lunedì 7 ottobre 2013

E IL NAUFRAGAR M’ È DOLCE ....



"L’Italia è il paese classico dell’ospitalità. Gli italiani hanno tutti il cuore più grande del duomo. Piangono e si inteneriscono agli spettacoli pietosi, non rifiutano l’obolo di una “buon parola” a nessuna miseria. Ma lo spirito evangelico non ha saputo trasformarsi nella forma moderna della solidarietà e dell’organizzazione disinteressata e civile. Esso è rimasto pura esteriorità, inutile e melensa coreografia."
Antonio Gramsci



Retorica, solo fiumi di retorica dai politici, dai giornalisti, dalla gente comune … è retorica il “vergogna!” (che semmai avrebbe dovuto essere “Vergogniamoci!”), è retorica l’appello all’Europa da cui fino a ieri non volevamo altro che smarcarci, che ci chiedeva solo sacrifici, lacrime e sangue, che fa gli interessi della “culona” (come Nosferatu Sallusti de Il Giornale chiama ormai la Merkel, l’unico statista con le palle che abbiamo ancora in Europa, l’unica che ha detto no alla possibile guerra in Siria di Obama, l’unica donna a capo di uno stato europeo) e non i nostri, che ci impedisce la crescita col rigore eccessivo, e adesso tutti a dire che ci ha abbandonati, che abbiamo bisogno del loro sostegno, che non possono lasciarci soli ad affrontare questa immane tragedia.
Retorica è la comparsata di Alfano a Lampedusa, il sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini aveva chiesto qualcuno che contasse i morti insieme a lei e gli hanno andato Alfano, l’unico che sa contare, perché con Gasparri a tragedia si sarebbe sommata altra tragedia, non molti giorni fa ha dichiarato: “Basta con le divisioni nel PDL …” e c’è da capirlo poveretto, gli fa male alla testa, lui già stentava con le addizioni a scuola.



Chissà perché i sindaci di Lampedusa (questa è la seconda) si dicono sempre contenti quando qualche politico romano va a trovarli, poi non importa se fa solo promesse e dopo sparisce lasciando tutto inalterato e lasciando intatti i problemi che trova, non importa se dichiara di voler comprare una casa nell’isola e poi non la compra, basta che vada a trovarli … ma forse bisognerebbe intervistarli non solo prima o durante la visita, ma anche qualche giorno dopo.
Retorica è tutta quella melassa che sta colando da tutti i media sulla tempestività dei soccorsi, sull’eroismo dei pescatori e dei diportisti dell’isola che si sono fatti in quattro per trarre in salvo i superstiti, sulla notoria “ospitalità” dell’Isola, sul calore delle genti del sud, sul premio Nobel a Lampedusa, sugli italiani “bravaggente”, che nasconde sempre la catastrofe e ci regala un magro contentino, un premio di consolazione.
Perché tutta questa foga nell’autoincensarci come ospitali, calorosi, pronti a lasciare tutto pur di aiutare chi è in difficoltà, nasconde in primo luogo il fatto che è più probabile che siamo l’esatto contrario di ciò che vorremmo essere, qualcuno in rete ha colto perfettamente la doppiezza e l’ipocrisia dell’italiano medio che si commuove quando un immigrante affoga e si incazza, invece, se arriva sano e salvo a riva (http://ilfascinodelvago.tumblr.com/post/63004490805/lipocrisia-tutta-italiana-prevede-il-commuoversi).



In secondo luogo nasconde il fatto che non abbiamo nessuna organizzazione, nessuna idea, nessuna strategia per affrontare un dramma epocale che colpisce noi più di chiunque altro perché siamo in mezzo al Mediterraneo, perché siamo pieni di coste, perché sembra che gran parte degli immigranti dell’africa e del Medio Oriente si riversa prevalentemente sulle nostre coste perché possediamo la criminalità organizzata più potente d’Europa (e forse del mondo) che gestisce questo bieco traffico, perché c’è il mare che in quelle condizioni di navigazione e con la ferocia degli scafisti che non esitano a buttare in mare il loro carico umano in caso di pericolo, cela la tragedia in ogni viaggio.
Talvolta prevale la linea dura, quella di chi pensa di impedire gli sbarchi, di rimandarli indietro, addirittura di sparare sulle imbarcazioni clandestine che si avvicinano alle nostre coste (non sto scherzando, lo dichiarò Umberto Bossi qualche anno fa e, a proposito di Bossi, nessuno statista serio europeo avrebbe mai accettato di fare un governo con un partito populista e razzista come la Lega).
Solo un fascista e un leghista (con l’avallo di un pagliaccio a capo del governo, un imbecille a capo dello Stato e degli ectoplasmi all’opposizione), infatti, avrebbero potuto concepire la clandestinità come reato (con l’esito assurdo a cui assistiamo in questi giorni con i superstiti indagati per essere entrati clandestinamente nel nostro territorio nazionale e la possibilità che anche i soccorritori possano essere indagati per favoreggiamento).
Talvolta prevale il cinismo, come quando si fanno accordi con Gheddafi per fermare la marea umana prima che si metta in mare, tralascio la pagliacciata dell’accordo in sé (solo Berlusconi supportato della Lega poteva giungere a tanto), dico solo che è stato come fare un accordo col principale responsabile degli sbarchi in Italia (difficile credere che Gheddafi non pilotasse gli sbarchi nel nostro Paese, visto che partivano tutti dalle coste libiche), come accordarsi con chi ti ha appena rubato la macchina per riscattarla.
L’aspetto meno noto di questo accordo è che gli sbarchi sono in effetti diminuiti (non cessati del tutto), perché il caro Gheddafi bloccava i poveretti in cerca di fortuna o in fuga da guerre, fame e malattie sulla linea del Sahel o del deserto libico, condannandoli a morire di fame e di sete; ho visto le immagini di questa tragedia, i cadaveri calcinati al sole e spolpati dalla sabbia e mi ribolle il sangue quando sento ancora qualcuno vantarsi che con gli accordi Italia-Libia l’immigrazione è diminuita.



