno sarebbe più invogliato a comprare una Fiat solo perché ci metti il marchio Ferrari (idea, quest’ultima, di Silvio Berlusconi, che non a caso è stato il leader politico più discusso e autorevole in Italia, proprio perché ci rappresenta più di tutti gli altri politici messi insieme, e ci rappresenta così tanto che anche a “sinistra” ci siamo procurati Renzi, che è Berlusconi da giovane e senza mignotte).
Insomma, sembra quasi che facciamo di tutto per rimpicciolire, semplificare, alterare, banalizzare, strumentalizzare il problema, dando l’idea di volerlo risolvere, che in fondo è molto semplice risolverlo, ingigantendolo anche opportunamente in alcuni casi: secondo molti dei nostri politici e qualche giornalista “indipendente”, anzi, “libero”, ci sarebbero almeno un milione di immigrati pronti a partire sulle coste della Libia (qualche migliaio secondo la questura), numero inverosimile, buttato li a caso, non sarebbe sostenibile per nessuna città libica ospitare anche solo per poco tempo tutta questa gente priva di mezzi propri.


Anche creti-NO è reato




A questo si aggiunge il possibile pericolo terrorismo, la possibilità di attentati in territorio italiano, basati semplicemente sul nulla, ma in campagna elettorale significano molti voti e possono determinare la vittoria di chi sa giocarsi meglio le paure e i timori degli italiani; se poi da noi ne arrivano qualche centinaio per volta, dal milione previsto, e non succede nessun attentato terroristico, persino Angelino Alfano potrebbe passare per un ministro capace: visto che ha contenuto i flussi migratori e ha prevenuto gli attentati… un modo come un altro per guadagnare molto investendo solo chiacchiere.
Io credo che manchi sostanzialmente la possibilità di capire nel profondo cosa sta accadendo, chi sono tutte queste persone che sbarcano o tentano di sbarcare sulle nostre coste, da che cosa scappano, qual è l’entità vera dell’esodo, perché rischiano la loro vita, quella delle loro donne e dei loro bambini in carrette del mare, dando tutti i loro averi a gente senza scrupoli, per venire da noi, quali sentimenti li animano.
Dovremmo metterci nei loro panni, dovremmo conoscere ciò da cui fuggono, dovremmo provare le loro stesse emozioni per capire, non basta ciò che definiamo intelligenza, bisogna “sentire”, “provare”, per capire davvero, perché la paura, il fastidio, la xenofobia, la grettezza, l’egoismo, l’imbecillità espressa in certi messaggi compiaciuti per l’ennesima tragedia, nascono dal non capire tutto questo, dal non aver mai sviluppato una intelligenza emotiva che ti permette di comprendere l’altro e le sue motivazioni più profonde.

Nave migranti

Nave negriera metà dell'800



È attraverso questa capacità di cogliere le nostre emozioni e quelle altrui che possiamo darci conto di almeno cinque secoli di rapporto tra Africa ed Europa (o Occidente in generale) basato sullo sfruttamento più bieco, a partire dalle navi negriere che facevano rotta in America, fino al colonialismo più recente e fino all’utilizzo dell’Africa come terra in cui vendere le proprie armi fomentando le liti locali e innescando veri e propri genocidi, o come terra su cui sversare tutti i rifiuti tossici che la nostra “civiltà” produce, o le scorie nucleari che non sappiamo dove mettere, o per effettuare la sperimentazione di medicine innovative o di cosmetici direttamente sull’uomo visto che siamo diventati così sensibili alla sperimentazione animale.
Attualmente noi psicologi constatiamo un analfabetismo emotivo quasi totale pericolosamente diffuso, questo limita i rapporti umani, crea fraintendimenti a non finire, permette la chiusura dell’individuo nel narcisismo, nel solipsismo, impedendo ogni creazione profonda di legami affettivi con qualsiasi partner e di legami genitoriali con i propri figli (a cui viene trasmessa questa opacità, perché è necessario educare il bambino a percepire le proprie emozioni e ciò può avvenire soltanto se c’è alla guida un adulto capace di percepire in maniera riflessiva le proprie emozioni, quelle del bambino e tutto ciò che si crea nel rapporto fra loro due … altrimenti, in età adulta, sarà un educatore o lo psicoanalista a svolgere questo ruolo).
Questa capacità riflessiva è fondamentale e precede ogni proposta concreta, se non esiste o non è sufficientemente profonda, le soluzioni avanzate saranno o sbagliate del tutto, o parzialmente efficaci oppure decisamente dannose o catastrofiche … e questa capacità è tanto rara quanto è preziosa.








Perché il titolo di questo post? Provate a pensare come pronuncerebbe Matteo Renzi “Canale di Sicilia”.