Retorica è lo scaricabarile fra i partiti, gli stessi che sono al governo insieme, che si rimpallano colpe e responsabilità e reciproche leggi vergogna: da un lato la Bossi-Fini (io non dormirei la notte se avessi messo nero su bianco le assurdità di quella legge), dall’altro la Turco-Napolitano (di cui il minimo che si può dire è che fosse inadeguata per affrontare la gravità del problema).
Nemmeno dopo fatti di questa portata salta fuori uno scatto d’orgoglio, qualche idea, qualche proposta, fra accuse reciproche e polemiche interminabili non ho visto niente di serio nel dibattito alla Camera dei Deputati, soltanto il portavoce della Lista Civica, con una voce chioccia che non lasciava presagire nulla di importante, ha buttato li un’idea che mi è sembrata sensata: istituire del centri in Africa, in Asia, in Medio Oriente, nelle ambasciate, nei consolati, altrove, perché chi voglia chiedere asilo politico o accoglienza, chi voglia venire a lavorare nel nostro Paese, possa farne domanda (se poi si trattasse di una rete europea e non di una iniziativa solo italiana, forse avrebbe qualche probabilità di funzionare, se corredata di altre proposte sensate).
È una proposta talmente scontata, talmente banale, che ci si stupisce che non sia mai stata tentata prima.
Credo, tuttavia, che i motivi dello spostamento verso i nostri Paesi di una marea di gente che giunge a sfidare la sorte pur di venire, cioè la fame, le malattie, la guerra, la speranza di una vita migliore, nelle proporzioni bibliche a cui stiamo assistendo, non siano di facile soluzione.
Perché molto spesso siamo noi occidentali i responsabili di queste loro calamità, è il nostro stile di vita proteso a consumare l’80% delle risorse del pianeta, la nostra rapacità nel depredare i popoli tecnologicamente meno evoluti e meno armati, che fomentano conflitti interni (gli antichi romani sentenziavano: Dividi et impera!), che trascinano con sé fame, malattie, stupri, violenze e esodi di proporzioni bibliche di cui non sempre abbiamo notizie o che vediamo talmente lontani spazialmente ed emotivamente che è come se non ci riguardassero.



Eppure, basta accendere il motore della nostra auto per riflettere sulla provenienza di quel petrolio, basta toccare un termosifone per o accendere il gas per chiedersi da dove arrivi, basta dare un’occhiata ai gioielli di vostra moglie (gli ori, i diamanti, gli smeraldi, le perle …) per domandarvi che origine abbiano, basta aprire il vostro frigo e interrogarvi da dove vi giunge l’olio che usate, i limoni, le mandorle, i pomodori (arrivano ogni giorno enormi containers dalla Cina nei porti di Genova, di Napoli, di Palermo, di Ravenna, cosa ci portano?), la frutta, la verdura, il pesce, il grano con cui è fatto il vostro pane e la vostra pasta, le scarpe che indossate, i vestiti, dove sversiamo i nostri rifiuti tossici oltre che in Campania, dove va a finire l’uranio impoverito delle centrali nucleari occidentali e giapponesi oltre che in Kosovo o nell’alto Adriatico.




Perché esportiamo democrazia e inviamo missioni di pace in Iraq, in Afghanistan, in Libia, in Somalia, in Kosovo, mentre in Algeria, in Egitto, in Siria (prima no, poi si, ora forse, cos’è cambiato, l’uso dei gas che ancora non si sa bene chi li abbia davvero usati? E i morti senza gas da soli non bastavano a giustificare un intervento?), mentre nel Darfur, in Algeria, in Costa d'Avorio, in Ciad, in Nigeria, in Sudan, nella Repubblica Centro - africana, in Somalia (dove imperano i signori della guerra nonostante l’intervento dell’ONU del 1993), in Uganda, nella Repubblica Democratica del Congo, la guerra continua ad incendiare villaggi e città, e a mietere numerose vittime fra i morti per ar.ma da fuoco, fra quelli che saltano in aria sulle mine anti-uomo e quelli che muoiono di fame, di sete e di malattie? 



3 commenti:

  1. Mal sopporto tutta questa melassa sulla questione e l'ipocrisia che sgorga a fiumi in piena dalla tragedia dell'emigrazione.

    Sono anch'io un migrante, seppur interno e con altre probabilità di sopravvivenza che non i poveracci che il Mondo Occidentale sfrutta in Patria - depredandoli di tutto, anche della terra - e poi sulle sponde del Mediterraneo ove lo Stivale è proteso a salire in su.

    Quando ho sentito che anche il Prandelli vuole portare la Nazionale di Calcio colà - su Lampedusa - allora la tragedia ha assunto i contorni della tragi-commedia.

    luigi

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  2. Giorni fa, non ricordo se l'ho letto o sentito in tv, ho appreso che il deprecabile Alfano avrebbe dichiarato che questa tragedia non sarà l'ultima. Come dire che lui non può nulla contro un destino avverso, insomma, e lavarsene allegramente le mani. La trovo un'affermazione scandalosa, per un ministro degli interni. Quindi lo ribattezzerò ministro delle interiora. Dopo tutto fa cagare come ministro, quindi torna: si è visto quest'estate.

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  3. Hanno ragione Angelino Alfano&Compagni a dire che non sarà l'ultimo naufragio. Che tristezza...

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